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Trekking in Toscana
             
 

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Da San Quirico d'Orcia a Radicofani
Walking trails in Tuscany Travel guide for Tuscany
       
   


La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente


   
   

L’itinerario più famoso dei pellegrini medioevali è quello descritto da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che, tra il 990 e il 994, di ritorno da Roma, ne indicò il percorso fino alla Manica, individuando la cosiddetta Via Francigena.

Era appunto la strada che dalla cittadina britannica arrivava fino a Roma, dopodiché l’itinerario religioso totale finiva a Gerusalemme, in Terra Santa. I pellegrini, in gruppo, la compivano a piedi per fare penitenza e dovevano percorrere circa 25 chilometri al giorno.
Anche i Crociati dell'XI secolo seguirono questa direttrice per la riconquista del Santo Sepolcro di Cristo. Essa fu inoltre il canale privilegiato per scambi sia culturali che commerciali, agevolando nel tempo anche la configurazione dell’Europa attuale.
Il tratto toscano, lungo 394 km, parte dal Passo della Cisa - in particolare il villaggio di Berceto - ed entra nel Lazio a Ponte a Rigo, attraversando territori di particolare bellezza e città importanti, alcune delle quali sono nate e si sono sviluppate proprio per merito della Via Francigena, così come oratori, chiese, spedali per i viandanti sorgevano lungo l'arteria per il supporto religioso e "logistico" dei pellegrini.

La via Francigena non era una singola strada, ma fasci di strade che collegavano il maggior numero di centri abitati di una determinata zona, svolgendo anche funzioni di collegamento locale.

Trekking in Toscana | La Via Francigena in Toscana

Da Radicofani a Acquapendente

Radicofani, vista panoramica su Monte Amiata e sulla Val di Chiana


La Francigena in provincia di Siena

Il tratto della via Francigena che attraversa la provincia di Siena è sicuramente uno dei percorsi più suggestivi, in grado di attrarre nuovi pellegrini alla ricerca di spiritualità, luoghi d'arte e natura incontaminata.
La via Francigena metteva in comunicazione San Gimignano, Poggibonsi, Colle Val d'Elsa, Monteriggioni, Bagno Vignoni e naturalmente Siena, salendo sulla Montagnola Senese sfiorando il Chianti e immergendosi nelle Crete Senesi, passando accanto a pievi, abbazie, romitori, castelli e borghi medievali tutti da riscoprire, con itinerari percorribili a piedi (trekking) ed in bicicletta (cicloturismo).
In Toscana il tracciato segue per lo più la via Cassia, una strada stretta e trafficata, ma è possibile imboccare strade alternative che attraversano la campagna e piccoli borghi.
La prima parte fino a Rigo molto piacevole, poi torna l’incubo della Cassia. L’accoglienza ad Acquapendente è molto affettuosa. Se capitate nel periodo giusto non mancate di vedere i pugnaloni (quadri “dipinti” con petali di fiori) esposti in Duomo.

Da Radicofani si prende la ex-Cassia (si prende via Matteotti, al bivio a Y si tiene la destra e quando la strada fa un’ampia ansa verso destra si prosegue diritto) e si oltrepassa la Novella e si arriva a Ponte a Rigo. Qui si gira a destra sulla Cassia e si procede per quasi 11 chilometri. Di tanto in tanto è possibile prendere stradine campestri e in un paio di casi (come al Km 144 II fin quasi a Centeno) stradine asfaltate parallele alla Cassia che ci evitano un pochino di incubo. Dopo 11 chilometri si attraversa il ponte gregoriano sul fiume Paglia e poco dopo quando la Cassia gira verso sinistra si può procedere sulla strada diritta davanti a noi che ci porta ad Acquapendente.


15 La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente - 31,8 km

Radicofani, La Novella (Km 8), Ponte Rigo (Km 10,4), Centeno (Km 15,8) Acquapendente (Km 23,8).
 
Partenza: Radicofani, chiesa di San Pietro
Arrivo: Acquapendente, chiesa del Santo Sepolcro
Lunghezza Totale: 31.8 km
Percorribilità: A piedi, in mountain bike
Tempo di percorrenza a piedi: 7 ore

Come arrivare al punto di partenza:
Stazione ferroviaria di Chiusi e autobus Autolinee Ferroviaria Italiana

 


Descrizione

 
La discesa da Radicofani lungo la vecchia Cassia è uno dei tratti più belli ed emozionanti dell'intera Via Francigena: tutto attorno colline a perdita d'occhio e il Monte Amiata, alle spalle la Rocca.
Da Radicofani la strada scende nella valle del torrente Rigo per congiungersi alla vecchio tracciato della Via Francigena all'altezza dell'omonimo ponte nei pressi della confluenza col fiume Paglia.
Giunti a Ponte a Rigo si percorre qualche chilometro di asfalto prima di entrare nel Lazio, e percorrere una strada sterrata che regala splendidi panorami sulla val di Paglia, fino a Proceno.
Scendiamo a Ponte Gregoriano, prima di affrontare l'ultima breve salita verso Acquapendente.[2]



Mappa | La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente


Le cartine dettagliate del percorso si possono scaricare dal sito | www.francigena.provincia.siena.it/percorsi/tappa-15
Scarica in pdf le mappe 1:10.000 della Tappa 15


Radicofani

   

Radicofani

 

Il Percorso da Radicofani a Aquapendente

 
Radicofani

Luoghi di interesse

 

Radicofani è uno dei luoghi sulla via Francigena più ricco di storia e di fascino paesaggistico. Radicofani fu per secoli una delle piazzeforti più importanti d'Italia. Oltre alla via Cassia, ha controllato per secoli il confine tra Lazio, Umbria e Toscana (e quindi tra il potere di Siena, Grosseto, Perugia, Orvieto e Viterbo).

Il paese, posto ai piedi della rocca, nostante i continui rifacimenti, conserva ancora oggi tutta la suggestione dei piccoli bordi medievali con le sue case in pietra locale l'una accanto all'altra e con le strade strette ma straordinariamente luminose.

La rocca è senza dubbio, assieme alla chiesa di San Pietro e la Posta Medicea, uno dei monumenti medievali più importanti di queste terre. Le chiese di San Pietro (secolo XIII) e Sant’Agata conservano una notevole raccolta di terrecotte robbiane e statue lignee. Il severo Palazzo Pretorio ospita oggi il Comune.
Sulla vecchia Via Cassia è il Palazzo della Posta, una villa medicea trasformata in dogana e in albergo che ha ospitato molti viaggiatori illustri. Una strada che serpeggia tra i calanchi porta al borgo medievale di Contignano.

Documentata fin dal 978, la Rocca fu ampliata nei secoli successivi e la sua costruzione fu terminata da Cosimo I dei Medici alla fine del 1500, quando ormai l'importanza militare di tali opere si era esaurita.
Nel 1735 fu interessata da un incedio di vaste proporsione che la distrusse quasi completamente. Tuttavia già da molti anni e anche successivamnete i cittadini di Radicofani avevano trasformato la fortezza in cava di materiale da costruzione. Abbandonata a se stessa negli anni successivi è stata restituita al suo antico splendore con i restauri del 1829, e ancor più con quelli della fine del 900.
Salendo sulla cima dei suoi bastioni, mai espugnati da esercito, si può ammirare un panorama immenso verso le terre laziali, perugine, aretine e senesi. Questo rendeva Redicofani, qualunque fosse il percorso della Via Francigena, sempre e comunque una località della massima importanza. Ecco perchè gli imperaratori ne vollero sempre il controllo attraverso gli abati germanici dell'Abbazia di San Salvatore dell'Amiata.

La storia di Radicofani è legata a quella di tutti gli altri paesi dell'Amiata. Antico borgo medievale, fu nella proprietà dei monaci di Abbadia S. Salvatore sin dalla fondazione del monastero. Questi affidavano il comando del paese ora a uno, ora a un altro signore locale. Solo con Ghino di Tacco, che ne fu padrone assoluto, fu castello autonomo, senza essere sottoposto all'Imperatore o ad altri potentati locali.
Con il decadimento dell'Abbazia di San Salvatore passò brevemente sotto lo stato Pontificio, poi sotto la Repubblica di Siena e i Medici e infine venne a far parte del Regno d'Italia.

 


Radicofani, La Rocca



La chiesa di San Pietro

La chiesa di San Pietro

 

Il primo ricordo della Chiesa di San Pietro Apostolo risale al 1224. Nel 1578 assumeva il titolo di pieve. Seppure oggetto di molti interventi, mostra ancora caratteri romanici ed è a una sola navata con copertura a capriate lignee. La parte terminale è più ampia e ha schema basilicale. La facciata ha forme semplici, con un portale ricassato e, sopra questo, una bifora, opera di ripristino. Il campanile è moderno.
All'interno del tempio c'è una raccolta pregevolissima di opere d'arte. Tra le opere, alcuni dossali in terracotta invetriata di scuola robbiana: un'Annunciata, due Madonne col Bambino e santi della bottega di Andrea della Robbia e una Crocifissione con la Maddalena attribuita a Benedetto e Santi Buglioni: e una Madonna col Bambino, statua lignea policroma attribuita a Francesco di Valdambrino.


 

Il pittore futurista Gino Severini dimorò per due anni a Radicofani.

Lapide alla memoria di Gino Severini:

Nel biennio 1898-99
abitò in questa casa
GINO SEVERINI
firmatario e teorico
del manifesto futurista
iniziato all'arte pittorica
da Matilde Luchini

 

Lapide alla memoria di Gino Severini

Lapide alla memoria di Gino Severini

Palazzo Luchini

   

Il Palazzo sorge sulla via centrale anticamente detta del Borghicciolo, subito sotto ai resti della torre dell’orologio, il palazzo attuale è dovuto ad una trasformazione seicentesca di numerosi case private accorpate in un unico edificio. Sulla facciata un bel portale di pietra seicentesco ed una porta lignea coeva.
Il Bosco Isabella è un Giardino Romantico - Esoterico, lambisce una parte della strada che costeggia le mura a sud del borgo, si estende per circa 2,5 ettari.

È stato costruito su un terreno seminativo dalla fine dell’800 alla seconda guerra mondiale dalla famiglia Luchini. La costruzione del Giardino si deve a Odoardo Luchini (1844 - 1906), garibaldino nella terza guerra di indipendenza e poi deputato e senatore del Regno, a sua moglie Isabella Andreucci (1842 -1924) da cui il giardino prende il nome, figlia anch’essa di un Senatore, ed alla loro unica figlia Matilde Luchini (1871 - 1948) pittrice dei Macchiaioli allieva di Filadelfo Simi e Cesare Ciani. Odoardo aveva una vera e propria passione per i giardini all’inglese che approfondì nei suoi numerosi viaggi nei paesi anglosassoni.
La realizzazione si sforzò di seguire i criteri di creare qualcosa che fosse in armonia con la natura senza violentarla in alcun modo, una natura libera e svincolata da ogni legame creato dall’uomo. Furono creati sentieri, fatti muretti a secco, ponticelli piani ma tutto con le pietre raccolte sul posto. Messi in evidenza massi basaltici, dislivelli del terreno e polle d’acqua esistenti. Furono messi in evidenza anche i resti di una costruzione antica a mura poligonali, forse un luogo di culto etrusco o addirittura anteriore rinvenuto nel 1902, ed i resti di un fortino senese che monitorava la Via Francigena sottostante e distrutto da i Medici nell’assedio del 1555. Venne costruita una Piramide in pietra a base triangolare nel centro del giardino, uno dei tanti simboli che poi spiegheremo, ed un piazzale che era usato anche come campo da tennis. Gli alberi che vi si trovano sono in prevalenza: Chamaecyparis lawsoniana, Tsuga e Sequoie del nord America, Tassi, Cedri del Libano, Cedri Deadara e Pini Europei, Cipressi, Tigli, Castagni, Olmi, Aceri di varie specie, Agrifogli, Ciliegi selvatici, Pioppi tremuli, Ippocastani, Cerri, Allori, Acacie, ecc. abbiamo accennato ad una simbologia, perché i Luchini aderivano ad una Loggia Massonica ed hanno ricreato nel giardino una sorta di percorso iniziatico-esoterico, un tempio massonico all’aperto. Così alcune cose che sembrano naturali sono studiate, come la disposizione di alcune essenze o alberi a gruppi di tre, numero simbolico, la giara interrata prima del piazzale che ricorda il catino del tempio di Salomone usato per le abluzioni, o i due grandi massi disposti all’inizio del sentiero che porta alla piramide, che rappresentano le due colonne del tempio salomonico Boaz e Jachin, la siepe di Bosso a forma di cerchio che rappresenta l’occhio che sovrintende, la piramide a base triangolare, simbolo principe della massoneria.
Il Bosco Isabella è stato dichiarato di interesse pubblico da una legge nel 1922, classificato tra le bellezze naturali con un’altra legge del 1939, acquistato dal Comune di Radicofani nel 1983, oggi è parco pubblico.[1]


 


Palazzo Luchini, Via Roma 54 (a sinistra)




Radicofani, vista panoramica su Monte Amiata e sulla Val di Chiana

Il Palazzo della Posta

   
Sulla vecchia Via Cassia troviamo il Palazzo della Posta, bella villa medicea sorta come casa di caccia di Ferdinando I, e poi trasformata in albergo e dogana per i viaggiatori.
Costruita per volere del Granduca Ferdinando I dei Medici nel 1584, ebbe come progettista l'architetto granducale Bernardo Buontalenti che la costruì inglobando un precedente Casino di Caccia del Granduca Francesco I, proprio di fronte alla Dogana Senese quattrocentesca (poi ampliata), allo sbocco della strada che dalla Porta di Mezzo del Borgo conduceva alla strada Romea. L'edificio molto grande è formato in facciata da un duplice loggiato di sei arcate, l'uno sul piano stradale e l'altro al piano superiore. Si compone di quattro piani, al piano semi interrato le enormi cantine.
Al piano terra le stalle, i saloni di ingresso le cucine, le sale da pranzo, la Dogana cinquecentesca e le stanzedelle guardie. Al piano primo, due grandi saloni, uno dei quli si affaccia sul grande loggiato, l'appartamento dei gestori, la Cappella Regia della S.S.Annunziata, le camere importanti.
Al piano secondo due saloni delle stanze per la servitù e le camere per l'ospitalità più semplice. Venne usata p come Stazione di Posta e cambio cavalli fino la fine del 1800, quando divenne dimora privata della famiglia Bologna. Nominata per secoli come "Osteria Grossa" ha ospitato moltissimi personaggi importanti tra i quali: i Papi Pio VI e PIO VII, i Granduchi Ferdinando I, Cosimo II, Leopoldo II, lo scrittoreThomas Gray, l'imperatore Giuseppe II d'Austria, William Beckford, il gram maresciallo svedese Axel Von Fersen, Giacomo Casanova, Il marchese De Sade, Stendhal, François René de Chateaubriand, John Ruskin, Charles Dickens ed altri.
Di fronte, è una bella fontana in pietra dominata da un grande stemma dei Medici.[1]


 

Palazzo della Posta


Chiesa e Convento dei Cappuccini

 
Posti a pochi metri dall’Antica Via Francigena sul versante di ponente, furono costruiti su un terreno di proprietà di uno degli antichi Spedali dei pellegrini.

La costruzione iniziò nel 1588 e terminò nel 1611, il Convento dei Cappuccini era abbastanza ampio e con 23 cellette poteva ospitare i religiosi che vi dimoravano abitualmente e quelli di passaggio lungo la strada.
La chiesa dedicata a S.Giovanni Battista era a navata unica con due cappelle laterali ed il coro, era abbellita da numerose tele raffiguranti : L’arcangelo Gabriele, Maria S.S. Annunziata, ed una grande sull’altare maggiore con La Madonna ed i santi Francesco e Giovanni Battista. Il convento dopo la soppressione del governo Cavour fu venduto a privati ed una parte fu abbattuto dopo la II guerra mondiale.
La chiesa diroccata ha perso tutte le sue opere ma mantiene la sua suggestiva semplicità e bellezza.

Fonte dei Cappuccini

 
Posta a pochi passi dalla Antica Via Francigena nei pressi del Convento dei Cappuccini ma ricordata già nel medioevo come Fonte Freddola. La costruzione odierna in pietra locale con tre bocche sfalsate di livello risale alla fine del 1500, a sinistra della fonte antico lavatoio in pietra.

Fonte Grande

 

Sorgente ai piedi del paese di Radicofani, posta sulla Antica Via Francigena, ricordata sin dal 1255 come la sorgente principale del paese.
La struttura muraria è del 1200, con arco a tutto sesto che copre le tre bocche o cannelle. Sul lato sinistro si trova un grande abbeveratoio per cavalli.
Di fronte, centralmente al piccolo borgo, è posto un grande lavatoio medievale composto da sei vasche, sulle quali fu costruita una grande e bella tettoia sorretta da archi nel XVIII secolo.

La Novella

   

Podere con annessa una piccola Chiesa, La Novella era una "Mansione con albergo sulla strada Postale Romana presso il confine del Granducato.

Ponte di Rigo

 
     
Villa Sforzesca (Castell'Azzara)

 

La Villa Sforzesca si trova all'estremità orientale del territorio comunale di Castell'Azzara, in località La Sforzesca, quasi al confine tra le province di Grosseto e Siena.
La lapide posta sul portale d’ingresso del palazzo afferma precisamente la data di edificazione della Villa Sfarzesca: 1576.

La villa fu fatta costruire nel 1576 (iscrizione sopra il portale di accesso) dal cardinale Alessandro Sforza ai confini tra la Contea di Santa Fiora e lo Stato Pontificio, assieme all'attigua Chiesa di San Gregorio Magno e alla cortina muraria parzialmente perduta.
In particolare, la struttura doveva servire al cardinale sia come residenza estiva, che come base per la repressione del brigantaggio alla quale venne incaricato da papa Gregorio XIII.
I lavori di costruzione furono affidati a Domenico e Giovanni Fontana, architetti allievi del Bernini: anche quest'ultimo, secondo alcuni studi, potrebbe aver contribuito alla progettazione.
Tuttavia, con la morte del cardinale il luogo venne abbandonato e andò incontro ad un lungo periodo di degrado, terminato nell'Ottocento, quando, data in feudo nel 1776 con tutto il territorio del monte Civitella alla famiglia Menichetti, poi del Conte Pio Ricci Menichetti di Siena, fu restaurata ed utilizzata come residenza principale durante tutta la seconda parte dell'800.
In due occasioni venne ospitato il granduca Leopoldo II di Lorena come testimoniato da due targhe poste nell'atrio del piano nobile. Il figlio di Pio, Luigi, visse tra la Sforzesca e Siena, dove fu anche capitano della Pantera per il palio del 2 luglio 1858. Dopo la scomparsa di Luigi Ricci Menichetti, a Firenze nel 1878, la Sforzesca viene abitata nell'ultimo quarto di secolo dall'Ing. Giuseppe Ricci Menichetti (1864-1912) con sua moglie Elisa Quartieri, e allietata dalla nascita dei primi due dei loro quattro figli, Ferdinando nel 1892 e Bianca, nel 1896. La villa e il territorio circostante venne venduta nel 1898 a seguito delle vicende che portarono alla creazione della Santa Fiora Mercury Mining Limited. Con il trasferimento definitivo a Milano e Siena della famiglia Ricci Menichetti si chiude un secolo di pace e prosperita' per la Sforzesca.
Un nuovo lungo periodo di degrado si è verificato durante il secolo scorso, con compromissione irreversibile di alcune parti del complesso. Fortunatamente, un attento restauro effettuato in concomitanza del Giubileo del 2000 ha permesso di recuperare ciò che rimaneva della prestigiosa residenza.

La Villa Sforzesca si presenta a pianta rettangolare, con la facciata ben restaurata che racchiude una corte interna, dove sono visibili alcuni ruderi.
L'edificio si sviluppa su tre livelli, con portale d'ingresso centrale sovrastato da un arco a tutto sesto dove è collocato lo stemma gentilizio. Gli elementi stilistici testimoniano le origini rinascimentali del complesso. All'interno, sono visibili tracce di decorazioni e affreschi tardocinquecenteschi e del periodo barocco.

Nell'area antistante, si affaccia sul lato destro la coeva Chiesa di San Gregorio Magno con una facciata a capanna e portale architravato. L'interno, a pianta rettangolare con scarsella, conserva un dipinto con il Cardinale Sforza inginocchiato davanti alla Madonna col Bambino ed un affresco seicentesco raffigurante Sant'Antonio abate.

 

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Castell'Azzara


La Villa Sforzesca nei pressi di Castell'Azzara


Chiesa di San Gregorio Magno

Centeno

 
Il piccolo borgo di Centeno deriva il suo nome dalla distanza da Roma, al centesimo miglio della strada che, nel corso del Medioevo, costituiva l’ultimo tratto della via Francigena. Fino al 1870 Centeno, allora come oggi situato presso il confine con la Toscana, fu sede della dogana pontificia, ebbe una stazione di posta e una locanda. Sembra che nel febbraio del 1625 vi abbia dimorato addirittura Galileo Galilei, in viaggio verso Roma, dove lo attendeva il giudizio del Santo Uffizio. Oggi Centeno è una frazione del comune di Proceno, vi restano poche case e un edificio storico piuttosto fatiscente, forse l'antica dogana.

   
Proceno

 

Proceno è il primo comune che i pellegrini trovavano uscendo dalla Toscana ed entrado nel Lazio.
Proceno sorge su un poggio digradante verso la confluenza del torrente Stridolone con il fiume Paglia.
Il Castello di Proceno, storico edificio nel cuore della Tuscia più autentica è, dai primi del 1700, legato alla famiglia Cecchini, oggi Bisoni Cecchini.
All'interno del mastio della Rocca si trova un piccolo museo, visitabile su prenotazione.

Di origine etrusca, come testimoniano i sepolcreti scoperti nelle vicinanze dell'abitato, vuole la tradizione che sia stato fondato da Porsenna nel secolo VI a.C. Nell'alto Medioevo fece parte del Marchesato di Toscana (secolo X) e fu ereditato dalla Chiesa dopo la morte di Matilde di Canossa nel 1115. Assoggettato al Comune di Siena alla fine del secolo XIV, appartenne poi agli Sforza e ai Cecchini, cui appartiene tuttora il monumentale Castello.

Il nucleo più antico ha numerosi edifici medievali, in gran parte diroccati o rimaneggiati, tra i quali emerge la rocca, con torrioni e torri ove nel corso dei secoli vennero ospitati filosofi e letterati come Galileo Galilei e Ferruccio Baffa Trasci. Di fondazione medievale sono pure la parrocchiale, la Chiesa di Sant'Agnese e quella di Santa Maria del Giglio, largamente riprese in diversi periodi, con resti di strutture originarie e interessanti altari e decorazioni dal secolo XVI in poi (particolarmente notevoli sono gli affreschi cinquecenteschi di Santa Maria del Giglio). Meno alterata nella sua semplice struttura ogivale, ma in stato di abbandono, è la Chiesa di San Martino, con deperiti resti di una larga decorazione ad affresco e che ospita i resti di S.E. Ferruccio Baffa Trasci. Numerosi sono anche gli edifici con caratteri rinascimentali, tra cui il palazzo Sforza, eretto nella prima metà del secolo XVI e decorato verso la fine dello stesso, anch'esso in condizioni di deperimento. Infine, del periodo barocco resta una caratteristica chiesetta.

La chiesa del Santissimo Salvatore è la più importante di Proceno. Sembra che in questo luogo, prima della chiesa, sorgesse una fortezza, la più antica del paese, della quale rimane la torre trasformata poi in campanile.

La Chiesa della Madonna delle Piane sorge in aperta campagna a qualche chilometro da Proceno, in località Le Piane, nei pressi del confine regionale con la Toscana. La tradizione narra che nel 1088 fu ritrovata fortunosamente un’immagine della Madonna e, a seguito di questo ritrovamento, fu costruita una chiesa. Dopo essere stata abbandonata per secoli, negli ultimi anni è stata completamente restaurata ed aperta al pubblico. Ogni anno, la seconda domenica dopo Pasqua, viene celebrata la festa della madonna delle Piane a cui la chiesa è dedicata.

La chiesa di San Martino è conosciuta da tutti i procenesi come la chiesa “dei frati” in quanto nel medioevo era parte di un convento che sorgeva sulla sua destra; inizialmente tale convento fu abitato dai benedettini, nel 1258 fu consegnato ai Frati Minori Conventuali che vi risedettero fino a quando Napoleone Bonaparte soppresse gli ordini religiosi ed il monastero fu demolito. Di origine gotica, si presume che la chiesa sia stata costruita intorno al 1200.

La chiesa di Sant’Agnese Segni | La piccola cappella a forma circolare in cima al Poggio, situata nel punto più alto del paese, non poteva essere dedicata ad altri santi se non alla tanto amata Sant’Agnese Segni da Montepulciano, di cui tutti i procenesi sono da sempre estremamente devoti. Situata proprio nel punto dove sorgeva un tempo il suo convento, la cappella fu costruita in onore della santa nel 1872, ma dopo un solo anno dalla sua edificazione crollò a causa delle cave di pozzolana che avevano raggiunto l’area sottostante.


 


Proceno

Acquapendente

 
Acquapendente è situata nell'estremo nord del Lazio quasi al confine con Toscana e Umbria, una decina di chilometri a nord del Lago di Bolsena presso la Riserva naturale Monte Rufeno che si trova sulla riva opposta del fiume Paglia; la cittadina è attraversata dalla Via Cassia.
Acquapendente deve il suo nome al fatto di essere situata nei pressi di numerose piccole cascatelle che confluiscono nel fiume Paglia.

Acquapendente


Monumenti e luoghi d'interesse

La Collegiata del Santo Sepolcro

   
La cattedrale è una basilica di stile romanico e appartenente storicamente all'ordine benedettino. È chiamata del Santo Sepolcro perché vi è conservata una pietra macchiata di sangue che si dice provenga dal Santo Sepolcro di Gerusalemme. La reliquia è conservata all'interno di una cripta di stile romanico, una delle più importanti e caratteristiche in Italia per la sua antica origine (X-XI secolo) e le caratteristiche colonne (24) che formano con gli archi un "gioco" di forme particolare. Sono presenti due bassorilievi accreditati a Agostino di Duccio: L'Angelo e Vittoria di S.Michele sul drago e Tobiolo. Nel periodo medioevale, la basilica era frequentata da pellegrini e da crociati, essendo situata sulla via francigena diretta a Roma. La cattedrale è stata oggetto nel corso dei secoli di numerosi interventi di abbellimento.

La chiesa di San Francesco è una chiesa precedente alla nascita del santo ed a lui dedicata successivamente con l'affidamento nel 1253 ai frati Francescani (precedentemente si chiamava Chiesa di S. Maria). La torre campanaria (tre piani) a fianco è di epoca rinascimentale (1506), ma il portale risale all' XI secolo. In origine la chiesa aveva forme gotiche poi fu adattata a canoni barocchi nel 1747.

Acquapendente nel Medioevo era circondata da una cinta muraria della quale sfortunatamente non resta molto perché fu distrutta nei momenti di espansione della cittadina, resta comunque una delle torri principali, la torre Julia de Jacopo, recentemente ristrutturata e oggi adibita a centro informativo.
L'influenza degli artisti toscani è evidente nella decorazione a bugnato di Palazzo Viscontini che presenta bei affreschi e un grande giardino all'interno ma anche inusuali grandi finestre, ed è la massima espressione di architettura rinascimentale aquesiana.

Torre del Barbarossa

La torre dell'orologio, detta anche del Barbarossa, costituisce l'ultima teslimonianza dell'antico castello, distrutto nel XII secolo. L'orologio esisteva già nel 1588, vuole la tradizione che sia l'ultima vestigia dell'antico castello di Federico I Barbarossa in cui risiedeva il suo governatore Guelfo VI, scaricato dalla popolazione in seguito alla ribellione del 1166. La torre compare fin dalla prima stampa della città (1572) proprio in cima al colle che domina sulla sinistra il paese mentre è assente sulla stampa a volo d'uccello del Guicciardi (1582) per poi ricomparire con tanto di orologio nella riedizione del De Rossi (1686).

In località Casale Giardino, nella frazione di Torre Alfina, si trova il Museo del fiore , in una delle vallette della Riserva naturale Monte Rufeno.

Presso l'ex-palazzo vescovile si trova oggi il Museo della città di Acquapendente le cui collezioni (diocesana e civica) formano un ricco patrimonio statuario, pittorico e architettonico.

La terza domenica di maggio si svolge la Festa dei Pugnaloni per celebrare la Festa della Madonna del Fiore. Comprende eventi folkloristici e sfilate di mosaici realizzati con fiori e foglie.

Città in Lazio | Aquapendente

 


Collegiata del Santo Sepolcro, absidi

Torre del Barbarossa


Riserva Naturale Monte Rufeno


   

La Riserva Naturale Monte Rufeno, istituita nel 1983, fa parte del sistema delle aree protette del Lazio e si estende per 2892 ettari nel territorio del Comune di Acquapendente al confine con l'Umbria e Toscana. Protegge estesi boschi, in un paesaggio collinare attraversato dal fiume Paglia. Predominano querceti misti, oltre a macchia mediterranea e rimboschimenti a conifere e ospita flora e fauna molto ricca con la presenza di specie rare.

Riserva Naturale Monte Rufeno Itinerari | www.parks.it/riserva.monte.rufeno

I sentieri della Riserva Naturale Monte Rufeno hanno gradi di difficoltà diversa, dal “molto facile” al “molto difficile”. Inoltre tutti sono dotati di idonea segnaletica, di indicazioni sulla lunghezza del sentiero, sulla difficoltà e sulla durata, il tutto identificato da un colore. Le stazioni sono i punti del percorso nei quali ci si ferma e si approfondisce, con l’aiuto della guida, la conoscenza di un particolare elemento di quell’ambiente. Le stazioni sono caratteristiche dei sentieri natura in quanto gli escursionistici non le hanno. Nei tempi di percorrenza sono comprese molte soste necessarie per osservare gli ambienti naturali. Sono più lunghi quindi delle normali escursioni. Alcuni sentieri durante il percorso offrono due itinerari alternativi, in genere uno dei due è una “scorciatoia” del percorso principale.

I Sentieri di Monte Rufeno | www.comuneacquapendente.it

 
Riserva Naturale Monte Rufeno,
fiume Paglia

La Francigena in provincia di Siena

Via Francigena | Da Gambassi Terme a San Gimignano | Road Book (pdf)

Via Francigena | Da San Gimignano a Monteriggioni | Road Book (pdf)

Via Francigena | Da Monteriggioni a Siena | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Siena a Ponte d'Arbia | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da San Quirico d'Orcia a Radicofani | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente | Road Book (pdf)

La Via Francigena nel Lazio

La Via Francigena | Da Acquapendente a Bolsena

Partenza Acquapendente, Chiesa del Santo Sepolcro
Arrivo Bolsena, Basilica di Santa Cristina
Lunghezza totale 22.1 km
Categoria Via Francigena
Tipo di bicicletta consigliato Mountain bike
Tempo di percorrenza a piedi 05:55 (hh:min)

Dopo la visita alla Chiesa del Santo Sepolcro, la cui splendida cripta ricostruisce l'omonima chiesa in Terra Santa, la tappa prosegue senza emozioni fino a San Lorenzo Nuovo, dove possiamo ammirare un bel panorama sul lago di Bolsena.
Scesi nel cratere vulcanico, imbocchiamo un piacevole percorso su strade sterrate che ci conduce a Bolsena, in un continuo saliscendi tra uliveti, prati e boschi, con i bei panorami del lago sullo sfondo.
Punti di ristoro e acqua solo a San Lorenzo Nuovo.

 

Collegiata del Santo Sepolcro, cripta Acquapendente, Collegiata del Santo Sepolcro, cripta
   
   
Guide

   
 
Renato Stopani, L'altra Francigena. La quotidianità del pellegrinaggio medievale, Le Lettere, 2010

   
 

Guida alla Via Francigena: 900 chilometri a piedi sulle strade del pellegrinaggio verso Roma, by Monica d'Atti and Franco Cinti. (Supplemento al numero 132, aprile 2006, di "Terra di Mezzo." Piazza Napoli 30/6, 20146 Milano.) ISBN: 88-8938-565-0.
In 38 tappe, il percorso dell’antica Via Francigena, dal Monginevro fino a Roma. Un’opera unica, per rigore e completezza, che riporta alla luce l’intero tracciato che ha visto camminare verso Roma generazioni di europei.
Tappa per tappa attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: e, per ogni giorno, la descrizione dettagliata del percorso, le cartine, i chilometraggi, dove trovare ospitalità, i luoghi da visitare.
Il percorso è suddiviso in tratti e ognuno può scegliere le distanze in base alle proprie forze e al tempo disponibile, ma ogni tappa è un frammento di un cammino unico che attraversa scenari di indescrivibile bellezza ricchi di storia e di tradizioni.

La prima e unica cartografia completa e dettagliata della Via Francigena: il percorso principale e tutte le varianti. 38 tappe, 900 chilometri a piedi, dal Monginevro a Roma, lungo il tracciato storico attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: le cartine e tutte le informazioni necessarie per orientarsi.
ISBN 9788889385609

   
Mappe

   
  Monica D’Atti & Franco Cinti, La Via Francigena. Cartografia e GPS. Dal Monginevro a Roma lungo l’itinerario storico, Milan: Terre di Mezzo Editore, 2007. ISBN: 978-88-8985-60-9

La prima e unica cartografia completa e dettagliata della Via Francigena: il percorso principale e tutte le varianti. 38 tappe, 900 chilometri a piedi, dal Monginevro a Roma, lungo il tracciato storico attraverso Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana e Lazio: le cartine e tutte le informazioni necessarie per orientarsi.
ISBN 978888938560

   
 
Index to Italian Official 1/50 000 and 1/25 000 Mapping | www.themapshop.co.uk

   
Scarica gratuitamente il road book dettagliato con la descrizione e le mappe del percorso | www.camminafrancigena.it


   


[1] Fonte: Radicofani Luoghi di interesse | www.comune.radicofani.siena.it
[2] Fonte: La Via Francigena | www.francigena.provincia.siena.it


   
Bibliografia

   
  C. Avetta,La Città fortificata di Radicofani. Storia, trasformazione e restauro di un castello toscano, Siena, 1998.

P. Spigliati, Appunti di antica storia del castello e dell'ex-Convento dei Cappuccini in Radicofani, Pescara, 2006.

Aldo Mazzolai. Guida della Maremma. Percorsi tra arte e natura. Firenze, Le Lettere, 1997.

Giuseppe Guerrini (a cura di). Torri e Castelli della Provincia di Grosseto (Amministrazione Provinciale di Grosseto). Siena, Nuova Immagine Editrice, 1999.

   
 

Bibliografia | www.francigena.provincia.siena.it

   

Questo articolo è basato sulgli articoli Chiesa di San Pietro (Radicofani), Chiesa di San Pietro (Radicofani), Villa Sforzesca (Castell'Azzara), Chiesa di San Gregorio Magno alla Sforzesca, Proceno, e altri articoli dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.

   
 
   
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