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San Quirico d'Orcia
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San Quirico 'Orcia

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San Quirico d'Orcia

   
   
San Qurico d’Orcia è un antico borgo murato posto nel medioevo sul percorso della Via Francigena. Sigerio, arcivescovo di Canterbury, lo cita nel suo "Itinerario" compiuto negli anni 990-994.
Nella frazione Vignoni è presente un antico castello, il Castello di Vignoni, quasi disabitato, già residenza dei Salimbeni nel XII secolo, e successivamente degli Amerighi dal XIV secolo. Ha una torre medioevale mozzata, una chiesa romanica ripristinata (all'interno era conservato un crocifisso del Giambologna, ora custodita presso il museo di Montalcino, e una fonte battesimale del secolo XV, ora presso la Collegiata di San Quirico) e, di fianco alla chiesa, l'impianto immobiliare (riedificato nei primi anni novanta) del quattrocentesco Palazzo degli Amerighi, in cui si ordì la congiura contro gli Spagnoli oppressori di Siena (1555-1559).

San Quirico ha inoltre alcune chiese rilevanti dal punto di vista storico-artistico: oltre alla già citata Collegiata di San Quirico (più precisamente Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta) e alla Chiesa romanica di San Biagio a Vignoni, vanno segnalate la Chiesa di San Giovanni Battista a Bagno Vignoni, la Chiesa e la Cappella della Madonna di Vitaleta, la Chiesa di Santa Maria Assunta e l'Oratorio della Misericordia.

Bagno Vignoni si trova nel comune di San Quirico d'Orcia e, come ci suggerisce il nome, è noto per le sue sorgenti termali di acque solforose, note per le loro virtù terapeutche già in epoca romana.

Bagni San Filippo è una località termale (acque sulfuree) piccola ma suggestiva per la presenza di depositi calcarei, che formano bianche concrezioni di carbonato di calcio, e di cascatelle . Il nome deriva dalla chiesetta del paese dedicata a San Filippo Apostolo.
Si narra che San Filippo Benizi, si fermò qui in eremitaggio nel 1269.

La cinta muraria, con le sue quattordici torri, è per buona parta ancora ben conservata.
L’edificio senz’altro più rilevante del borgo è la collegiata dei Santi Quirico e Giulitta, costruita in forme romaniche nei sec. XII-XIII sul luogo dell’antica pieve di Osenna della quale si hanno notizie fin dall’anno 714. L’attuale edificio venne modificato, nella parte absidale, nel secolo XVII per costruirvi il coro.
Da segnalare, per la loro importanza, i tre bei portali. Particolarmente pregevole quello maggiore che si apre nella facciata, di stile lombardo, preceduto da un elegante protiro con arco e sostenuto da due coppie di eleganti colonne che poggiano su leoni di pietra. Nell’architrave del portale, è raffigurata una "lotta di mostri". Nel centro della lunetta è scolpita una figura in trono da identificare con San Damaso o San Quirico. Della fine del sec. XIII sono gli altri due portali. Quello che si apre nel fianco destro della Collegiata, fra due bifore, presenta anch’esso un protiro le cui colonne sono sostituite da due cariatidi che poggiano su due leoni. Costruito probabilmente negli anni attorno al 1288, è stato attribuito a Giovanni Pisano (che in quel periodo stava lavorando al Duomo di Siena) o a un suo allievo di notevole livello. Un terzo portale gotico, del 1298 si trova nello stesso lato, sulla parete del transetto.
L’interno dell’edificio sacro è a croce latina, con tre absidi e un soffitto a travi dipinte. Nella terza arcata, lastra tombale quattrocentesca, del conte Enrico di Nassau. Nel braccio sinistro del transetto, vi è un notevole trittico attribuito a Sano di Pietro raffigurante la "Madonna col Bambino in trono e quattro santi" (sec. XV). Nell’abside è collocato un coro ligneo di intagliato e intarsiato di Antonio Barili (1482-1502) proveniente dal Duomo di Siena.

A sinistra della collegiata è l’Oratorio della Misericordia, semplice edificio precedutod da un portico coperto. All’altar maggiore conserva una grande tavola cinquecentesca di Bartolomeo Neroni detto "Il Riccio", raffigurante la "Madonna col Bambino e Santi".

Sul retro della Collegiata, sorge il severo profilo di palazzzo Chigi Zondadori, costruito da Carlo Fontana per il cardinale Flavio Chigi (sec. XVIII), arricchito da affreschi di artisti romani, molto danneggiati durante la guerra mondiale.
A destra è il rinascimentale palazzo Pretorio, affiancato da costruzioni medievali.
Dalla piazza si sviluppa via Poliziano che, affiancata da case medievali raggiunge la Porta dei Cappuccini, baluardo a forma poligonale inserito nella cerchia muraria cittadina.

Su piazza della Libertà si trova la chiesa della Madonna di Vitaleta, santuario ottocentesco edificato sui resti di un convento intitolato a San Francesco. All’altare maggiore conserva una Madonna Annunciata attribuita ad Andrea della Robbia (inizi sec. XVI). Fra le altre opere, due statue lignee policrome ("Angelo annunciante" e "Vergine Annunciata") di Francesco di Valdambrino (sec. XV). Inoltre, una seicentesca "Visitazione" di Ventura Salimbeni, un "Crocifisso" di area senese (sec. XV), una "Immacolata Concezione" e una "Predica di San Giovanni Battista" (1597) dell’Empoli.


 

Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta, portal

Collegiata san quirico d'orcia   Horti Leonini, San Quirico d'Orcia  

Chiesa Santa Maria Assuntai, San Quirico d'Orcia

Chiesa collegiata, San Quirico d'Orcia   Horti Leonini, San Quirico d'Orcia  

Chiesa Santa Maria Assuntai, San Quirico d'Orcia

 

         

Accanto a piazza Libertà, accanto alla semplice Porta Nuova, si trova l’ingresso per gli Horti Leonini, parco che occupa una vasta area compresa negli antichi baluardi cittadini.

Continando per via Dante Alighieri si costeggia una casa del ’300 dove avrebbe abitato Santa Caterina da Siena. Quasi in fondo è la chiesa di Santa Maria Assunta, detta anche di Santa Maria ad Hortos perché situata in prossimità degli Horti Leonini. Il semplice e suggestivo edificio venne edificata molto probabilmente nei secoli XI-XII in pietre squadrate di travertino. Si presenta a navata unica, con abside, coronamento ad archetti e mensole decorate da motivi a testa di animali. Interessante è il portale, edificato con materiale proveniente dall’abbazia di Sant’Antimo.


   
   

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Horti Leonini in San Quirico d'Orcia, al centro la statua di Cosimo III dei Medici, scolpita da Bartolomeo Mazzuoli (1688)


Horti Leonini in San Quirico d'Orcia



'Gli Horti Leonini Horti occupano una vasta area pubblica compresa negli antichi baluardi di San Quirico d'Orcia. Sorti intorno al 1581 su un terreno che Francesco I dei Medici aveva donato a Diomede Leoni, prendono il nome dal loro proprietario. Gli Horti hanno mantenuto fino ad oggi la struttura originaria, costituendo un esempio ben conservato di classico giardino all'italiana e un modello di sistemazione a parco ripreso nei secoli successivi. La conformazione del terreno ha influenzato la distribuzione del giardino che si divide in due zone, quella inferiore più artificiale, e quella superiore più naturale. La zona inferiore, a forma di rombo, al quale si accede tramite un piccolo cortile a mattoni, è recintata da muri e da lecci potati. Questa zona, composta da aiuole triangolari bordate da una doppia siepe di bosso, reca al centro la statua di Cosimo III dei Medici, scolpita da Bartolomeo Mazzuoli (1688). La composizione a raggiera è movimentata ulteriormente dalla diversa altezza con la quale sono potate le fasce di bosso che delimitano ciascuna aiuola. Il lungo viale, che taglia simmetricamente il giardino formale, conduce ad una scala che lo collega ad un piazzale erboso. Il piazzale, dove sorgeva una torre medievale andata distrutta durante l'ultima guerra mondiale, è posto al centro di un bosco di lecci secolari attraversato da sentieri tortuosi. Il viale di confine con l'abitato, che fiancheggia il giardino inferiore e la parte bassa del bosco, porta ad un altro ingresso cinquecentesco e ad una piccola area, nell'angolo est delle mura, piantata con cespugli di rose. Tra le sculture presenti nel parco, caratterizzate da una connotazione simbolica, si notano due teste leonine poste sui portali d'ingresso, e la testa di "Giano bifronte" collocata al confine tra il selvatico e il giardino formale. Le prime alludono sia al nome che alla potenza del proprietario, mentre la testa di "Giano" sottolinea la diversità dei due luoghi di cui segna il limite. Alcune iscrizioni collocate nel parco celebrano il proprietario nonché progettista del giardino. Tra gli annessi presenti si evidenziano una palazzina rinascimentale addossata alle mura e un caseggiato rustico posto nella parte alta. Gli Orti Leonini, che sono dal 1975 di proprietà del Comune di San Quirico d'Orcia, vengono regolarmente aperti al pubblico. L'impianto si è mantenuto inalterato fino ad oggi attraverso una serie d'interventi conservativi, sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici per le province di Siena e Grosseto.'[1]

 

The Horti Leonini Ingresso: gratuito
Orario di apertura: dalle 8.00 alle 20.00
Gardens in Tuscany | The Horti Leonini gardens


Festa del Barbarossa 2010 a San Quirico d'Orcia

La festa rievoca lo storico incontro tra Federico Barbarossa e i messi papali.
San Quirico d'Orcia, il borgo della Val d’Orcia sulla Via Francigena si tufferà nel passato per ricordare l’incontro più importante della storia cittadina avvenuto nell’anno 1155 fra l’Imperatore Federico I Hohenstaufen detto Il Barbarossa ed i messi papali di Papa Adriano IV. La consegna dell’eretico Arnaldo da Brescia alle guardie pontificie, valse al Barbarossa il lasciapassare per l’incoronazione ad Imperatore. Un evento storico, che dal 1962 i quattro rioni cittadini (Borgo, Canneti, Castello, Prato) rievocano ogni anno tra le mura medioevali di San Quirico con spettacoli e cene preparate seguendo la tradizione culinaria locale, sfilate storiche in costumi d’epoca, gare di abilità di sbandieratori e tiro con l'arco nei suggestivi Horti Leonini per aggiudicarsi le tanto ambite Brocche dell’Imperatore.

Per informazioni, Comune San Quirico d'Orcia | www.festadelbarbarossa.it


Bagno Vignoni si trova nel comune di San Quirico d'Orcia e, come ci suggerisce il nome, è noto per le sue sorgenti termali di acque solforose, note per le loro virtù terapeutche già in epoca romana.

Bagno Vignoni è un antico e particolare borgo sorto nel medioevo attorno alla fonte delle acque solforose note già in età romana per le loro virtù curative. Il nome deriva dal castello di Vignoni le cui tracce si possono ancora vedere sull’altura che domina l’abitato. Feudo dei Tignosi, signori della vicina Tentennano, ai primi del sec. XIV, Bagno Vignoni divenne feudo della famiglia senese dei Salimbeni cui rimase fino al al 1417, quando Attendolo Sforza, marito di Antonia Salimbeni, lo cedette alla repubblica Senese.
L’abitato, molto ben conservato, si sviluppa, attorno alla grande vasca rettangolare che costituiva l’antica struttura delle terme. Su un lato vi si apre il loggiato di Santa Caterina con una cappella dedicata alla santa che qui venne più volte, spinta dalla sua famiglia nella speranza che l’ambiente spensierato dei bagni potesse distoglierla dai suoi propositi di farsi monaca. Fra gli altri personaggi illustri che utilizzarono le acque che sgorgano alla temperatura di 52 gradi, vi fu anche Lorenzo il Magnifico che qui venne nel 1490 nel tentativo di curare la gotta, il male che tormentò la sua famiglia.
Attorno alla vasca che costituisce una specie di piazza, si dispongono gli edifici, in gran parte medievali e di aspetto dimesso, che costituiscono l’antico borgo ma a cui lavorarono anche architetti importanti (come il Rossellino, per quanto riguarda l’abitazione utilizzata dai Piccolomini, la famiglia di papa Pio II).
Sulla grande vasca si specchia anche la romanica chiesa di San Biagio, a navata unica e con resti di affreschi dei sec. XIV e XV.

Accanto alla piazza sorge lo stabilimento termale. Un tempo, l’acqua proveniente dalle terme finiva nel fiume, alimentando una serie di mulini che hanno funzionato fino a pochi decenni or sono. Una recente opera di recupero ha permesso il ripristino di questa parte di Bagno Vignoni, inserendola nel progetto del Parco dei Mulini.

Bagno Vignoni

 

   
Bagno Vignoni   La vasca termale e il Palazzo Rossellino nella piazza di Bagno Vignoni   Pic-VF4-IT35 San Quirico-Radicofani 06 (Bagno Vignoni)

Bagno Vignoni, Piazza dei Sorgenti

 

  La vasca termale e il Palazzo Rossellino nella piazza di Bagno Vignoni

 

 

Bagno Vignoni, chiesa

 

Bagno Vignoni

Sotto al borgo inoltre c'è da visitare il parco dei mulini recentemente risanato dal comune di San quirico, ove le acque si dividono in piccoli canali e vasche per poi cadere verso il fiume Orcia formando concrezioni, cascatelle e pozze.


Castiglione d'Orcia

Castiglione d'Orcia (SI) è un borgo in provincia di Siena, nell'omonima valle, raggiungibile percorrendo la statale nr. 2 Cassia. Da una posizione panoramica invidiabile che permette di spaziare sui celebrati panorami del senese, il borgo è il capoluogo di un territorio prevalentemente collinare che si estende dal fiume Orcia fino alle pendici del Monte Amiata.
 
Rocca d'Orcia e la Rocca di Tentennano

Situato al centro della Val d'Orcia, a poca distanza dalla strada statale Cassia, arroccato su una collina, propaggine della pendice settentrionale del monte Amiata, a lato della valle, comprende anche le frazioni di Rocca d'Orcia, borgo medievale situato su un colle roccioso impervio sopra il quale svetta la Rocca di Tentennano (o Tintinnano), e di Bagni San Filippo, località termale.

Si hanno notizie del centro dal 714 quando era certamente possedimento degli Aldobrandeschi e aveva il nome di Petra. Nel 1252 divenne Libero Comune, ma la sua indipendenza durò al massimo un secolo; nel 1274 venne incluso nella Contea di Santa Fiora con la spartizione dei possedimenti della famiglia Aldobrandeschi. Nel Trecento si sa con certezza che era già possedimento di Siena, che successivamente la concesse a famiglie potenti in cambio di favori di natura finanziara, come i Piccolomini prima e i Salimbeni successivamente, che usarono Castiglione d'Orcia proprio come una delle basi per la loro rivolta contro i senesi. Successivamente Castiglione passò in mano ai fiorentini, che nel 1605 la affidarono ai nobili bolognesi della famiglia Riario.


Monumenti e luoghi di interesse

Il monumento più conosciuto all'interno del territorio comunale di Castiglione d'Orcia è senz'altro la torre della Rocca di Tentennano. Questo imponente cassero è posto sulla cima di un colle calcareo che svetta sulla val d'Orcia e sovrasta il piccolo borgo medievale di Rocca d'Orcia. La rocca fu da sempre un insediamento strategico per le sentinelle che sorvegliavano la Val d'Orcia tra il IX e il XIV secolo. Fu teatro di un duro scontro fra la famiglia dei Salimbeni e la Repubblica di Siena, la quale riuscì a riottenerla nel 1408. Dopo altri due secoli di utilizzo come punto di vedetta, la rocca fu di nuovo teatro dell'ultimo scontro che la vide protagonista, nel XVI secolo fra senesi e fiorentini. Da notare che in entrambe le battaglie la Rocca fu conquistata solo grazie a tradimenti delle forze che la presidiavano. Sebbene molte persone ritengano la Rocca di Tentennano parte integrante del paese di Castiglione d'Orcia, è giusto sottolineare che storicamente i due borghi, per quanto vicini, hanno sempre seguito vicende storiche ben distinte, almeno fino al 1777, anno in cui il Comune della Rocca è stato fuso con quello di Castiglione.

Altra rocca importante è quella Aldobrandesca, sulla sommità di Castiglione d'Orcia, che "guarda" quella di Tentennano, mentre di notevole interesse artistico sono la Piazza il Vecchietta, dedicata a Lorenzo di Pietro (1412-1480) detto appunto il Vecchietta nato a Castiglione. La piazza è situata nel cuore del centro storico e è sede del Comune: in pendio e lastricata con un acciottolato in pietre non lavorate, ha al centro una pozzo in travertino del XV secolo. All'interno del palazzo del comune è conservato un affresco di scuola senese (Madonna con Bambino e due Santi) proveniente da Rocca d'Orcia. Altri monumenti da visitare sono la chiesa di Santa Maria Maddalena e la pieve dei Santi Stefano e Degna.

La Sala d’Arte San Giovanni è ubicata nell'antica sede dell’omonima confraternita e conserva, come un piccolo prezioso scrigno, i dipinti eseguiti per Castiglione e Rocca d’Orcia da alcuni dei maggiori esponenti della scuola senese dei secoli XIV e XV: Simone Martini, Vecchietta e Giovanni di Paolo.
A questi si affiancano numerosi arredi liturgici provenienti da chiese e confraternite della zona. Poco lontano si erge su di uno sperone di roccia calcarea, a guardia della sottostante Val d’Orcia, la possente Rocca di Tentennano. Costruita nel secolo XIII dai conti Tignosi da Tintinnano come presidio sulla sottostante via Francigena, l’imponente fortezza, in cui soggiornò anche santa Caterina da Siena, ebbe sempre un’importante funzione strategica per il controllo del territorio meridionale dell’antico stato senese. Dalla sua sommità si gode uno splendido panorama.

La Chiesa di Santa Maria Maddalena ha origine romanica e restaurata di recente. La chiesa, ad unica navata, presenta caratteri romanici ed è conclusa da abside semicircolare del XII secolo con campanile a vela. La facciata risale invece al XIII secolo.

La Pieve dei Santi Stefano e Degna è stata sempre considerata il più significativo edificio religioso di Castiglione, la facciata è cinquecentesca mentre l'impianto è romanico. La chiesa è considerata per la ricchezza delle opere d'arte in essa contenute, tra queste una Madonna col Bambino di Simone Martini e un'altra Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti.
La pieve dei Santi Stefano e Degna, che ereditò la funzione plebana e il titolo di Santa Degna dall'antica pieve, fu costruito nel corso del XVI secolo. La parte più significativa resta la facciata che mostra due larghe lesene angolari e al centro due altre lesene più piccole. Il portale è un tipico esempio di architettura rinascimentale senese di fine Quattrocento-inizi Cinquecento.

All'interno sono una serie di affreschi di scuola senese del primo Cinquecento e una grande tavola, del 1531, con la Madonna in trono col Bambino e santi di Giovanni di Bartolo. Erano qui conservate tre importanti tavole attribuite a Simone Martini, Pietro Lorenzetti e Vecchietta, ora trasferite nella Pinacoteca di Siena.

Fra i luoghi di culto vanno segnalati inoltre la chiesa e la grotta di San Filippo Benizi, la chiesa di San Biagio, la chiesa della Compagnia di San Giovanni Battista, la chiesa della Madonna delle Querce, la chiesa della Madonna delle Grazie di Manno, la chiesa di San Sebastiano, la chiesa di San Simeone e l'eremo del Vivo con la pieve di San Marcello e l'oratorio di San Bartolomeo.

Contignano è un piccolo borgo posto in posizione strategica nel suggestivo scenario della Val d'Orcia. Contignano si trova sulla strada panoramica che da Chianciano porta all'Amiata e fa parte del comune di Radicofani. Contignano è famoso per tutta una serie di cose: il formaggio pecorino, la sagra del raviolo (agosto), i concerti, la mostra del geranio (aprile) e il presepe artistico.
Lo stesso centro storico merita una visita: si parte dalla Porta del Castello da cui si arriva in Piazza della Torre in cui si trova la Chiesa di Santa Maria Assunta.

La Chiesa di Santa Maria Assunta, oggi chiesa parrocchiale, fu a lungo sotto il patronato dell’ abate di San Salvatore.
Era ancora così quando il Visitatore granducale Gherardini la visitò e ne annotò le caratteristiche nel 1676.
L’interno è seicentesco, ma si osserva che potrebbe risalire anche al secolo successivo, quando si sa che Scipione Bandinelli, della nobile famiglia proprietaria di Contignano nei secoli dell’età moderna, si incaricò di ricostruire il tempio ‘dirutum’.
Nell’altare a sinistra si trova la tela con la Crocefissione, opera di Cristoforo Casolari, mentre sull’altar maggiore si trova la statua della Madonna con accanto due ovali con cornici rappresentanti S. Francesco di Paola e il Beato Bernardo Tolomei.
Nell’altare di destra si trova 'L'incoronazione’ a ‘fondo oro’ di epoca trecentesca.

Comune in Toacana | Castiglione d'Orcia


Bagni San Filippo

Bagni San Filippo è una piccola stazione termale del comune di Castiglione d'Orcia immersa nel verde dei boschi del Monte Amiata in una zona di grande interesse naturalistico celebre per i suoi numerosi alberi monumentali. Il paesaggio si caratterizza per i depositi calcarei formati dalle acque che sgorgano dalle rocce e che creano concrezioni abbondanti lungo il torrente Rondinaia, detto "Fosso Bianco". La più imponente ci appare come una cascata solidificata ed è conosciuta come la Balena Bianca. Un paesaggio che ricorda forse il Purgatorio dell’immaginario medievale, ma che piacque a San Filippo Benizzi, che al luogo diede il nome e che, secondo la leggenda, si rifugiò qui per sfuggire alla nomina a papa cui il conclave voleva sottoporlo. La Grotta del Santo è tutt'ora esistente e visitabile: contiene un busto in gesso del Settecento rappresentante Filippo e un crocifisso in legno custodito dentro un tabernacolo che la tradizione popolare ritiene opera dello stesso eremita.

Bagni San Filippo, la Balena Bianca


Aticamente le acque termali del borgo erano già note ai romani, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici. Furono frequentate nel 1485 da Lorenzo il Magnifico e nel 1635 dal Granduca Ferdinando II, nel tentativo di liberarsi da un persistente "mal di capo". I Bagni, ristrutturati nel 1566 per volontà di Cosimo I de' Medici, raggiunsero fama e prestigio grazie alla citazione di Machiavelli nell’opera la "Mandragola". Alla fine del Settecento Giorgio Santi effettuò una prima analisi chimica delle acque e nell'Ottocento Antonio Targioni Tozzetti le studiò accuratamente, mentre Giuseppe Giuli dopo averne steso una descrizione chimica ne valutò le proprietà terapeutiche.

L'acqua termale di San Filippo, che fuoriesce dalla sorgente alla temperatura di 52°C, è classificata come solfureo-solfato-bicarbonato ipertermale, arricchita da fanghi naturali ed è particolarmente indicata per balneoterapia, fango-balneoterapia, inalazioni, cura delle malattie osteo-neuro-articolari, malattie dell’orecchio, naso e gola, nelle malattie dell’apparato respiratorio e nelle malattie dermatologiche. Alcune sorgenti di Bagni San Filippo sono indicate come bibite nella cura di particolari organi: l’Acqua Forte per i reni e l’Acqua Santa per il fegato. Oggi San Filippo pur disponendo di moderni impianti termali, continua ad offrire (facendo pochi passi nel bosco) la possibilità di immergersi nelle pozze all'aperto, godendo liberamente di questa risorsa della natura.

Grotta di San Filippo Benizi
La grotta di San Filippo Benizi è un piccolo oratorio che si trova in località Bagni San Filippo, ricavata in un grande blocco di travertino a forma di volta chiusa alle estremità da due muri e divisa in due da un tramezzo.

Prende il nome da San Filippo Benizi che nel secolo XIII – secondo la tradizione - si rifugiò in questi luoghi. Si narra infatti che il cardinale Ottaviano degli Ubaldini per superare le difficoltà del conclave di Viterbo (1268-1271), riunitosi dopo la morte di papa Clemente IV, propose ai cardinali l'elezione al papato di Filippo, priore generale dei Servi di Maria. Il santo, saputa la notizia, rifiutò questo onore e responsabilità, lasciò Viterbo e si nascose sul Monte Amiata per circa tre mesi. Nella seconda metà del Quattrocento alcuni testi agiografici dei Servi di Maria (per esempio fra Paolo Attavanti, Paulina praedicabilis, Siena, 1494) narrano che Filippo si ritirò in una grotta di questo luogo, e come Mosè, percosse con il suo bastone una roccia da dove scaturì miracolosamente una fonte di acque curative che poi divennero i Bagni di San Filippo. Era il segno che il santo lasciava della sua riconoscenza verso le persone del posto che lo avevano bene accolto e sostenuto durante la sua permanenza.
La devozione degli abitanti fece costruire nel luogo prima una cappella e poi un eremo che fu dei Servi di Maria. Sembra che circa nel 1401 in una grotta trascorresse gran parte della vita il Beato Giovanni Benicasa dello stesso Ordine prima di trasferirsi a Monticchiello nel senese. Il convento conobbe alterne vicende. Il 2 maggio 1540 il p. generale Dionisio Laurerio ne riprese il possesso per l'Ordine con atto del notaio Anselmo Sebastiani di Campiglia e ricostruì la comunità.
Nel 1580 di trova nell'elenco dei conventi della Provincia Toscana, ma di nuovo semi abbandonato, nel 1652 fu soppresso al pari di altri piccoli conventi con decreto di papa Innocenzo X. Nel 1703 l'Ordine dei Servi di Maria tentò inutilmente di riaprirlo.
La grotta-oratorio è ancora oggi ben conservata e sopra l'altare si trova un busto in legno nero di San Filippo, oltre ad oggetti devozionali.

I festeggiamenti in onore di San Filippo Benizi si svolgono il 22 e 23 agosto.

Il Castello di Spedaletto

   
L'antico Castello di Spedaletto, sorge nella Val d'Orcia, lungo la strada che da Pienza porta a Bagno Vignoni. Nel Medioevo l'importanza della Valdorcia fu legata principalmente a quella della Via Francigena, principale strada di comunicazione europea, che l'attraversava longitudinalmente per tutta la sua lunghezza.
Lo Spedale ospitò anche viandanti eccellenti come Carlo II d'Angiò e Papa Pio II, che emanò una bolla a favore della chiesa di Spedaletto.
Il castello ha una pianta quadrata con torri ad ogni angolo e apparato a sporgere con dei beccatelli in pietra e merlatura lungo tutto il perimetro, una splendida porta di accesso fortificata con un poderoso mastio a sua difesa. Sono evidenti i rifacimenti della fine del XV° secolo come la lieve scarpatura di gran parte del circuito murario e le feritoie per armi da fuoco presenti in più punti. Nel primo cortile interno troviamo subito a sinistra della porta la chiesetta gotica dello spedale con una splendida facciata arricchita da un rosone e un portale a sestiacuto, sulla destra una seconda porta di accesso, abbellita con stemmi in pietra, immette in un secondo cortile, cuore della fortificazione, dal quale si accede al mastio e al camminamento di ronda.

 

Il Castello di Spedaletto


Villa La Foce

   
Villa La Foce si trova in località La Foce a Chianciano Terme.
Nel Medioevo La Foce era un' osteria della "grancia", cioè fattoria fortificata, del Castelluccio, di proprietà dell' ospedale di Santa Maria della Scala di Siena.
Iris Margaret Origo nata Cutting (Birdlip, 15 agosto 1902 – Siena, 28 giugno 1988), una scrittrice anglo-irlandese-americana, che è stata attentissima testimone del suo tempo intessendo stretti legami tra culture diverse, ha dedicato, tra l'altro, gran parte della propria vita al miglioramento dei possedimenti in Toscana, ed in particolare della tenuta denominata "La Foce", che acquistò nel 1927 insieme al marito, il marchese Antonio Origo.



 

La Foce Estate

All'epoca la maggior parte degli abitanti della Val d'Orcia vivevano di stenti. Iris Origo rimase colpita dalla desola­zione del territorio che le sembro "un paesaggio lunare, palloe inumano".
Gli anni che seguirono l'arrivo degli Origo furono marcati da un'intensa attività, a La Foce. Antonio Origo, determinato a dare vita all'economia agricola della valle, si lanciò in un ambizioso progetto che includeva la costruzione di scuole, fattorie e strade e di una moderna ed efficiente gestione agricola del territorio. Iris nel frattempo, con il prezioso aiuto dell'architetto e paesaggista inglese Cecil Pinsent, si dedicò a rimettere in sesto la vecchia casa-fattoria e a trasformare la terra brulla intorno alla casa in un magnifico giardino con ampi terrazzamenti, scale, fontane e un complesso reticolato di sentieri ombreggiati.

Qui il paesaggista inglese Cecil R. Pinsent creò, fra il 1927 ed il 1939, uno stupendo giardino ispirato ai temi del giardino formale italiano che aveva avuto nel periodo rinascimentale e barocco le sue massime espressioni[1]. I proprietari, la nobildonna inglese Iris Origo ed il marito Antonio, negli anni Venti avevano acquistato una vasta proprietà in stato di abbandono, immersa nel paesaggio brullo e selvaggio delle crete senesi, con una residenza quattrocentesca, già ostello dell’Ospedale di S. Maria della Scala per i viandanti ed i pellegrini che percorrevano la via Francigena. Iris Origo, cresciuta fra l’Inghilterra e le colline fiorentine (la madre era infatti proprietaria della magnifica villa Medici e Fiesole), volle con forza e con tenacia il recupero della proprietà: “(..) A un tratto mi invase una terribile nostalgia del nitido e dolce paesaggio fiorentino della mia infanzia o dei verdi campi, dei grandi alberi d’Inghilterra; e più di tutto il desiderio di una bella casa con giardino cui tornare la sera. Sentivo il paesaggio circostante alieno, disumano, creato su una scala adatta a semidei o a giganti, non a noi (..)”[2].

 


Pergolato di glicine



La villa, nata come osteria, fu acquistata dalla famiglia Origo nel 1927. La marchesa Iris Origo commissionò il giardino al noto paesaggista Cecil Pinsent, con l'intento di conferire alla dimora un ruolo di abitazione patrizia. Il giardino, che si compone di tre settori distinti posti a diversi livelli, venne realizzato tra il 1927 e il 1939 in fasi differenziate senza perdere la sua unitarietà compositiva. La parte adiacente alla villa è sistemata su due livelli: quello inferiore, più semplice, è racchiuso tra alte siepi di alloro e decorato da piedistalli portalimoni; quello superiore è caratterizzato da doppie aiuole di bosso, che si compongono in un ottagono, al cui centro è ubicata una fontana in travertino raffigurante due pesci che, sulla coda, reggono una vasca. Sui due lati che coincidono con l'edificio è posto un pergolato di glicine sorretto da colonne in pietra, mentre in posizione diametralmente opposta è collocata una grotta vegetale con essenze miste di alloro e leccio. Da questo primo settore si accede, tramite uno stretto passaggio tra pilastri sormontati da due vasi buccellati simili a quelli che si trovano lungo il muro di cinta, al giardino dei limoni (iniziato nel 1933). Questa parte, che sfrutta la morfologia del terreno, si sviluppa in terrazzamenti trasversali verso la collina, ribaltando il classico schema dei terrazzamenti digradanti lungo un asse di simmetria. Aiuole, bordate da compatte siepi di bosso modellato con semisfere negli angoli e ornate da vasi di limoni, seguono l'andamento del terreno. Unico elemento architettonico, se si esclude il piccolo pergolato addossato al muro dello stretto giardino di rose, è la scala che conduce al vialetto di glicine e prosegue fino a un viale di cipressi che termina nel bosco. Il giardino di rose, composto da piccole aiuole con disegni geometrici, è delimitato da due bordure, di cui una di lavanda e una di perenni. Nel 1938 venne realizzata l'ultima parte del giardino, collegata a quello dei limoni tramite uno scenografico scalone in travertino. Sotto lo scalone, ornato da vasi, obelischi e da una balaustra pilastrata, si apre al centro una grotta, denominata "grotta azzurra", all'interno della quale si trovano sette nicchie. Questo giardino formale, racchiuso da una quinta di cipressi, è composto da aiuole bordate da    siepi di bosso. Le aiuole convergono verso una vasca alle cui spalle è collocata una panchina, in travertino di Rapolano, ornata da una statua che rappresenta la Natura che porta sulle spalle i doni della terra. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana.[4]

 


La Foce, giardino
Questo giardino formale, racchiuso da una quinta di cipressi, è composto da aiuole bordate da siepi di bosso. Le aiuole convergono verso una vasca alle cui spalle è collocata una panchina, in travertino di Rapolano, ornata da una statua che rappresenta la Natura che porta sulle spalle i doni della terra.
Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana [3].

Ho avuto una vita molto varia e ho conosciuto alcune persone interessanti. Ma ora che sono arrivata alla «fine della partita», le figure che ancora sono impresse nella mia mente sono quelle delle persone alle quali sono stata legata da vincoli di affetto. Non solo sono le persone che ricordo più vividamente, ma capisco che è stato tramite loro se ho imparato qualcosa dalla vita. Tutto quello che della mia vita non si è perso nella nebbia è passato attraverso il filtro, non della mia mente, ma dei miei affetti. (da Immagini e Ombre (Images and Shadows); citato in Selezione dal Reader's Digest, marzo 1973).

Giardini in Toscana | Villa La Foce

 
Villa La Foce, cimitero. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana.

Indirizzo: Strada della Vittoria - Loc. La Foce | Villa La Foce


Orari di apertura: il giardino è aperto al pubblico tutti i mercoledì pomeriggio (tutto l’anno) e il primo week-end dei mesi di aprile, maggio, giugno ed ottobre. Gruppi organizzati (di almeno 20 partecipanti) possono richiedere una visita in altri giorni. Le visite guidate partono dal cortile della fattoria.
Visite guidate soltanto
il mercoledì pomeriggio
da novembre a marzo: ore 15.00 e 16.00 
da aprile a ottobre: 15.00, 16.00, 17.00, 18.00 
il primo week-end dei mesi di aprile, maggio, giugno e ottobre 
ogni ora: 10,00-12,00 ; 15,00-18,00



San Quirico d'Orcia

Comune San Quirico d'Orcia
Il mercato c'è secondo e quarto martedi del mese (8:00-13:00).


Castiglione d'Orcia


Comune Castiglione d'Orcia
Mercato Castiglione d'Orcia 1°martedì del mese
Mercato a Vivo d'Orcia c'è secondo sabato del mese.

Sala d’Arte San Giovanni
Via San Giovanni, 10 - 53023 Castiglione d’Orcia

Aprile-ottobre: dal martedì alla domenica
10.00-12.30/14.30-17.30
Ottobre-marzo: sabato, domenica e festivi
10.00-13.00/15.00-18.00

Rocca di Tentennano
Via Aldobrandeschi, 13 - 53023 Castiglione d’Orcia
Aprile-ottobre: dal martedì alla domenica
10.00-12.00/15.00-18.00
Ottobre-marzo: sabato, domenica e festivi
10.00-13.00/15.00-18.00



[1] Fonte Regione Toscana | www.cultura.toscana.it
[2] Fonte: L’associazione culturale ' Paesaggi e Giardini' | www.paesaggiegiardini.it
L’associazione culturale “PAESAGGI & GIARDINI” nasce per volontà di un gruppo di professionisti del settore paesaggistico, con l’obbiettivo di diffondere la conoscenza, valorizzare e promuovere lo studio e la cultura del restauro di giardini storici e contemporanei.
3 [3] Quando Antonio e Iris Origo acquistarono la tenuta di La Foce chiamarono l'architetto inglese Cecil Pinsent - che aveva già lavorato a lungo per Bernard Berenson a Villa I Tatti a Firenze - per ristrutturare gli edifici principali e creare un ampio giardino. Quest'ultimo è stato concepito per valorizzare la casa rinascimentale ed espandere la vista spettacolare sulla Val d’Orcia e il monte Amiata. L'armonia tra edifici, giardino e natura fa di La Foce un esempio ideale dell’evoluzione architettonica e culturale della Toscana nel XX secolo. 
Il giardino è cresciuta a poco a poco, tra il 1925 e il 1939. La casa è circondata da un giardino formale italiano diviso in geometrico 'stanze' da siepi di bosso, con piante di limoni in vasi di terracotta. Scale di travertino portano alla roseto e a un pergolato ricoperto di glicine e delimitato da siepi di lavanda. Pendii terrazzati salgono dolcemente su per il colle, dove ciliegi, pini e cipressi crescono tra ginestra selvatica, timo e rosmarino, e un lungo viale di cipressi porta ad una statua di pietra del XVII secolo. Un sentiero attraversa il bosco e collega il giardino con il cimitero di famiglia, considerato una delle migliori creazioni di Pinsent. 
Arte in Toscana | Cecil Pinsent
[4] Fonte: ' Giardini in Toscana - Gardens in Tuscany | Un viaggio attraverso la storia dei giardini • A journey through the history of gardens | www.regione.toscana.it | pp 105-107
[5] Fonte: www.comunesanquirico.it | Scopri i sentieri della Val d'Orcia




Questo articolo è basato sugli articoli San Quirico d'Orcia, Grotta di San Filippo Benizi, Bagni San Filippo e Castiglione d'Orcia dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.

 
   




Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia

     
     
Podere Santa Pia

Podere Santa Pia
Podere Santa Pia, giardino
Sant'Antimo
         

Nel cuore della suggestiva campagna toscana, posta su una collina che domina la valle d'Ombrone, tra boschi, prati e campi multicolori sorge Podere Santa Pia

Il Monte Amiata


Il Monte Amiata è una presenza inconfondibile nel panorama della Maremma: unica vera montagna della Toscana meridionale, è con i suoi 1736 metri il più elevato tra i vulcani spenti italiani. Noto per i suoi centri medievali, per la sua gastronomia e per le sue piste da sci, è rivestito a partire dagli 800 metri da una magnifica foresta che alterna il castagno all'abete e al faggio. Affacciato a nord-est sui dolci paesaggi della Val d'Orcia, l'Amiata chiude verso oriente il panorama della Maremma, ed è a portata di mano dalle colline di Grosseto.

Chi s'interessa alla storia ha a disposizione i centri storici di Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano e numerosi monumenti isolati. Le Riserve Naturali Provinciali del Monte Labbro e del Monte Penna, che si estendono intorno ai due più importanti satelliti del Monte Amiata e l'Oasi WWF del Bosco Rocconi, base per i progetti di reintroduzione del capovaccaio in Maremma.

L'Anello della Montagna
Percorso a piedi, a cavallo e in bicicletta - 24 km

10/11 Vivo d’Orcia – Rifugio Forestale – Abbadia San Salvatore | Mappa
Lunghezza: 11 Km - Percorr.: 3.30 ore


Amiata a piedi | www.amiataturismo.it

L’antico e ormai spento vulcano del Monte Amiata è situato tra le province di Siena e Grosseto ed è il rilievo vulcanico più settentrionale d’Italia. Il suo profilo a cono, tipico di tutti i vulcani, è la conseguenza di numerose eruzioni avvenute tra i 280 e i 180 milioni di anni fa. Da qui deriva la formazione di enormi ammassi rocciosi di pietra lavica che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Fino a pochi anni fa questo territorio era molto importante per i suoi giacimenti di minerali come il cinabro e il mercurio: fonti essenziali per l’economia amiatina. Anche sorgenti di acqua termale come quelle di Bagni San Filippo e Bagno Vignoni e i gas naturali che fuoriescono nelle zone di Santa Fiora e Piancastagnaio e che vengono usati come fonti di energia, dimostrano l’origine vulcanica di questa montagna. Il Monte Amiata raggiunge il suo punto più alto a 1.738 metri. Adiacente ad esso, a sud-ovest, si osserva la Montagnola (1.571), mentre in direzione sud si erigono il Monte Labbro (1.193), il Monte Civitella (1.107) e il Monte Penna (1.086). I fiumi Albegna, Fiora e Paglia nascono direttamente dall’Amiata. Il fiume Orcia trova la sua via nel lato nord della montagna e dà il nome alla meravigliosa Val d’Orcia.

Da Montalcino a Sant'Antimo | Anello – Abbazia di Sant’Antimo

Nearby the town of Sant'Angelo in Colle

L'Abbazia Sant'Antimo sorge in una piccola valle poco distante da Montalcino e la si raggiunge tramite un breve tratto di strada sterrata.

 


Anello – Pienza – Spedaletto – Vitaleta

   

Il paesaggio della Val D'Orcia, dove sorge San Quirico, è dolce, sinuoso, ondeggiante, dalla linearità quasi lunare, interrotta qua e là dai grigi “calanchi” e da cipressi solitari.

Un’ escursione che unisce l’utile del movimento fisico all’interesse storico-artistico. Partendo da Pienza (decidete se volete visitarla prima o dopo ma è una delle meraviglie italiane) si percorrono sempre stradelle bianche che spesso cavalcano i crinali delle colline di questa parte della Toscana.

Punto di partenza : Pienza
Punto di arrivo : Pienza
Lunghezza sentiero : 22 chilometri (circa)
Zona attraversate : Val d’Orcia
Punti di interesse : Pienza Spedaletto Chiesa di Vitaleta Crete senesi Val d’Orcia

Trekking in Toscana | Anello – Pienza – Spedaletto – Vitaleta


  Capella Vitaleta
Cappella della Madonna di Vitaleta
Bagno Vignoni - San Quirico d'Orcia

 
   
Questo percorso parte dalla rinomata località termale di Bagno Vignoni in direzione nord per circa 6 chilometri. Dopo una prima salita, inizia lo scenario affascinante offerto dalla Valle del fiume Orcia. La partenza dal borgo di Bagno Vignoni permette di essere al centro della valle e, una volta raggiunto il crinale della collina, che degrada verso San Quirico D'Orcia, è possibile apprezzare a 360° la stupefacente vista offerta dalle morbide colline, vigneti, oliveti e boschi di querce e pioppi.
Il percorso che porta al paese di San Quirico D'Orcia  è completamente immerso nella natura e lungo il tragitto è facile incontrare simpatici compagni di viaggio come cerbiatti, lepri e scoiattoli.[5]


 
Anello Ripa d'Orcia

   
Il Castello di Ripa d'Orcia fece parte dell'organizzazione territoriale della Repubblica Senese almeno dal 1271. Il castello sorge nel cuore della Val d'Orcia a dominio del corso del fiume Orcia, si raggiunge attraverso un strada sterrata seguendo le indicazioni dall'abitato di San Qurico d'Orcia.

Vi sono due varianti per iniziare questo percorso, o seguendo il fiume Orcia lungo la strada bianca oppure proseguendo dall’entrata della Reception dell’Hotel Adler verso il parcheggio di Bagno Vignoni e, dopo la piazza delle Sorgenti in leggera salita. Il percorso attraversa in parte zone aperte e in parte si snoda all'ombra di un ripido bosco di latifoglie. Durante il percorso si passa per una lapide che ricorda i caduti del paese di Ripa d'Orcia durante Prima Guerra Mondiale.

Di lato si trova una delle poche fonti d’acqua potabile della zona. Arrivati al punto più alto dell’escursione, il Podere San Savino e il Poggio Grande, con possibilità di sosta per una degustazione di prodotti locali e con ampia vista panoramica su tutta la Val d’Orcia, verso Montalcino, Castiglione Val d’Orcia e Rocca d'Orcia con la Torre di Tenennano, posta di fronte al Castello di Vignoni Alto, si prosegue lungo il crinale in direzione nord. Dopo circa due chilometri, la direzione cambia verso Vignoni Alto e riporta verso e Bagno Vignoni.[5]

  Ripa d'Orcia
Da Montalcino a Sant'Antimo | Suggestiva passeggiata nel cuore della Toscana attraverso le terre del Brunello di Montalcino.

Montalcino - Villa a Tolli - Abbazia di Sant'Antimo - [Km 9.5, tempo di percorrenza 3 ore].

Un itinerario facile, su strade bianche, che offre splendide vedute sulla Val d'Orcia, terra dichiarata patrimonio mondiale dall'Unesco, l'Amiata e la Maremma. Punto di arrivo l'Abbazia di Sant'Antimo, bellissima chiesa in stile romanico. Nel monastero, in parte ricostruito, vivono i canonici di San Norberto che ancora celebrano le funzioni con canti gregoriani.
Il punto di partenza è un insediamento etrusco del VI secolo a.C. , unico nel suo genere, situato sulla sommità di un colle che domina la Val D’orcia, la Val d’Arbia e la Valle dell’Ombrone. Da qui, procedendo attraverso boschi e vigneti, respirando un’aria ricca di storia e con viste panoramiche mozzafiato si giunge alla splendida Abbazia di S. Antimo, gioiello romanico, fondata secondo la leggenda da un ex-voto di Carlo Magno durante il suo cammino sulla Via Francigena.

Trekking in Toscana | Da Buonconvento a Montalcino | Montalcino - Abbazia di Sant'Antimo | Da Montalcino a San Quirico d'Orcia


 

Anello – Abbazia di Sant’Antimo

   

Lasciati i mezzi nel parcheggio presso l’Abbazia (318 mslm), si prende il sentiero che si snoda perpendicolarmente alla sua sinistra, salendo in leggere ma decisa salita verso Villa a Tolli (532 mslm). Abbiamo raggiunto la metà del percorso. Volgiamo quindi verso Ventolaio e Poggio D’arna (583 mslm) e massima altezza della giornata. Il percorso riporta una ripida discesa da Poggio d’Arna. La discesa è difficoltosa e occorre molta attenzione. In alternativa noi vi suggeriamo di procedere dopo Ventolaio rimanendo sempre sulla stradella bianca che con un ampio giro vi conduce a Colombaiolo riportandovi per breve tratto sulla strada percorsa all’andata. In entrambi i casi si ha una magnifica vista sulla valle e sull’Abbazia dall’alto. Non vi scordate infine di visitare la Chiesa prima di ripartire, è un notevole e raro esempio di gotico alla francese in terra toscana.

[Fonte:Percorsi Trekking in Toscana | www.caivaldarnosuperiore.it]

 

Da Sant'Antimo a Bagno Vignoni

Sant'Antimo - Castello di Ripa d'Orcia - Bagno Vignoni - [Km 18, tempo di percorrenza 6 ore e 30].

E' un percorso piuttosto impegnativo ma regala panorami stupendi su tutta la Val d'Orcia, costellata di Rocche e paesi fortificati: questa era terra di confine tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio. Il trekking finisce a Bagno Vignoni, il piccolo paese conosciuto da secoli per la sua piazza costituita da una piscina termale, dove, nei secoli, si sono "curati" personaggi illustri quali Santa Caterina.

   
Riserva Naturale Lucciola Bella    

La Riserva, situata a sud-est della cittadina di Pienza, circoscrive un piccolo angolo del famoso paesaggio delle Crete Senesi, che qui ha le sue ultime propaggini orientali. Il fiume Orcia, che nasce pochi chilometri ad oriente, sul Monte Cetona, scorre ai piedi dell'area protetta formando un largo letto ciottoloso. L'elemento saliente della Riserva Naturale è certamente costituito dal paesaggio dei calanchi e soprattutto delle biancane, forme erosive caratteristiche del paesaggio delle Crete Senesi legate principalmente alla pratica del pascolo, che ospitano importanti ed esclusivi aspetti vegetazionali e ornitologici

Mappa


   

Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio

   
Un percorso in Val D’Orcia che ci permette di apprezzarne completamente le bellezze ed il fascino particolare. Certamente uno degli angoli della Toscana che non possono mancare nel bagaglio di un appassionato camminatore.

Trekking in Toscana | Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio
 
Anello La Foce - Vetriana – Monte Cetona


   
Non ci sono molte parole da spendere su questo breve percorso che partendo dalla Fonte Vetriana (746 mslm), che si raggiunge da Sarteano, si sviluppa in un primo tempo in salita per raggiungere il crinale basso del Monte Cetona (1148 mslm).

Trekking in Toscana | Anello La Foce - Vetriana - Monte Cetona

[Fonte: CAI – Sez. Valdarno Superiore]

 
Da Bagno Vignoni, un'immersione nella Val d'Orcia

   
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Bagno Vignoni (Ufficio Turistico all’entrata del paese), parcheggio disponibile. (Percorso circolare). LUNGHEZZA: circa 12 Km. DURATA: 4 ore circa.

Il percorso inizia dall’ufficio turistico situato all’entrata di Bagno Vignoni. Imboccare la strada asfaltata in direzione degli agriturismi indicati dal cartello.

Trekking in Toscana | Da Bagno Vignoni, un'immersione nella Val d'Orcia


L'anello di Bagno Vignoni
 


Bagno Vignini, fonte

 

Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo

   
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Vivo d’Orcia (sentiero circolare). LUNGHEZZA: 10 Km circa.
DURATA: 3 ore circa.

A poca distanza dall'abitato troviamo l'eremo del Vivo, palazzo di forme tardo rinascimentali affacciato sulla valle sottostante. La valletta che precede l'eremo è una delle più suggestive dell'Amiata, non a caso il ponte che la scavalca è noto come il "ponte degli innamorati". Lungo il corso del torrente, ai piedi dell'eremo e del paese, si distende l'abetina del Vivo, uno dei tre boschi di abete autoctoni dell'Amiata. Lungo la strada per Seggiano, deviando a sinistra lungo una sterrata segnalata, si sale ad un'area da pic nic e poi alle sorgenti dell'Acquedotto del Vivo, realizzato dal 1908 al 1914 e che rifornisce Siena. Pochi metri di ripida salita verso destra ed ecco comparire l'Ermicciolo , chiesetta romanica (con ampi rifacimenti ottocenteschi) ricordata già nel secolo XIII. Suggestive le decorazioni a colonnette della facciata e dell'abside e soprattutto la posizione, al centro di un magnifico bosco di castagni. Nei pressi, sono due tra i "seccatoi" (costruzioni adibite alla raccolta delle castagne) meglio conservati e più suggestivi dell'Amiata.
[Fonte: Campiglia, la finestra sulla Val d'Orcia]

L’escursione inizia dall’ufficio postale nel centro di Vivo d’Orcia. Seguire l’indicazione “Contea del Vivo/Eremo” e percorrere la “Via Amiata” che diventa “Via dell’Eremo” e che conduce fuori dal paese. La strada asfaltata finisce in una abetina e immediatamente ci si trova presso un ponte di pietra molto romantico (a sinistra).(...)

Trekking in Toscana | Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo

[Fonte: www.amiataturismo.it]


 


Borgo dell'Eremo
e la Chiesa di San Marcello

 

La Francigena in provincia di Siena

 

La Via Francigena | Da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia

Il tratto della via Francigena che attraversa la provincia di Siena è sicuramente uno dei percorsi più suggestivi, in grado di attrarre nuovi pellegrini alla ricerca di spiritualità, luoghi d'arte e natura incontaminata.
La via Francigena metteva in comunicazione San Gimignano, Poggibonsi, Colle Val d'Elsa, Monteriggioni, Bagno Vignoni e naturalmente Siena, salendo sulla Montagnola Senese sfiorando il Chianti e immergendosi nelle Crete Senesi, passando accanto a pievi, abbazie, romitori, castelli e borghi medievali tutti da riscoprire, con itinerari percorribili a piedi (trekking) ed in bicicletta (cicloturismo).

Partenza: Ponte D'Arbia, Centro Cresti
Arrivo: San Quirico D'Orcia, Collegiata
Lunghezza Totale: 27.4 km
Percorribilità: A piedi, in mountain bike
Tempo di percorrenza a piedi: 6 ore

Come arrivare al punto di partenza:
Linea ferroviaria Siena-Grosseto, stazione Buonconvento e linea bus 112



 
Perugia
Santa Croce, Florence
Pisa, Duomo

 

Bibliografia

Ubaldo Forconi. Chiese e conventi dell'Ordine dei Servi di Maria, Viareggio, 1972.La Val d'Orcia viva e verde. Atti del convegno. Riflessioni sui siti Unesco in Toscana
2008, C&P Adver Effigi

Approfondimento storico a Val d'orcia e Navarra
Anemona Francesca, 2007, Il Pavone

La val d'Orcia
Grassi Paola, 2007, Ist. Poligrafico dello Stato

La val d'Orcia viva e verde. Riflessioni sui siti Unesco in Toscana
2007, C&P Adver Effigi

La valle magica. La val d'Orcia. Storia, architettura e paesaggio. Ediz. italiana e inglese
Biagianti Roberto, 2005, Le Balze

Orcia miseria. Quando campare era un rimedio
Cambi Carlo; Gelsomini M. Stefania, 2005, Pacini Editore

L'Amiata e la val d'Orcia
1999, Mondadori

La foce. Un giardino in Val D'Orcia
Origo Benedetta; Livingstone Morna; Olin Laurie, 2004, Le Balze

Pienza, Monticchiello, La Foce e la Val d'Orcia
2014, KMZero

Pienza i luoghi dell'acqua. Dalle fonti della Pieve di Corsignano alla bonifica della val d'Orcia
Bindi Umberto, 2002, Le Balze

Montalcino e Montepulciano. Val d'Orcia e dintorni
Singleton Kate, 2007, Slow Food

Musei del senese. Siena, Chianti, Valdelsa, Crete, val d'Arbia, val d'Orcia, monte Amiata, val di Merse, val di Chiana
2007, NIE

Amiata e Val d'Orcia
2006, Protagon Editori Toscani

Guida ai centri storici della Val d'Orcia. Castiglione d'Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani, San Quirico d'Orcia
Patrizio Robert, 2005, Le Balze

Il parco della val d'Orcia
2003, Touring

Val d'Orcia. Picture gallery
Cianci Gino, 2005, Edizioni della Meridiana

Val d'Orcia. Castiglione d'Orcia, Montalcino, Pienzta Radicofani, San Quirico d'Orcia
2003, Aska

Il Senese. Crete, Val d'Orcia, Val di Chiana
Rozzi Alessandra, 2002, De Agostini

Guerra in val d'Orcia. Diario 1943-1944
Origo Iris, 2000, Le Balze

 


Montefalco
Pienza
Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia