Abbadia San Salvatore

Abbadia di Sant'Antimo


Acquapendente


Arcidosso


Arezzo


Asciano


Badia di Coltibuono

Bagno Vignoni

Bolsena Lago

Bomarzo


Buonconvento

Campagnatico


Castell'Azzara


Castellina in Chianti


Castiglione d’Orcia

Castelnuovo Bererdenga


Castiglioncello Bandini


Castiglione della Pescaia

Celleno


Città di Castello

Cività di Bagnoregio


Gaiole in Chianti

Iris Origo

La Foce


Manciano


Maremma


Montalcino


Monte Amiata


Montecalvello

Montefalco


Montemerano


Monte Oliveto Maggiore

Monticchiello

Monticiano

Orvieto

Parco Naturale della Maremma

Piancastagnaio

Pienza


Prato

Pitigliano


Rocca d'Orcia

Roccalbegna


San Bruzio


San Galgano


San Quirico d'Orcia


Sansepolcro


Santa Fiora


Sant'Antimo


Sarteano


Saturnia


Scansano


Sinalunga


Sorano

Sovana

Sovicille


Talamone

Val di Chiana

Val d'Orcia

Vetulonia

Volterra





 

             
 
Monticchiello

N L       E N G

Particolare strada, nelle campagne della Val d'Orcia, che conduce a Monticchiello
Il paese di Monticchiello si trova a 13 km da Pienza e più o meno alla stessa distanza da
Montepulciano e Chianciano Terme.

Walking trails in Tuscany Travel guide for Tuscany
       
   

Monticchiello

   
   
Monticchiello è un’incantevole borgo medioevale nel comune di Pienza. Monticchiello quasi al confine con quello di Montepulciano.
Le mura, costruite nel XIII secolo dai Senesi per fortificare questo importante avamposto nell’espansione verso sud
della Repubblica, ancora oggi sono rimaste ben conservate. Con la possente rocca e le
numerose torri, il sistema fortificato è, con la romanico-gotica pieve, il bene culturale
più interessante di Monticchiello e si presenta come uno dei meglio conservati
dell’antico Stato senese. A destra della porta di S. Agata (che è la porta d’ingresso al borgo) in alto, inserita tra le pietre che formano una delle due torri, c’è una pietra bianca, che funge da targa; su di essa è incisa una data: 1213.
Le mura di Monticchiello risalgono quindi al XIII secolo, lo stesso secolo in cui fu eretta la chiesa prepositurale di San Leonardo e San Cristoforo.

La chiesa dei Santi Leonardo e Cristoforo del XII secolo con facciata romanico gotica e portale ogivale, presenta magnifici affreschi, alcuni frammentari altri completi: nel coro è una colossale figura di San Cristoforo dell'altezza di quasi cinque metri. Nella parete di sinistra del coro sono due affreschi che rappresentano la Confessione. Nella parete a destra del finestrone due magnifiche teste di santi e nei pilastri ai lati dell'altare maggiore le figure di S.Lucia a destra e S.Antonio Abate a sinistra. Nella parete di sinistra della navata è il frammento della figura del Bambino. Nella stessa parete un altro frammento della Madonna e Santi. Comunque il capolavoro di questa parete è il grande Arcosolio. Nella parete di fondo sono due grandi figure di S.Bartolomeo e S.Giovanni Evangelista. Interessante è anche un frammento di una Maestà (nel vano dell'altare laterale demolito) forse si tratta del giuramento del Capitano di Monticchiello. Ma il capolavoro custodito nella chiesa è il dipinto della Madonna col Bambino di Pietro Lorenzetti (1325) collocato nella cappella destra del transetto.

La pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello venne rinnovata in forme gotiche nella seconda metà del XIII secolo. Ha un'ampia navata che si apre in un transetto e si conclude con una scarsella. La facciata è spartita in due parti da una cornice orizzontale dentellata. Nella parte inferiore si apre un portale gotico con l'architrave sorretto da mensolette; in alto un rosone.

All'interno, importanti sono gli Episodi della vita di santa Caterina d'Alessandria, affreschi di un pittore senese trecentesco, autore probabilmente anche delle storie della vita del beato Gherardo da Villamagna. Da segnalare anche un piccolo ciborio scolpito, a forma di elegante portale gotico, con una grata di ferro battuto di Pietruccio di Betto (1340), e un Crocifisso della seconda metà del Quattrocento.

Vita del beato Gherardo da Villamagna

Eila Hiltunen [1]

Ogni estate (da metà luglio a metà agosto), vi ha luogo il Teatro Povero, un esempio raro di autonomia culturale e di impegno collettivo che caratterizza il paese ed i suoi abitanti.
Nata nel 1967, questa esperienza teatrale è una componente strettamente legata alla vita ed alla storia della comunità.
l progetto del Teatro Povero nasce e si sviluppa a Monticchiello molto prima della precisa data del suo inizio. L’esperienza teatrale sembra essere una componente strettamente legata alla vita ed alla storia della comunità fin dal passato, come confermano numerose testimonianze.
Le prime rappresentazioni drammatiche infatti risentono di una primitiva vocazione alla festa popolare e costituiscono momenti ricreativi che accompagnano la vita del paese.In seguito, quando si comprende che attraverso questo complesso “rituale” il paese può vincere il rischio dell’isolamento e della disomogeneità il teatro assume per Monticchiello un significato nuovo ed importante.

 

Villa La Foce

La Villa di La Foce fu costruita nel tardo XV secolo come ostello per pellegrini e mercanti in viaggio lungo questa strada trafficata. Nel 1924 la tenuta fu acquistata da Antonio e Iris Origo, che si dedicarono per tutta la vita a portare il progresso tecnologico e sociale in questa terra tormentata dalla povertà. Oggi la tenuta (che comprende boschi, campi coltivati e oliveti) è gestita dalle figlie degli Origo, Benedetta e Donata. Il giardino, progettato dall’architetto inglese Cecil Pinsent, è considerato un esempio unico di armonica fusione tra il paesaggio e l’architettura novecentesca, tra gusto e tradizioni italiani e inglesi.
Quando Antonio e Iris Origo acquistarono la tenuta di La Foce chiamarono l'architetto inglese Cecil Pinsent - che aveva già lavorato a lungo per Bernard Berenson a Villa I Tatti a Firenze - per ristrutturare gli edifici principali e creare un ampio giardino.
La tenuta comprende anche Chiarentana, un casale fortificato che risale al XI secolo, restaurato e abitato da Donata, una delle figlie Origo. Anch’essa si può affittare.
La Foce è anche diventata un centro di attività artistiche e culturali. Castelluccio, un castello medievale che fa parte della tenuta, è la sede di un festival musicale internazionale, Incontri in Terra di Siena.

Giardini in Toscana | Villa La Foce



 


Monticchiello, l'unica porta di accesso rimasta, con un bell'arco sestiacuto

Monticchiello, chiesa dei Santi Leonardo e Cristoforo

Pietro Lorenzetti, Madonna con bambino

Monticchiello
Cipressi lungo la strada verso Monticchiello (inverno 2011)



Galleria fotografica Monticchiello

 

   
MonticchielloPanoramaSW2   Monticchiello, panorama   Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello

Monticchiello, panorama

 

  Monticchiello, panorama  

Pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello

 

MonticchielloTorreCassero   MonticchielloTorriMura1   Monticchiello, Porta Sant Agata

Monticchiello,Torre del Cassero

 

 

Mura di Monticchiello, visto da sud-est, Monticchiello (frazione di Pienza)

 

  Monticchiello, Porta Sant Agata
         
surroundings of Pienza
   

Montalcino


 
Situata nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, alla fine della val d'Orcia, sul confine con la provincia di Grosseto, Montalcino si presenta come un'isola nel cuore della Toscana, offrendo a chi arriva salendo dalle valli che lo circondano dei panorami davvero incantevoli.
Montalcino domina tutta la campagna circostante, arroccato su un colle sul quale campeggia la possente Fortezza trecentesca. Diventata libero comune sotto la parte Guelfa, Montalcino combattè quasi tutte le guerre del periodo medioevale sia contro le fazioni Ghibelline e sia contro la vicina Siena fino al 1361 quando venne riconosciuta da Siena ai Montalcinesi la cittadinanza senese.
La Fortezza è fu realizzata nel 1381 da Domenico di Feo e Mino Foresi ed ingloba parte delle mura e delle torri del secolo precedente.
La pianta è pentagonale con snelle torri angolari irregolari.

Nei dintorni di Montalcino merita una visita la romanica abbazia di S. Antimo.

 

Montalcino

Abbazia di S.Antimo

   
A 9km dal centro di Montalcino in direzione di Castelnuovo dell’Abate sorge la solitaria l’Abbazia di S.Antimo, uno tra i maggiori monumenti romanici della Toscana, con la grandiosita' dell’edificio esaltata dall’integrita' della campagna che la circonda.
Secondo un’antica leggenda, fu fondata nel 781 dall’imperatore Carlo Magno (si sa per certo che esisteva già nell’812) quando, con il suo seguito, di ritorno da Roma, nel transitare lungo la via Francigena, corse il rischio di essere colpito dall’epidemia di peste che imperversava nella zona.
All'esterno, la mole della chiesa abbaziale è visibile da tutta la conca in cui si trova grazie alla sua notevole altezza (che all'apice della facciata tocca i 20,50 m) e, soprattutto, al suo campanile, che invece arriva 27,50 m all'altezza della terrazza.
Diviso in tre navate, con la luce garantita quasi solamente da una bifora posta all'altezza della zona superiore dell'abside. Quest'ultima è caratterizata da un deambulatorio, motivo pressochè unico in Italia e caratteristico del romanico francese. La zona superiore della parete delle navate è caratterizzata da tribune aperte con lunghe bifore interne. Un'iscrizione assegna la ricostruzione dell'interno all'architetto lucchese Azzo De' Porcari, "uomo buono, ricco di virtù in Cristo, Padre e poi decano progettista di questa aula egregia" (pima metà del XII secolo).

La chiesa e' visitabile durante i giorni feriali dalle 10,15 alle 12,30 e dalle 15,000 alle 18,30 e la domenica e le altre festivita' dalle 9,15 alle 10,45 e dalle 15,00 alle 18,00.

 

Abbazia di S.Antimo


Pienza



 
La splendida cittadina rinascimentale di Pienza, incastonata tra le colline della Toscana e della Valdorcia e dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità. Pienza è un esempio raro di urbanistica rinascimentale portata a compimento.
Il fulcro della "città ideale" voluta da papa Piccolomini è piazza Pio II sulla quale si affacciano i principali edifici di Pienza. La piazza, dalla caratteristica pavimentazione a riquadri, presenta una particolare forma a trapezio invertito per accentuarne prospetticamente la profondità.

La cattedrale, l'elemento più grandioso della città ideale, è il simbolo del grande potere di papa Pio II. Costruita nel 1459 su progetto di Rossellino, viene dedicata alla Madonna dell'Assunta e fu eretta sulle rovine dell'antica pieve romanica di Santa Maria. L'edificio d'ispirazione albertiniana presenta una facciata in travertino divisa in tre portali e in tre arconi con ognuno una piccola nicchia. Il tetto a spiovente e il rosone centrale sono caratteristiche che rimandano allo stile gotico francese.
L'interno, a tre navate, riprende lo stile delle chiese austriache che il pontefice ha visitato durante i suoi viaggi in nord Europa. L'abside è diviso in cappelle, in quella più grande si trova il magnifico coro.Tra le opere della chiesa sono conservate delle Pale d'Altare, realizzate da pittori senesi del '400 quali Giovanni di Paolo, Matteo di Giovanni, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Sano di Pietro. Nella cripta si trovano dei pezzi scultorei dell'antica chiesa romanica di S. Maria e il fonte battesimale della bottega del Rossellino.

Il Palazzo Piccolomini di Pienza, residenza estiva di Enea Silvio Piccolomini, Papa Pio II, è un primo esempio di architettura rinascimentale.
Edificato nel 1459 dal noto architetto Bernardo Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti, attualmente si presenta al massimo del suo splendore sia esternamente che internamente grazie all’importante e recente intervento di restauro.

Il complesso architettonico si presenta come la realizzazione dell’ambizioso progetto umanistico di città ideale di Pio II.
La famiglia Piccolomini ha abitato il Palazzo fino al 1962, anno in cui la proprietà passò per testamento all’Ente morale di Siena Società di Esecutori di Pie Disposizioni. Oggi è parte integrante del centro storico della città di Pienza, uno tra i migliori conservati della Toscana.

Subito sotto l’abitato di Pienza, in posizione isolata, si trova l’antica Pieve di Corsignano, intitolata ai santi Vito e Modesto. Documentata già nel 714, è una costruzione romanica dei sec. XI-XII. La semplice facciata ha un portale riccamente decorato e sormontato da una bifora divisa da una insolita e misteriosa figura femminile. Un altro portale, parimenti ricco di decorazioni dal gusto arcaico ("Viaggio dei Magi", "Natività"). Alla sinistra della chiesa è l’antico campanile cilindrico con monofore. L’interno, a tre navate divise da pilastri, coperte da travature a vista e prive ormai delle absidi. Sotto la navata destra, è collocata una piccola cripta absidata.

Poco fuori l’abitato di Pienza, nella scarpata tufacea, è il singolare e suggestivo Romitorio che, da quanto risulta da un’epigrafe ritrovata, risalirebbe al 1344. Si tratta di una caverna cui si accede tramite una ripida scalinata a metà della quale si trova una piccola cappella con un rilievo raffigurante la "Madonna del latte", probabilmente quattrocentesco. L’interno del Romitorio, recentemente recuperato e reso fruibile, è composto da una serie di ambienti con tracce di sculture rupestri, con molta probabilità tre-quattrocentesche.

Nelle immediate vicinanze del borgo rinascimentale è anche la Pieve di Santa Maria allo Spino, di antiche origini, ma ricostruita nel 1570 e, molto probabilmente, restaurata nel ’700. Si presenta con una semplice facciata in pietra ed un piccolo campanile a vela. All’interno un altare di forme barocche.

La pieve di Santa Maria dello Spino appartenne alla diocesi di Chiusi fino alla creazione di quella di Pienza nel 1462. Nel 1500 era cadente, e fu ricostruita, come attesta una lapide nella facciata, dalla famiglia Saracini nel 1570. Attualmente viene officiata una volta all'anno in occasione della festa del Corpus Domini. Si presenta con la facciata in pietra arenaria e piccolo campanile a vela. Ad unica navata, ha subito probabilmente restauri nel XVIII secolo, come dimostra l'unico altare di forme barocche.


 

 


Pienza

Palazzo Piccolomini, accanto al Duomo



Palazzo Piccolomini, giardino



Pieve of Corsignano



Pieve di Santa Maria dello Spino

 

 

Il Complesso Monumentale di Sant’Anna in Camprena – ex Monastero Benedettino Olivetano del XV Secolo – dista appena 6 km da Pienza.
el Refettorio è conservato uno splendido ciclo di affreschi ( 1503 ) di Antonio Bazzi detto Il Sodoma.

Il regista italo-americano Anthony Minghella ha scelto Sant’Anna in Camprena per girare alcune delle più celebri scene del film “Il Paziente Inglese “ vincitore di ben 9 Premi Oscar.

L’ Accademia delle Crete Senesi è nata nel 2001, per iniziativa di Philippe Herreweghe, direttore d’orchestra belga e grande amante dell’Italia, del Collegium Vocale Gent e di un gruppo di amici mecenati. Concepita come contrappunto dell’intensa attività musicale della stagione, questo festival annuale, che si svolge a sud di Siena, offre ai musicisti e al pubblico uno spazio incomparabile di creatività, d’ispirazione e d’incontri.

“I concerti hanno luogo in piccole ma magnifiche chiese antiche che appartengono ad abbazie o a parrocchie e vengono scelte, in funzione dei programmi, per la qualità della loro acustica.
Con luoghi da sogno come Santo Stefano (Castelmuzio), Sant’Anna in Camprena (Pienza) o San Francesco (Asciano), la regione delle Crete Senesi si rivela a tutti i partecipanti come una delle più belle e meglio conservate d’Europa, nelle vicinanze di città prestigiose come Firenze, Siena e Montepulciano o Montalcino, nel mezzo di una regione vinicola straordinaria. Il livello eccezionale dei concerti, così come la relazione tra lo splendore dei paesaggi e la ricchezza di una cultura che risale agli Etruschi, fanno di questo festival un evento unico per il pubblico italiano e internazionale. Obiettivo dell’Accademia, oltre ai concerti dati da grandi solisti o da ensemble rinomati, è di aiutare nuovi talenti. Il programma è vasto ma di altissimo livello e percorre ‘ cinque secoli di musica contemporanea’ presentata ogni volta in modo nuovo, rivelatore e, almeno così ci auguriamo, entusiasmante!”[Philippe Herreweghe]
[3]

Music in Tuscany | Collegium Vocale Crete Senesi


 

Sant’Anna in Camprena
L'antico Castello di Spedaletto, sorge nella Val d'Orcia, lungo la strada che da Pienza porta a Bagno Vignoni. Nel Medioevo l'importanza della Valdorcia fu legata principalmente a quella della Via Francigena, principale strada di comunicazione europea, che l'attraversava longitudinalmente per tutta la sua lunghezza.
Oltre alla grande diffusione di centri urbani e castelli furono numerosi anche gli "Spedali" sorti lungo l'importante arteria o nelle sue vicinanze. Premesso che il castello di Spedaletto non era altro che un grandioso complesso fortificato costruito nel XII° secolo dal religioso Ugolino da Rocchione come luogo di accoglienza per i viandanti e pellegrini "romei". Fin dal 1263 il complesso fu amministrato dallo Spedale di S.Maria della Scala di Siena ed era chiamato Spedale del ponte dell'Orcia.
Infatti alle sue spalle la via Francigena attraversava il fiume Orcia grazie ad un'antico ponte, le cui rovine sono ancora oggi visibili in mezzo alle acque.
Questa posizione rendeva il castello strategicamente ancor più importante e, anche a causa della sua ricchezza ottenuta attraverso varie donazioni, la sua presenza iniziò a dare fastidio ai feudali vicini.


 


Castello di Spedaletto

PienzaSpedaletto3
Castle of Spedaletto, former Grancia



Villa La Foce, nata come osteria, fu acquistata dalla famiglia Origo nel 1927. La marchesa Iris Origo commissionò il giardino al noto paesaggista Cecil Pinsent con l'intento di conferire alla dimora un ruolo d'abitazione patrizia. Il giardino, che si compone di tre settori distinti posti a diversi livelli, venne realizzato tra il 1927 e il 1939 in fasi differenziate senza perdere la sua unitarietà compositiva. La parte adiacente alla villa è sistemata su due livelli: quello inferiore, più semplice, è racchiuso tra alte siepi di alloro e decorato da piedistalli porta-limoni; quello superiore, è caratterizzato da doppie aiuole di bosso, che si compongono in un ottagono, al cui centro è ubicata una fontana in travertino raffigurante due pesci che con la coda reggono una vasca. Sui due lati, che coincidono con l'edificio, è posto un pergolato di glicine sorretto da colonne in pietra, mentre in posizione diametralmente opposta è collocata una grotta vegetale con essenze miste d'alloro e leccio. Da questo primo settore si accede, tramite uno stretto passaggio tra pilastri sormontati da due vasi buccellati simili a quelli che si trovano lungo il muro di cinta, al giardino dei limoni (iniziato nel 1933). Questa parte sfrutta la morfologia del terreno, e si sviluppa in terrazzamenti trasversali verso la collina ribaltando il classico schema dei terrazzamenti digradanti lungo un asse di simmetria. Aiuole, bordate da compatte siepi di bosso modellato con semisfere negli angoli e ornate da vasi di limoni, seguono l'andamento del terreno. Un elemento architettonico, se si esclude il piccolo pergolato addossato al muro dello stretto giardino di rose, è la scala che conduce al vialetto di glicine e prosegue fino ad un viale di cipressi che termina nel bosco. Il giardino di rose, composto da piccole aiuole con disegni geometrici, è delimitato da due bordure di cui una di lavanda e una di perenni. Nel 1938 venne realizzata l'ultima parte del giardino collegata a quello dei limoni tramite uno scenografico scalone in travertino. Sotto lo scalone, ornato da vasi, obelischi e da una balaustra pilastrata, si apre al centro una grotta, denominata "grotta azzurra", all'interno della quale si trovano sette nicchie. Questo giardino formale, racchiuso da una quinta di cipressi, è composto da aiuole bordate da siepi di bosso. Le aiuole convergono verso una vasca alle cui spalle è collocata una panchina, in travertino di Rapolano, ornata da una statua che rappresenta la Natura che porta sulle spalle i doni della terra. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all'interno del quale è posta una piccola cappella in travertino abbellita da una serliana.[2]

Giardini in Toscana | Villa La Foce

Villa La Foce Estate | La Foce - 61, Strada della Vittoria -53042 Chianciano Terme - Siena | www.lafoce.com



 


Castelluccio Bifolchi


Da La Foce si gode di una splendida vista delle colline della Val d’Orcia con la sagoma conica di Monte Amiata sul fondo

Castelluccio è un antico castello che domina la Val d'Orcia e fu costruito per controllare l'accesso alla valle da nord. Il castello è situato in località Castelluccio di Pienza (dettto anche Castelluccio della Foce, in quanto ora fa parte della fattoria della Foce. Qui si incontrano i confini amministrativi dei tre comuni di Pienza, Montepulciano e Chianciano Terme.
Non si conosce la data esatta della sua fondazione, ma in tutta probabilità fu edificato nel secolo XI, pur essendo stato, molti secoli prima, la sede di un’acropoli etrusca. Nel corso del tempo il castello fu modificato e ampliato fino ad assumere la forma attuale.
Un immenso portone di legno conduce ad una rampa in pietra e un bel cortile con archi. Qui si tengono ogni anno, alla fine di luglio, i concerti del festival Incontri in Terra di Siena.
La cappella del castello, con i suoi affreschi cinquecenteschi , fu ampliata da Cecil Pinsent e viene ancora usata dalla famiglia Origo per eventi speciali come matrimoni e battesimi.

Eventi: Festival di Musica da Camera Luglio


 

Castelluccio di Pienza


Bagno Vignoni

   
L’antico borgo di Bagno Vignoni, situato nel cuore del Parco Artistico Naturale della Val d’Orcia, è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi di tutta la Toscana. Grazie all’estrema vicinanza con la via Francigena (percorso principale utilizzato nell’antichità dai pellegrini che si recavano a Roma) le acque che sgorgano in questo luogo vennero utilizzate fin dall’epoca romana a scopi termali. Nonostante i numerosi episodi di guerra, devastazioni ed incendi che coinvolsero la Val d’Orcia nel corso del medioevo, l’assetto del borgo è da allora rimasto sostanzialmente immutato.
Nella cinquecentesca e bellissima vasca rettangolare che occupa il centro del piccolo villaggio presero il bagno Santa Caterina da Siena e Lorenzo il Magnifico.

“O Naiadi che abitava questi caldi vapori, liberando il fuoco perenne fra le onde, restituendo col vostro eterno fluire i soffereti liberi della morte odiosa, io vi saluto, e voi donate acque copiose. Scorrete leggiadre a buone sorgenti e portate agli infermi con vostro fluire la salute ed ai sani un bagno dolcissimo.
“ Entrambi saranno grati”.

Questo testo si trova inscritto in greco antico sulla lapide, posta sotto il loggiato di Santa Caterina. Caterina Benincasa, la Santa Patrona d’Italia, alla quale lo stabilimento termale è intitolato, vi soggiornò fra il 1362 ed il 1367. Anche Michel de Montaigne di passaggio il 14 settembre 1581 ne fa menzione nei suoi “Diari di viaggio in Italia”.


 

Bagno Vignoni
Bagni San Filippo è una piccola stazione termale del comune di Castiglione d'Orcia immersa nel verde dei boschi del Monte Amiata in una zona di grande interesse naturalistico celebre per i suoi numerosi alberi monumentali. Il paesaggio si caratterizza per i depositi calcarei formati dalle acque che sgorgano dalle rocce e che creano concrezioni abbondanti lungo il torrente Rondinaia, detto "Fosso Bianco". La più imponente ci appare come una cascata solidificata ed è conosciuta come la "Balena Bianca". Un paesaggio che ricorda forse il Purgatorio dell’immaginario medievale, ma che piacque a San Filippo Benizzi, che al luogo diede il nome e che, secondo la leggenda, si rifugiò qui per sfuggire alla nomina a papa cui il conclave voleva sottoporlo. La Grotta del Santo è tutt'ora esistente e visitabile: contiene un busto in gesso del Settecento rappresentante Filippo e un crocifisso in legno custodito dentro un tabernacolo che la tradizione popolare ritiene opera dello stesso eremita.


 

Bagni San Filippo, Balena Bianca

San Qurico d'Orcia, è di origini etrusche che, pur in assenza di scavi sistematici, sono testimoniate dai rinvenimenti nelle zone di Vignoni e Ripa d'Orcia.
San Quirico è un esempio fra i più notevoli di struttura urbanistica medievale e conserva, nelle presenze architettoniche, numerosi segni della antica importanza. Attualmente San Quirico conserva buona parte della cinta muraria, mancante solamente della porzione nordorientale e di un tratto a sud. Sono in parte visibili ancora ben 14 torrette, alcune delle quali incorporate in altre strutture. Non esistono purtroppo resti delle porte a nord e a sud: conservata e particolarmente originale è invece quella orientale. Il corpo centrale della porta a sei lati è coronato da una serie di piccole mensole in pietra a sostegno della grande porta che si apre ad arco tondo e presenta prima un passaggio coperto a botte, poi un arco acuto cui segue un arco ribassato sotto una torre rettangolare aggiunta posteriormente.

La Collegiata è costruita sull'antica Pieve di cui si ha notizia fin dall'VIII secolo. La Chiesa presenta all'esterno tre portali. Il primo, per chi viene da Siena, è un magnifico esempio di romanico. Costruito in pietra arenaria e travertino di Bagno Vignoni. Ancora di evidente gusto romanico, seppure con qualche presenza di gotico, il primo portale di mezzogiorno attribuito a Giovanni Pisano.

Gli Horti Leonini, situati sugli antichi baluardi di San Quirico d'Orcia, rappresentano un esempio ben conservato di giardino all'italiana. Gli Horti Leonini occupano una vasta area pubblica compresa negli antichi baluardi di San Quirico d'Orcia. Sorti intorno al 1581 su un terreno che Francesco I dei Medici aveva donato a Diomede Leoni, prendono il nome dal loro proprietario.
Progettati dallo stesso Leoni, i giardini si presentano strutturalmente con una parte geometrica, detta ''giardino formale'', ed una parte lasciata ''al naturale'', composta prevalentemente da lecci. Il giardino formale è costituito da aiuole triangolari a raggiera, al centro delle quali è posta la statua di Cosimo III de' Medici realizzata nel 1688 da Bartolomeo Mazzuoli.

Horti Leonini, Piazza Libertà | Gli Horti Leonini, di proprietà del Comune di San Quirico d'Orcia, sono aperti al pubblico dalle 8.00 alle 20.00 e visitabili gratuitamente.


 

San Qurico d'Orcia, La Collegiata
(Via Dante Alighieri)


Horti Leonini

Castiglione d'Orcia

Logo dell'UNESCO Dal 2004 la Val d'Orcia fa parte dei siti italiani patrimonio dell' UNESCO e il territorio del Comune di Castiglione d'Orcia rappresenta uno degli elementi fondamentali del suo paesaggio.
Il territorio del comune di Castiglione d'Orcia è prevalentemente montuoso e collinare. La fascia montana, alle pendici del monte Amiata, è caratterizzata da aree boschive e da un terreno instabile. Nella fascia montana si sono sviluppati i centri di Vivo d'Orcia e Campiglia d'Orcia e, ad una quota inferiore, troviamo Bagni San Filippo con le sue note acque termali. Nella zona collinare sorgono Castiglione d'Orcia e Rocca d'Orcia, in posizione più isolata è Ripa d'Orcia.

 

   

La luce della luna a @podersantapia, una splendida località nel centro della Maremma Toscana

 

   
   

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Restauranti Monticchiello

Osteria La Porta | Via del Piano 1, 53026 Monticchiello | www.osterialaporta.it
L'osteria è ubicata in prossimità della porta di ingresso di Monticchiello. Durante la bella stagione è possibile pranzare in terrazza, godendo di una meravigliosa vista su Pienza, la Val d'Orcia e l'Amiata.

Ristorante Taverna Di Moranda | Via di Mezzo, 17, Monticchiello | www.tavernadimoranda.it
Lungo la via principale del Borgoquasi si trova il Ristornate La taverna di Moranda a Monticchiello, un locale caratteristico specializzato in cucina tipica rivisitata. I piatti forti sono il "piccione farcito", il "carré d'agnello alle erbe", i tartufi e la cacciagione di stagione, in particolare la carne di cervo, accompagnati da etichette toscane ed estere.

[0] Il primo documento ufficiale sul quale compare Monticchiello risale al 973, fu possesso senese, poi nel 1397 fu occupato dai fiorentini, grazie al tradimento del castellano. Monticchiello ritornò poi sotto il dominio senese con la pace di Venezia del 1401. Nel 1502 il castello fu espugnato da Cesare Borgia, e la guarnigione trucidata. Nel 1553 Monticchiello fu teatro di un'aspra battaglia tra le truppe di don Garcia de Toledo, che assediavano il castello e i difensori comandati dal capitano senese Adriano Baglioni, la guarnigione resistette eroicamente, ma le truppe imperiali di Carlo V riuscirono a prendere il castello e lo smantellarono. Recuperato dalle forze senesi, Monticchiello fu nuovamente munito e fortificato. Il 3 aprile 1559 con la pace Chateau Cambresis, tutte le fortezze della Val d'Orcia si consegnarono ai Medici. Monticchiello fu uno degli ultimi castelli ad essere consegnato ai fiorentini (15 Agosto 1559).

[1] Eila Hiltunen Tra le fortificazioni medievali del villaggio, solo la Torre del Casseroè giunta fino a noi. Già in epoca etrusca e romana luogo di incontro di vie che collegavano centri e comunità della zona, Monticchiello conserva i tratti austeri delle fortezze medievali. La robusta cinta muraria e la torre del cassero che svetta sulla collina sono i segni dell'intenso passato del borgo, baluardo del sistema difensivo della Repubblica di Siena.Negli anni ’60 la scultrice finlandese Eila Hiltunen ha visitato numerose strutture incluse nella lista fornita dall’istituto italiano dei Castelli e scelse di acquistare questa torre nel 1967. I lavori di ristrutturazione per convertire l’edificio in abitazione privata proseguirono sino al 1970.

Links

www.eilahiltunen.net




Monticchiello, Torre del Cassero

[2] Iris Origo (1902-1988), biografa e storica anglo-americana di fama internazionale, descrive gli anni meravigliosi, ma talvolta molto difficili, trascorsi a La Foce nei suoi due libri autobiografici, Immagini e Ombre e Guerra in Val d’Orcia. Iris (1902-1988) trascorse l’infanzia e la gioventù in Irlanda, America e Firenze. Nel 1924 sposò Antonio Origo e andò a vivere La FoceQuando Antonio e Iris Origo acquistarono la tenuta di La Foce chiamarono l'architetto inglese Cecil Pinsent - che aveva già lavorato a lungo per Bernard Berenson a Villa I Tatti a Firenze - per ristrutturare gli edifici principali e creare un ampio giardino. Quest'ultimo è stato concepito per valorizzare la casa rinascimentale ed espandere la vista spettacolare sulla Val d’Orcia e il monte Amiata. L'armonia tra edifici, giardino e natura fa di La Foce un esempio ideale dell’evoluzione architettonica e culturale della Toscana nel XX secolo.
Il giardino è cresciuta a poco a poco, tra il 1925 e il 1939. La casa è circondata da un giardino formale italiano diviso in geometrico 'stanze' da siepi di bosso, con piante di limoni in vasi di terracotta. Scale di travertino portano alla roseto e a un pergolato ricoperto di glicine e delimitato da siepi di lavanda. Pendii terrazzati salgono dolcemente su per il colle, dove ciliegi, pini e cipressi crescono tra ginestra selvatica, timo e rosmarino, e un lungo viale di cipressi porta ad una statua di pietra del XVII secolo. Un sentiero attraversa il bosco e collega il giardino con il cimitero di famiglia, considerato una delle migliori creazioni di Pinsent.

Orari di apertura: il giardino è aperto al pubblico tutti i mercoledì pomeriggio (tutto l’anno) e il primo week-end dei mesi di aprile, maggio, giugno ed ottobre. Gruppi organizzati (di almeno 20 partecipanti) possono richiedere una visita in altri giorni. Le visite guidate partono dal cortile della fattoria.

Visite guidate soltanto
il mercoledì pomeriggio
da novembre a marzo: ore 15.00 e 16.00
da aprile a ottobre: 15.00, 16.00, 17.00, 18.00
e
il primo week-end dei mesi di aprile, maggio, giugno e ottobre
ogni ora: 10,00-12,00 ; 15,00-18,00

I libri di Iris Origo

Immagini e Ombre
(1970)
L’autobiografia di Iris Origo, in cui scrive dell’infanzia trascorsa in Europa e in America e poi della sua vita in Toscana, nella grande proprietà agricola di La Foce. Qui si dedicò, insieme al marito Antonio, all’arduo compito di bonificare una terra povera e incolta e migliorare le condizioni di vita della popolazione locale.

Guerra in Val d'Orcia. Diario 1943-1944
(1947)
Un classico della seconda guerra mondiale, questo diario è il racconto semplice ed elegante della vita quotidiana a La Foce, in Toscana, diventata una terra di nessuno stretta tra l’invasione straniera e la guerra civile. "Il fedele resoconto della marchesa Origo è uno di quei rari e preziosi documenti che raccontano la verità storica con la maestria artistica dello scrittore: una nobile testimonianza di tempi ignobili” (Helen Wolff)

Il mondo di San Bernardino
(1935)
Iris Origo, illustre biografa e storica erudita, riscostruisce la vita e il mondo di un santo di rara simpatia. Nobiluomo e studioso, nato a Siena nel tardo Trecento, è stato definito il secondo fondatore dell’ordine francescano. Grazie al suo umorismo e la capacità di comunicare in modo semplice e diretto, era benvoluto dalla gente del popolo come dai dotti.

Leopardi (1935)
Un ritratto sensibile e brillante del malinconico, semi-recluso, gobbo poeta italiano il cui genio, dolore e speranze frustrate trovarono sfogo in una poesia ammirevole per vivacità, intensità e una musicalità apparentemente senza sforzo.

L’ultimo legame (1949)
Byron ambientato in una cornice tutta italiana, visto attraverso gli occhi dei suoi contemporanei mentre sprofonda sempre più nel labirinto della vita sociale e politica italiana. Il libro racconta soprattutto l’appassionata relazione sentimentale tra Byron e la contessa Guiccioli attraverso 160 lettere a lei indirizzate e alcune delle sue risposte. Vengono riportate anche lettere di Shelley, Mary Shelley, Lady Blessington, Lamartine e altri, oltre a brani tratti da diari e racconti italiani contemporanei e dagli archivi della polizia italiana e austriaca.

Il mercante di Prato. Francesco di Marco Datini (1335-1410) (1957)
Considerato da Barbara Tuchman uno dei grandi esempi di libro storico del ventesimo secolo. “L’abilità di Iris Origo nel far rivivere una forte personalità come anche il tempo in cui vive, la sua città, il suo matrimonio, gli amici, i soci e gli affari, dà luogo a un’opera di straordinario interesse, con quella capacità di coinvolgere e intrigare il lettore che rende un libro eterno”. Datini era un mercante-banchiere fiorentino del XV secolo, una figura medievale di grande successo.

Bisogno di testimoniare (1968)
Saggi: Biografia: Vero e falso; Lauro De Bosis: Icaro; Ruth Draper e la sua Compagnia di Personaggi; Gaetano Salvemini; Ignazio Silone.
L’Italia durante la dittatura di Mussolini. Il libro presenta le storie toccanti di tre uomini che non si lasciarono intimidire, rifiutandosi di rimanere in silenzio, e di una donna, Ruth Draper, coinvolta nella lotta anti-fascista perché innamorata di uno dei protagonisti. Il racconto di Iris Origo è arricchito da quella capacità di immedesimazione che la rendeva un’amica impareggiabile e ci consegna un libro che ha il fascino della storia.


Links

La Foce: un crocevia e luogo d'incontro nel cuore della Toscana | www.lafoce.com

Caroline Moorehead, Iris Origo, Marchesa of Val d’Orcia (London, John Murray, 2000)

 


La Foce, giardini

 

 

 

 

 

 

 


Guerra in Val d’Orcia

 


Immagini e Ombre

 

[3] Accademia delle Crete Senesi 2012 | Programma 2012    
       
 
   
Riserva Naturale Lucciola Bella

   
La Riserva, situata a sud-est della cittadina di Pienza, circoscrive un piccolo angolo del famoso paesaggio delle Crete Senesi, che qui ha le sue ultime propaggini orientali. Il fiume Orcia, che nasce pochi chilometri ad oriente, sul Monte Cetona, scorre ai piedi dell'area protetta formando un largo letto ciottoloso. L'elemento saliente della Riserva Naturale è certamente costituito dal paesaggio dei calanchi e soprattutto delle biancane, forme erosive caratteristiche del paesaggio delle Crete Senesi legate principalmente alla pratica del pascolo, che ospitano importanti ed esclusivi aspetti vegetazionali e ornitologici

Mappa

Le Crete Senesi

Le Crete Senesi occupano una vasta area a sud-est della città di Siena, interessando i territori comunali di Asciano, Buonconvento, Monteroni d'Arbia, Rapolano Terme, San Giovanni d'Asso e Trequanda.

Le Crete Senesi rappresentano uno dei più interessanti e caratteristici paesaggi della Toscana, la zona è formata da un suggestivo paesaggio collinare, fatto di rilievi erosi nel corso dei secoli dalle intemperie, spoglio di vegetazione, dove si alternano calanchi (solchi prodotti dall'erosione dell'acqua nei terreni argillosi o marnosi) e biancane (affioramenti argillosi e marnoso-argillosi del pliocene, spogli di vegetazione, di colore biancastro) che, a tratti, sembrano formare un paesaggio lunare. Altra caratterisitica del paesaggio sono i cipressi e pini piantati lungo le strade e attorno alle fattorie per fare da frangivento. L'aspetto del paesaggio delle Crete Senesi varia, e di molto, con la stagione, infatti ogni periodo dell'anno presenta una nota di colore dominante, che viene esaltata dalla nudità del paesaggio, una natura fatta di colori assai inconsueti, come il grigio dell'argilla ed il giallo del solfato, il verde intenso dei campi di grano in primavera, che si tramuta in giallo durante l'estate.

La zona presenta un caratteristico paesaggio collinare, pressoché spoglio di vegetazione, dove si alternano in modo molto suggestivo calanchi e biancane che, a tratti, sembrano costituire un paesaggio lunare. Fin dal Medioevo, questa area era conosciuta nell'insieme con il nome di Deserto di Accona.

L'area, da sempre inospitale, ha mantenuto quasi intatte le originarie caratteristiche ambientali, tanto che ancora oggi risulta difficoltosa la coltura della vite e dell'ulivo. Grazie alle opere irrigue, è possibile la coltivazione di grano e girasoli.




Radicofani

 

Riserva Naturale Lucciola Bella


Crete Senesi, gruppi di biancane nel Deserto di Accona presso Asciano

Radicofani fu per secoli una delle piazzeforti più importanti d'Italia. Oltre alla via Cassia, ha controllato per secoli il confine tra Lazio, Umbria e Toscana (e quindi tra il potere di Siena, Grosseto, Perugia, Orvieto e Viterbo). La Rocca appare da decine di chilometri di distanza, e sembra incombere sul borgo. Ne resta un torrione quadrangolare circondato da resti di fortilizii più recenti. Il tutto è in realtà una ricostruzione moderna su forme medioevali. Radicofani fu costruita infatti ne Duecento, rifatta nel 1565 e abbattuta nel Settecento. Il panorama, chiuso a occidente dall'Amiata, è ricco di dettagli verso il Lazio (dove appare il lago di Bolsena), la Val di Chiana e l'Umbria, e include in giornate serene i monti dell'Appennino Centrale. Prima di scendere al borgo, vale la pena passeggiare nel boschetto di pini che circonda la costruzione, e che richiede attenzione per la presenza di archi, volte e pozzi in parte nascosti dalla vegetazione.

La salita alla fortezza di Radicofani, oltre che in auto, puù essere fatta a piedi in circa 20 minuti. Anche il borgo merita una visita attenta. Il monumento più insigne è la chiesa romanica di San Pietro, del secolo XIII, danneggiata dall'ultima guerra e restaurata nel 1946. L'interno, con i suoi bassi archi gotici, conserva una splendida collezione di terrecotte robbiane e di statue lignee, tra cui spicca una Madonna con Bambino di Francesco di Valdambrino. Alle spalle della chiesa è un piazzale da cui il panorama verso sud eguaglia quello dalla Rocca. Sulla strada principale, la chiesa di 5. Agata, patrona di Radicofani, conserva sull'altare un altro grande dossale in terracotta robbiano, e in sagrestia una statua lignea più recente.

Parco Museo Città Fortificata di Radicofani
Orario Visite: 10.30-19.30 (aperto tutti i giorni)


Ristoranti

Ristorante La Grotta
Piazza sant'agata, 2 - 53040 - Radicofani

Ristorante "Il Pama"
Via della Fortezza 4 - 53040 - Radicofani

La Fattoria
Via del borgo, 4 - Contignano - 53040 - Radicofani (SI)
 


Radicofani, La Rocca


La chiesa di San Pietro

     



Teatro Povero | www.teatropovero.it

Sito Ufficiale del Parco Artistico, Naturale e Culturale della Val D'Orcia | www.parcodellavaldorcia.com

   

La Francigena in provincia di Siena

La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è un itinerario della storia, una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per Roma. Fu soprattutto all'inizio del secondo millenio che l'Europa fu percorsa da una moltitudine di anime "alla ricerca della Perduta Patria Celeste".

La Via Francigena | Da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da San Quirico d'Orcia a Radicofani | Road Book (pdf)

La Via Francigena | Da Radicofani a Acquapendente | Road Book (pdf)

   
     
Questo articolo è basato sugli articoli Pienza, Montalcino dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.




Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia

   

Bagni San Filippo
 
Podere Santa Pia
Podere Santa Pia, giardino
       

Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia
Buenconvento

Massa Marittima
       
       

Amiata a piedi | www.amiataturismo.it

L’antico e ormai spento vulcano del Monte Amiata è situato tra le province di Siena e Grosseto ed è il rilievo vulcanico più settentrionale d’Italia. Il suo profilo a cono, tipico di tutti i vulcani, è la conseguenza di numerose eruzioni avvenute tra i 280 e i 180 milioni di anni fa. Da qui deriva la formazione di enormi ammassi rocciosi di pietra lavica che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Fino a pochi anni fa questo territorio era molto importante per i suoi giacimenti di minerali come il cinabro e il mercurio: fonti essenziali per l’economia amiatina. Anche sorgenti di acqua termale come quelle di Bagni San Filippo e Bagno Vignoni e i gas naturali che fuoriescono nelle zone di Santa Fiora e Piancastagnaio e che vengono usati come fonti di energia, dimostrano l’origine vulcanica di questa montagna. Il Monte Amiata raggiunge il suo punto più alto a 1.738 metri. Adiacente ad esso, a sud-ovest, si osserva la Montagnola (1.571), mentre in direzione sud si erigono il Monte Labbro (1.193), il Monte Civitella (1.107) e il Monte Penna (1.086). I fiumi Albegna, Fiora e Paglia nascono direttamente dall’Amiata. Il fiume Orcia trova la sua via nel lato nord della montagna e dà il nome alla meravigliosa Val d’Orcia.


Da La Foce si gode di una splendida vista delle colline della Val d'Orcia con la sagoma conica di Monte Amiata sul fondo

La Val d’Orcia

La Val d’Orcia è stata inserita dall’UNESCO tra i siti Patrimonio dell’Umanità per la sua bellezza naturale e importanza culturale.   
Attraversata dal fiume Orcia al centro, che le dà il nome, è caratterizzata da gradevoli panorami paesaggistici e da svariati centri di origine medievale, tre dei quali molto noti come Pienza e Montalcino. Albero caratteristico il cipresso, cibi e bevande tipici i Pici, il Pecorino di Pienza, il Brunello di Montalcino e la nuova denominazione del Vino DOC Orcia.

La Val d'Orcia è compresa nei seguenti comuni tutti in provincia di Siena: Castiglione d'Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico d'Orcia.

Tutti i comuni della Val d'Orcia, oltre all'aspetto paesaggistico, sono interessanti anche sotto l'aspetto storico-artistico presentando rilevanze architettoniche di epoca medievale (XI-XIV secolo) e rinascimentale (XV-XVI secolo). Le più importanti sono: a San Quirico d'Orcia (la Collegiata, Palazzo Chigi e gli Horti Leonini); a Pienza (la Cattedrale, la Chiesa di S. Francesco, la Pieve di Corsignano, i Palazzi Ammannati, Piccolomini e Vescovile); a Montalcino (la Rocca, il Palazzo Comunale, la Chiesa di S. Agostino); a Castiglione d'Orcia (la Rocca degli Aldobrandeschi); a Radicofani (la Rocca e le mura medicee).
Tra i piccoli borghi sparsi nella Val d'Orcia si segnalano: i borghi di Monticchiello, Corsignano, Castelluccio e Spedaletto, nel comune di Pienza; Rocca d'Orcia, Campiglia d'Orcia, Ripa d'Orcia e Vivo d'Orcia nel comune di Castiglione d'Orcia; Bagno Vignoni e Ripa d'Orcia nel comune di San Quirico d'Orcia; Castelnuovo dell'Abate nel comune di Montalcino.
Di grande interesse sono poi le testimonianze di architettura religiosa sparse nella valle come il monastero camaldolese di San Piero in Campo; quello olivetano di Sant'Anna in Camprena; e per finire l'opera a carattere religioso più bella di tutta la Val d'Orcia: la meravigliosa Abbazia di Sant'Antimo nel comune di Montalcino.

L'abbazia di San Pietro in Campo, oggi chiesa dell'Ascensione di Gesù, si trova nella località omonima a Pienza. La chiesa attuale è quanto rimane di uno dei più importanti monasteri della zona, ricordato fin dal XI sec.
L'edificio conserva, soprattutto nella parte absidale, le più evidenti tracce della sua origine romanica.
Le prime memorie risalgono al 1031. Dai Benedettini passò ai Camaldolesi nel 1147.

Attualmente dell'antico complesso, molto rimaneggiato, rimangono alcuni resti.
L'ingresso dell'abbazia, che dal prospetto appare di tipo basilicale, è stato chiuso e ne è stato aperto un altro lateralmente.
L'interno ha subito notevoli trasformazioni: sono stati tamponati in particolare due dei tre arconi di sostegno della struttura per ricavare locali adibiti ad altri usi.
Attualmente, oltre alla facciata, della struttura originaria rimane l'abside semicircolare con archetti pensili spartiti da semicolonne del XII secolo, alcune formelle decorate e la porta del Morto posta lateralmente e oggi tamponata.

Abbadia San Salvatore è il centro più grande del Monte Amiata e prende il nome dalla celebre Abbazia. La leggenda narra che Ratchis, Re longobardo, nel suo tragitto verso Roma, si fermò per una battuta di caccia nei boschi dell’Amiata affascinato dalla bellezza del posto. Si racconta che, durante la sosta, il Signore gli apparve sulle fronde di un albero. Il Re longobardo decise così di far costruire la Cripta sul luogo dell’apparizione.

La leggenda è rappresentata negli affreschi della splendida Abbazia dove, come nel Buon Governo del Palazzo Pubblico di Siena, sono dipinti anche esemplari della cinta senese.
Il Centro Storico di Abbadia S. S., completamente intatto ed autentico come un tempo, è caratterizzato dalle irregolari viuzze, i portali in trachite, i suoni e gli odori di un tempo. Camminare per il nostro centro storico è come ritrovarsi nel medioevo. Quando sarete qui, ricordatevi di guardare in altro, verso le finestre delle persone che ci abitano, o attraverso i portoni socchiusi dei loro fondi e cantine a piano strada. Sì perché qui non troverete i classici negozi per turisti come nella maggior parte dei borghi toscani che spesso distolgono l’attenzione dall’originalità dei borghi. Qui c’è un paese vissuto, dove la gente mette a stendere i panni alle finestre, la legna e le damigiane di vino in cantina. Non dimenticate di far caso agli “odori”: quello di mosto (di vino) in autunno, quello dei camini e delle stufe a legna durante l’inverno, quello di sugo (ragù) la domenica mattina.

La vecchia miniera di cinabro ha segnato la storia di Abbadia per quasi un secolo. È stata sfruttata dal 1897 agli anni ‘70, oggi è possibile ripercorrere la sua storia nel museo all’interno della Torre dell’Orologio e vivere l’emozione di una visita dentro la miniera accompagnati dalla saggezza e l’esperienza dei vecchi minatori.

Bagni San Filippo è caratterizzato dai suggestivi depositi calcarei formati dalle calde acque termali solfuree, che a partire dal Medioevo curarono illustri personaggi, fra cui Lorenzo il Magnifico e altri principi della famiglia Medici.

 


Bagno Vignoni



Rocca d'Orcia


Abbadia San Salvatore



Anello di Pienza | 6 km, 3 ore di cammino (soste escluse)

 
Il sentiero parte da Pienza, tocca l’antica Pieve di Corsignano e ci permette poi di gustare appieno il tipico paesaggio della Valdorcia con i suoi campi di grano, spaziando con l’occhio fino al Monte Amiata.
E’ possibile, dopo la passeggiata, visitare Pienza e degustare i prodotti tipici.


Mappa

 
Partendo da Pienza, s’imbocca una carrareccia sino ad arrivare al paese di Montichiello, borgo celebre per aver conservato magnificamente le sue vestigia medioevali e per dar vita al “Teatro Povero”, una forma di rappresentazione teatrale recitata dai contadini del posto. Da Montichiello, si domina non solo la Val d’Orcia, ma anche l’Amiata e la stessa Pienza.

Lungo una panoramica carrareccia posta su un crinale e a metà strada tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, si prosegue verso Montepulciano, la città “Perla del Cinquecento”, passando attraverso i vigneti del Nobile, e inoltrandoci dentro boschi di querce e macchia mediterranea.

L’arrivo è vicino ad una fila di stupendi cipressi, presso il Tempio di San Biagio, opera dell’illustre Antonio da San Gallo Il Vecchio.

Mappa

Walking in Tuscany | Walk around Pienza | Montepulciano - Pienza



Anello La Foce - Vetriana – Monte Cetona


   
Non ci sono molte parole da spendere su questo breve percorso che partendo dalla Fonte Vetriana (746 mslm), che si raggiunge da Sarteano, si sviluppa in un primo tempo in salita per raggiungere il crinale basso del Monte Cetona (1148 mslm).

Trekking in Toscana | Anello La Foce - Vetriana - Monte Cetona

[Fonte: CAI – Sez. Valdarno Superiore]

 

Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio

   
Un percorso in Val D’Orcia che ci permette di apprezzarne completamente le bellezze ed il fascino particolare. Certamente uno degli angoli della Toscana che non possono mancare nel bagaglio di un appassionato camminatore.

Trekking in Toscana | Anello La Foce di Chianciano – Riserva di Lucciola Bella – Palazzone – Castelluccio
 
Radicofani - Contignano - Gallina

 
Da Radicofani si giunge fino a Podere Migliari e da qui si segue il corso del torrente Socenna, che deve essere guadato varie volte. L'itinerario sale sino al Casolare Scansano, attualmente luogo di pastorizia, e continua lungo il crinale tra calanchi alternati a roverella, leccio e ginestra sino a ridiscendere alla confluenza del Socenna con l'Orcia. Attraversando iol fiume sul ponte per il Pero e fiancheggiandolo lungamente si giunge all'altezza della Pieve Romanica di San Piero in Campo (antico monastero) fino a risalire al castello di Contignano e poi sino a Gallina.

 

Da Sant'Antimo a Bagno Vignoni

Sant'Antimo - Castello di Ripa d'Orcia - Bagno Vignoni - [Km 18, tempo di percorrenza 6 ore e 30].

E' un percorso piuttosto impegnativo ma regala panorami stupendi su tutta la Val d'Orcia, costellata di Rocche e paesi fortificati: questa era terra di confine tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio. Il trekking finisce a Bagno Vignoni, il piccolo paese conosciuto da secoli per la sua piazza costituita da una piscina termale, dove, nei secoli, si sono "curati" personaggi illustri quali Santa Caterina.

 
Da Bagno Vignoni, un'immersione nella Val d'Orcia

 
L'anello di Bagno Vignoni | 11 km, 3 ore di cammino

Il sentiero parte da Bagno Vignoni, famoso per le vasche termali al centro del paese, e prosegue al vicino al Parco dei Mulini ad acqua; si scende poi per costeggiare un tratto del fiume Orcia e risalire, attraverso una fitta macchia mediterranea, al panoramico crinale che divide la Valdorcia dalla Val d’Asso. Si giugne a Vignoni alto e sempre su strada panoramica si torna a Bagno Vignoni. E’ possibile effettuare una degustazione di prodotti tipici in una azienda agricola e concludere la giornata con un rilassante bagno nelle vasche tiepide termali.

PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Bagno Vignoni (Ufficio Turistico all’entrata del paese), parcheggio disponibile. (Percorso circolare). LUNGHEZZA: circa 12 Km. DURATA: 4 ore circa.

Il percorso inizia dall’ufficio turistico situato all’entrata di Bagno Vignoni. Imboccare la strada asfaltata in direzione degli agriturismi indicati dal cartello. La strada asfaltata sfocia subito in quella sterrata e arriva a Vignoni Alto dopo circa 40 minuti di salita tra oliveti e vigneti. Ci si lascia Vignoni Alto sulla destra e si prosegue a dritto. Davanti al podere Bellaria c’è un bivio al quale bisogna girare a sinistra in direzione Castello di Ripa d’Orcia. Ora si passa davanti all’azienda agricola Poggio Grande, agli agriturismi Savino e Poderuccio, sempre in direzione Castello di Ripa d’Orcia. Alla fine si giunge davanti a una fonte di acqua potabile: andando a destra si arriva al Castello di Ripa d’Orcia. (È possibile vedere il castello da fuori, in quanto, essendo una struttura ricettiva e quindi proprietà privata, non è aperto alle visite.) Dalla fonte d’acqua il sentiero prosegue: imboccare la strada di sinistra in direzione Bagno Vignoni. Poco dopo si giunge a un altro bivio al quale bisogna mantenersi sulla sinistra e scendere attraverso la macchia lungo un viottolo ghiaioso. Orientarsi con i segnali rossi e bianchi. Una volta giunti a valle bisogna attraversare un ruscello. (Il ponte sospeso alla nostra destra che attraverserebbe il fiume Orcia, deve essere restaurato.) Il nostro percorso prosegue a dritto per la strada principale e ora va in salita. Si giunge poi a un campo. Qui si può prendere la direzione del fiume fino ad arrivare a un altro campo. Qui proseguire per la strada a destra. Continuare a seguire i segni rossi e bianchi fino ad arrivare davanti a una cava di pietra. Attraversata l’ex zona industriale si giunge subito alle cascate di acqua termale di Bagno Vignoni. Salire la scalinata sul pendio per raggiungere il paese e quindi il parcheggio.



 

Bagno Vignini, fonte
Anello di Pietraporciana | 15,5 km, 5 ore di cammino

Percorso ad anello dalla Villa della Foce (Pienza), attraverso la riserva naturale di Pietraporciana e dal piccolo bordo di Castiglioncello del Trinoro, nei pressi di Sarteano.
Il sentiero parte dalla Villa La Foce e prosegue su strada bianca panoramica attraverso campi e boschetti fino al minuscolo borgo di Castiglioncello sul Trinoro, da cui nelle giornate limpide la vista spazia fino a Siena. Si risale al Poggio di Pietraporciana, dove troviamo una sorprendente faggeta fuori quota e varie grotte, per ridiscendere a La Foce, dove possiamo visitare i giardini all’italiana.

 
   
Dal Vivo d'Orcia all'Eremo e all'Ermicciolo fino alle sorgenti del Vivo

 
PUNTO DI PARTENZA E ARRIVO: Vivo d’Orcia (sentiero circolare). LUNGHEZZA: 10 Km circa.
DURATA: 3 ore circa.

L’escursione inizia dall’ufficio postale nel centro di Vivo d’Orcia. Seguire l’indicazione “Contea del Vivo/Eremo” e percorrere la “Via Amiata” che diventa “Via dell’Eremo” e che conduce fuori dal paese. La strada asfaltata finisce in una abetina e immediatamente ci si trova presso un ponte di pietra molto romantico (a sinistra). Attraversare il ponte e quindi il torrente del Vivo e raggiungere la “Contea del Vivo”. Sulla destra si erge l’imponente castello “Contea” della famiglia Cervini, ad oggi ancora abitato dalla famiglia stessa. (Nel corso della passeggiata si può ancora notare, da una certa distanza, una costruzione del tardo medioevo). Passare sotto l’arco e raggiungere il meraviglioso borgo dell’Eremo. Prima della chiesa girare a sinistra attraversando la fila di case e proseguire su un sentiero di rena che conduce fuori dal piccolo Borgo. Al primo bivio prendere la strada a destra. (Eventualmente se il recinto è chiuso, lo si può aprire per passare). Fino ai mesi estivi, qui sul sentiero si intersecano due o tre ruscelli. La strada è in salita e dopo circa 40 minuti si giunge a una strada a sterro. Qui girare a sinistra e proseguire per un breve tratto fino a raggiungere la strada asfaltata (SP 129). Attraversare la strada e prendere il sentiero, che va su nel bosco, tra le indicazioni per Vivo d’Orcia/Abbadia San Salvatore e il segnale di confine delle province di Siena e Grosseto. (Qui inizia una salita di circa 40 minuti). Al bivio tenersi sulla destra e camminare lungo il confine delle province. (Per orientarsi servirsi dell’insegna ATC dell’autorità preposta alla caccia delle province di Siena e Grosseto). All’incrocio seguente dopo circa 20 metri, di fronte a un frammento di roccia che si trova sulla destra del sentiero, andare in alto a sinistra. (Il punto di questo incrocio non è molto chiaro da riconoscere perchè ...FINO ALLA SORGENTE DEL VIVO l’indicazione potrebbe essere coperta da cespugli e ramoscelli!) La strada si biforca ancora una volta e bisogna tenersi sulla sinistra (notare i segni rossi e bianchi su un faggio). La salita finisce definitivamente in un’ ampia strada sterrata, sulla quale si prosegue verso sinistra. (...)

[Fonte: www.amiataturismo.it]


 

Borgo dell'Eremo
e la Chiesa di San Marcello

Montepulciano
Arcidosso
Pienza
     
La Val d'Orcia

Mappe:

Carta dei sentieri e rifugi, fogli n°40 e 41, scala 1/25000, Edizioni Multigraphic.
Pienza - Montalcino - M.Amiata

Copre tutto il Parco Artistico Naturale e Culturale della V. d'Orcia, a cura della Provincia di Siena, scala 1/25000, Edizioni Multigraphic.

Crete Senesi: 1 - Val d'Arbia; Asciano, Buonconvento, Monteroni d'Arbia, Rapolano Terme, S.Giovanni d'Asso, Trequanda

A cura della Provincia di siena, foglio n°517, scala 1/25000, Edizioni Multigraphic.
Crete Senesi: 2 - Crete Senesi; Asciano, Buonconvento, Monteroni d'Arbia, Rapolano Terme, S.Giovanni d'Asso, Trequanda

Multigraphic Val d'Orcia, Kompass nr. 662 Lago trasimeno e Kompass nr. 653 Pienza-Montalcino-Monte Amiata.