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Pietro Perugino, San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro (dettaglio),1478, Chiesa di Santa Maria Assunta, Cerqueto
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Pietro Perugino | San Sebastiano

   
   
Nel 1478 Pietro Perugino continuò a lavorare in Umbria, dipingendo gli affreschi della cappella della Maddalena nella chiesa parrocchiale di Cerqueto, nei pressi di Perugia, dove rimangono solo frammenti. L'opera, per quanto in una realtà provinciale, testimonia la sua crescente notorietà, con commissioni di notevole complessità decorativa. Ne restano un frammento di San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro, il primo esempio conosciuto del santo trafitto dalle frecce che divenne uno dei temi più apprezzati della sua produzione. In quest'opera all'uso della linea appreso a Firenze, unì un'illuminazione tersa, derivata da Piero della Francesca. L'opera fece da modello per numerose repliche per la devozione privata: se ne conoscono una al Nationalmuseum di Stoccolma, una frammentaria all'Ermitage di San Pietroburgo, una al Louvre (1490), una nella chiesa di San Sebastiano a Panicale (1505) e una nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia (1518).

Pietro Perugino | San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro

San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro è un affresco frammentario di Pietro Perugino, databile al 1478 e conservato nella chiesa di Santa Maria Assunta di Cerqueto, in provincia di Perugia.

Nel 1478 Perugino, dopo la fine del periodo formativo alla bottega di Verrocchio a Firenze, si trovava in Umbria dove, con una popolarità sempre crescente, iniziava a rivece commissioni sempre più importanti che culminarono, di lì a poco, nella chiamata a Roma da Sisto IV.
In quell'anno venne chiamato a Cerqueto, nei pressi di Perugia, dove dipinse un ciclo di affreschi di notevole complessità, del quale restano oggi solo dei frammenti, tra cui spicca quello di San Sebastiano, affiancato da altri due santi frammentari, Rocco e Pietro. Anticamente era leggibile la firma e la data "PETRUS PERUSINUS P[INXIT] / A[NNO DOMINI] MCCCCLVIII". La presenza di due santi legati alla protezione dalle pestilenze (Rocco e Sebastiano) rimanda alla fine del pericolo dopo l'epidemia del 1476.

   
   

Descrizione e stile


 

Su di un basamento all'antica in finto marmo, si erge la colonna a cui è legato san Sebastiano, il militare romano condannato per via della sua fede cristiana al martirio tramite crivellatura di frecce. Il soggetto, dalla metà del Quattrocento in poi, permetteva agli artisti di cimentarsi nella rappresentazione anatomica di un nudo secondo i canoni dell'arte classica, che ebbe un notevole successo. Per Perugino si tratta del primo esempio di tale soggetto, caratterizzato da una figura esile e languida soffusamente illuminata, che venne poi replicata in numerosi altri dipinti: se ne conoscono uno al National Museum di Stoccolma, uno frammentario all'Ermitage di San Pietroburgo, uno al Louvre (1490), con una derivazione al Museo d'Arte di São Paulo, uno nella chiesa di San Sebastiano a Panicale (1505) e uno nella chiesa di San Francesco al Prato a Perugia (1518). Il giovane martirizzato non esprime alcun dolore, ma un vaga maliconia nello sguardo trasognato, con un'elegante postura accuratamente bilanciata tra gli scarti a destra (della testa) e a sinistra (del gomito piegato, della gamba protesa in avanti).
Accanto a lui si vedono alcuni frammenti di altri santi, riconoscibili però per la presenza degli attributi tipici: san Rocco, che mostra la ferita nella gamba, e san Pietro, col tipico manto giallo e un pezzo delle chiavi del paradiso. lo sfondo mostra una cornice marmorea oltre una specchiatura in finto marmo verde.
I santi sono rappresentati con una forte valenza plastica, sottolineata dai piedi che sporgono, gettando ombra, dal cornicione della base. Il san Pietro ha un panneggio modellato con vigore dalla luce tagliente, che dà l'effetto "bagnato" appreso alla bottega del Verrocchio, ma sicuramente più originale è la figura di Sebastiano, che guarda in alto, con quella posa languida e sospesa che divenne, proprio a partire da quegli anni, una delle caratteristiche più tipiche dell'arte di Perugino. I giochi lineari appresi a Firenze, ben visibili nel panneggio svolazzante del perizoma di Sebastiano, sono inoltre fusi con una luce tersa derivata da Piero della Francesca.

 

Pietro Perugino, San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro, 1478, Chiesa di Santa Maria Assunta, Cerqueto
Pietro Perugino, San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro,1478, Chiesa di Santa Maria Assunta, Cerqueto
Pietro Perugino, San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro (dettaglio),1478, Chiesa di Santa Maria Assunta, Cerqueto

 

 
Pietro Perugino, San Sebastiano, 1495 circa, Louvre, Parigi


San Sebastiano è un dipinto a olio su tavola di quercia (176x116 cm) di Pietro Perugino, databile al 1495 circa e conservato nel Museo del Louvre a Parigi.

La tavola è forse quella indicata nell'inventario della collezione Barberini a Roma nel XVII secolo. Come noto tale collezione venne dispersa ed esportata all'estero nel XIX secolo. Il San Sebastiano venne acquistato dal Louvre nel 1896.


Descrizione e stile

Il martirio di san Sebastiano, militare romano condannato per via della sua fede cristiana alla crivellatura di frecce, avviene al di sotto di una loggia classica, con pilastri decorati da grottesche (precocemente viste dall'artista a Roma) e con richiami alla rovina dell'edificio (una volta e un pilastro rotti a sinistra), che ricordano la fine del mondo pagano in cui la scena è idealmente ambientata; oltre la transenna marmorea dello sfondo, dove converge il pavimento a riquadri scorciato in prospettiva, si apre un dolcissimo paesaggio di colline punteggiate da sottili alberelli, che sfuma delicatamente in lontananza per effetto della foschia.

Il santo campeggia in primo piano al centro del dipinto, creando una composizione fortemente simmetrica. È legato a una colonna di porfido rosso e il suo corpo nudo ha un modellato di una bellezza ideale ispirata sicuramente alla statuaria antica, come il Doriforo di Policleto. A parte il sottile e semitrasparente perizoma, il santo è nudo, con lo sguardo rivolto languidamente al cielo secondo uno schema ormai ben consolidato nell'arte del pittore, conosciuto per la prima volta nell'affresco di San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro di Cerqueto, presso Perugia.

In basso la tavola presenta l'iscrizione "SAGITTAE. TUAE.INFIXAE. SUNT. MICHI", dal Salmo 37.

L'illuminazione è chiara e dolcemente soffusa, sia nel paesaggio, che schiarisce verso l'orizzonte secondo l'esempio fiammingo filtrato dai fiorentini, sia nel modellato del corpo, reso con un'attenzione anatomica di grande realismo.

Esiste una versione pressoché identica dell'opera nel Museo d'Arte di San Paolo in Brasile, dove mancano solo l'iscrizione e le architetture in rovina, ritenuta generalmente una copia autografa dell'artista di una decina d'anni successiva.

 

Pietro Perugino, San Sebastiano,
1495 circa, Louvre, Parigi

 

 

Martirio di san Sebastiano, 1505, affresco, Panicale, chiesa di San Sebastiano


Pietro Perugino, Martirio di san Sebastiano (dettaglio), 1505, affresco, Panicale, chiesa di San Sebastiano


Il Martirio di san Sebastiano, conservato nella chiesa di San Sebastiano a Panicale, è un affresco databile al 1505.
La Chiesa di S. Sebastiano, nota per la presenza dello straordinario affresco del Perugino dedicato al Martirio di S. Sebastiano (1505) restaurato alla fine degli anni ’80, capolavoro che colpisce per la trasparenza dei colori e la creazione di uno spazio che sembra infinito. Il paesaggio rappresentato sullo sfondo, con il lago e le dolci colline è molto simile a quello che si ammira appena fuori l’edificio. All’interno della stessa chiesa vi è custodito un affresco staccato, della Scuola del Perugino, una Madonna in trono con Bambino ed Angeli musicanti, probabilmente opera dello Spagna ed originariamnte appartenete alla Chiesa di s. Agostino (vedi alcune foto: foto1 - foto2 - foto3).

Il martirio di san Sebastiano, militare romano condannato per via della sua fede cristiana alla crivellatura di frecce, avviene in una specie di piazzale porticato, con una serie di solenni archi all'antica sullo sfondo e un pavimento a riquadri in prospettiva, al centro del quale si trova un ampio basamento dove Sebastiano è legato a una colonna, mentre tutt'intorno, in bilanciate posizione simmetriche, quattro aguzzini stanno colpendolo con le frecce. In alto, sotto una sorta di timpano decorato da bassorilievi dipinti, si trova il Padre Eterno circondato da due angeli, da cherubini e serafini entro un nimbo luminoso, benedicente il santo che gli rivolge lo sguardo.
Numerosi sono gli elementi tratti dall'architettura classica, anche se reinterpretati con fantasia. In lontananza, oltre gli archi, si distende un dolcissimo paesaggio che sfuma a perdita d'occhio secondo le leggi della prospettiva aerea. San Sebastiano è raffigurato in maniera ormai convenzionale, col corpo seminudo elegantemente bilanciato in una posa "a contrapposto", ispirata alla statuaria antica. Il movimento degli arcieri, con i due angeli che sembrano accorrere, è l'unico accenno di movimento nella scena che altrimenti risulta dominata da un senso di pacata tranquillità, alla ricerca di una forma idealmente perfetta.
 


Martirio di san Sebastiano, 1505, affresco, Panicale, chiesa di San Sebastiano

 

 
Pietro Perugino, Martirio di san Sebastiano (dettaglio), 1505, affresco, Panicale, chiesa di San Sebastiano
 
 
   
   

[1] 'Pietro Vannucci, detto il Perugino nasce a Castel della Pieve, l’attuale Città della Pieve, tra il 1442 e il 1550; la data non è certa perché i documenti che certificano l’anno di nascita sono contradditori.

Il padre, Ser Cristoforo di Pietro Vannucci, un personaggio importante in quanto priore della città e massima autorità delegata al mantenimento della pace, e la madre, Lucia di Giacomo di Nunzio Betti, misero al mondo una numerosa prole: ben otto figli di cui Pietro era il maggiore.

Castel della Pieve, all’epoca, era considerata un distretto di Perugia ed essendo, Pietro Vannucci, vissuto molto tempo nella sua cittadina fu considerato da tutti perugino, donde il suo nome.

Formatosi a due grandi scuole, quella indiretta di Piero della Francesca ad Arezzo – che aveva lasciato un segno tangibile di sé nell’ambiente umbro-marchigiano – e quella fiorentina di Andrea del Verrocchio, di cui il Perugino fu allievo nel periodo 1470-72, l’opera del Perugino rappresenta uno dei punti più alti di quel tentativo di sintesi dei maggiori risultati raggiunti dai maestri della prima generazione rinascimentale.

Ragazzotto dall’aspetto rozzo, goffo ma molto ambizioso, dal carattere rissoso e collerico ma sottomesso con i potenti, artista bestemmiatore, ateo, agnostico - lo rimarcò il Vasari: "… fu Pietro persona di assai poca religione …" - nella sua pittura si manifestò disegnatore sublime e chiaroscurista accurato, abile e raffinato, creò superbi angeli, santi e madonne di tipica espressione dolcissima e calma, cui si ispirò Raffaello, suo discepolo.

Furono sue caratteristiche la grazia, la soavità e la purezza del disegno, il fascino delle teste di giovani e di donne, l’armonia degli atteggiamenti e dei movimenti, lo splendore del colore, l’eleganza delle architetture.

Fosse indotto all’ipocrisia per avere una vita ricca, comoda e facile? Se la risposta è affermativa è semplice dedurre che ci riuscì molto bene perché Vasari scrisse: "… per denari arebbe fatto ogni male contratto …" e Pietro Vannucci divenne benestante.

I dipinti giovanili (le Madonne dei musei di Parigi, Londra, Berlino; alcuni dei pannelli con Storie di San Bernardino, Perugia, Pinacoteca, ecc….) rivelano l’assimilazione delle luminose, nitide atmosfere di Piero della Francesca in un gusto più descrittivo e ornato (Presentazione di Gesù al Tempio, Roma, Collezione Morandotti), sul quale agiscono anche gli insegnamenti del Verrocchio sopratutto per quanto riguarda la dimensione che diventa più monumentale e il trattamento della luce e della materia che diventano più raffinate e sensibili.

La fama del Perugino si accrebbe notevolmente dopo gli importanti incarichi ricevuti da Sisto IV alla corte papale a Roma, dove fu presente dal 1478 per affrescare la cappella della Concezione in San Pietro; dei dipinti rimangono solo alcuni frammenti.

Nel 1481-82 lavora alla decorazione ad affresco della Cappella Sistina, accanto al Botticelli, al Ghirlandaio, al Rosselli (Storie di Mosè, Storie di Cristo, tra cui la celebre Consegna delle chiavi a Pietro, che ebbe valore propositivo non solo per il giovane Raffaello ma per una parte notevole della cultura contemporanea).

In quegli anni Perugino è un artista lanciato e la sua fama è in costante crescita non solo in Italia ma anche all’estero, in particolare in Francia e in Spagna.

Le richieste delle sue opere aumentano talmente da non riuscire a rispettare gli impegni assunti e le scadenze prestabilite, deludendo i committenti che molto spesso gli revocano l’incarico riservandolo ad altri artisti.

La fama e la ricchezza fanno molto spesso riaffiorare l’indole rissosa e rozza dell’artista tanto che in una notte d’inverno del 1486, a Firenze, insieme ad un balordo, suo collega pittore di Perugia, un certo Aulista d’Angelo picchiano un uomo. Entrambi saranno condannati, Aulista, verrà frustato e imprigionato; Perugino, reo confesso, artista di alta fama, ma soprattutto protetto dalla potente famiglia dei Della Rovere se la caverà soltanto con una multa e senza che la condanna sminuisca, in qualche modo, il giro delle sue commesse.

Presso Assisi dipinge nella cappella della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli la Crocifissione; a Firenze realizza tre tavole per i frati di San Giusto alle mura; per le monache di Foligno realizza Il Cenacolo nell’ex convento di Sant’Onofrio e per la Chiesa di Santa Maria del Cestello la Visione di San Bernardo (ora a Monaco, Alte Pinakothek).

Nel 1490 entra a far parte dell’équipe di Lorenzo il Magnifico lavorando accanto a Botticelli, Ghirlandaio e Filippino Lippi, nella Villa dello Spedaletto a Volterra; artisti, questi, che aveva già incontrato a Roma, quando con loro aveva collaborato ai dipinti della Cappella Sistina.

L’ambiente culturale mediceo rappresenta un polo intellettuale di altissimo rango, vi partecipano i più alti nomi della cultura, della letteratura, della lirica, … che insieme al Magnifico imprimono un gusto raffinato, umanistico, sofisticato a tutto ciò che ruota in quell’ambiente.

Il Perugino si adegua subito e con Apollo e Dafni evade dal consueto repertorio religioso per dedicarsi alla perfetta inquadratura prospettica e alla evocazione romantica del tenero paesaggio umbro, collocando, con calibrata armonia, le figure assorte e contemplative, atteggiate secondo ritmi di grazia ed eleganza.

Nel 1493 Perugino sposa Chiara la bellissima e giovanissima figlia di Luca Fancelli, il famoso architetto fiorentino di Palazzo Pitti.

La dote della moglie, rigorosamente depositata presso il Monte delle Graticole a tassi di interesse di molto vantaggiosi, la aumentata produzione di dipinti che Perugino diffonderà in tutta l’Italia centrale, prima, e settentrionale, poi, lo arricchiscono sia finanziariamente e sia stilisticamente fino a raggiungere una purezza di forme e colori precorrente il classicismo del Cinquecento, quello di Raffaello che di Perugino fu l’allievo più importante.

La vasta attività dell’artista nel periodo a cavallo del secolo, aiutato anche dalla sua scuola che annoverava tra gli allievi, oltre a Raffaello, anche Pinturicchio, Ghiberti, ecc., presenta i massimi risultati della sua arte poetica (Apollo e Maria, Parigi, Louvre; Visione di San Bernardo, Monaco, Alte Piakothek; Affreschi del Collegio del Cambio a Perugina, 1497-1500, ecc…).

Anche la ritrattistica con figura a mezzo busto su uno sfondo di paesaggio sfumato o di profilo su sfondo scuro dimostrano le capacità altissime dell’artista di una pittura fine e meticolosa da toccare la perfezione soprattutto nei dipinti di piccolo formato.

La grande fortuna di questo suo stile così profondamente armonico, particolarmente evidente nelle composizioni sacre ripetute all’infinito, inaridì l’attività successiva del Perugino in una ripetizione invariata e costante di argomenti, da cui si stacca solo qualche raro esempio, come il raffinatissimo pannello con la Lotta tra Amore e Castità, eseguito per lo studiolo mantovano di Isabella d’Este (e ora al Louvre) ma che per i ritardi di consegna, le lunghe lettere, anche minatorie, gli equivoci e le prese di posizione sia dell’artista e sia della marchesa mantovana risultò deludente per Isabella perchè privo di quel fascino che incanta lo spettatore; conseguenza fu che gli altri tre quadri dello studiolo andarono commissionati a Lorenzo Costa e al Correggio.

Da questo momento inizia il periodo della stanchezza, Perugino, si accorge che la sua fama sta declinando, altri nomi si affacciano alla ribalta dell’arte: Fra’ Bartolomeo e Andrea del Sarto, Leonardo che propongono opere nuove, anche i suoi allievi come il Pinturicchio, Andrea d’Assisi detto l’Ingegno, Eusebio di San Giorgio e, soprattutto, Raffaello.

Toccato nell’orgoglio, sposta la sua attività da Firenze a Perugia dove apre una bottega ma i tempi e lo stile sono cambiati; cercherà di produrre opere per riconquistare il terreno perduto ma le commesse importanti non arrivano più; il gusto è cambiato e la ripetizione illimitata è destinata a venire a noia.

Nel 1508, il Papa Giulio II, protettore da sempre di Perugino, nel tentativo di reinserire l’ormai anziano pittore nella decorazione di alcune stanze del palazzo papale, lo convoca a Roma per inserirlo nell’équipe formata da Luca Signorelli, Baldassarre Peruzzi, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Bartolomeo Suardi detto il Bramantino e altri ma il progetto svanisce per mancanza di un accordo generale. Il Papa taglia corto: chiude i rapporti con tutti e commissiona il lavoro a Raffaello.

Episodi analoghi, Perugino, ne subirà ancora; Firenze ormai è diventata estranea, a volte anche ostile; vi si reca solo per riscuotere gli interessi sulla dote della moglie; la sua vita è limitata a Perugia, dove ricopre cariche pubbliche e, dopo aver chiuso la sua bottega, si dedica alla compravendita immobiliare e alla ricerca di commissioni presso confraternite e parrocchie di campagna per le quali effettua numerose opere che ormai hanno perduto l’estro e l’ambizione figurativa di un tempo.

A Fontignano, un borgo a pochi chilometri da Perugina, nel 1523, viene colpito dalla peste e muore lasciando incompiuti un dipinto dedicato alla Madonna con il Bambino e un grande affresco dedicato al Presepe, entrambi per l’oratorio dell’Annunziata; quest’ultimo, staccato nell’Ottocento, si trova ora al Victoria and Albert Museum di Londra.

Malgrado avesse lasciato nel testamento la sua volontà di essere sepolto nella tomba che aveva acquistato, nel luglio del 1515, per sé e per i suoi famigliari, presso la Chiesa della Santissima Annunziata a Firenze, essendo morto di peste, fu sepolto in tutta fretta in aperta campagna.

Solo due anni più tardi la moglie si prodigherà per traslare i resti nella Chiesa di Sant’Agostino a Perugia, ma ciò non avverrà.'
[Fonte: PERUGINO: Meglio maestro d’Italia | www.correrenelverde.it]


Bibliografia

Vittoria Garibaldi, Perugino. Catalogo completo. Octavo, Firenze 2000
Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004


Scheda nel sito ufficiale del museo | www.louvre.fr

Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino in Firenze

 

Pietro Perugino, Self-portrait, 1497-1500, Collegio del Cambio, Perugia.
Pietro Perugino, autoritratto dall'affresco del Collegio del Cambio a Perugia, 1497–1500,
Collegio del Cambio, Perugia


Perugino, S. Antonio da Padova e San Sebastiano, 1476-1478

La Pala di Vallombrosa


Pietro Perugino, Trasfigurazione



Madonna col Bambino in trono, 1522, affresco, 135x67,5 cm, Fontignano, Oratorio dell'Annunziata


Podere Santa Pia è situato nello splendido scenario delle colline del valle d'Ombrone nel cuore della Maremma. Se amate la natura dolce e selvaggia la vostra meta è la Maremma Toscana. La regione è caratterizzata da colline armoniose dove si respira un'atmosfera rilassante. Innumerevoli parchi naturali presenti e ogni città, paese o borgo è una miniera di storia e cultura che non mancherà di stupirvi.

Il territorio Doc Montecucco, si trova compreso tra la Maremma toscana e le pendici del Monte Amiata, in posizione limitrofa a quella dell’areale di produzione di un altro rinomato vino toscano: il Brunello di Montalcino.
L'architettura di Montalcino, dominata dalla mole pentagonale della Rocca con le sue torri, è di impronta senese. Fin dal lontano Quattrocento, Montalcino è conosciuta per la produzione dei suoi eccellenti vini, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Dopo aver visitato Montalcino e degustato il vino nelle migliori cantine della zona, si può scegliere di fare un giro nei dintorni, magari sconfinando in Val d'Orcia.

Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia


     
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La vicinanza del Monte Amiata e Podere Santa Pia
 
Il Trasimeno rende il nome dal Lago Trasimeno e si trova al confine tra Umbria e Toscana. Comprende il territorio di otto comuni: Cittˆ della Pieve, Paciano, Panicale e Piegaro, suggestivi centri storici collinari, Castiglione del Lago, Magione, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno, antiche cittadine poste sulle rive del Lago.

Goethe, nel viaggio verso Roma scrisse: “in un mattino vista del lago straordinariamente amena: mi sono ben impresso nella mente quelle visioni”.

PIETRO PERUGINO E IL PAESAGGIO DEL TRASIMENO

Il progetto, parte di un vasto programma di valorizzazione delle risorse culturali e ambientali del territorio del Trasimeno, è coordinato dalla Comunità Montana Associazione dei Comuni “Trasimeno – Medio Tevere” ed ha avuto il sostegno del Gruppo di Azione Locale “Trasimeno – Orvietano”. In particolare è stato individuato un itinerario per far conoscere le opere d’arte prodotte in un periodo storico molto importante per l’area del Trasimeno, che si snoda lungo le strade che meglio consentono di godere dei panorami che le hanno ispirate e che vengono evocati specialmente nelle opere di Pietro Perugino. Intorno al percorso, un gruppo di imprese si è organizzato per offrire ai visitatori un insieme coordinato di servizi volti a facilitare la visita dei territori interessati e a conoscerne, oltre alle ricchezze artistiche e ambientali, anche la cultura, le tradizioni, le produzioni tipiche e di qualità, e l’enogastronomia.

PERCORSO D’AUTORE

Pietro Vannucci detto “Il Perugino” si è ispirato per i suoi celebri paesaggi alle visuali che si possono godere percorrendo l’itinerario che da Città della Pieve conduce al Trasimeno passando per Paciano, Panicale, fino a Castiglione del Lago.





Panicale

Il percorso, segnato dalle opere del Maestro e della sua Scuola, immerso in quel paesaggio di dolci colline con vista sul Lago Trasimeno e più oltre sull’ampio spazio della Valdichiana che si apre verso l’orizzonte, emoziona per la maestosità ed insieme per l’armonia e la serenità offerta da questa visione. Il Vannucci non ha rappresentato delle angolazioni reali ma la visita delle sue opere in questo itinerario sottolinea lo stretto rapporto tra natura e creazione artistica tanto che il paesaggio del Trasimeno, consegnato definitivamente dal Perugino alla Storia dell’Arte e della Letteratura, è diventato così nell’immaginario del viaggiatori la quintessenza del paesaggio italiano.
Il percorso evidenzia anche una importate produzione pittorica del Manierismo tosco-romano che vede come protagonisti artisti quali Niccolò Circignani detto “Il Pomarancio”, il figlio Antonio, Salvio Savini, Arrigo Fiammingo, Giovanni Antonio Pandolfi. I luoghi di visita compresi nel percorso sono: Città della Pieve: Cattedrale, Palazzo della Corgna, Oratorio di Santa Maria dei Bianchi, Santa Maria dei Servi, San Pietro Paciano: San Giuseppe, Santuario della Madonna della Stella Panicale: San Sebastiano, San Michele Arcangelo, Santuario della Madonna di Mongiovino Castiglione del Lago: Santa Maria Maddalena, Palazzo della Corgna, Rocca del Leone Un biglietto unico consente l’accesso a tutti i luoghi di visita. Sono possibili visite guidate ed è inoltre disponibile una guida del percorso.
[Fonte: Panicale Turismo - Cultura, eventi al Lago Trasimeno - Perugia Umbria | www.panicaleturismo.it]

 

 

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