Cattedrale dei Santi Pietro e Donato

Santa Maria della Pieve

Basilica di San Francesco

Chiesa di San Domenico


Bargello Museum

Battistero di San Giovanni

Churches, cathedrals, basilicas and monasteries of Florence

Galleria dell'Accademia

Loggia dei Lanzi

Loggia del Bigallo (Museo del Bigallo)

Chiesa di Ognissanti

Palazzi in Florence

Palazzo Davanzati

Palazzo Medici Riccardi

Palazzo Pitti

Palazzo Rucellai

Palazzo Strozzi

Palazzo Vecchio

Piazze in Firenze

Ponte Vecchio

San Lorenzo

San Marco

San Miniato al Monte

Santa Croce

Santa Maria del Carmine

Santa Maria del Fiore (Duomo)

Santa Maria Maddalena dei Pazzi

Santa Maria Novella

Basilica di Santa Trinita

Santissima Annunziata

Uffizi Gallery

Vasari Corridor


Camposanto Monumentale

San Paolo a Ripa d'Arno

San Pietro a Grado


Chiesa Collegiata (Duomo)



Palazzo Pubblico






 

             
 





Pietro Perugino, Compianto su Cristo morto (Giuseppe d'Arimatea (dettaglio), 1495, olio su tavola, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina
Travel guide for Tuscany
       
   

Pietro Perugino in Firenze

   
   

Per assolvere a tutte le commissioni artistiche che gli provengono da ogni parte d'Italia, apre due botteghe, a Firenze e a Perugia, mettendo all'opera il suo talento organizzativo ed imprenditoriale più che quello artistico. [1]

“Ciò che noi definiamo classicità fu moda, tendenza, ma anche ricerca del sublime (…) Il Perugino è stato un momento, forse tra i più raggiunti, di questa ricerca. E davanti alle sue tavole anche noi restiamo, in punta di piedi, colpiti dalla grazia, rapiti in una spirale di flauti verso i lidi dell'ascesi”. Così lo studioso Carlo Castellaneta descrive l’opera del pittore umbro. Il raffinato artista, formatosi presso la bottega del Verrocchio, coglie immediatamente le suggestioni dell’arte di Piero della Francesca, traendo da esse il senso delle linee nitide. A ciò egli aggiunge la solarità tipica dei pittori fiamminghi. Da un giovane Leonardo Da Vinci, suo compagno di studi, Perugino mutua la conquista dello spazio atmosferico e una profonda coscienza del paesaggio. Tutti questi caratteri divengono in lui tratti distintivi e unici, rielaborati ed interpretati secondo un gusto che, dalla metà del Quattrocento ai primi del Cinquecento, fece scuola e influenzò grandi autori.[1]
Verso la fine del Quattrocento Perugino realizza opere per committenti fiorentini, tra le quali la Madonna che appare a San Bernardo (1493), il ritratto di Francesco delle Opere (1494), il Compianto su Cristo Morto (1495), la "Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1495-96), la grande pala di Vallombrosa (Firenze, Galleria degli Uffizi, 1500), il polittico dell'Annunziata (Firenze, Galleria dell'Accademia, 1505-07).

 

1 La chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi

2 Chiesa della SS. Annunziata

3 Galleria dell'Accademia | Sala del Colosso

4 L'Ultima cena nel Convento di Fuligno, il Cenacolo di Fuligno

5 Galleria degli Uffizi

6 La basilica di Santa Croce

7 La chiesa di San Salvatore al Monte

8 Perugino a Palazzo Pitti

9 La chiesa di Santo Spirito

   
   


1 La chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi


Pietro Perugino, Crocifissione, 1495, affresco, convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, Firenze

Intorno alla metà del secolo XIII venne fondato il primo nucleo del complesso: il monastero femminile benedettino detto delle Convertite. Nel corso del Trecento il complesso passò ai Cistercensi che in seguito fecero ricostruire la chiesa su progetto di Giuliano da Sangallo e si occuparono della sua decorazione. Nel 1493 Dionigi Pucci e sua moglie Giovanna commissionarono al Perugino la grande Crocifissione nella Sala Capitolare. L'affresco è la più grande opera di Perugino a Firenze.
La sala capitolare, coperta da volte a crociera sorrette da peducci addossati alla pareti, impose una tripartizione della decorazione in tre parti al di sotto delle arcate, dove il Perugino stesso impostò un'intelaiatura architettonica prospettica con un gradino, pilastri e semicolonne, la cui veduta è perfezionata da un punto di vista centrale sul lato opposto della stanza. La Crocifissione occupa la parete est, mentre il San Bernardo accoglie il Cristo che si stacca dalla croce si trova separato, sulla parete nord.
L’artista utilizzò la struttura architettonica esistente (le tre arcate, i quattro peducci della volta a vele) per costruire una scena unitaria sulla quale sono inserite le figure: S. Bernardo e la Vergine a sinistra, Cristo crocifisso con la Maddalena al centro, S. Giovanni e S. Benedetto a destra. Lo straordinario accordo cromatico del paesaggio, giocato sui toni del verde e dell’ocra, l’invenzione di una spazialità nuova derivante dall’uso attento del colore, lasciano supporre che l’opera venne eseguita dal pittore umbro al suo ritorno da un viaggio a Venezia dove poté conoscere e sperimentare la pittura tonale. È altresì vero che tali effetti sono stati accentuati dalla rapidità con cui il Perugino eseguì l’affresco, come mostrano la stesura del colore a grandi brani e l’esecuzione a tratteggio dei panneggi. Nella stessa Sala Capitolare si conservano anche l’affresco e la sinopia con S. Bernardo accoglie il corpo di Cristo, eseguite da un allievo del Perugino.

Pietro Perugino | Crocifissione

La scheda ufficiale di catalogo www.polomuseale.firenze.it

'Don Antonio Brilli riferisce che l'affresco venne commissionato il 20 novembre 1493, da Dionigi e Giovanna Pucci, devoti della chiesa e che fu terminato il 20 aprile 1496 da "Mastro Piero della Pieve a Chastello perugino" che ricevette in pagamento 55 ducati d'oro. Ricordato dalle fonti cinquecentesche, se ne perde poi memoria quando il convento nel 1628, passa alle monache carmelitane di S. Maria degli Angeli e diviene di clausura. A partire del 1867, quando le monache abbandonarono il convento, si ebbe la piena riscoperta critica dell'affresco. La scelta dei Santi Benedetto e Bernardo, appartenenti all'ordine benedettino, affrescati ai lati della Crocifissione è motivata dall'ubicazione del dipinto in un convento appartenente all'ordine cistercense.'

 


San Benedetto
Chiesa e convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi

 
La Chiesa intitolata a Santa Maria Maddalena de' Pazzi fu costruita, insieme all'annesso convento benedettino nel 1257. Il convento fu a lungo luogo di ricovero per i penitenti, finché l'intero complesso non divenne dimora dei frati Cistercensi prima, delle suore Carmelitane in seguito e infine degli Agostiniani.
Nel 1479 vennero iniziati i lavori di ampliamento, eseguiti da Giuliano da Sangallo. Della grande struttura conventuale oggi è visibile il Chiostro, anch'esso opera di Giuliano da Sangallo, e altri ambienti della chiesa. Tra essi la Cappella Neri affrescata da Bernardino Poccetti e la Cappella Maggiore progettata da Ciro Ferri nel 1677.
Dalla sacrestia, attraverso la cripta, si accede alla Sala Capitolare del Convento che ospita la il grandioso affresco della Crocifissione, commissionato dalla famiglia Pucci a Pietro Perugino che lo realizzò tra il 1493 e il 1496.
Il dipinto raffigura tre scene che occupano una parete intera suddivisa dalle arcate e dalle colonne dipinte che seguono le volte del soffitto. Al centro il Cristo in Croce con ai piedi la Maddalena; a destra San Giovanni evangelista e San Benedetto; a sinistra San Bernardo e la Vergine Maria.
L'opera, di grande compostezza, equilibrio e delicatezza cromatica, si data intorno al 1495.

Borgo Pinti sfocia nell'ellittico piazzale Donatello: qui si eleva uno dei cimiteri dei cristiani di professione protestante, detto il ‘Cimitero degli Inglesi'.

CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA DE’ PAZZI | Firenze | Santa Maria Maddalena dei Pazzi
Borgo Pinti, 58
Orari di apertura: dal lunedì al sabato h 10.00-12.00/15.30-17.00 Domenica h 10.00-11.00 /15.30-18.00
Autobus C, 6, 31, 32

 
Chiesa e convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi
Chiesa e convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi


2 Chiesa della SS. Annunziata


Pietro Perugino, Assunzione della Vergine (dettaglio), SS. Annunziate, Flirenze


Nel marzo del 1506, di nuovo a Firenze, Perugino attende alla Crocifissione per S. Agostino di Siena, riceve le commissioni per la Madonna in Gloria per il Duomo (1507) e per la Madonna e santi di Londra (1507), e porta a termine il Polittico dell’Annunziata (1507) lasciato incompiuto da Filippino Lippi.

Fondata nel 1250 dai frati dell’ordine dei Servi di Maria, la basilica è considerata un vero e proprio museo della storia dell’arte fiorentina del Cinquecento. Al suo interno si conservano, infatti, capolavori dei grandi maestri, compreso il Perugino, autore dell’Assunzione della Vergine collocata sull’altare della quinta cappella a sinistra nella navata.
La tavola venne eseguita nei primi anni del Cinquecento per un grande apparato decorativo che era stato commissionato a Baccio d’Agnolo e a Filippino Lippi dai Serviti per ornare l’altare maggiore della chiesa. Alla morte del Lippi, nel 1504, l’incarico venne affidato a Perugino che terminò la tavola con la Deposizione oggi all’Accademia, dipinse la grande tavola dell’Assunzione ed almeno altre sei tavole di dimensioni minori finite sul mercato antiquario ed oggi conservate in vari musei. Infatti, nel 1546 i due dipinti principali vennero spostati e successivamente tutto l’apparato decorativo fu smontato e sostituito da un ciborio d’argento tuttora visibile.

Arte in Toscana | Filippino Lippi e Pietro Perugino | Polittico dell'Annunziata

 


Assunzione della Vergine, 1504-1507, SS. Annunziate, Flirenze

La Chiesa della SS. Annunziata

   

La Chiesa della SS. Annunziata, sorta sul preesistente oratorio dei Servi di Maria (1235) e iniziata nel 1440 da Michelozzo e Pagno Portigiani, venne poi riveduta dall'Alberti che vi lasciò la famosaTribuna.

Dalla facciata, ornata dalle armi di papa Leone X de Medici affrescate dal giovane Pontormo, si accede a tre ambienti: a destra la Cappella dei Pucci o di San Sebastiano; a sinistra il Chiostro dei Morti, ampio e affrescato fra gli altri da Andrea del Sarto (Madonna del Sacco); al centro il Primo Chiostro, o Chiostrino dei Voti, edificato da Michelozzo e totalmente affrescato dai maestri della pittura fiorentina manierista del primo '500: Rosso Fiorentino, Pontormo, Franciabigio e Andrea del Sarto.

L'interno, disegnato dall'Alberti ma ricoperto da una fastosa decorazione barocca, è composto di una sola navata dall'ampia cupola. Il soffitto barocco è opera di P.Giambelli su disegno del Volterrano (sec. XVII). Le cappelle laterali ospitano affreschi di Andrea del Castagno, un'Assunta del Perugino, una Resurrezione del Bronzino, sculture del Giambologna e, nel transetto, una Deposizione in marmo di Baccio Bandinelli.

Entrando, sulla sinistra, si trova un tempietto marmoreo disegnato da Michelozzo (1448-61) in onore dell'affresco dell'Annunciazione, opera esposta ai fedeli ogni anno il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione appunto. Il viso di Cristo nella reliquia è opera di Andrea del Sarto.

Nelle cappelle della navata sinistra possiamo ammirare il Padre Eterno con San Girolamo e la Trinità di Andrea del Castagno. Dal Chiostro dei Morti si accede alla Cappella di San Luca, protettore dei pittori, in cui giacciono Cellini, Pontormo, Franciabigio, Bartolini ed altri maestri.

BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA
Piazza SS. Annunziata
Orari di apertura: h 7.30-12.30/16.00-18.30
Autobus C, 6, 11, 17, 32

 


La Piazza della Santissima Annunziata


Basilica dell'Annunziata

 

3 Galleria dell'Accademia | Sala del Colosso


Filippino Lippi e Pietro Perugino, Polittico dell'Annunziata, 1504-1507, Galleria dell'Accademia e basilica della Santissima Annunziata, Firenze

Nelle collezioni dell’Accademia si conservano preziose opere d’arte in gran parte provenienti dall’Accademia di Belle Arti, dall’Accademia del Disegno e da conventi soppressi. La Deposizione dalla croce fu commissionata a Filippino Lippi dai Serviti della Santissima Annunziata come parte integrante di un apparato decorativo composto da più dipinti inseriti in una struttura architettonica. Rimasta incompiuta alla morte dell’artista, nel 1504, la Deposizione venne completata da Pietro Perugino che si ispirò ad un tema iconografico fiorentino già sperimentato dal Beato Angelico nel convento di San Marco e realizzò autonomamente gli altri dipinti, in gran parte dispersi in varie collezioni, anche private (vedi n. 3). Nella stessa sala è collocata anche l’Assunzione della Vergine, dipinta dal Perugino per l’altare maggiore della chiesa dell’abbazia di Vallombrosa, situata appena fuori Firenze. Fu eseguita nell’anno 1500, come indica l’iscrizione posta in basso sulla tavola (PETRUS PERUSINUS PINXIT AD MCCCCC) ed era racchiusa all’interno di una struttura a guisa di tabernacolo, con una inquadratura architettonica e con un basamento decorato che ospitava le Storie di S. Giovanni Gualberto, oggi perdute, e i due ritratti dei committenti dell’opera, conservati agli Uffizi.

Filippino Lippi e Pietro Perugino | Polittico dell'Annunziata

 
Filippino Lippi e Pietro Perugino, Polittico dell'Annunziata
Galleria dell'Accademia

 

E' uno dei musei più visitati di Firenze. E questo grazie al suo ospite più illustre, David. La Galleria dell'Accademia o il “Museo di Michelangelo” sorge nel luogo dove si trovavano in origine due conventi.
Il nucleo principale della collezione si formò nel 1784 con un gruppo di dipinti antichi donati dal granduca Pietro Leopoldo all’Accademia di Belle Arti, perché potessero servire da modelli per le esercitazioni degli allievi, ai quali si aggiunsero in seguito opere provenienti da chiese e conventi fiorentini.

Nel 1873 vi fu trasferito da Piazza Signoria (dove fu sostituito da una copia) il David di Michelangelo, e nel Novecento altre opere del maestro: i quattro Prigioni, il San Matteo e la Pietà di Palestrina. Alcune sale dedicate alla pittura fiorentina offrono un panorama della produzione artistica nel periodo fra Giotto e Masaccio.
Il museo custodisce inoltre le icone russe provenienti dalla raccolta privata dei granduchi di Lorena e i modelli in gesso di opere di scultori dell’Ottocento toscano.
Altro fattore di rilevanza, nell’edificio è ospitato il Museo degli Strumenti Musicali, con circa cinquanta pezzi provenienti dalle collezioni granducali, raccolti tra la seconda metà del secolo XVII e la prima metà del XIX; tra questi una viola tenore e un violino di Stradivari del 1716 e un violoncello di Niccolò Amati del 1650.
Nel museo è inoltre esposto il più antico pianoforte verticale oggi conservato.
Oltre al consueto orario di apertura (tutti i giorni dalle 8.15 alle 18.50 ad esclusione del lunedi) la Galleria dell'Accademia è aperta - con ingresso gratuito - tutti i giovedi dalle 19 alle 22.

GALLERIA DELL’ACCADEMIA | Florence | Galleria dell'Accademia
Via Ricasoli, 58-60
Orari di apertura: da martedì a domenica h 8.15-18.50

Autobus / Bus C, 1, 11, 17, 32

 

4 L'Ultima cena nel Convento di Fuligno, il Cenacolo di Fuligno


Pietro Perugino, Ultima cena, 1493-1496, affresco, Museo Cenacolo di Fuligno, Firenze


L'Ultima cena è un affresco (440x800 cm) di Pietro Perugino, databile al 1493-1496 e conservato nel Convento di Fuligno a Firenze. Attorno all'opera è stato allestito un piccolo museo detto del Cenacolo di Foligno, che fa parte del sistema dei Cenacoli di Firenze.

'Il Cenacolo era il refettorio monumentale del convento delle terziarie francescane della Beata Angelina da Foligno.
Mentre il resto del convento è stato utilizzato per iniziative sociali, il refettorio è rimasto di proprietà dello stato in quanto conserva un bellissimo affresco del Perugino raffigurante l'Ultima Cena, accompagnato nel recente allestimento (2006) da altre opere di artisti toscani e italiani influenzati da Pietro Perugino.'[2]

Attribuito al momento della scoperta, nel 1845, a Raffaello, l’affresco con l’Ultima Cena sulla parete di fondo del refettorio dell’ex convento di Sant’Onofrio, detto di “Fuligno”, fu molto probabilmente eseguito da Pietro Perugino in una fase precoce della sua attività. Pur seguendo l’esempio delle precedenti rappresentazioni dello stesso soggetto, come quelle celeberrime di Domenico Ghirlandaio e di Andrea del Castagno, il pittore umbro diede vita ad una nuova composizione in cui l’ambiente della Cena viene inserito all’interno di un portico dove è rappresentato anche un altro episodio della Passione: l’Orazione nell’orto. Al contrario, le preziose stoffe arabescate dipinte dal Perugino e le iscrizioni con i nomi degli Apostoli sulla pedana mostrano che egli era ancora fortemente legato alla tradizione ed al gusto umbri anche se, soprattutto per quanto riguarda le iscrizioni, si devono più probabilmente ad una richiesta delle committenti, le monache della Beata Angelina di Foligno, che all’iniziativa personale del pittore.

La grande opera mostra una tavola a ferro di cavallo lungo la quale sono disposti Gesù e gli apostoli, seduti su uno scranno continuo con la spalliera tappezzata di verde; fa eccezione, come di consueto, Giuda Iscariota, che si trova dall'altra parte della tavola di spalle e fa per girarsi verso lo spettatore. Le iscrizioni sul gradino ligneo alla base della tavola indicano i nomi degli apostoli: da sinistra Giacomo il Minore, Filippo, Giacomo il Maggiore, Andrea, Pietro, Gesù, Giovanni, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Simone il Cananeo, Giuda Taddeo.
Il pavimento presenta un disegno a riquadri geometrici in marmi bianchi e rosa ripreso dalle tavolette di san Bernardino, opera giovanile del Perugino. Lo schema riprende il Cenacolo di San Marco di Ghirlandaio (1486), con la scena ambientata attorno a un tavolo a "U" e l'apertura paesistica della stanza oltre la spalliera. Oltre l'ambiente del cenacolo si apre infatti un vasto loggiato, inscritto nell'architettura reale del refettorio come se ne sfondasse la parete, dove si vedono tre campate di archi a tutto sesto retti da pilastri con grottesche, mentre sullo sfondo si apre un vasto paesaggio naturale in cui avviene la scena dell'Orazione nell'orto del Getsemani. Tipici dell'artista sono gli esili alberelli che punteggiano le colline e lo sfumare verso l'orizzonte del paesaggio con toni azzurrini, per effetto della foschia.

Grande armonia traspare dai rapporti tra figure e ambientazione e ogni elemento invita lo spettatore verso la fuga dell'apertura paesistica al centro. Il motivo del portico divenne usatissimo nelle opere del pittore di quegli anni, testimoniato da numerose opere, tra cui la Pala di Fano, l'Apparizione della Vergine a san Bernardo o la Pietà.

Nella cornice, che imita un motivo marmoreo all'antica, si trovano alcuni tondi con ritratti di santi, secondo la tradizione fiorentina, ad esempio usata anche da Beato Angelico (Crocifissione con i santi).


 

Pietro Perugino, Ultima cena

 

Pietro Perugino, Ultima cena (det.)

 


Il Cenacolo di San Marco di Ghirlandaio

Il Cenacolo di Fuligno

 

Il Cenacolo di Fuligno è un museo di Firenze, dedicato alla grande Ultima cena di Pietro Perugino, nel refettorio dell'ex-convento di Sant'Onofrio, detto anche delle monache di Foligno.
Era chiamato di Fuligno dal nome delle monache francescane provenienti dall'Umbria che lo occuparono a partire dal 1419, mentre in precedenza (1316) aveva accolto un gruppo di suore agostiniane. Ristrutturato e abbellito nel Quattrocento (1429), con le nobili religiose Suor Onofria de' Conti d'Abruzzo e Suor Giovanna di Onofrio degli Onofri che diedero grande slancio al convento, nel quale entrarono anche molte nobildonne fiorentine. In quegli anni sovvenzionarono il convento Lorenzo de' Medici e la famiglia Lapaccini. Risale a quel periodo la presenza della scuola del Perugino per decorare gli ambienti conventuali.
Fu soppresso nel 1800 e adibito ad educatorio femminile.

All'interno, oltre agli affreschi staccati di Bicci di Lorenzo, si conserva nel Refettorio l'Ultima cena, affrescata nell'ultimo decennio del Quattrocento da Pietro Perugino e bottega. Poiché il convento era normalmente chiuso al pubblico, si ebbe un vero e proprio rinvenimento in seguito alla soppressione, e, nell'entusiasmo generale, il grande affresco era stato inizialmente attribuito a Raffaello.
A lato dell'ingresso è stato collocato il tabernacolo di Giovanni da San Giovanni raffigurante la Madonna col Bambino e santi, già sul muro del soppresso convento di Sant'Antonio di via Cennini.

IL CENACOLO DEL PERUGINO AL “FULIGNO” | Pietro Perugino | L'Ultima cena nel Convento di Fuligno, il Cenacolo di Fuligno
Via Faenza, 40
Orari di apertura: lunedì, martedì e sabato h 9.00-12.00.

Autobus 12, 32

 

5 Galleria degli Uffizi



Sala 15 di Leonardo
     Pietà, tavola (cm 168 x 176)
     Orazione nell’orto, tavola (cm 166 x 171)
     Crocifisso e santi, tavola (cm 203 x 180)
     Madonna in trono col Bambino e santi, tavola (cm 178 x 164)

In questa sala è esposta la celebre Pietà del Perugino, eseguita per il convento di San Giusto dei frati Ingesuati, situato fuori dalla Porta a Pinti e distrutto durante l’assedio di Firenze nel 1529. Il tema della Pietà deriva dalla tradizione iconografica tedesca dei “Versperbilder”, rappresentazioni del Cristo morto tra le braccia della Vergine, solitamente caratterizzate dall’accentuazione degli aspetti più crudi ed espressivi. In effetti già il Vasari descriveva il Cristo morto “così intirizzito, come se e’ fusse stato tanto in croce, che lo spazio ed il freddo l’avessino ridotto così”. Certamente Perugino fu influenzato dall’atmosfera di profonda spiritualità che si respirava in quegli anni a Firenze e che fu resa più viva dalle predicazioni del Savonarola. Da San Giusto proviene anche la tavola con l’Orazione nell’orto che originariamente costituiva una sorta di pendant della Pietà, avendo entrambe dimensioni simili ed essendo collocate su due altari ai lati di una porta. Il dipinto si caratterizza per la costruzione spaziale su diagonali e per l’atmosfera di distaccata contemplazione che avvolge i personaggi. Inoltre, nel dormitorio della chiesa era collocata una tavola raffigurante il Crocifisso e santi datata tra il 1476 e il 1500 e ritenuta a lungo opera eseguita in collaborazione con il Signorelli. Si tratta, più probabilmente, di un dipinto in cui il Perugino rielabora le sue molteplici esperienze artistiche e sperimenta un nuovo linguaggio figurativo personale. Dalla chiesa di San Domenico a Fiesole proviene la tavola con la Madonna in trono col Bambino e santi, eseguita dal Perugino su commissione di donna Cornelia di Giovanni Martini, originaria di Venezia, per decorare la cappella di famiglia. Sul piedistallo è ben visibile l’iscrizione con il nome dell’autore e la data di esecuzione: “PETRUS PERUSINUS PINXIT MCCCCLXXXX. III”. Acquistata dal granduca Leopoldo nel 1786, la tavola entrò a far parte successivamente delle collezioni degli Uffizi. L’opera segna un grande cambiamento nel percorso artistico del Perugino che mostra di essere sempre più interessato alla resa delle figure e dell’atmosfera contemplativa in cui sono immerse, a discapito delle strutture architettoniche, disadorne e severe, e del paesaggio, appena visibile sullo sfondo.



 


Francesco delle Opere
1494, Galleria degli Uffizi

 

Sala 19 del Perugino e di Signorelli
     Ritratto di Don Biagio Milanesi, tavola (cm 28 x 26)
     Ritratto di Don Baldassarre Vallombrosano, tavola (cm 26 x 27)
     Ritratto di Francesco delle Opere, tavola (cm 52 x 44)
     Ritratto di giovinetto, tavola (cm 37 x 26)

La struttura architettonica in cui era inserita la pala con l’Assunzione del Perugino (vedi n. 2), eseguita nel 1500 per l’abbazia di Vallombrosa, comprendeva anche il Ritratto di Don Biagio Milanesi e il Ritratto di Don Baldassarre Vallombrosano, entrambi esposti in questa sala. Don Biagio Milanesi era generale dell’ordine e commissionò la decorazione dell’altare maggiore della chiesa al Perugino: la presenza del suo ritratto costituisce testimonianza storica della vicenda ed è al tempo stesso un omaggio al committente. Di più difficile interpretazione la scelta di raffigurare anche Don Baldassarre, forse partecipò economicamente all’impresa, più probabilmente fu prescelto per le sue note qualità spirituali che il Perugino seppe rivelare con tanta abilità nel ritratto.
Il ritratto di Biagio Milanesi mostra una notevole intensità, con una forte individuazione fisionomica data da alcuni particolari come il mento pronunciato, il naso affilato, la testa rasata per la condizione monacale, la fronte increspata per il naturale gesto di alzare le sopracciglia per guardare verso l'alto. Si tratta di un tipico esempio di come il Perugino, nel campo del ritratto, fosse capace di grande intensità fisiognomica e psicologica, a differenza di quando creava personaggi di fantasia, idealizzati e vacui.
In alto e a destra si legge l'iscrizione dedicata alla Vergine in lettere dorate: "Blasio Gen. Servo Tvo / Svccvrre".

Attribuito nel Seicento a Raffaello, il Ritratto di Francesco delle Opere fu con tutta probabilità eseguito da Pietro Perugino, di cui fu anche ritenuto autoritratto. Il personaggio raffigurato era un produttore di stoffe preziose “ad opera”, cioè particolarmente lavorate. È del tutto probabile che il ritratto fu dipinto durante il viaggio a Venezia che il Perugino compì nel 1494 poiché proprio in quella città Francesco delle Opere si era trasferito.

In quegli stessi anni, probabilmente nel 1495, il pittore umbro dipinse anche il malinconico Ritratto di giovinetto. Sul retro della tavola è presente un’iscrizione, solo parzialmente leggibile, che ricorda il dipinto come “Ritratto di Alessandro Braccesi”, tuttavia alcune incongruenze cronologiche (Alessandro fu annoverato tra i notai della Signoria fiorentina nel 1474 e non avrebbe potuto ottenere tale carica prima dei venti anni) lasciano supporre che si tratti piuttosto del figlio di Alessandro, Cornelio, che nel 1495 aveva 12 anni.
Il Ritratto di giovane è stato attribuito in passato a numerosi pittori, dal Lorenzo di Credi al Viti, da Jacopo Francia a Raffaello. Il primo a riferirlo a Perugino fu il Morelli, poi sostenuto dalla critica successiva, seppure con qualche eccezione.
Si ignora l'identità dell'effigiato, che a lungo è stato creduto Alessandro Braccesi. Il giovane ragazzo è raffigurato di tre quarti, girato a sinistra, su sfondo scuro. Indossa una casacca marrone fermata con un laccio al collo e con maniche sganciabili, secondo la moda dell'epoca. Sul capo porta una berretta morbida dello stesso colore. I capelli sono lunghi, gli occhi grandi e intensamente fissanti lo spettatore, il naso pronunciato, le labbra carnose, il mento tondeggiante. La testa è leggermente reclinata di lato e contribuisce a dare un tono malinconico al dipinto.
Ne esiste una copia alla Galleria Borghese di Roma.

Pietro Perugino | Ritratto di Francesco delle Opere


 

Baldassarre Vallombrosano
Pala di Vallombrosa
(Ritratto di Baldassarre Vallombrosano)

Don Biagio Milanesi
Don Biagio Milanesi

Galleria degli Uffizi

 

Il Palazzo, iniziato da Giorgio Vasari nel 1560, fu concepito da Cosimo I de' Medici come sede degli uffici ("uffizi") amministrativi di Stato.
Il primo vero nucleo della Galleria fu creato da Francesco I, figlio di Cosimo, che, dopo aver trasformato l'ultimo piano degli Uffizi in luogo dove "passeggiare, con pitture, statue e altre cose di pregio", affidò al Buontalenti la realizzazione di una Tribuna nella quale sono raccolti arredi e opere d'arte.
La galleria era il simbolo della vocazione al collezionismo e mecenatismo dei signori della città, degli uomini illustri che l'hanno vissuta. Gli Uffizi ospitano, su una superficie di circa 8.000 mq, una delle più importanti collezioni artistiche di tutti i tempi comprendente sculture antiche e dipinti su tavola e tela di scuole italiane e straniere dal XIII al XVIII secolo.
Le sue raccolte di dipinti del Trecento e del Rinascimento contengono alcuni capolavori assoluti dell'arte come La Primavera e la Venere del Botticelli, opere del giovane Leonardo da Vinci, la Madonna del Cardellino ed il Ritratto di papa Leone X con due cardinali di Raffaello e di Michelangelo il Tondo Don.
Tra gli artisti presenti anche Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio. Importanti sono anche le raccolte di pittori tedeschi, olandesi e fiamminghi come Dürer, Rembrandt, Rubens.
Nel complesso vasariano sono ospitate altre importanti collezioni: la Contini Bonacossi e il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Il Corridoio Vasariano, realizzato dal Vasari nel 1565, collega l'edificio degli Uffizi con Palazzo Vecchio e con Palazzo Pitti. Vi sono esposte importanti raccolte di dipinti del '600 e la collezione degli Autoritratti.

Galleria degli Uffizi | Art in Tuscany | The Uffizi Gallery | Galleria degli Uffizi, Florence
Piazzale degli Uffizi
Orari di apertura: da martedì a domenica h 8.15-18.50

Autobus B, 23

 

Galleria degli UffiziGalleria degli Uffizi


6 La basilica di Santa Croce


Conservato all’interno dell’attuale refettorio del convento, il dipinto S. Antonio da Padova è stato attribuito dagli studiosi alternativamente al Perugino e alla sua bottega. Incerta anche la datazione dell’opera che forse venne eseguita nel primo decennio del Cinquecento poiché nel 1511 il pittore lasciò definitivamente i locali in cui aveva svolto la sua attività a Firenze.

   
La basilica di Santa Croce

   
La basilica di Santa Croce, nell'omonima piazza a Firenze, è una delle più grandi chiese officiate dai francescani e una delle massime realizzazioni del gotico in Italia. È nota come Tempio dell'Itale glorie per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati che racchiude.
Santa Croce è un simbolo prestigioso di Firenze, il luogo di incontro dei più grandi artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici, che determinarono, nella buona e cattiva sorte, l'identità della città tardo-medievale e rinascimentale.

 


Santa Croce

BASILICA DI SANTA CROCE
Piazza di Santa Croce
Orari di apertura: feriali h 9.30-17.00; festivi h 13.00-17.00

Il dipinto con S. Antonio da Padova è visibile soltanto su prenotazione.
Autobus C, 12, 13, 23

 

7 La chiesa di San Salvatore al Monte


Nella chiesa francescana di San Salvatore al Monte, capolavoro del Rinascimento, si conservano alcune splendide vetrate eseguite nei primi anni del Cinquecento, probabilmente dai frati Ingesuati di Firenze, specializzati in questo genere di tecnica artistica. La vetrata dell’ingresso laterale della chiesa fu realizzata su disegno di Pietro Perugino, come mostrano le numerose affinità con altre immagini dello stesso soggetto dipinte dal pittore umbro tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Raffigura Dio Padre benedicente, circondato da cherubini e seduto su un trono di nubi; nel registro inferiore, entro un tondo, è ben visibile lo stemma della famiglia Peruzzi cui appartiene anche la lastra tombale situata ai piedi della vetrata stessa e recante la data del 1506, ritenuta un valido post quem per l’esecuzione dell’opera. Al Perugino sono attribuite anche le vetrate con Le stimmate di S. Francesco, S. Giovanni Battista, S. Antonio da Padova, S. Giovanni Evangelista.

La chiesa di San Salvatore al Monte

   
La chiesa di San Salvatore al Monte è un'importante basilica di Firenze situata nella collina dietro il piazzale Michelangelo, il Monte delle Croci, appena al di sotto della basilica di San Miniato.
L'interno, di elegante e raffinata semplicità, risente delle influenze classicheggianti dell'Alberti e di Giuliano da Sangallo (secondo alcuni studi il possibile vero progettista dell'opera) [4]. La bicromia dell'intonaco e della pietra forte rende più marcati gli elementi architettonici con una sobrietà in linea con i dettami francescani di povertà e semplicità. Il tetto è a capriate mentre l'attuale pavimento, dove si trovano antiche lapidi funerarie, è stato in gran parte ricostruito nel 1849.

Sull'unica navata si aprono cinque cappelle per parte, scandite da un doppio ordine di lesene in pietra forte di stile dorico, le quali purtroppo hanno perduto l'originale corredo artistico con la dipartita dei frati ed oggi esibiscono oggetti d'arte di diversa provenienza. Nella seconda Cappella a sinistra è collocata una Deposizione in terracotta policroma invetriata di Giovanni della Robbia.

Sull'altar maggiore era collocata la venerata reliquia del saio di San Francesco d'Assisi, l'abito che il santo indossava nel 1224 quando ricevette le stigmate presso La Verna, anche questo migrato in Ognissanti. Oggi è presente un Crocifisso ligneo riconosciuto come opera di un maestro della cerchia di Andrea Ferrucci, mentre un secondo crocifisso nel Cappellone è attribuito alla scuola di Baccio da Montelupo e Benedetto da Maiano (entrambi risalirebbero al 1496 circa). I disegni delle vetrate sono attribuiti al Perugino (primi anni del Cinquecento).

Sul lato destro della zona presbiteriale si trova la Cappella dei Nerli, anch'essa di notevole impianto rinascimentale con volta a botte, che ospita un'interessante tavola cinquecentesca della Madonna in trono col Bambino, Santi e Angeli di un anonimo artista del XVI secolo. Il committente, Tanai di Francesco Nerli, era un acerrimo nemico del Savonarola e fu lui a punire la campana di San Marco che aveva osato suonare per avvertire dell'arresto del predicatore ferrarese durante la famigerata notte dell'8 aprile 1498. La campana in bronzo subì infatti il supplizio di essere portata in processione per la città con destinazione San Salvatore, frustandola lungo il tragitto e deponendola per sempre, infatti non ha mai più suonato. Nel Novecento la campana finì nel cortile del Museo di Firenze com'era, per tornare solo negli anni duemila nel Museo di San Marco. La chiesa di San Salvatore al Monte accoglie anche il Monumento a Marcello di Virgilio Adriani (1526), colui che firmò la condanna a morte dello stesso Savonarola.
Nell'attiguo il convento di frati è conservato un chiostro quattrocentesco.

 
CHIESA DI SAN SALVATORE AL MONTE
Via di S. Salvatore al Monte, 9
Orari di apertura: feriali 07.00-18.00 Chiuso: domenica

Autobus 12, 13

 

8 Perugino a Palazzo Pitti


Pietro Perugino, Compianto su Cristo morto (dettaglio), 1495, olio su tavola, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina
Firmata “PETRUS PERUSINUS” e datata “MCCCC LXXXXV” sulla pietra dove è adagiato il corpo di Cristo


Perugino a Palazzo Pitti
Galleria Palatina, Sala di Flora
     S. Maria Maddalena, tavola (cm 47 x 34)
Sala di Saturno
     Compianto sul Cristo morto, tavola (cm 195 x 220)
     Adorazione del Bambino (Madonna del sacco), tavola (cm 86 x 84)

Certamente inusuale la scelta del Perugino di rappresentare S. Maria Maddalena con abiti e acconciature contemporanei: i capelli disciolti, castani, il corpetto rosso con l’iscrizione dorata recante il nome della santa, i risvolti del manto e delle maniche guarniti di pelliccia. L’opera rivela influenze fiamminghe ma anche leonardesche e mostra come in questa fase l’interesse del Perugino si rivolga sempre più attentamente alle figure e alla loro descrizione.
'Nell'inventario dell'imperiale del 1691, S. Maria Maddalenaè assegnato a Raffaello. Dal 1695è sempre ricordato come 'pendant' del "Ritratto di Giovane con pomo" (Francesco Maria della Rovere ?) ora agli Uffizi e oggi generalmente assegnato al Sanzio. Tra il 1797 e il 1803 è inviato a Palermo con l'attribuzione al Franciabigio. In tale periodo viene avanzata per l'opera anche un'attribuzione a Leonardo che trova credito nel Lanzi (cfr. Scarpellini). Successivamente è descritto come opera del Francia (inventari 1810,1815,1829).
L'attribuzione al Perugino, giá avanzata nell'inventario 1641, è comunemente accolta dalla critica moderna.'[2]

Ampiamente descritto e lodato da Vasari, il Compianto sul Cristo morto reca la data del 1495 e il nome dell’autore sull’iscrizione sopra il masso con il corpo di Cristo “PETRUS PERUSINUS PINXIT ADM CCCC LXXXXV”. È del tutto probabile che venne iniziato subito dopo il viaggio a Venezia del 1494 come rivelano l’uso di tonalità calde tipiche del mondo veneto, l’attenzione per gli effetti della luce sulla superficie dei tessuti, la particolare atmosfera intima e raccolta.
'Gli elementi di pregio della composizione consistono nella cura nel disegno dei particolari come le teste, nella varietà delle pose e delle espressioni, in particolare delle Marie intorno al Cristo, da cui trapela una commozione umana, e la funzione del paesaggio lacustre, probabile allusione al lago Trasimeno, con la città turrita, di raccordare gradatamente tra loro i diversi piani con le figure. Le novità della rappresentazione consistono nella partecipazione corale dei personaggi al compianto e nel rapporto psicologico che s’instaura tra essi, inusuale in Perugino, al punto da essere percepita così innovativa da diventare un’opera che fece scuola a Firenze nel primo Cinquecento.'

Già segnalato nelle collezioni medicee in un documento del 1635 con l’attribuzione al Perugino, l’Adorazione del Bambino, nota come Madonna del Sacco, venne probabilmente eseguita nei primi anni del Cinquecento, come mostrano le affinità stilistiche e nella composizione con altri dipinti dello stesso periodo.

Il Perugino | Compianto sul Cristo morto


 



S. Maria Maddalena

Compianto sul Cristo morto

 

Palazzo Pitti | Galleria Palatina, Sala di Flora, Sala di Saturno

 
Cosimo I dei Medici la scelse come reggia della famiglia. Anche i Savoia vi vissero nei 5 anni di Firenze Capitale d'Italia. Palazzo Pitti è ora uno splendido contenitore di musei, circondato da uno dei più bei parchi, il Giardino di Boboli.
La costruzione del palazzo si protrasse per quattro secoli intorno all’originario corpo centrale, costituito da sette finestre su due piani, forse su progetto di Filippo Brunelleschi. Cosimo I, Granduca di Toscana, vi fece aggiungere le due ali e la galleria che formano il grande cortile, opera di Bartolomeo Ammannati.
Nella Galleria d’Arte Moderna situata al secondo piano di Palazzo Pitti, sono esposti dipinti e sculture, per la maggior parte italiani, dalla fine del Settecento fino agli anni della prima guerra mondiale. Le trenta sale ospitano opere del periodo neoclassico e romantico, una ricca raccolta di dipinti dei Macchiaioli e testimonianze delle scuole italiane del secondo Ottocento, con le correnti legate al decadentismo, al simbolismo, al postimpressionismo, al divisionismo, fino ai movimenti artistici dell’inizio del Novecento.
La Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali occupano l’intero piano nobile di Palazzo Pitti. La Galleria fu creata tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento dai Lorena, che collocarono nelle sale di rappresentanza i capolavori provenienti soprattutto dalle collezioni medicee, iniziate intorno al 1620. Vi si trovano opere di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Rubens, Pietro da Cortona e di altri maestri italiani ed europei del Rinascimento e del Seicento. I quadri coprono interamente le pareti delle sale, secondo la tradizione delle quadrerie seicentesche: la disposizione non segue cioè un ordine cronologico o per scuole, ma riflette il gusto personale di coloro che contribuirono a formare la collezione. Numerosi i capolavori: la Madonna col Bambino di Filippo Lippi; alcune tra le opere più famose di Raffaello, tra cui la cosiddetta Madonna del Granduca e La Velata; il San Giovannino di Andrea del Sarto; La bella di Tiziano, e celebri ritratti di Veronese e di Tintoretto. Gli Appartamenti Reali occupano le quattordici sale dell’ala destra del Palazzo, già residenza privata delle famiglie regnanti, e sono arredati con mobili, suppellettili e opere d’arte dal Cinquecento all’Ottocento.

I Medici per primi curarono la sistemazione del Giardino di Boboli, creando il modello di giardino all’italiana che divenne esemplare per molte corti europee, nel quale viene dato un ordine razionale alla vegetazione e le geometrie dei viali e delle piante sono abbellite con grotte, statue e fontane. Aperto al pubblico nel 1766, costituisce un vero e proprio museo all’aperto: di particolare pregio le statue romane e quelle di scultori del Rinascimento quali Baccio Bandinelli e Giambologna; l’anfiteatro, dove si svolgevano gli spettacoli di corte; la Grotta del Buontalenti, nella quale erano collocati i Prigioni di Michelangelo (oggi sostituiti da copie). [3]

 


Palazzo Pitti

Sala di Marte

PALAZZO PITTI|
Piazza Pitti
Orari di apertura: da martedì a domenica h 8.15-18.50

Autobus D

 

9 La chiesa di Santo Spirito


La chiesa di Santo Spirito, appartenente al complesso architettonico agostiniano e costruita su progetto di Brunelleschi, con successive modifiche di Salvi d’Andrea, conserva una vetrata di forma circolare realizzata su disegno di Pietro Perugino. Solitamente datata all’ultimo decennio del Quattrocento, è collocata sulla finestra della controfacciata e raffigura la Pentecoste. Fu eseguita dai maestri Ingesuati, esperti in questo tipo di tecnica artistica, su cartone del Perugino. L’evidente squilibrio cromatico, già lamentato in passato, tra le figure degli Apostoli, il paesaggio sullo sfondo e il colore acceso delle vesti è dovuto essenzialmente all’accostamento di vetri moderni a quelli originali.

La Basilica del Santo Spirito

   
Il Cenacolo del Convento di Santo Spirito è decorato da un grandioso affresco della Crocifissione e dell’Ultima Cena, opera di Andrea Orcagna. Nella sala sono esposte anche alcune sculture romaniche, tra cui si segnalano la 'Cariatide' e l’Angelo adorante di Tino di Camaino, la 'Madonna con Bambino' di Jacopo della Quercia e due bassorilievi di Donatello con 'San Prosdocimo' e 'San Massimo', provenienti dalla Basilica del Santo a Padova.

La Basilica del Santo Spirito Firenze rappresenta uno degli ultimi progetti del Brunelleschi, i primi progetti vennero realizzati a partire dal 1436, ma la posa della prima pietra avvenne invece solo nel 1444.

Ubicata nel quartiere dell'Oltrarno, nella zona meridionale del centro di Firenze, domina la piazza omonima. La chiesa fu edificata sulle spoglie di un convento agostiniano risalente al 1200, che venne quasi interamente raso al suolo da un incendio nel 1471.
Dopo la morte del Brunelleschi avvenuta due anni dopo la posa della prima pietra, la conduzione dei lavori della Basilica del Santo Spirito Firenze venne affidata agli allievi Antonio Manetti, Giovanni da Gaiole e Salvi d'Andrea, che realizzò la cupola interna.La chiesa di Santo Spirito a Firenze è stata iniziata nel 1444 dal Brunelleschi e continuata (e terminata, nel 1487) da Gaiole e Salvi d'Andrea che seguirono solo in parte gli originali progetti del maestro Brunelleschi. L'alto campanile è invece opera di Baccio d'Agnolo (1502).
Nel 1564 L'Ammannati cominciò il grosso ciostro ed il complesso della chiesa venne più volte modificato seguendo lo stile iniziale. La facciata tuttavia non venne mai terminata e tutt'oggi si presenta come una grossolana parete intonacata.
L'interno della chiesa di Santo Spirito di Firenze è caratterizzato da 3 grandi navate e lo stile è uno degli esempi più alti dell'architettura rinascimentale. All'interno della chiesa sdi Santo Spirito è possibile ammirare molte opere d'arte come affreschi, dipinti e sculture: tra i vari artisti Orcagna, Giuliano da San Gallo, Sansovino.

L'interno della chiesa è formato da un'incrocio dei bracci del transetto sotto la cupola (pianta a croce latina) definita da modulo metrico che stabilisce ampiezza della navata maggiore e di quelle laterali. Queste si prolungano intorno al transetto e al coro e forma un deambulatorio continuo che ha il perimetro esterno mosso da 40 cappellette di larghezza uguale alle campate delle navate.

La chiesa di Santo Spirito è una versione perfezionata e ampliata della chiesa di San Lorenzo in cui le idee direttrici dell’ispirazione brunelleschiana, ossia armonia, modularità ed essenzialità, trovano lo loro più completa enunciazione, almeno in fase di progetto; come già detto, infatti, Brunelleschi morì molto prima che l’edificio fosse compiuto, tanto che questo fu più volte modificato prima del termine dei lavori, nel 1482. Brunelleschi diviene qui più preciso e plastico. La navata centrale misura in larghezza esattamente il doppio di una navata laterale e in altezza viene a porsi sullo stesso piano delle laterali medesime. Tutte le misure planimetriche si deducono da una sola: il lato della campata minore; l'articolazione degli spazi è affidata a colonne tutte uguali: domina quindi il più stretto rigore geometrico e modulare. Nicchie semicircolari rimpiazzano le cappelle quadrate di S. Lorenzo, dando l’impressione che il muro portante sia scavato. Attraverso questa continua serie di concavità viene negata la possibilità di valutare lo spessore del muro esterno, in modo che la materia non si imponga come consistenza materiale (spessore ecc.) ma come mezzo per scandire spazi. Inoltre, secondo il progetto originale, le nicchie dovevano essere visibili all’esterno, annullando la tradizionale dicotomia dentro-fuori degli spazi architettonici.

La sua caratteristica facciata mistilinea fa da sfondo all’omonima vivace e pittoresca piazza. L’armonioso, lineare interno è opera del Brunelleschi, che qui raggiunse gli estremi esiti del suo percorso artistico. Custodisce importanti opere di Michelangelo (il Crocifisso ligneo), Filippino Lippi e Sansovino.

 

Piazza Santo Spirito, Firenze

 

La nuova basilica brunelleschiana
interno di Santo Spirito

CHIESA DI SANTO SPIRITO
Piazza Santo Spirito
Orari di apertura: feriali h 10.00-12.00/16.00-18.00
Chiuso: mercoledì pomeriggio, sabato pomeriggio, domenica

Autobus D, 11, 36, 37
 
 
   
   

[1] L'Opera di Pietro Vannucci, detto il Perugino | Italica - Il sito dedicato alla lingua e alla cultura italiana di Rai International
'Le opere del Perugino, quasi tutte d’argomento religioso, sono composte con profondo senso della classicità, considerando le figure come elementi architettonici d’un insieme. Anche i personaggi e le scene di più intensa drammaticità, sono ritratti in modo classico e statico. Gli effetti religiosi sono il frutto di un’alta sapienza compositiva all’interno dello spazio pittorico. Bernard Berenson definisce, infatti, le figure del Perugino come “membri architettonici d'una composizione spaziale (…) Le loro espressioni, i loro atteggiamenti stereotipi dobbiamo giudicarli non come se appartenessero a personaggi d'un dramma, ma come trattandosi d’archi e colonne”.
Sull’attività pittorica del Perugino negli anni precedenti il 1478, gli storici dell’arte hanno aperto un vero e proprio dibattito. Molti sostengono che, nel 1473, l’artista dipingesse otto tavole raffiguranti i “Miracoli di San Bernardino” per l’oratorio del Santo a Perugia, mentre alcuni negano del tutto il suo intervento. Certo è che i legami con la cultura peruginesca in quest’opera non risultano affatto generici. Forse il Perugino coordinò il lavoro e disegnò i soggetti; ma, più probabilmente, eseguì anche alcuni riquadri, come la "Guarigione di una giovane" ed il "Risanamento del cieco". In queste tavole, il pittore rivela gli insegnamenti della bottega del Verrocchio nell'equilibrio compositivo, nel gusto per l'ornamento, nelle pose "classiche" delle figure, nella resa del panneggio. D’altra parte, vi si riscontrano anche i legami con Piero della Francesca: nella prospettiva, negli effetti luministici, nelle architetture illusive, nella cura per i paesaggi.'
[2] Polo Museale Fiorentino - Sito Ufficiale | www.uffizi.firenze.it/musei/fuligno
Polo Museale Fiorentino - Sito Ufficiale | www.polomuseale.firenze.it
[3] Palazzo Pitti - Firenze Turismo | www.firenzeturismo.it
[4] Giuliano da Sangallo lasciò Firenze nel 1494 a seguito della cacciata dei Medici, abbandonando cantieri avviati e committenze. Avrebbe iniziato ipoteticamente il cantiere del San Salvatore intorno al 1490 ed il Cronaca avrebbe poi continuato i lavori rispettando il progetto originario: Cristina Acidini Luchinat, Storia, arte, fede nelle chiese di Firenze, 2001.


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Pietro Perugino

Arte in Toscana | Pietro Perugino


 

Pietro Perugino, autoritratto dall'affresco del Collegio del Cambio a Perugia, 1497–1500,
Collegio del Cambio, Perugia
 


Il meglio della Maremma | Case Vacanze | Podere Santa Pia



     
Pienza

Podere Santa Pia
Pienza
Century-old olive trees, between Podere Santa Pia and Cinigiano
         

 
Migliori Spiagge in Toscana
 
Roccalbegna
Migliori Spiagge in Toscana

Pisa
         
Vini in Toscana
Vini in Toscana
Montefalco

Tramonto in Maremma

 

         

La Casa Vacanze Podere Santa Pia è situata nella splendida campagna Toscana, da cuisi gode di una magnifica vista fino al mare e Montecristo.

 

Firenze: Trasporto Pubblico Locale

       
ATAF - Orari e percorsi

   

II trasporto urbano (autobus color arancio) è gestito dalle Aziende ATAF e LINEA. I biglietti e gli abbonamenti sono reperibili nelle rivendite autorizzate (bar, tabaccherie, giornalai), presso il box Ataf di Piazza Stazione. I biglietti devono essere convalidati nelle apposite macchinette a bordo. I biglietti da 70 minuti possono essere acquistati direttamente a bordo dell`autobus a prezzo
Autobus a Firenze
maggiorato.

 

 

 

 

Questo articolo è basato sugli articoli Pietro Perugino e Rinascimento umbro dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Pietro Perugino.