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Antonello da Messina, Ecce Homo, 1473, Collegio Alberoni, Piacenza

 

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Antonello da Messina, Ecce Homo, 1473

   
   

Ecce homo è un dipinto autografo di Antonello da Messina, realizzato con tecnica a olio su tavola nel 1473 (?), misura 48,5 x 38 cm. ed è custodito nel Collegio Alberoni di Piacenza.[1]

Ecce homo, custodita a Piacenza dal 1761, fa parte del lascito che il cardinale Giulio Alberoni (1664-1752) fece al Collegio da lui fondato a Piacenza nel 1752.
Il quadro è stato esposto al pubblico per la prima volta alla "Mostra d’Arte Sacra" di Piacenza nel 1902, e da allora è sempre stato giustamente considerato come uno dei più alti capolavori del grande pittore messinese.
Sul caratteristico cartiglio il quadro reca la firma e la data d’esecuzione: "1473 (1475 secondo alcuni) Antonellus Messaneus me pinxit".
Antonello si rivela uno degli esponenti di punta di quel rinnovamento dell’immagine per la devozione privata che si sviluppa in Italia nel tardo Quattrocento, in un fecondo scambio di esperienze con la pittura fiamminga.[2]

   
   

Il dipinto "Ecce Homo" di Antonello da Messina, rappresenta il pezzo di maggior pregio di tutta la collezione del Collegio Alberoni, costituita da: quadri, arazzi fiamminghi e da importantissimi manoscritti custoditi all'interno di quella che era la Biblioteca personale del Cardinale Giulio Alberoni.
Dell'artista, sono pervenute ai giorni nostri solo una cinquantina di dipinti, che, a parere degli studiosi, rappresenterebbero circa il 20% di tutto l'operato del maestro siciliano. Il capolavoro dell'Alberoni è del 1473, ed è evidente la disperazione ed il dolore che Antonello vuole trasmettere allo spettatore; emozioni, rese ancora più intense dalle lacrime che solcano il volto sofferente ed indignato di Cristo.

 

Antonello da Messina, Ecce Homo,1473, Collegio Alberoni, Piacenza

Benché sottoposta a ripetute campagne di restauri, la tavola è oggi in discrete condizioni. In virtù della firma apposta sul cartellino, l'autografia del dipinto non è mai stata messa in discussione e l'opera è anzi sempre stata ritenuta un punto fermo nel catalogo dell'artista siciliano. Più dubbi ha sollevato la lettura della data, recentemente sciolta con l'ausilio di paleografi come 1475, anno che pone così la tavola dopo l'Ecce Homo Wildenstein e quelli di Genova, New York e già Ostrowski. La sistemazione cronologica nel periodo veneziano trova piena conferma nel dato stilistico, affine nei volumi netti e torniti al San Sebastiano di Dresda e al Salvator Mundi di Londra. Premessa emotiva del Cristo alla colonna del Louvre, la tavola di Piacenza sorprende l'osservatore con l'onda d'urto della sofferenza palpabile del Cristo, interamente umano nel dolore della flagellazione.

 



Antonello da Messina, Christ Crowned with Thorns, possibly 1470, The Metropolitan Museum of Art, New York

   


 

 

Antonello da Messina, Madonna and Child with a Praying Franciscan Donor (recto), 1450s or early 1460s, Museo Regionale Messina

 
Antonello da Messina, Ecce Homo, 1474, Galleria Spinola, Genua
 

Ecce Homo (recto); San Girolamo penitente (verso), 1465 circa, tempera e olio su tavola, 19,5×14 cm, New York, Collezione privata

   
   
 
   


   
[1] Antonello da Messina, soprannome di Antonio di Giovanni de Antonio (Messina, 1429 o 1430 – Messina, febbraio 1479), è stato un pittore italiano. Massimo esponente della pittura siciliana del XV secolo, raggiunse il difficile equilibrio di fondere la luce, l'atmosfera e l'attenzione al dettaglio della pittura fiamminga con la monumentalità e la spazialità razionale della scuola italiana. I suoi ritratti sono celebri per vitalità e profondità psicologica.
Durante la sua carriera dimostrò una costante capacità dinamica di recepire tutti gli stimoli artistici delle città che visitava, offrendo ogni volta importanti contributi autonomi, che spesso andavano ad arricchire le scuole locali. Soprattutto a Venezia rivoluzionò infatti la pittura locale, facendo ammirare i suoi traguardi che vennero ripresi da tutti grandi maestri lagunari, come apripista per quella "pittura tonale" estremamente dolce e umana che caratterizzò il Rinascimento veneto.
[2] Benché sottoposta a ripetute campagne di restauri, la tavola è oggi in discrete condizioni. In virtù della firma apposta sul cartellino, l'autografia del dipinto non è mai stata messa in discussione e l'opera è anzi sempre stata ritenuta un punto fermo nel catalogo dell'artista siciliano. Più dubbi ha sollevato la lettura della data, recentemente sciolta con l'ausilio di paleografi come 1475, anno che pone così la tavola dopo l'Ecce Homo Wildenstein e quelli di Genova, New York e già Ostrowski. La sistemazione cronologica nel periodo veneziano trova piena conferma nel dato stilistico, affine nei volumi netti e torniti al San Sebastiano di Dresda e al Salvator Mundi di Londra. Premessa emotiva del Cristo alla colonna del Louvre, la tavola di Piacenza sorprende l'osservatore con l'onda d'urto della sofferenza palpabile del Cristo, interamente umano nel dolore della flagellazione.

 
Antonello da Messina, Ritratto d'uomo (forse autoritratto), 1475 ca., Londra, National Gallery
   

Art in Tuscany | Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Antonello da Messina

Antonello da Messina | Alle Scuderie del Quirinale di Roma, dal 18 marzo al 25 giugno 2006 | Una mostra che raccoglie per la prima volta i capolavori del grande Maestro del Quattrocento e getta nuova luce sulla biografia e le opere | www.mostraantonellodamessina.it
Le Scuderie del Quirinale hanno riunito per la prima volta quasi tutte le opere di Antonello da Messina, uno dei grandi maestri del Quattrocento italiano, in una mostra-evento di portata straordinaria che si è conclusa il 25 giugno 2006.
Da Londra, da Washington, da New York, da Parigi, da Vienna, da Dresda, da Anversa, da tutti i principali musei del mondo, dalla Sicilia e da tutta Italia sono giunte a Roma le Madonne, gli straordinari Ritratti, le Crocifissioni, il famosissimo San Girolamo nel suo studio e tutte le preziosissime tavole che hanno creato la leggenda di questo grandissimo pittore siciliano.
La mostra si propone di ricostruire compiutamente la figura di Antonello, anche attraverso l'esame delle tematiche da lui sviluppate: dalla serie delle "Annunciate" ai celeberrimi "Ecce homo", alle "Crocifissioni", sino all'altissima poesia dei volti.

Galleria Nazionale Palazzo Spinola | www.palazzospinola.it
Il palazzo Spinola di Pellicceria o palazzo Francesco Grimaldi è un edificio sito in piazza di Pellicceria al civico 1 nel centro storico di Genova.
Il museo nasce con la quadreria, gli arredi, le ceramiche, gli argenti, i libri e le incisioni che i marchesi Paolo e Franco Spinola donarono nel 1958 allo Stato italiano insieme al secolare palazzo di famiglia di cui questo costituiva il patrimonio. Vincolo della donazione era il mantenimento dell’aspetto di dimora che lo caratterizzava ad esclusione degli ultimi due piani. Qui, consapevoli che i danni della guerra avevano cancellato l’aspetto storico e quindi tale vincolo non aveva presupposti, suggerirono la sistemazione di un museo diverso, l’allora costituenda Galleria Nazionale della Liguria. Come previsto nelle loro intenzioni, questa parte del palazzo è stata aperta nel 1993 per presentare al pubblico il nucleo delle opere che oggi arricchiscono il patrimonio del museo costituito dalle acquisizioni dello Stato rivolte a incrementare, in modo complementare, la donazione Spinola.


Antonello da Messina 003

Antonello da Messina (1430–1479), Ecce Homo, 1474, oil on panel, 39.7 × 32.7 cm (15.6 × 12.9 in), Galleria Spinola, Genua

 


Il meglio della Maremma | Case Vacanze | Podere Santa Pia



     
Pienza

Podere Santa Pia
Pienza
Century-old olive trees, between Podere Santa Pia and Cinigiano
         

Montalcino
Perugia
Sansepolcro
         
Vini in Toscana

Vini in Toscana
Pitigliano


Roccalbegna

Podere Santa Pia, in posizione panoramica, con vista sulle colline che conducono al mare e l'isola Montecristo


 

 

       
Il Collegio Alberoni è un vasto complesso architettonico, situato a Piacenza. È un seminario dotato di una pinacoteca, un osservatorio astronomico, un museo di scienze naturali, una biblioteca e la chiesa di San Lazzaro.
Deve il suo nome al Cardinale Alberoni che, dopo il sostegno fornito a Clemente XII, fu nominato amministratore dell'ospedale di San Lazzaro di Piacenza, nel 1740. L'ospedale era una fondazione medioevale a beneficio dei lebbrosi. Essendo la malattia scomparsa dall'Italia, Alberoni ottenne il consenso del Papa per la soppressione dell'ospedale, che era caduto in stato di grande disordine, e istituì al suo posto un collegio per l'educazione al sacerdozio di settanta ragazzi poveri, con il nome di Collegio Alberoni. Il Collegio aprì il 18 novembre del 1751 e fu affidato alla gestione dei Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de' Paoli. Alla sua morte il Cardinale Alberoni lasciò una somma di 600.000 ducati in dote al seminario da lui fondato. Il collegio prosperò e sebbene sorto precipuamente per la formazione del clero, l'istituto ha annoverato fra i propri alunni scienziati, ingegneri, giuristi e medici, filosofi, eruditi e uomini politici di nota. Si sono formati fra le mura di questa istituzione personaggi quali: Gian Domenico Romagnosi, Melchiorre Gioia, Giuseppe Taverna, Alfonso Testa e Stefano Fermi, padre della scuola storica piacentina. Un discreto numero di seminaristi furono elevati alla porpora Cardinalizia: i cardinali Agostino Casaroli, Silvio Oddi, Opilio Rossi, Antonio Samoré, Luigi Poggi.
Oltre ad ospitare i seminaristi, dispone di una ricchissima biblioteca e di un osservatorio astronomico; di notevole interesse la Galleria Alberoni, museo che comprende un centinaio di quadri di artisti tra cui "Ecce Homo" di Antonello da Messina, 18 arazzi antichi (di grande valore due arazzi fiamminghi del primo '500).

Sito ufficiale del Collegio Alberoni | www.collegioalberoni.it
Sito ufficiale della Galleria Alberoni | www.galleriaalberoni.it

Museo Regionale di Messina
Il Museo è ospitato nell'ex filanda Barbera-Mellinghoff, edificio risalente alla fine dell'800, e conserva circa duecento opere, alcune delle quali di fama internazionale e rappresentative del percorso artistico e culturale della città. Dopo il sisma del 1908, il Museo si è trovato a conservare diverse opere e reperti, anche archeologici, che non potevano più rimanere nelle sedi originali, in quanto danneggiate. Il criterio dell'esposizione è cronologico, perciò nelle sale sono esposte opere anche di tipologia diversa. La sezione archeologica comprende marmi, sculture, mosaici, tavole bizantine, terrecotte di manifattura locale. La Pinacoteca è il gioiello del Museo, in particolare si segnalano tre capolavori assoluti: il 'Polittico di San Gregorio' di Antonello da Messina (1473), la 'Adorazione dei Magi' e la 'Resurrezione di Lazzaro' del Caravaggio (1608-9). Nelle altre sale sono esposti arredi, paramenti sacri, argenti e ceramiche.

 

 

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