Agnolo Bronzino

Agnolo Gaddi

Ambrogio Lorenzetti

Andreadi di Bonaiuto

Andrea del Castagno

Andrea del Sarto

Andrea di Bartolo

Andrea Mantegna

Antonello da Messina

Antonio del Pollaiuolo

Bartolo di Fredi

Bartolomeo di Giovanni

Benozzo Gozzoli

Benvenuto di Giovanni

Bernard Berenson

Bernardo Daddi

Bianca Cappello

Bicci di Lorenzo

Bonaventura Berlinghieri

Buonamico Buffalmacco

Byzantine art

Cimabue

Dante

Dietisalvi di Speme

Domenico Beccafumi

Domenico di Bartolo

Domenico di Michelino

Domenico veneziano

Donatello

Duccio di Buoninsegna

Eleonora da Toledo

Federico Zuccari

Filippino Lippi

Filippo Lippi

Fra Angelico

Fra Carnevale

Francesco di Giorgio Martini

Francesco Pesellino

Francesco Rosselli

Francia Bigio

Gentile da Fabriano

Gherarducci

Domenico Ghirlandaio

Giambologna

Giorgio Vasari

Giotto di bondone

Giovanni da Modena

Giovanni da San Giovanni

Giovanni di Francesco

Giovanni di Paolo

Giovanni Toscani

Girolamo di Benvenuto

Guidoccio Cozzarelli

Guido da Siena

Il Sodoma

Jacopo del Sellaio

Jacopo Pontormo

Lippo Memmi

Lippo Vanni

Lorenzo Ghiberti

Lorenzo Monaco

Lo Scheggia

Lo Spagna

Luca Signorelli

masaccio

masolino da panicale

master of monteoliveto

master of sain tfrancis

master of the osservanza

matteo di giovanni

memmo di filippuccio

neroccio di bartolomeo

niccolo di segna

paolo di giovanni fei

paolo ucello

perugino

piero della francesca

piero del pollaiolo

piero di cosimo

pietro aldi

pietro lorenzetti

pinturicchio

pontormo

sandro botticelli

sano di pietro

sassetta

simone martini

spinello aretino


taddeo di bartolo

taddeo gaddi

ugolino di nerio

vecchietta

 

             
 
Ambrogio Lorenzetti, Annunciazione, 1344, cm.127x120, Pinacoteca Nazionale, Siena


Travel guide for Tuscany
       
   

Ambrogio Lorenzetti


   
   

Ambrogio Lorenzetti (Siena, ca. 1290 – Siena, 1348) è stato un pittore italiano.
Fu uno dei maestri della scuola senese del Trecento. Fratello minore di Pietro Lorenzetti, fu attivo dal 1319 al 1348 e si distinse soprattutto per la forte componente allegorica e complessa simbologia delle sue opere mature e per la profonda umanità dei soggetti rappresentati e dei loro rapporti.[1]


Vita e opere

La Madonna col Bambino proveniente dalla chiesa di Sant’Angelo di Vico l'Abate presso San Casciano Val di Pesa ed esposto oggi nel Museo di San Casciano, è considerata la prima opera tra quelle attribuibili ad Ambrogio Lorenzetti. È firmata e datata dall’autore al 1319. La tavola è totalmente diversa dalle precedenti Maestà o Madonne col Bambino di Duccio di Buoninsegna, a tal punto da far pensare che a differenza del fratello Pietro Lorenzetti e di Simone Martini, Ambrogio non si sia formato nella bottega di Duccio. La presenza di quest’opera in un paese vicino Firenze, e le successive testimonianze che vedrebbero Ambrogio a Firenze e dintorni almeno fino al 1332, fanno altresì ritenere che Ambrogio Lorenzetti, seppure senese, ebbe una formazione più vicina a quella fiorentina di Giotto e dello scultore Arnolfo di Cambio, come è evidente nella solidità delle figure. La distanza da Giotto e dai suoi seguaci rimane comunque notevole, ponendo l’autore distante anche dalla scuola pittorica fiorentina e contribuendo far emergere nell’arte di Ambrogio Lorenzetti tratti davvero originali sin dagli esordi.

In questa tavola le fisionomie di Maria e del Bambino sono poco dolci. Le figure sono di una presenza statuaria e possente, che echeggia anche le statue di Arnolfo di Cambio. La rappresentazione della Madonna è frontale, alla maniera bizantina e ricorda le opere della seconda metà del 1200 (qualche esperto ha addirittura avanzato l’ipotesi che il committente abbia chiesto esplicitamente all’autore di richiamarsi allo stile di quel tempo). Il manto della Madonna è reso con un colore compatto e con scarsa caratterizzazione a pieghe del panneggio. I volti hanno una caratterizzazione chiaroscurale non eccelsa e il trono è un semplice seggio di legno spigoloso che riporta decorazioni geometriche, ma un’architettura ridotta ai minimi termini. Questi erano probabilmente i limiti di un pittore giovane che tuttavia conoscerà successivamente un’evoluzione vertiginosa.

Piuttosto una cosa è straordinaria già in questa tavola giovanile e anticipa quello che sarà uno dei maggiori contributi di Ambrogio nella storia dell’arte, cioè il suo vivo naturalismo nella resa dei personaggi. Le mani di Maria reggono il bambino piuttosto che attorniarlo. La mano destra è inclinata rispetto all’avambraccio a reggere la gamba destra di Gesù. Le dita di entrambe le mani non sono parallele, ma sono disposte in modo da reggere meglio l’infante. Soprattutto spicca l’indice della mano destra che ha un naturalismo funzionale al gesto mai visto prima. Il Bambino guarda la madre. I suoi polsi e lo scorcio del suo piede sinistro mostrano un bambino che si agita e scalcia come un vero infante.


A Firenze

Gli anni successivi alla realizzazione della Madonna di Vico l'Abate (1319), fino almeno al 1332 rappresentano gli anni più nebulosi della vita artistica del pittore. Non esistono opere datate o documentate in quest’arco di tempo. Alcuni studiosi attribuiscono a questi anni la Madonna della Pinacoteca di Brera, la Madonna Blumenthal del Metropolitan Museum di New York e il Crocifisso proveniente dalla chiesa del Carmine di Siena ed esposto oggi nella Pinacoteca Nazionale della stessa città. Tuttavia il consenso sulla datazione è tutt'altro che unanime presso gli studiosi, lasciando profonde incertezze.

Quel che è certo è che Ambrogio Lorenzetti operò in questi anni prevalentemente a Firenze. Un documento dell’Archivio di Stato di Firenze, che si riferisce ad un debito contratto dall’artista nei confronti di un certo Nudo di Vermiglio, è datato 1321. Nel 1327 l’artista risulta iscritto all’Arte Maggiore fiorentina dei Medici e degli Speziali (che a quel tempo comprendeva anche i pittori) e Lorenzo Ghiberti cita alcuni suoi affreschi di un convento agostiniano fiorentino, dipinti probabilmente tra il 1327 e il 1332.

La testimonianza più diretta sulla residenza fiorentina del pittore in questi anni è fornita dal trittico proveniente dalla chiesa di San Procolo a Firenze, avendo molti testimoni letto, nel corso dei secoli, la firma dell’artista e la data da lui apposta (1332) che oggi sono andate perdute. Il trittico, recentemente ricomposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze, riporta la Madonna col Bambino tra i santi Nicola (a sinistra) e Procolo (a destra). Sopra i tre panelli le cuspidi riportano il Cristo Redentore (al centro) e i santi Giovanni Evangelista (a sinistra) e Giovanni Battista (a destra). Rispetto alla Madonna di Vico l’Abate del 1319 Ambrogio Lorenzetti aveva compiuto passi da gigante nella resa volumetrica dei personaggi, nell’ingentilimento delle figure, nell’uso delle modulazioni chiaroscurali, nella spiccata profilatura dei personaggi, nella ricca decorazione, adesso decisamente più vicini a quelli della scuola di Giotto. Le posture dei personaggi sono ancora rigide e questi sembrano come ingessati, contraddistinguendosi dalle figure di Giotto dei primi anni trenta (per esempio del contemporaneo Polittico di Bologna) o anche da quelle di Simone Martini o Lippo Memmi (per esempio della coeva tavola di Kansas City di Lippo Memmi).

Tuttavia è ancora l’umanità del rapporto tra Maria e il Bambino che contraddistingue l’opera. In questo dipinto Gesù Bambino guarda sua madre con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta generando un’espressione tipica di un neonato. Maria ricambia lo sguardo ed offre al bambino un’espressione serena e rassicurante e le dita della la mano destra per giocare. La mano sinistra di Maria ha invece la tipica disposizione “lorenzettiana” a dita divaricate, sottolineando l’energia della sua presa.

Sempre dalla chiesa di San Procolo di Firenze, e per questo datati intorno al 1332, provengono quattro tavolette raffiguranti Episodi della vita di San Nicola, oggi esposte agli Uffizi. Le tavolette mettono in luce una notevole vena narrativa dell’artista ed una sua abilità nella realizzazione di complesse architetture, evitando anche l'innaturale convenzione di sfondare le pareti per mostrare ciò che avviene nelle stanze. Per esempio, nella scena di San Nicola che resuscita il bambino strozzato dal demonio, il bambino protagonista è raffigurato quattro volte in altrettanti momenti successivi, che si svolgono nei due piani di un edificio: il pian terreno è aperto da un arcone, mentre il piano superiore è visibile tramite una loggia. In queste scene inoltre il fondo oro è ormai quasi abolito, con l'architettura che occupa quasi tutto lo sfondo.


Rientro nel contado di Siena

Intorno al 1335 Ambrogio Lorenzetti rientra nel contado di Siena. L’Ugurgeri Azzolini narra nel 1649 di aver visto le firme di Ambrogio Lorenzetti e di suo fratello Pietro sugli affreschi allora deperiti dello Spedale di Santa Maria della Scala con tanto di data (1335). Tali affreschi oggi sono perduti. Anche Lorenzo Ghiberti parla di affreschi di Pietro e Ambrogio Lorenzetti nel chiostro e nella sala capitolare della chiesa di San Francesco a Siena, affreschi di cui oggi rimangono solo poche scene e che sono datati intorno al 1336. La co-presenza del fratello Pietro in questi cicli di affreschi senesi fanno pensare che Ambrogio Lorenzetti riuscì a ricevere commissioni nella sua città natale per intercessione del fratello, che sicuramente era più accreditato in questi anni.

 

 

 

Ambrogio risulta negli stessi anni attivo come artista autonomo e indipendente soprattutto nel contado di Siena: dalla Badia dei Santi Giacomo e Cristoforo a Rofeno proviene una Pala con la Vergine e il Bambino, San Michele Arcangelo e santi che è oggi conservata presso il Museo di Arte Sacra di Asciano, opera datata al 1330-1335, probabilmente dopo il Trittico di San Procolo. Al 1335 circa viene datato anche il Crocifisso, della chiesa di santa Lucia a Montenero d'Orcia presso Castel del Piano. Sempre intorno al 1335 è datata una splendida Maestà proveniente dalla chiesa agostiniana di San Pietro all’Orto di Massa Marittima (domino senese al tempo) ed oggi esposto nel Museo di Arte Sacra della stessa città. Ambrogio ha lasciato anche una Maestà ed altri affreschi nella cappella dell’Eremo di Montesiepi, presso l’Abbazia di San Galgano, affreschi che sono databili al 1336 come risulta da un’iscrizione oggi perduta ma letta nel 1645.

In queste opere si nota come le figure acquisiscono quella postura più sciolta ed equilibrata che caratterizzava in questi anni lo stile di Giotto e del suo allievo Taddeo Gaddi, nonché di Simone Martini e del cognato Lippo Memmi. Ma c’è di più. Le opere appaiono più articolate e sono caricate sovente di complesse allegorie. La splendida Maestà di Massa Marittima, ad esempio, è dominata da una moltitudine di figure. Ai lati dei gradini del trono sono presenti sei angeli (tre per parte) con strumenti musicali ed incensieri. Ai lati del trono stesso ci sono altri quattro angeli, due che reggono i cuscini del trono e altri due che lanciano fiori. Tutti gli altri personaggi in piedi sono uno stuolo di Profeti, Santi e Patriarchi. Tale sovraffollamento carica l’evento della nascita di Gesù Cristo di una portata epocale essendo tale evento assistito e testimoniato da tutti coloro che hanno fatto la storia della Chiesa. Ai piedi del trono sono presenti le personificazioni delle tre Virtù Teologali. Queste sono, dal gradino più basso a quello più alto, la Fede, la Speranza e la Carità, come indicato dalle iscrizioni sui gradini. La loro disposizione non è casuale. Secondo la definizione di Pietro Cantore la Fede costruisce le fondamenta dell’edificio ecclesiale, e infatti siede sul gradino che forma la base del trono. La Speranza eleva la Chiesa fino al Cielo, simboleggiata dalla pesante torre che regge, mentre la Carità concretizza l’atto della Chiesa e attraverso l’amore per Dio Padre dà amore anche al prossimo.

 
Ambrogio Lorenzetti, Annunciation (sinopia), Eremo di Montesiepi

Maestà dalla chiesa di San Pietro all'Orto di Massa Marittima


Ambrogio Lorenzetti, Madonna with Angels and Saints (Maestà)
Maestà dalla chiesa di San Pietro all'Orto di Massa Marittima (1335 circa), Museo di Arte Sacra, Massa Marittima


Ma anche in questo dipinto allegorico dal significato teologico così complesso Ambrogio Lorenzetti non rinuncia al rapporto umano e naturalistico tra Madre e Figlio con la consueta presa energica del figlio da parte di Maria, con un contatto guancia a guancia e uno scambio di sguardi ravvicinato tra le due figure.

Nel corso dei secoli questo dipinto è apparso e scomparso più volte. La sua esistenza è testimoniata dal Ghiberti e dal Vasari, i quali ci informano che Ambrogio Lorenzetti a Massa Marittima dipinse una grande tavola. Fu il prof. Stefano Galli che, nel 1867, mentre cercava in tutti i magazzini delle chiese e del Comune, alla ricerca di opere da esporre nel nuovo Museo civico della città, a ritrovare nella soffitta del convento di Sant’Agostino una tavola abbandonata, che, divisa in cinque pezzi, aveva perfino servito come deposito per la cenere di una stufa. La tavola venne riconosciuta come quell’opera del Lorenzetti solo ai primi del ‘900 di cui a Massa si erano perse le tracce e venne esposta nella stanza del sindaco. In seguito a far parte del Museo civico, fondato nel 1867 con la Biblioteca.

La Maestà viene considerata come una dei più importanti capolavori del Senese: è infatti di grande interesse iconografico, sia per la novità della composizione, sia per la scelta dei santi e delle personificazioni allegoriche. In origine potrebbe aver avuto un coronamento a pannelli cuspidati, del quale non si è conservata traccia. L’opera riprende il tema delle maestà senesi di Duccio e di Simone Martini, cioè della Madonna circondata dalla sua corte celeste di angeli e santi: il tema, però, viene trattato con significative innovazioni.

Arte in Toscana | Ambrogio Lorenzetti | La Maestà di Massa Marittima


Rientro definitivo a Siena


Nel 1337 l'artista risulta già in pianta stabile a Siena a dipingere in maniera autonoma dal fratello Pietro Lorenzetti, complice anche la partenza per Avignone, avvenuta nel 1335-1336, dell'artista di riferimento della città fino ad allora, ovvero Simone Martini.
Al 1337-1338 risale la Maestà della Cappella Piccolomini del Convento di Sant'Agostino di Siena, anch'essa caratterizzata da un profondo significato allegorico.


La Maestà di Sant'Agostino


Ambrogio Lorenzetti, Maesta, 1337-1338 circa, affresco, Chiesa di Sant'Agostino, Siena


La Maestà di Sant'Agostino è un affresco (128x240 cm) di Ambrogio Lorenzetti del 1337-1338 circa, che si trova nella Cappella Piccolomini della chiesa di Sant'Agostino a Siena. È una delle tre grandi Maestà di quest'artista; un'altra è dipinta a fresco nella cappella di San Galgano a Montesiepi (Chiusdino, in provincia di Siena) e un’altra ancora, dipinta a tempera e oro su tavola, si trova nel Museo di Arte Sacra di Massa Marittima. È una delle sue grandi opere allegoriche dal complesso significato teologico.

Arte in Toscana | Ambrogio Lorenzetti | Maestà di Sant'Agostino



Arte in Toscana


Le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti



Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), Parete di fondo della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


Nel 1338-1339 Ambrogio dipinse quello che ancora oggi è considerato il suo capolavoro tra le opere a noi pervenute: le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna, dispiegate su tre pareti per una lunghezza complessiva di circa 35 metri nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena, Sulla parete di fondo della sala si trova l’Allegoria del Buon Governo dove ogni aspetto del governo (quale la Giustizia, il Comune di Siena, i cittadini, le forze dell’ordine, etc.) e le virtù loro ispiratrici (sapienza divina, generosità, pace, virtù cardinali e virtù teologali, etc.) sono rappresentati da figure umane. Tutte queste figure interagiscono secondo un preciso ordine a rappresentare una scena assai complessa. Sulla parete di destra è presente l’Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città e Campagna, con una rappresentazione allegorica del lavoro produttivo entro la città di Siena e nella sua campagna. Infine, sulla parete sinistra è presente l’Allegoria del Cattivo Governo, con personificazioni degli aspetti del malgoverno e dei vizi e dei suoi effetti in città e campagna. Il ciclo di affreschi è da sempre studiata da critici ed appassionati non solo di storia dell’arte, ma anche di storia e del pensiero politico, di urbanistica e del costume. Di fatto fu uno dei primi messaggi di propaganda politica in un'opera medievale. Dal punto di vista dottrinale vi è un chiaro riferimento al pensiero di San Tommaso D'Aquino. "L'assunto dottrinale è chiaramente tomistico: non solo perché riflette la gerarchia dei princìpi e dei fatti, delle cause e degli effetti, ma perché pone come motivi fondamentali dell'ordine politico l'"autorità" (nelle allegorie) e la "socialità" (negli effetti), specialmente insistendo sul concetto aristotelico (di Aristotele) della "naturalità" della socievolezza umana[1].

Arte in Toscana | Ambrogio Lorenzetti | Le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti



Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Città (dettaglio) (1338-1339), Parete di destra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


 
Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo (dettaglio), (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena

 
 
Allegoria degli Effetti del Cattivo Governo in Campagna (dettaglio) (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena



Le altre opere a Siena

Del periodo senese non sono documentati solo questi affreschi. Oltre a quelli già citati fino ad ora sono molte le opere realizzate entro le mura della città dopo il 1337. Tra esse si distinguono un polittico proveniente dalla ex-chiesa distrutta del Convento di Santa Petronilla di Siena ed oggi esposto nella Pinacoteca Nazionale della stessa città (circa 1340), la Presentazione di Gesù al Tempio, realizzata per l’altare di San Crescenzio del Duomo di Siena ed oggi esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze (firmato e datato 1342) e un’Annunciazione proveniente dalla Sala del Concistoro del Palazzo Pubblico ed oggi ospitato dalla Pinacoteca Nazionale di Siena (firmato e datato 1344).

Molte di queste opere sono caratterizzate da una complessa ed affascinante simbologia, laddove non è riscontrabile un più complesso significato allegorico, mostrando lo spessore intellettuale, oltre che di grande artista, di Ambrogio Lorenzetti. Un’altra caratteristica che colpisce è il risalto dell’aspetto umano delle rappresentazioni, come nell’Annunciazione della Pinacoteca Nazionale di Siena del 1344 dove viene rappresentata la parte finale dell’Annunciazione: la spiegazione dell’Angelo su come il concepimento è possibile e l’accettazione di Maria (piuttosto che l’apparizione ed annuncio dell’Angelo come si usava fare). Il Lorenzetti di questi anni mostra anche di avere acquisito appieno la capacità di dipingere personaggi volumetrici ed equilibrati nelle loro posture, di usare in maniera ottimale i chiaroscuri per la resa di volti e vesti, e di realizzare articolate prospettive, come è evidente dalla tavola della Presentazione di Gesù al Tempio del 1342, oggi agli Uffizi di Firenze.

La provenienza senese di tutti questi dipinti mostrano la reputazione che Ambrogio Lorenzetti aveva guadagnato presso il governo e i conventi senesi, ormai al di sopra di quella del fratello Pietro (vedi sotto per una lista completa delle opere senesi).

In questi anni Ambrogio Lorenzetti dipinse anche nei dintorni di Siena, come è testimoniato dal polittico ricomposto della Pieve dei Santi Pietro e Paolo a Roccalbegna e dalla tavola con la Madonna e il Bambino proveniente dalla Pieve di San Lorenzo alle Serre di Rapolano ed oggi esposta nella Pinacoteca Nazionale di Siena.
 
   
   
La morte nel 1348

   
Come il fratello Pietro, anche Ambrogio Lorenzetti morì nel 1348 per la terribile ondata di pestilenza che decimò le popolazioni dell'Europa occidentale. Rimane infatti un testamento, scritto dall’artista il 9 giugno 1348, in cui Ambrogio dispone, in maniera convulsa e in lingua volgare (in genere si usavano convenzionali formule in lingua latina per i documenti notarili), che tutti i suoi averi andassero in eredità alla Compagnia della Vergine Maria, temendo la morte imminente di se stesso, della moglie e delle sue tre figlie. Nel 1348 e nel 1349 alcuni beni di Ambrogio Lorenzetti risultano effettivamente venduti dalla Compagnia, potendosi concludere che la peste abbia davvero decimato la sua famiglia.


La scuola

A differenza di Duccio di Buoninsegna e Giotto, che ebbero molti seguaci espressisi per ben tre generazioni, Ambrogio Lorenzetti non conta molti allievi che seguirono in maniera fedele il suo stile. L’unico vero allievo è il cosiddetto Maestro del 1346, la cui attività si svolse soprattutto nei pressi di Montalcino, in provincia di Siena, e risale agli anni trenta e quaranta del XIV secolo, i due decenni a cui sono fatte risalire le uniche due opere attribuitegli. L'arte di Ambrogio Lorenzetti ebbe comunque molti echi, ben oltre la Peste Nera del 1348, fino a dentro il Rinascimento. Di fatto le sue complesse allegorie, la profonda umanità e il complesso significato religioso che emergono dalla sua produzione furono fonte di ispirazione per molti artisti della seconda metà del XIV secolo e dei secoli successivi.


Lista delle opere


   

* Madonna col Bambino, 1319[2], tempera e oro su tavola, proveniente dalla Chiesa di Sant'Angelo a Vico l'Abate presso san Casciano, Museo di San Casciano.
* Madonna col Bambino, 1320-1330 circa[3], tempera e oro su tavola, provenienza ignota, Pinacoteca di Brera, Milano
* Trittico di San Procolo, 1332[2], tempera e oro su tavola, dalla chiesa di San Procolo di Firenze, Galleria degli Uffizi, Firenze
* Quattro tavole con storie di san Nicola di Bari, circa 1332[4], tempera e oro su tavola, dalla chiesa di San Procolo di Firenze, Galleria degli Uffizi, Firenze
* Pala con la Vergine e il Bambino, San Michele Arcangelo e santi, circa 1330-1335[4], tempera e oro su tavola, dalla Badia dei Santi Giacomo e Cristoforo a Rofeno, Museo di Arte Sacra, Asciano
* Madonna col Bambino, 1330-1335[4], tempera e oro su tavola, provenienza ignota, Musée du Louvre, Parigi
* Crocifisso di Montenero d'Orcia, circa 1335[4], tempera e oro su tavola, chiesa di santa Lucia a Montenero d'Orcia presso Castel del Piano.
* Maestà, circa 1335[4], tempera e oro su tavola, dalla chiesa di San Pietro all'Orto di Massa Marittima, Museo di Arte Sacra, Massa Marittima
* Maestà, 1334-1336[2], affresco, cappella di San Galgano a Montesiepi (presso l'abbazia di San Galgano)
* Maestà, 1337-1338[2], affresco, chiesa di Sant'Agostino, Siena
* Martirio dei Francescani e Congedo di San Ludovico di Tolosa, circa 1336-1340[4], affreschi staccati, dalla sala capitolare della Basilica di san Francesco di Siena, transetto sinistro della Basilica di san Francesco, Siena
* Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna, 1338-1339[2], affreschi, Palazzo Pubblico, Siena
* Polittico di santa Petronilla, circa 1340[4], tempera e oro su tavola, dalla chiesa distrutta dell'ex-convento di Santa Petronilla, Pinacoteca Nazionale, Siena
* Madonna col Bambino, circa 1340[4], tempera e oro su tavola, dalla chiesa di san Lorenzo alle Serre di Rapolano, Pinacoteca Nazionale, Siena
* Madonna col Bambino, circa 1340[2], affresco staccato, dalla Loggia del Palazzo Pubblico di Siena, Palazzo Pubblico, Siena
* Polittico di Roccalbegna, circa 1340[4], tempera e oro su tavola, pieve dei Santi Pietro e Paolo di Roccalbegna.
* Madonna col Bambino, circa 1340[4], tempera e oro su tavola, dal monastero di Sant'Eugenio presso Siena, Museum of Fine Arts, Boston.
* Piccola Maestà, circa 1340[4], tempera e oro su tavola, dallo Spedale di Santa Maria della Scala, Pinacoteca Nazionale, Siena
o Due piccoli pannelli laterali descriventi l'Elemosina di san Nicola a tre prostitute e il Dono del mantello di san Martino al povero sono, rispettivamente, al Museo del Louvre e alla Yale University Art Museum
* Madonna col Bambino, 1340-1345[4], tempera e oro su tavola, chiesa di San Pietro alle Scale, Siena
* Presentazione di Gesù al Tempio, 1342,[2], dall'altare di san Crescenzio del Duomo di Siena, Galleria degli Uffizi, Firenze
* Annunciazione, 1344[2], tempera e oro su tavola, dalla sala del Concistoro del Palazzo Pubblico di Siena, Pinacoteca Nazionale, Siena
* Allegoria della Redenzione, 1340-1347[4], tempera e oro su tavola, dall'ospedaletto senese di Monna Agnese, Pinacoteca Nazionale, Siena
* Crocifisso della Chiesa del Carmine, data imprecisata[3], tempera e oro su tavola, dalla chiesa del Carmine di Siena, Pinacoteca Nazionale, Siena
* Madonna col Bambino (Madonna Blumenthal), data imprecisata[3], tempera e oro su tavola, provenienza ignota, Metropolitan Museum of Art, New York.
* Madonna del Latte, data imprecisata[3], tempera e oro su tavola, dall'eremo agostiniano di Lecceto, Museo diocesano, Siena
* Quattro pannelli di un polittico smembrato, data imprecisata[3], tempera e oro su tavola, provenienza ignota, Museo dell'Opera del Duomo, Siena
* Crocifissione, data imprecisata[3], tempera e oro su tavola, provenienza ignota, Collezione Salini (privata), Siena
* Santa Caterina d'Alessandria, San Giovanni Evangelista, Sant'Agostino e devoto, data imprecisata[3], affresco staccato, dagli ambienti del Palazzo Pubblico di Siena, Palazzo Pubblico, Siena

 
   


[1] Giulio Carlo Argan, Storia dell'arte italiana, Sansoni, vol.2, p.34-36.
[2] datazione autografa o determinata da altra documentazione scritta.
[3] datazione che non trova parere unanime presso gli esperti.

[4] Datazione ricostruita su basi puramente stilistiche (assenza di datazione autografa o altra documentazione scritta).

Bibliografia

Dizionario biografico degli italiani LXV, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 2005

Chiara Frugoni, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Le Lettere, Firenze 2010. ISBN 88-7166-668-2



Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Ambrogio Lorenzetti

Norman, Diana (2007). A Case of Mistaken Identity: Ambrogio Lorenzetti's "Saint Dorothy" from the Church of Santa Petronilla, Siena. Zeitschrift für Kunstgeschichte, 70(3), pp. 297–324.

Art in Tuscany | The Sala del Mappamondo (the World Map Room) and the lost wheel map of Ambrogio Lorenzetti

Nicolai Rubinstein , Political Ideas in Sienese Art: The Frescoes by Ambrogio Lorenzetti and Taddeo di Bartolo in the Palazzo Pubblico

Carol M. Richardson (Editor), Kim W. Woods (Editor), Michael W. Franklin (Editor), Renaissance Art Reconsidered: An Anthology of Primary Sources

Guide to Siena: history and art | www.archive.org


Nonostante il lunghissimo dibattito critico possono assegnarsi alla produzione del L. di questo periodo i due stupefacenti panorami (Siena, Pinacoteca nazionale), con ogni probabilità facenti parte di un armadio (Torriti, pp. 113-116) in cui venivano custodite le carte relative ai possedimenti senesi, poiché da Carli (1981) i due paesaggi sono stati convincentemente identificati con Talamone il primo, e con il castello sul lago di Chiusi o sul Trasimeno il secondo, in quegli anni presidi di confine. La composizione dei due riquadri risulta essere così geometricamente e pittoricamente perfetta da aver indotto Zeri (1973) ad attribuire i due frammenti alla pala dell'arte della lana eseguita dal Sassetta (Stefano di Giovanni) fra il 1423 e il 1426, con una datazione risultata inaccettabile anche dopo i rilievi tecnici.

Stefano di Giovanni, noto dal Settecento con il nomignolo di Sassetta, nacque a Cortona, ma a partire dagli anni venti fu il primo pittore senese del Rinascimento. I molti frammenti superstiti della pala dipinta per l’Arte della Lana di Siena (1423-1424) indicano un aggiornamento sull’arte di Gentile da Fabriano, insieme con uno studio della tridimensionalità che muove dalle ricerche dei fratelli Lorenzetti per ricollegarsi alle sperimentazioni prospettiche brunelleschiane. La sua carriera proseguì con capolavori come la Madonna della Neve per il Duomo di Siena (1430-1432, ora gli Uffizi) e lo smembrato polittico per San Francesco a Sansepolcro (1437-1444), finendo alla metà del secolo, quando Stefano stava lavorando al grande affresco per la Porta Romana di Siena.

Avraham Ronen, Due paesaggi nella Pinacoteca di Siena già attribuiti ad Ambrogio Lorenzetti, Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 50. Bd., H. 3 (2006), pp. 367-400, Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck-Institut

Art in Tuscany | Sassetta

 
Sassetta, Città in riva al mareSassetta, Polittico dell'Arte della Lana: Paesaggio con città, Siena, Pinacoteca Nazionale



Podere Santa Pia, un’oasi di pace immersa nel verde delle colline della Maremma, è uLa villa si trova a circa 350 mt s.l.m. alle pendici del Monte Labbro e il Monte Amiata, distante dalla vetta circa 30km dove, durante i mesi invernali, è possibile sciare. Bella vista sulla campagna tipica maremmana. La casa è a circa 2,5 km dal paesino di Castiglioncello Bandini, 7km da Cinigiano, 25km da Montalcino (famoso per le cantine che producono il vino Brunello di Montalcino), 35km dalle Terme di DSaturnia, 40km dalle spiagge di Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia.

Case vacanza in Toscana | Podere Santa Pia


     

Podere Santa Pia
Podere Santa Pia
Val d'Orcia" tra Montalcino Pienza e San Quirico d’Orcia




Monte Cucco wine region  
Roccalbegna
  Montalcino

         


Siena, duomo

Siena, Piazza del Campo
and Palazzo Publicco

 

San Miniato al Monte, Firenze
         
Montechristo sunset
Nella suggestiva cornice del valle d'Ombrone, nei pressi di Montalcino, questa magnifica podere è situata in ottima posizione e gode dello splendido panorama sulla Maremma, fino al mare e l'isola Monte Christo.

 

 

Questo articolo è basato sull'articolo Ambrogio Lorenzetti dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ambrogio Lorenzetti.