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Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buono e Cattivo Governo e loro Effetti in Città e Campagna,
1338 - 1339, Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


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Ambrogio Lorenzetti | Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo

   
   

L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo è un ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Gli affreschi, che dovevano ispirare l'operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale, sono composti da quattro scene disposte lungo tutto il registro superiore di tre pareti di una stanza rettangolare, detta Sala del Consiglio dei Nove, o della Pace.


Storia

Gli affreschi furono commissionati dal Governo della Città di Siena, che in quegli anni era governata da nove cittadini, il Governo dei Nove appunto, che rimanevano in carica un periodo di tempo limitato, per lasciare poi il posto ad altri nove cittadini.

I documenti attestano che Ambrogio Lorenzetti lavorò agli affreschi dal febbraio del 1338 al maggio del 1339, lasciandovi la firma sotto l’affresco della parete di fondo, dove si trova l’Allegoria del Buon Governo: “Ambrosius Laurentii de Senis hic pinxit utrinque…”, che alla lettera vuol dire “Ambrogio di Lorenzo da Siena mi ha dipinto da entrambi i lati…”. Purtroppo la firma è incompleta e forse recava un tempo anche l’anno di esecuzione. La Sala del Consiglio dei Nove ha subito negli anni numerose modifiche: Il sistema degli accessi alla sala è stato modificato e sono andati perduti la mobilia e gli arredi originari. Anche gli affreschi hanno subito integrazioni, spesso infelici, e mostrano qua e là lacune. Tuttavia l’opera di Ambrogio è in larga misura conservata, grazie anche all’importante restauro degli ultimi anni ’80.


Descrizione

Gli affreschi hanno un chiaro effetto didascalico, confrontando l'allegoria del Buon Governo (sulla parete di fondo) con quella del Cattivo Governo (sulla parete laterale sinistra), entrambe popolate da personaggi allegorici facilmente identificabili grazie alle didascalie. A queste seguono due paesaggi di una medesima città (Siena), con gli effetti del Buon Governo dove i cittadini vivono nell'ordine e nell'armonia (sulla parete laterale destra), e gli effetti del Cattivo Governo dove si vede una città in rovina (sulla parete laterale sinistra).

   
   

 

 

Allegoria del Buon Governo


Ambrogio Lorenzetti, Allegory of Good Government
Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-1339, Sala della Pace, Parete di fondo della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena

Si trova sulla parete laterale destra (guardando l'allegoria del Buon Governo ed avendo la finestra alle spalle) e forma, insieme agli Effetti del Buon Governo in Campagna che si trovano sulla stessa parete vicino alla finestra, un unico affresco. È la diretta emanazione degli Effetti del Buon Governo appena descritti e doveva rappresentare con un esempio eloquente gli obiettivi dei governanti della città. La città è dominata da una moltitudine di vie, piazze, palazzi, botteghe. Sono molti gli ornamenti, come le bifore sulle finestre, i tetti merlati, le mensole sagomate sotto i tetti, gli archi, le travi in legno, le piante e i fiori sulle terrazze, l'altana dipinta. Un lusso che solo il Buon Governo può assicurare. In alto a sinistra spuntano il campanile e la cupola del Duomo, simboli della città del tempo.

La città è poi popolata da abitanti laboriosi, dediti all'artigianato, al commercio, all'attività edilizia. In primo piano vediamo una bottega di scarpe dove l'artigiano vende ad un compratore accompagnato da un mulo. In alto si vedono alcuni muratori che impegnati nella costruzione di un edificio. Non manca neppure un riferimento allo studio, come dimostra un signore ben vestito in cattedra che insegna di fronte ad un uditorio attento.

Ci sono anche attività non lavorative, come è logico aspettarsi in una città pacifica e florida. Una fanciulla a cavallo con la corona in testa si prepara al matrimonio, osservata da due donne che si stringono l'una nell'altra e da un altro giovane di spalle, e seguita da due giovani a cavallo e, più indietro, da altri due giovani a piedi. Molto bello è il gruppo di danzatrici che si tengono per mano e ballano al ritmo di suonatrice di cembalo, nonché cantante.

La città è delimitata e separata dalla campagna del contado dalle mura rappresentate di scorcio. E proprio in prossimità delle mura la piazza sembra popolata da quelle attività lavorative cittadine che più hanno legami con la campagna: in basso a destra un pastore sta lasciando la città per dirigersi in campagna insieme al suo gregge di pecore. Più in alto due muli sono carichi di balle di lana, altri recano fascine, mentre un signore ed una signora a piedi portano, rispettivamente, un cesto di uova ed un'anatra. Tutta merce proveniente dalla campagna per essere venduta in città.

L'affresco ha subito un rifacimento trecentesco nel margine sinistro, approssimativamente fino all'altezza della prima trave del soffitto.

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), Parete di fondo della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


Si trova sulla parete di fondo (quella opposta alla finestra). A sinistra, in posizione elevata, si trova la Sapienza Divina, incoronata, alata e con un libro in mano. Con la mano destra tiene una bilancia, sui cui piatti due angeli amministrano i due rami della giustizia secondo la tradizione aristotelica: "distributiva" (a sinistra) e "commutativa" (a destra). Il primo angelo decapita un uomo e ne incorona un altro. Il secondo angelo consegna a due mercanti gli strumenti di misura nel commercio: lo staio per misurare il grano e il sale e due strumenti di misura lineare (a Siena si usavano la "canna" e il "passetto"). La bilancia è amministrata dalla Giustizia in trono, virtù ed istituzione cittadina che però è solo amministratrice, essendo la Sapienza Divina, l'unica a reggere il peso della bilancia e verso cui la Giustizia stessa volge lo sguardo. Dalle vite dei due angeli partono due corde che si riuniscono per mano della Concordia, diretta conseguenza della Giustizia e assisa anch'essa su una sedia e con in grembo una pialla, simbolo di uguaglianza e "livellatrice" dei contrasti. La corda è tenuta in pugno da ventiquattro cittadini allineati a fianco della Concordia e simboleggianti la comunità di Siena. Questi sono vestiti in maniera diversa e sono quindi di varia estrazione sociale e di varia professione.

Al termine del corteo di cittadini troviamo il simbolo di Siena, la lupa con i due gemelli, sopra il quale emana il Comune di Siena, rappresentato da un monarca in maestà identificato con la scritta C[ommune] S[senarum] C[ivitas] V[irginis]. Il Comune è vestito in bianco e nero, ed ha numerosi ornamenti anch'essi in bianco e nero, chiaro richiamo alla balzana, simbolo di Siena. In mano tiene uno scettro ed uno scudo con l'immagine della Vergine col Bambino, affiancati da due angeli ed in testa ha un copricapo di pelliccia di vaio, riferimento allo stato di giudice. Al suo polso destro è legata la corda della giustizia consegnatagli dai cittadini stessi. Il Comune è protetto e ispirato dalle tre Virtù teologali, rappresentate alate in alto, ovvero la Fede, Speranza e Carità. Ai suoi lati siedono invece, su un ampio seggio coperto da un pregiatissimo tessuto, le quattro Virtù Cardinali, la Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza, con alcuni degli accessori tipici dell'iconografia medievale, che sono la spada, la corona e il capo mozzo per la Giustizia, la clessidra segno di saggio impiego del tempo per la Temperanza, uno specchio per interpretare il passato, leggere bene il presente e prevedere il futuro per la Prudenza, la mazza e lo scudo per la Fortezza. A loro si uniscono altre due Virtù non convenzionali, ovvero la Pace, mollemente semisdraiata in una posa sinuosa su un cumulo di armi e con il ramo di ulivo in mano, e la Magnanimità, dispensatrice di corone e denari. Più in basso troviamo l'Esercito della città, composto dalla cavalleria e dalla fanteria, che sottomette un gruppo di uomini di cui riconosciamo una serie di prigionieri legati da una corda, due uomini armati che consegnano il loro castello e un altro uomo che consegna le chiavi della sua città.

Nella visione d'insieme, l'affresco si articola su tre registri: quello superiore con le componenti divine (Sapienza Divina e Virtù Teologali), quello intermedio con le Istituzioni cittadine (la Giustizia, il Comune, le Virtù non teologali), quello più basso con i costruttori, nonché fruitori, di queste istituzioni (esercito e cittadini). La corda simboleggia l'unione tra la Giustizia e il Comune, indiscindibili e inutili senza l'altro e tenuti insieme dai cittadini in stato di armonia. L'affresco esprime anche la percezione della giustizia nella Siena del tempo, una giustizia che non è solo giudizio di giusti e colpevoli, ma anche regolatrice di rapporti commerciali. È inoltre una giustizia che, pur ispirata da Dio, non si perita a condannare a morte e soggiogare le popolazioni vicine.

 


 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo, (particolare della Giustizia), Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena
Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo, (particolare della Giustizia), Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo, (particolare della Concordia), Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena
La Concordia

 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo, (dettaglio la Fortezza), Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena
La Fortezza

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, immagini

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo. La parete Nord ed un scorcio della parete Est (Effetti del Buon Governo in città) della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico   Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena   Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo ed effetti del Cattivo Governo in città e in campagna, la parete Ovest della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo. La parete Nord ed un scorcio della parete Est (Effetti del Buon Governo in città) della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico

 

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo ed effetti del Cattivo Governo in città e in campagna, la parete Ovest della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico

 


Effetti del Buon Governo in Campagna


Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Campagna (dettaglio) (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena

Allegoria degli Effetti del Buon Governo in Campagna (dettaglio) (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena



Si trova sulla stessa parete laterale destra in cui si trovano Gli Effetti del Buon Governo in Città appena descritti, formando con quest'ultimi un unico affresco. In campagna si vedono cittadini e contadini che viaggiano sulle strade, giovani a caccia con la balestra tra vigne ed ulivi, contadini che seminano, zappano ed arano la terra, tenute dominate da vigne ed uliveti. Sono riconoscibili anche case coloniche, ville, borghi fortificati. In aria vola la personificazione della Sicurezza, che regge un delinquente impiccato e un cartiglio:

« Senza paura ogn'uom franco camini / e lavorando semini ciascuno / mentre che tal comuno / manterrà questa donna in signoria / ch'el alevata arei ogni balia »

Da notare come questa figura sia nuda, una dei primi nudi con significato positivo del medioevo (la nudità era al tempo usata solo per rappresentare le anime dei dannati).

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo), la parete Est (Effetti del Buon Governo in città e in campagna) della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico   Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena   Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo), la parete Est (Effetti del Buon Governo in città e in campagna) della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico

 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

 

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, (dettaglio della Sicurezza, con il suo confortante cartiglio), Palazzo Pubblico, Siena
    Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, (particolare della Lupa romana sulle mura cittadine), Palazzo Pubblico, Siena

La Sicurezza, con il suo confortante cartiglio

 

 

La Sicurezza

 

La Lupa romana sulle mura cittadine

Le attività contadine che si svolgono in campagna riguardano periodi diversi dell'anno, come l'aratura, la semina, la raccolta, la mietitura, la battitura del grano. Evidentemente il pittore era più intenzionato a mostrare la condizione di floridezza e di sicurezza della campagna in tutti i suoi aspetti piuttosto che ad offrire una fotografia realistica di un preciso momento.

 


A partire dalla porta delle mura della città inizia una strada lastricata in discesa, che porta alla campagna del contado. Il pendio della strada vuole riprodurre in maniera realistica l'altitudine della città di Siena, dove alcune porte si trovano davvero ad una certa altezza e sono raggiungibili solo tramite strade in salita. Sulla strada vediamo dei cacciatori a cavallo che si stanno recando in campagna mentre incrociano due borghesi ben vestiti, anch'essi a cavallo, che stanno rientrando in città. Un contadino rientra in città a piedi instradando un maiale selvatico, un altro conduce un mulo con un sacco ed una cesta, mentre altri ancora più in basso recano sulle some dei loro muli sacchi di farina o granaglie, tutta merce da vendere in città. Ancora più in basso due contadini camminano e conversano, portando in città delle uova. Sul ciglio della stessa strada, all'altezza dei cacciatori a cavallo, troviamo un mendicante seduto. In questa stratificazione sociale vediamo la politica del Governo dei Nove, fedelmente riportata su affresco dal pittore: Buon Governo non significava appianare le disuguaglianze sociali, ma fare in modo che ciascun strato sociale potesse stare ed operare al proprio posto, in sicurezza.

L'affresco ha subito un rifacimento quattrocentesco nel margine destro, su una superficie triangolare delimitata approssimativamente dal lato che va dalla penultima trave del soffitto al margine inferiore destro. È ancora visibile l'inizio della scritta "Talamone", scritta troncata nella parte terminale dal rifacimento. Ambrogio Lorenzetti aveva infatti disegnato la Campagna fino al mare, che nel contado di Siena voleva dire l'avamposto di Talamone. Nel quattrocento, al tempo del rifacimento, la zona costiera era infestata dalla malaria e si preferiva raffigurare il contado fino ad un lago anonimo, piuttosto che al mare.

 

 

Allegoria del Cattivo Governo


Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo (dettaglio), (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


Si trova sulla parete laterale sinistra, più precisamente nella zona destra della parete. Dipinto in maniera speculare all'Allegoria del Buon Governo, doveva permettere il diretto confronto didascalico con quell'affresco. Al centro siede in trono la personificazione della Tirannide (Tyrannide), una mostruosità con le zanne, le corna, una capigliatura demoniaca, lo strabismo e i piedi artigliati, in decisa contrapposizione con il Comune nell'Allegoria del Buon Governo. La tirannide non ha alcuna corda vincolante e ai suoi piedi è accasciata una capra nera demoniaca, antitesi della lupa allattatrice dei gemelli. Sopra di lei volano tre vizi alati, sostituitesi alle tre virtù teologali dell’altro affresco. Questi sono l'Avarizia (Avaritia), con un lungo uncino per arpionare avidamente le ricchezze e due borse le cui aperture sono strette in una morsa, la Superbia (Superbia), con la spada e un giogo, e la Vanagloria (Vanagloria), con uno specchio per ammirare la propria bellezza materiale e una fronda secca, segno di volubilità.

Accanto alla Tirannide siedono invece le personificazioni delle varie sfaccettature del Male, opposti alle virtù cardinali, alla Pace e alla Magnanimità dell'Allegoria del Buon Governo. A partire da sinistra troviamo la Crudeltà (Crudelitas), intenta a mostrare un serpente ad un neonato; il Tradimento (Proditio), con un agnellino tramutato in scorpione a livello della coda, simbolo di falsità; la Frode (Fraus), con le ali e i piedi artigliati; il Furore (Furor), con la testa di bestia feroce, il torso di uomo, il corpo di cavallo e la coda di cane, simbolo di ira bestiale; La Divisione (Divisio), con il vestito a bande bianche e nere verticali (rovesciamento della balzana senese, che invece ha le bande orizzontali) e con la sega, antitesi della pialla livellatrice di contrasti della Concordia nell'Allegoria del Buon Governo; la Guerra (Guerra), con la spada, lo scudo e la veste nera.

Sotto la Tirannide troviamo invece la Giustizia, assisa in trono nell'Allegoria del Buon Governo, ma che adesso è soggiogata, spogliata del mantello e della corona, con le mani legate, i piatti per terra e l’aria mesta. È tenuta da un individuo solo piuttosto che dalla comunità intera. Accanto a lei ci sono le vittime del malgoverno, cioè i cittadini. Questa è anche la parte più lacunosa dell’affresco, per cui molte cose risultano di difficile interpretazione. A destra della Giustizia soggoiogata vediamo due individui contendersi un neonato con la violenza e, ancora più a destra, altri individui lasciare con le mani mozze due cadaveri a terra. La scena alla sinistra della Giustizia risulta di difficile interpretazione, mentre siamo del tutto impossibilitati a vedere la scena lacunosa sotto l’arco all’estrema destra dell’affresco.

L’affresco, sebbene diviso in tre registri al pari dell'Allegoria del Buon Governo, ha una complessità inferiore rispetto a quest’ultimo: i cittadini appaiono in numero minore nel terzo registro e l’apparato della Giustizia è ridotto ad una figura spoglia, oltretutto declassata al terzo registro essendo de-istituzionalizzata.


Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Cattivo Governo, dettaglio, (1338-1339),


Il tiranno con sembianze demoniache in un particolare del ciclo di affreschi sugli Effetti del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti.


Effetti del Cattivo Governo in Città e in Campagna


Si trova sulla parete laterale sinistra, a sinistra dell'Allegoria del Cattivo Governo. La città è crollante e piena di macerie, perché i suoi cittadini distruggono piuttosto che costruire, vi si svolgono omicidi, innocenti vengono arrestati, le attività economiche sono miserabili. La campagna è incendiata ed eserciti marciano verso le mura. In cielo vola il sinistro Timore.

 

 
Allegoria degli Effetti del Cattivo Governo in Campagna (dettaglio) (1338-1339), Parete di sinistra della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena



Stile


Nel dipingere le scene Ambrogio ricorse a stratagemmi fini, per esempio nel Buon Governo la prospettiva e la luce sono costruite in modo da mostrare serenamente la città fino in profondità, mentre la scura città del Cattivo Governo dà subito una sensazione di disarmonia, con tetri edifici che bloccano la visuale.

Influenzato dalla prima formazione avvenuta a Siena, Ambrogio tuttavia si discostò dai caratteri dominanti di tale arte tanto che è difficile ritenerlo un'esponente tipico della pittura senese del Trecento.

Nell'affresco venne rappresentato il paesaggio rurale ed urbano, quasi assoluta novità nel panorama artistico dell'epoca (presente già in alcune miniature di ambito federiciano, ma molto più stilizzato), con una cura del dettaglio, una vastità ed una credibilità mai toccate finora. Tuttavia questa rappresentazione non era fine a se stessa (volontà di portare una testimonianza di un paesaggio) ma fa parte di un preciso messaggio politico, veicolato dal paesaggio: la campagna qui illustra allegoricamente un concetto (di effetto di un regime politico), non "un" paesaggio.

 

 
Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo, dettaglio, (1338-1339), Parete di fondo della Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


 
   

[1]


Bibliografia

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.

Chiara Frugoni, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Le Lettere, Firenze 2010. ISBN 88-7166-668-2

Quentin Skinner, Ambrogio Lorenzetti e la raffigurazione del governo virtuoso, pp.53-122 e Ambrogio Lorenzetti sul potere e la gloria delle repubbliche pp.123-154 in Id. Virtù rinascimentali, Il Mulino, Bologna 2006. ISBN 88-15-10933-1

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Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena


 

Il Palazzo Pubblico è uno dei più famosi monumenti della città di Siena. Osservandone la facciata su Piazza del Campo si notano, subito, i vari periodi di costruzione: al primo ordine di trifore fu usata la pietra, poi il laterizio.
Le finestre, nel tipico stile senese, hanno tre archetti gotici affiancati e appoggiati su colonnine, mentre al centro di ciascuna ghiera, tra archetti e l'arco acuto principale di ciascuna finestra, è stato inserito uno stemma di Siena. Il corpo centrale è rialzato di un piano rispetto alle due ali laterali.

Nel Palazzo Pubblico di Siena c'è uno dei musei più importanti d'Italia: è il Museo Civico, una serie di sale che custodiscono alcuni capolavori dell'arte toscana. Si accede a questo museo dal cortile del Palazzo Pubblico, attraverso una scala in ferro.


Sala del Mappamondo

E' la sala più importante del Museo: prende il nome dal grande "Mappamondo" di Ambrogio Lorenzetti, ormai distrutto da tre secoli, un meccanismo girevole in cui era rappresentata Siena al centro e tutto intorno le terre conquistate. Da questa sala iniziò il programma di decorazione del Palazzo Pubblico, con un'opera grandiosa, la "Maestà" di Simone Martini. Quest'opera nasce insieme a quella analoga che Duccio di Buoninsegna stava dipingendo negli stessi anni (1312) per per l'altare maggiore del Duomo. Si scelse la Vergine per testimoniare la speciale devozione che i senesi hanno avuto, in ogni tempo, verso la Madonna, come dimostra il Palio del 15 agosto a lei dedicato. La Madonna è al centro del dipinto, seduta su un trono regale e circondata dai Santi. In primo piano due angeli le porgono cesti di fiori, mentre i Santi senesi le presentano suppliche affinchè protegga la sua città. Nell'affresco si legge Diletti mei ponete nelle menti/che li devoti vostri preghi onesti/ come vorrete voi faro co(n)tenti/ma se i potenti ai debili fien molesti/gravando loro o con vergogne o danni/le vostre oration non son per questi/ne per qualunque la mia terra inganni". In pratica: governate bene e io vegliero su di voi. Altrimenti niente. Sempre Simone Martini realizzò sulla parete opposta l'affresco "Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi", allegoria dell'espansione di Siena. Sotto al "Guidoriccio" il Sodoma dipinse nel 1529 due dei Santi protettori senesi: "San Vittore" e "Sant' Ansano". Sulla parete davanti alle finestre, nella parte alta, sono raffigurate la "Battaglia della Val di Chiana" ad opera di Lippo Vanni ( 1363 ) e la "Battaglia del Poggio Imperiale" contro i fiorentini, dipinta da Giovanni di Cristofano Ghini e da Francesco d' Andrea.
In basso si trova invece una Galleria dei più venerati Santi senesi: dal "San Bernardino" di Sano di Pietro, eseguito nell' anno della sua canonizzazione (1450), alla "Santa Caterina" del Vecchietta (1460) e al "Beato Bernardo Tolomei", fondatore degli Olivetani (Sodoma,1530 ca.).


La Sala dei Nove e l'Allegoria

La Sala dei Nove è forse la sala più nota tra quelle del Palazzo Pubblico e molti visitatori si accontentano della sua consultazione che, volendo approfondirla, può andare avanti per delle ore.
La Sala viene comunemente chiamata Sala dei Nove a ricordare la forma di governo che regnò su Siena dal 1287 al 1355 e che la trasformò in una città splendida e potente.
Nel 1337 i Nove incaricarono Ambrogio Lorenzetti di decorare l'ambiente dove ricevevano gli ospiti. L'intento era quello di rendere immediato agli ospiti gli ideali che li guidavano nel governo di Siena. Il risultato è l'Allegoria del buono e del Cattivo Governo, primo ciclo della storia dell'arte non religioso. Nel dipinto sopra la finestra i protagonisti sono un vecchio saggio vestito dei colori di Siena (bianco e nero) e la "Giustizia" con la simbolica bilancia. Il Governo si avvale delle virtù cristiane mentre la Giustizia opera assistita dalla Sapienza. Dai piatti della bilancia parte un doppio filo che arriva fino a ventiquattro cittadini che lo riconducono al Governo. Sull' altro lato del dipinto è visibile l'esercito con dei prigionieri in catene. Separazione dei poteri, partecipazione dei cittadini e forza militare sono gli elementi che decidono il "Buon Governo" di una città. Nella parete accanto sono dipinti, "Gli effetti del buon governo in città e in campagna". La città visibile è Siena, con la Via Francigena che taglia la città e la campagna. La "Securitas", la sicurezza sorveglia e assicura ai cittadini la libertà di dedicarsi al lavoro. Sulla parete opposta, è raffigurata "L'allegoria e gli effetti del cattivo governo" in cui si vede la "Tirannia" che ha come consiglieri i "Vizi", con la Giustizia legata e spogliata, e con l'effetto di ridurre città e campagna a luogo di violenza, morte e distruzione.


La Cappella

Contiene un ciclo di cinque affreschi di Taddeo di Bartolo dall'Annunciazione, posta sopra l'altare, alle quattro grandi scene poste sulla parete sinistra che raffigurano: Il congedo dagli Apostoli, La morte della Vergine, I funerali della Vergine, L'Assunzione.


La Quadreria

La quadreria del Palazzo Pubblico ospita diverse collezioni di affreschi staccati, tavole e tele sia di scuola senese sia di autori italiani e stranieri. Nella prima sala spiccano le quattro grandi tele rappresentanti "Scene di caccia" e già attribuite a Joseph Roos, una grande "Samaritana al pozzo", di Mattia Preti, una delicata "Madonna col bambino, santi e angeli" del veneziano Brusasorzi. Nella seconda sala ci sono le "sinopie" degli affreschi eseguiti dal Sodoma per la Cappella di Piazza del Campo, il "Cataletto" opera di Bartolomeo di David, proveniente dalla Compagnia di Sant' Onofrio, una "Madonna col Bambino e angeli" di Andrea Piccinelli detto il Brescianino, un altro "Cataletto" dipinto da Ventura Salimbeni.


Museo Civico - Palazzo Comunale
Orario:
01/11 - 15/03 10.00 - 18.00 (chiusura biglietteria ore 17,15)
16/03 - 31/10 10.00 - 19.00 (chiusura biglietteria ore 18,15)
Natale: Museo chiuso
Capodanno: 12.00 - 18.00

Comune di Siena, sito ufficiale del museo | www.comune.siena.it

Art in Tuscany | Siena Palazzo Pubblico (Inglese)

Arte in Toscana | Siena Palazzo Pubblico (Italiano)


 


Siena, Piazza del Campoo
e Palazzo Publicco


Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi

 


La Maestà di Simone Martini (1312-1315) nella Sala del Mappamondo

 


Anticappella, affreschi di Andrea di Bartolo (Cesare e Pompeo)

I segreti della Maremma Toscana | La Casa Vacanze Podere Santa Pia è situato in un contesto paesaggistico di suggestiva bellezza, nel comune di Cinigiano, a meta' strada fra mare e montagna.

 

 

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