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Bernard Berenson a «I Tatti», nel 1911

Travel guide for Tuscany
       
   

Bernhard Berenson

   
   

Bernard Berenson, nato Bernhard Valvrojenski (Butrimonys, 26 giugno 1865 – Firenze, 6 ottobre 1959), è stato uno storico dell'arte statunitense. Contribuì alla definizione dell'Italia in generale e di Firenze in particolare come culla dell'arte.

Nacque da una famiglia ebrea in Lituania. Il padre, Alberto, emigrò a Boston nel 1875 assumendo il cognome Berenson.

Laureatosi all'Università Harvard nel 1887, dove conobbe Isabella Stewart Gardner e gli Studi di Rinascimento di Walter Pater pubblicati pochi anni prima, si trasferì in Europa con una borsa di studio della stessa Gardner e qui maturò la sua vocazione per la critica e la storia dell'arte. Durante il periodo europeo visiterà le maggiori collezioni artistiche. Si innamora dell'Italia e durante i primi anni del 1900 comprerà una villa nella collina fiorentina: la Villa I Tatti è sede della collezione di opere d'arte, fotografie e libri raccolti da Berenson, oggi è amministrata dall'Università Harvard.
Durante le ricerche sulla pittura toscana alloggiò nel convento benedettino di Monte Oliveto, dove durante l'anno 1891 ricevette il sacramento del Battesimo e nel giro di poco tempo convolò a nozze con la cattolica Mary Pearsall Smith.
Incominciò facendo concorrenza alle guide ufficiali nei musei, e ben presto si fece una fama di conoscitore e di esperto in perizie di arte antica.

Nel 1895, in occasione di una mostra di dipinti veneti provenienti da collezioni private, pubblicò una specie di emendamento al catalogo ufficiale: di 33 Tiziano esposti ne riconobbe autentico uno soltanto, rifiutò 18 Giorgione, e così via.
Intanto continuò a pubblicare le sue opere: attività che proseguì fino al giorno della morte, nella sua villa fiesolana dove, ormai famoso in tutto il mondo come il più grande conoscitore d'arte italiana, viveva come un "tiranno benevolo".[1]
Berenson fu anche il primo ad apprezzare ed a sostenere l'arte post-impressionista di Cézanne e di Matisse, dando così un contributo inestimabile ad una corretta valutazione di questa esperienza dell'arte contemporanea.

Contributi alla critica e storia dell'arte

Bernard Berenson viene per la prima volta in Italia grazie ad una borsa di studio e in seguito decide di stabilirvisi definitivamente per dedicarsi allo studio dell’arte del Rinascimento, che sarà l’interesse principale di tutta la sua vita.
I suoi studi partono da una costatazione ben precisa ereditata dalla concezione artistica di Giovanni Morelli: lo studio dell'opera d'arte non si deve limitare allo studio soggettivo del singolo conoscitore ma deve essere arricchito con una serie di materiali.
Berenson distingueva, in un'opera d'arte, l'elemento decorativo da quello illustrativo, e mentre il primo rappresenta la forma, la materia pittorica e il modellato, il secondo esprime il valore rappresentato dall'oggetto in funzione del contesto storico-culturale e delle inclinazioni mentali, sentimentali del soggetto. [2]
La grande importanza di Berenson risiede soprattutto nei canoni critici da lui proposti nei lavori intitolati Pittori fiorentini (1896) e Pittori italiani del Rinascimento (1932), basati sul riconoscimento nell'opera d'arte di "valori tattili" e di "valori di movimento".

Berenson sostiene che i materiali si dividono in:
documenti contemporanei
documenti letterari
l'opera d'arte

Lo studio di Berenson riguardo alle attribuzioni si basava sui piccoli dettagli che l'opera contiene. Per questo sosteneva che ci sono una serie di particolari anatomici che aiutano a distinguere un dato artista da un altro, poiché in queste piccolezze l'artista segue di meno le caratteristiche formali del tempo per dare più spazio alla propria soggettività. In questo modo ne risulta che gli elementi che si possono prendere in considerazione per la ricerca artistica sono i capelli, le mani, i piedi e le ambientazioni naturali.
Tra gli altri lavori più significativi pubblicati da Berenson, si annoverano: Tre saggi sul metodo, la serie sullo Studio e la critica dell'arte italiana, Estetica, etica e storia nelle arti della rappresentazione visiva. Ben nutrito è il numero di monografie, da Il Caravaggio a Piero della Francesca, così come gli estratti dai diari.

La sua opera più corposa è I disegni dei pittori fiorentini (1903, seconda edizione 1938, terza edizione, in italiano, 1961). Accumulò un'enorme quantità di libri e fotografie e una eccezionale collezione d'arte nella sua villa i Tatti, a Settignano, vicino a Firenze, che lasciò alla Harvard University. Nel 1961 la villa fu aperta al pubblico come centro per gli studi sul rinascimento italiano della Harvard University. Persona sofisticata e poliglotta, Berenson spesso ospitava ai Tatti storici dell'arte e intellettuali; fu celebre per la conversazione, i diari e il buon vivere.


Villa i Tatti a Settignano


Villa i Tatti in Settignano, Il giardino all'italiana

Nel 1907 Bernard Berenson acquista a Settignano, vicino a Firenze, la villa «I Tatti», che diviene la sua residenza e centro di incontri qualificati e di studio. Oggi la villa è sede del “The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies”, un Centro di Studi sul Rinascimento Italiano dell’Università di Harvard.

Opere

* Venetian Painters of the Renaissance (1894)

* Lorenzo Lotto: An Essay in Constructive Art Criticism (1895)

* Florentine Painters of the Renaissance (1896)

* Central Italian Painters of the Renaissance (1897)

* The Sense of Quality: Study and Criticism of Italian Art (1901; second series, 1902)

* The Drawings of the Florentine Painters (1903), his masterpiece[citation needed]

* North Italian Painters of the Renaissance (1907)

* A Sienese Painter of the Franciscan Legend (1910)

* Venetian Painting in America: The Fifteenth Century (New York, 1916)

* Essays in the Study of Sienese Painting (New York, 1918)

* The Italian Painters Of The Renaissance (1952)London & New York Phaidon Publishers Inc.

* Rumor and Reflection (New York, 1952)

* Seeing and Knowing New York Graphic Society, Ltd., (1953)

* The Passionate Sightseer (New York, 1960)

* Sunset and Twilight (New York, 1963)

* I pittori italiani nel Rinascimento
, traduzione di Emilio Cecchi, BUR, Rizzoli 2009

* In Calabria, a cura di Vittorio Cappelli, Rubbettino 2008

* Viaggio in Sicilia
, traduzione di Arturio Loria, SE, Milano 2011

   
   
Opere della Collezione Berenson


   
Sassetta, Estasi di san Francesco, dalla pala di Borgo San Sepolcro

Giotto, Frate francescano, 1300 circa; Deposizione, 1320-1325 circa

Gentile da Fabriano, San Giacomo Maggiore e San Pietro, dal Polittico Sandei, 1410-1412 circa; Madonna col Bambino, 1423-1425 circa

Luca Signorelli, Ritratto di Vitellozzo Vitelli, 1492-1496 circa

Domenico Veneziano, Madonna col Bambino, 1432-1437 circa

Gardens in Tuscany | Villa i Tatti in Settignano

The Project Gutenberg EBook of The Florentine Painters of the Renaissance, by Bernhard Berenson

Dictionary of Art Historians
| Bernard Berenson

Villa I Tatti | The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies | www.itatti.it

Russoli, Franco, and Mariano, Nicky. The Berenson Collection. Milan: Arti grafiche Ricordi, 1964

 

Domenico Veneziano, Madonna and Child, 1435-37, Berenson Collection, Florence

   

[1] Villa I Tatti si trova in via Vincigliata 26 a Firenze, vicina al confine comunale con Fiesole. Già residenza dello storico dell'arte Bernard Berenson, la villa, con la libreria e la collezione d'arte, fu da quest'ultimo, con un lascito, destinata in favore dell'Università Harvard, che vi insediò il The Harvard Center for Italian Renaissance Studies, centro di ricerca sul Rinascimento italiano.
La villa, anticamente di proprietà degli Zati, fu ceduta nel 1563 a Giulio d'Alessandro del Caccia. In seguito fu della vedova di Niccolò di Francesco degli Alessandri, Porzia di Tommaso de' Bardi (nel 1603) e restò dei discendenti dei suoi figli fino al 1854, quando il conte Gaetanto Alessandri la cedette a John Temple Leader, l'eccentrico magnate inglese che possedeva gran parte di Maiano ed aveva il suo centro preferito nella vicina Vincigliata. Alla sua morte tutte le sue proprietà furono ereditate da lord Westbury.

Nel 1906 il famoso critico e storico dell'arte Bernard Berenson e sua moglie Mary Pearsol Smith decisero di acquistarla, vivendovi ormai fin dal 1900. A quell'epoca la villa e i giardini erano stati oggetto di un progressivo deterioramento, ma, dal 1909, furono oggetto di sostanziali restauri, grazie anche alla fama di Berenson, che aveva iniziato a ricevere una retribuzione regolare dal grande mercante d'arte americano Joseph Duveen, che col fratello, a New York, possedeva la prestigiosa ditta Duveen Brothers, dove, si può dire, sono transitate la gran parte delle opere italiane presenti nei musei statunitensi. Berenson incaricò Cecil Pinsent e Geoffrey Scott della trasformazione della casa e del giardino.

I Tatti divenne uno dei più importanti centri della comunità anglosassone fiorentina e della cultura della città in generale nella prima metà del Novecento. In essa passava il fior fiore delle élite cittadine e straniere in visita, assieme alla villa Il Salviatino di Ugo Ojetti e alla Villa di Montalto di Tammaro de Marinis.
Nel 1936 Bernard Berenson lasciò la villa, insieme all'importante collezione di arte del XIV, XV, XVI secolo, alla biblioteca e alla fototeca, in eredità alla Harvard University, che ne ha fatto la sede del Centro di Storia del Rinascimento italiano. Qui lo studioso morì, nel 1959, all'età di novantaquattro anni.


Descrizione

L'ingresso originario, ormai in disuso, avveniva tramite un viale di cipressi, che conduce in alto verso una piccola scalinata, adornata da una nicchia, con al centro una scultura. Salita la scalinata si accede ad una terrazza, compresa tra l'edificio padronale e la limonaia, sistemata ad aiuole bordate di bosso, al cui centro sono posti degli alberi. Superata la limonaia si giunge ad una serie di giardini terrazzati disposti su un pendio rivolto a sud. Questi sono chiusi, su entrambi i lati, da alte siepi di cipresso, e ripartiti da geometriche aiuole bordate da siepi di bosso, che compongono l'ampio spazio che si distribuisce lungo il viale centrale, pavimentato a mosaico e messo in risalto dagli obelischi in bosso. Un passaggio nell'alta spalliera di cipresso, che chiude a valle il giardino, è indicato da due statue, che introducono ad una piccola scalinata attraverso la quale si accede ad un boschetto di lecci.

Dietro la villa si trova un giardino pensile, anch'esso realizzato con aiuole bordate da siepi di bosso potato. Anche in questo caso Cecil Pinsent riuscì a fondere bene il giardino progettato con il paesaggio circostante, creando una serie di viali alberati, che portavano in aperta campagna.

Villa I Tatti, a Medici residence situated between Fiesole and Settignano in the north of Florence has been the headquarters of the Center for Italian Renaissance Studies at Harvard University since 1961.

Villa I Tatti | The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies | www.itatti.it

Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies
Via di Vincigliata 26
50135 Florence, Italy

tel: +39 055 603 251

[2] "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.II, pag.196-197

Bibliografia

Emilio Cecchi, Bernard Berenson, in AA.VV., Letteratura italiana. I critici, vol. V, Milano, Marzorati, 1987, pp. 3331-3339.

Carlo Ludovico Ragghianti, Influenza di Woelfflin e Berenson sulla critica d'arte italiana, in AA.VV., Letteratura italiana. I critici, vol. V, Milano, Marzorati, 1987, pp. 3339-3344.

Arnaldo Di Benedetto, Memoria di un'inimicizia: omaggio a B. Berenson e a R. Longhi, in Poesia e critica del Novecento, Napoli, Liguori, 1994, pp. 219-33.

Ines Romitti e Mariella Zoppi, Guida ai giardini di Fiesole, Alinea Editrice, Firenze 2000 ISBN 88-8125-418-2

Sassetta: The Borgo San Sepolcro Altarpiece, by Machtelt Israels (Editor), James R. Banker (Contributions by), Rachel Billinge (Contributions by), Roberto Bellucci (Contributions by), 2009, Florence & Leiden, Villa I Tatti/ The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies/ Primavera Press.

 


Sassetta, Estasi di san Francesco, dalla pala di Borgo San Sepolcro


Bernard Berenson in visita alla Galleria Borghese (1955) (© David Seymour Estate/Magnum Photosvia www.nga.gov)

 

Machtelt Israels, Sassetta: The Borgo San Sepolcro Altarpiece

 
   





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Firenze, Duomo
         


   
Settignano

Settignano è una frazione del Comune di Firenze a nord-est della città, nota ai turisti per le spettacolari vedute che offre. Appartiene amministrativamente al Quartiere 2 Campo di Marte.
Nel borgo vi sono resti romani che è possibile attribuire all'epoca di Settimio Severo (fine II secolo d.C.) - in cui onore nel XVI secolo fu eretta una statua nella piazza più antica del paese, andata distrutta nel 1944 - sebbene l'insediamento in questa zona sia di molto precedente. Da Settimio deriverebbe infatti il toponimo Septimianus, "di Settimio".

Settignano era un luogo di villeggiatura sicuro durante l'estate per i guelfi fiorentini. Giovanni Boccaccio e Niccolò Tommaseo apprezzarono la sua frescura, le sue vigne e i suoi campi di olivi, il paesaggio tipico dei giardini all'italiana.

Nel 1898 Gabriele d'Annunzio acquistò la trecentesca Villa della Capponcina nei dintorni di Settignano, per essere più vicino alla sua amante Eleonora Duse, a Villa Porziuncola.



 
Settignano, visto da Corbignano

   
1 | A Walk Around the Uffizi Gallery

2 | Quarter Duomo and Signoria Square

3 | Around Piazza della Repubblica

4 | Santa Maria Novella

5 | San Niccolo Neighbourhood in Oltrarno

6 | Walking in the Bargello Neighbourhood

7 | From Fiesole to Settignano

Un classico delle passeggiate invernali. Le colline sferzate dal vento ma dopo pochi passi il panorama riscalda l’anima e di conseguenza il corpo. Attrezzatevi e partite.
Si parte da Fiesole, arrivateci in bus con il 7 dell’Ataf da via della Dogana, in macchina, oppure a piedi se avete abbastanza tempo. Una sosta nella piazza, uno spuntino e via verso via Ferrucci direzione Montebeni. Alla destra le cave di Maiano e Vincigliata sono i primi due luoghi che vedrete. A Vincigliata c’è il parco avventura e il castello, che si contendono lo spazio fisico e visivo ad un territorio dove la fatica di camminare con il freddo è ripagata dalle bellezze naturalistiche ed architettoniche. Una dopo l’altra piccole ville, case di campagne, la collina fiesolana invernale brulla ma piena di cose da sentire e vedere.
La camminata è impegnativa ma piacevole ma arrivati a Montebeni, inizia la discesa verso Settignano il borgo mistico e nobile con le sue case arroccate con dolcezza, i suoi panorami da incorniciare con la vostra digitale. Il tempo inclemente ma ventoso che a tratti regali una luminosità setificata, regala in queste ore luci che difficilmente il vostro Photoshop, potrà darvi. Lungo la strada che vi porta a Settignano, castelli, le ville medievali dei notabili guelfi, le strade percorse a piedi da Giovanni Boccaccio, Michelangelo Buonarroti, Niccolò Tommaseo, Gabriele d’Annunzio, Leo Stein. Vigne ed oliveti vi accompagno nella piazza del paese, per una altra piacevole sosta.
Arrivati a Settignano avete ben tre alternative: Se siete stanchi prendetevi il bus 10 che vi porta in centro. Se avete ancora forza ripartite verso Fiesole, risalendo per Poggio Gherardo, Villa Gamberaia, godendovi i panorami verso Coverciano e facendo ancora scorpacciata di panorami, case e foto, totalizzando 12 km circa di saliscendi. Se avete ancora più voglia puntate ad est verso l’Arno per raggiungere Compiobbi, scegliendo un itinerario tutto rurale verso via di Doccia. L’Arno e Compiobbi vi aspettano per chiudere in bellezza, con una sosta e con il comodo treno che vi riporta dalla stazione locale a Firenze.

 

Fiesole, facciata della Badia fiesolana

La facciata della chiesa, che dà sull'ampio sagrato, appare in gran parte incompiuta. Nella parte inferiore di essa, nell'area del portale, comunque, è ancora possibile vedere la bella facciata romanica. Essa, realizzata interamente in marmo bianco ed in marmo verde, è suddivisa in due livelli da un cornicione: nel livello inferiore vi sono tre arcate cieche a tutto sesto sorrette da colonne (nell'arcata centrale si trova il portale); nel livello superiore, invece, vi sono tre finestre aventi forma rettangolare.

 

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