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E N G
Masolino da Panicale, Banchetto di Erode (dettaglio), 1435, affresco, Battistero, Castiglione Olona


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L'Opera di Masolino da Panicale a Castiglione Olona

   
   

Tommaso di Cristofano Fini, detto Masolino, nacque nel 1393 a Panicale in Valdarno nei pressi di Firenze. Si formò alla bottega di Lorenzo Ghiberti e fu allievo di Gherardo di Jacopo di Starnina, detto lo Starnina, che gli insegnò l'arte del "buon affresco". Nel 1423 si iscrisse all'Arte dei Medici e Speziali, nel 1424 lavorò ad Empoli e, nello stesso periodo, ebbe la commissione da Felice Brancacci per affrescare l'omonima Cappella nella Chiesa della Madonna del carmine in Firenze, a cui lavorò con Masaccio. Il 1° settembre 1425 partì per l' Ungheria al seguito di Filippo Scolari, condottiero fiorentino al servizio dell'imperatore Sigismondo e Gran Magnate d'Ungheria. Fece ritorno nel 1427. In quest'epoca si mise al servizio del Cardinale Branda Castiglioni, al cui mecenatismo è legato il decorso più luminoso della sua carriera artistica. Infatti, dal 1427 al 1435 il pittore toscano compì le sue opere maggiori: gli affreschi della cappella di Santa Caterina in San Clemente a Roma (Cappellania di Branda Castiglioni) e quelli della Collegiata e del Battistero di Castiglione Olona. Morì a Firenze tra il 1440 ed il 1447.

“L’isola di Toscana in Lombardia”: è la celebre definizione data da Gabriele d’Annunzio a Castiglione Olona, borgo che conserva ancora oggi il sapore di un prezioso scrigno quattrocentesco.
l più importante monumento voluto da Branda è la Collegiata, che sorge sul colle più alto del borgo, sul sito dell’antico castello di Castiglione, di cui è ancora visibile l’antico portale di ingresso.

Il complesso museale comprende la Chiesa e il Battistero, affrescati da Masolino da Panicale, artista fiorentino tra i più grandi mediatori della straordinaria epoca di passaggio dal Gotico Internazionale al Rinascimento. Insieme al senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e al fiorentino Paolo Schiavo, attivi al suo fianco nell’abside della Collegiata, Masolino ha lasciato a Castiglione il suo capolavoro: il ciclo affrescato del Battistero, con la sua suggestiva mescolanza di paesaggi e architetture, storia religiosa e attualità rinascimentale, amalgamate dalla limpida atmosfera caratteristica di Masolino, rende la cappella, dipinta in ogni centimetro, una delle vette artistiche del primo Rinascimento italiano.


   
   

Il Battistero

   
Il Battistero conserva le storie del Battista, affrescate da Masolino da Panicale nel 1435. Nel Battistero, sulla parete sud, il masolino condensa in un'unica scena tre diversi episodi: sulla sinistra Salomè chiede la testa di Giovanni Battista, al centro e sullo sfondo la sepoltura del Santo e a destra Salomè che porge la testa del Battista alla madre Erodiade.

Qui è visibile un particolare del Banchetto di Erode.

Arte in Toscana | Masolino da Panicale | Il Banchetto di Erode
 

Masolino da Panicale, Banchetto di Erode (dettaglio)

Banchetto di Erode

Parete meridionale, Masolino da Panicale, Banchetto di Erode

 

 

 
Arte in Toscana | Masolino da Panicale | Il Banchetto di Erode
 

 

 
 

Museo della Collegiata - Castiglione Olona

via Cardinal Branda, 1
21043 Castiglione Olona
Sito internet: www.museocollegiata.it

Orari di apertura
dal 1° Ottobre al 31 Marzo: da martedì a sabato 9.30 - 12.30 e 14.30-17.30;
dal 1° Aprile al 30 Settembre: da martedì a sabato ore 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.00;
domenica e festivi ore 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.00;
prima domenica del mese ore 10.00 - 18.00;
lunedì chiuso.

 

Opere principali di Masolino

Annunciazione, collegiata di San Michele Arcangelo, Panicale
Madonna dell'Umiltà, tempera su tavola, ante 1423, Galleria degli Uffizi, Firenze
Madonna Boni-Carnesecchi, tempera su tavola, 1423, Kunsthalle, Brema.
Trittico Carnesecchi, tempera su tavola, 1423-1424 circa, con Masaccio
    Madonna col Bambino, già nella chiesa di Santa Maria a Novoli, trafugata nel 1923 e mai ritrovata
    San Giuliano, Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte, Firenze
    Scomparto di predella con Storie di San Giuliano (forse non pertinente al polittico), Museo Ingres, Montauban
Annunciazione, tempera su tavola, 1423-1424, National Gallery of Art, Washington D.C.
Pala Colonna, tecnica mista su tavola, 1423 o 1428 circa
    Fondazione di Santa Maria Maggiore, Masolino, Museo di Capodimonte, Napoli
    Assunzione della Vergine (144x76 cm), Masolino, Museo di Capodimonte, Napoli
    Santi Gregorio Magno e Mattia (126,3x59,1 cm), Masolino, National Gallery, Londra
    Santi Girolamo e Giovanni Battista (114x55 cm), Masaccio, National Gallery, Londra
    Santi Giovanni Evangelista e Martino (114,3x54,3 cm), Masolino, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia
    Santi Paolo e Pietro, Masolino, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia
    Predella: il Transito della Vergine e la Crocifissione, entrambi alla Pinacoteca Vaticana.
Cristo in pietà, affresco staccato, 1424, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, Empoli
Sant'Ivo e i pupilli, affresco, 1424, chiesa di Santo Stefano, Empoli
Vergine col Bambino, affresco, 1424, chiesa di Santo Stefano, Empoli
Sant'Anna Metterza, con Masaccio, tempera su tavola, 1424-1425, Galleria degli Uffizi, Firenze
Cappella Brancacci, ciclo di affreschi in collaborazione con Masaccio, 1424
    Chiamata dei santi Pietro e Andrea, perduto
    Navicella degli Apostoli, perduto
    Pasce oves meas, conservata solo la sinopia
    Volta con raffigurazione degli Evangelisti, perduta
    Tentazione di Adamo ed Eva
    Pagamento del tributo, di Masaccio, la testa di Cristo pare sia di Masolino
    Predica di san Pietro
    Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita
    Testine
Storie di Santa Caterina d'Alessandria, affreschi, 1428, basilica di San Clemente, Cappella di Santa Caterina, Roma
Arcangelo Gabriele, tempera su tavola, 1430 circa, National Gallery of Art, Washington D.C.;
Madonna annunciata, tempera su tavola, 1430 circa, National Gallery of Art, Washington D.C.;
Madonna dell'Umiltà, tempera su tavola, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Paesaggio ungherese, affreschi, 1435 circa, Palazzo Branda Castiglioni, Castiglione Olona
Storie della Vergine, affreschi, 1435 circa, Collegiata di Castiglione Olona
Storie del Battista , affreschi, 1435 circa, Battistero di Castiglione Olona
    Banchetto di Erode
 
   
   
[1] La figura di Branda Castiglioni (1350-1443) rimanda tanto all'idea di mecenate che a quella di umanista. Uomo di chiara fede cristiana, fu al centro di importanti eventi della sua epoca che, pur nella loro natura eminentemente religiosa, riguardavano anche la sfera politica, data la commistione tra i due livelli.
Laureato in diritto civile e canonico a Pavia, viaggiò per l'Europa. Su mandato di Papa Giovanni XXII fu nunzio e collettore pontificio in Ungheria nel 1403, ove soggiornò anche nel 1410. Dal 1404 vescovo di Piacenza, nel 1412 fu creato vescovo e conte di Vesprém (Weissbrunn) in Ungheria.
Prese parte ai concili di Pisa (1409), Costanza (1414-18) e Basilea (1431-45), impegnandosi nella ricomposizione dello scisma d'Occidente e nell'eliminazione di quello d'Oriente, fedele paladino della supremazia papale e dell'unificazione delle chiese dissidenti in quella romana.
In seguito al permesso concesso con decreto ducale, nel 1423 il cardinale Branda diede inizio in Castiglione a opere di grande contenuto culturale: provvide alla riconfigurazione urbanistica del luogo, e, oltre ad edificare il palazzo di famiglia e i luoghi di culto, introdusse istituzioni filantropiche quali la Scuola di grammatica e di canto e il Luogo pio dei poveri.

Il cardinale Branda Castiglioni incontrò Masolino da Panicale nel 1425 a Firenze. A quell'epoca i lavori per la costruzione della Collegiata, iniziati nel 1423, dovevano essere prossimi al termine; intorno al 1428 Masolino vi dipinse il ciclo delle Storie della Vergine.
Nel 1431 diede inizio alla costruzione della chiesa del Santissimo Corpo di Cristo, detta Chiesa di Villa, che ricalca le forme architettoniche del Brunelleschi.
La presenza di Masolino è accertata con sicurezza attorno al 1435 grazie alla datazione degli affreschi nel battistero.
]Fonte: Sito ufficiale vacanze, eventi e laghi in provincia di Varese – Lombardia | www.vareselandoftourism.it]


La testa centrale è attribuita a Masaccio, forse un ritratto del cardinale Branda Castiglione
Masaccio, Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze



Bibliografia

Mario Carniani, Santa Maria del Carmine e la Cappella Brancacci, Firenze, Becocci Editore

Ornella Casazza, Masaccio e la Cappella Brancacci, 1990, Firenze, Edizioni Scala

C. B. Strehlke e C. Frosinini (a cura di), The Panel Paintings of Masolino and Masaccio. The Role of Technique, con contributi di Roberto Bellucci, Jill
Dunkerton, Dillian Gordon, e Mark Tucker, 5 Continents, Milano 2002

John T. Spike, Masaccio, Rizzoli libri illustrati, Milano 2002 ISBN 88-7423-007-9

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0



Museo della Collegiata di Castiglione Olona | www.museocollegiata.it

Parrocchia CASTIGLIONE OLONA | www.parrocchie.it/castiglioneolona.htm

 
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La realizzazione di un affresco

L'affresco
'La tecnica del dipingere in affresco, come indica la parola stessa, consiste nello stendere i colori sull'intonaco ancora umido, ossia appunto "a fresco".
Nella costruzione del muro destinato ad ospitare la pittura si prediligeva l'uso di un unico materiale, generalmente pietra o mattone, per evitare che i diversi movimenti di assestamento provocassero danni. L'artista cominciava stendendo sulla parete uno strato d'intonaco ottenuto mescolando, con l'acqua, calce spenta e sabbia di fiume a grana grossa.
Questo primo strato, detto arriccio, era steso nello spessore di un centimetro e la sua superficie doveva risultare piuttosto ruvida per permettere al secondo intonaco di aderire più facilmente.
Sopra l'arriccio si eseguiva il disegno con il carboncino, che veniva spazzato via con delle piume dopo aver aggiunto lungo i suoi contorni una seconda linea in ocra. Si ripassava poi quest'ultima con il rosso sinopia, pigmento colorato il cui nome finì per indicare i disegni preparatori con esso eseguiti.
Infine si applicava l'intonachino, o velo, uno strato di intonaco trasparente più raffinato dell'arriccio, costituito in genere da una parte di calce spenta e due parti di sabbia macinata fine. Questo doveva avere una superficie perfettamente liscia e restare ben umido per tutto il corso del lavoro di coloritura, per cui veniva steso solo per quella quantità di superficie che l'artista dipingeva in una giornata di lavoro. Per questo motivo, ognuna di queste parti prende il nome di "giornata".
Dopo aver riportato sull'intonachino fresco il disegno della porzione di sinopia che traspariva da sotto, il pittore iniziava a dipingere con colori macinati e mescolati con acqua. In genere nei volti si iniziava dai toni chiari per arrivare a quelli scuri; viceversa nelle vesti si cominciava a dipingere dalle tonalità scure per poi degradare verso quelle più chiare.
Non tutti i colori potevano essere utilizzati. Infatti, quando l' intonaco si asciuga, la calce in esso contenuta determina una reazione chimica, la carbonatazione, che, per il calore sprigionato, può bruciare i pigmenti di origine vegetale. Spesso erano quindi necessari alcuni ritocchi a secco per piccoli perfezionamenti. A secco dovevano, inoltre, essere dipinti gli azzurri, sia il costosissimo lapislazzuli, o oltremarino, sia l'azzurro di Alemagna, o azzurrite.
Già dalla metà del Quattrocento al posto della sinopia venne introdotto l'uso del cartone preparatorio. I disegni si facevano in bottega, su carta quadrettata, in piccole dimensioni.
Poi su un foglio di dimensione uguale a quello dell'affresco si tracciava una quadrettatura del medesimo numero di quadrati ma di proporzioni maggiori; quindi si riportavano, ingrandendole, le linee del disegno piccolo.
Il disegno grande veniva forato con un grosso ago per passarvi sopra un sacchetto di tela rada con polvere di carbone.
Con questa tecnica, definita spolvero, si formava una serie ininterrotta di puntini che l'artista congiungeva tra loro creando il disegno.
Sempre durante il Rinascimento si sviluppò, infine, un terzo metodo: il disegno, ingrandito con la quadrettatura, veniva tracciato su cartone leggero il quale, steso sull'intonaco fresco, veniva calcato con un chiodo lungo le linee in modo da incidere e trasferire la composizione sulla malta.'
Serena Nocentini | La realizzazione di un affresco | La sinopia e l'affresco | www.brunelleschi.imss.fi.it | Watch the movie

Lo strappo
'Nel corso del Settecento furono messe a punto nuove tecniche per il recupero e la conservazione delle opere antiche, tra cui il metodo del distacco per le pitture murali.
Il distacco consiste nella separazione della pellicola pittorica dal suo supporto naturale, generalmente pietre o mattoni, e si distingue in base alla tecnica di asportazione usata.
Il metodo più antico, detto "a massello", prevede il taglio del muro e la conseguente asportazione, assieme alla pellicola pittorica, dell'intonaco di preparazione e di buona parte della muratura.
Lo "stacco" implica, invece, l'asportazione, insieme al colore, del solo intonaco di preparazione, l'arriccio.
Infine lo "strappo", senza dubbio la tecnica meno invasiva, agisce esclusivamente sul velo d'intonaco dove sono assorbiti i colori, senza toccare l'arriccio.
In quest'ultimo metodo, sulla superficie dipinta si applica, a scopo protettivo, un intelaggio composto da tele di cotone e colla animale, sul quale poi si incolla una tela più robusta di dimensioni maggiori rispetto al dipinto. Sulla parete si esegue un'incisione profonda lungo i margini della pittura.
Si batte ripetutamente il dipinto per distaccarlo dal muro adoperando un mazzuolo in gomma, proseguendo poi, con l'ausilio di un ferro da stacco - una sorta di punteruolo - a strappare, partendo dal basso, la pellicola pittorica e l'intonachino attaccati all'intelaggio di cotone e colla.
Il retro dell'affresco viene assottigliato per rimuovere le eccedenze di calce e ricostituito con un intelaggio definitivo: si incollano due sottili tele di cotone, dette "velatini" e una tela più robusta con uno strato di colla. Si passano poi due strati di malta, la prima più granulosa e la seconda più liscia e compatta.
Le malte costituiranno il primo strato vero e proprio del nuovo supporto. I velatini e la tela serviranno solo ad agevolare un futuro nuovo distacco: per questo motivo prendono il nome di "strato di sacrificio".
Una volta asciutta la malta si stende uno strato di adesivo e si fa aderire l'affresco ad un supporto rigido in materiale sintetico, con il quale si possono ricostruire le architetture che lo ospitavano.
Dopo il completo essiccamento del retrointelaggio definitivo, con l'ausilio di un vaporizzatore ad acqua calda e alcool etilico decolorato, si rimuovono le tele utilizzate per proteggere la pittura durante la fase dello strappo.'
Serena Nocentini | La realizzazione di un affresco | Lo strappo | www.brunelleschi.imss.fi.it | Watch the movie

Art in Tuscany | Italian Renaissance painting

 

 

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