Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 
Piero della Francesca, Polittico di Sant'Antonio (dettaglio), tecnica mista su tavola, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia

 
       
   

Polittico di Sant'Antonioy (1460-1470)

   
   
Il Polittico di Sant'Antonio è un'opera, tecnica mista su tavola (338 x 230 cm), di Piero della Francesca, databile al 1460-1470 circa e conservata nella Galleria nazionale dell'Umbria di Perugia.[1]

Polyptych of Perugia, also known as Polyptych of Saint Anthony (1460-1470)
Piero della Francesca, Polittico di Sant'Antonio (dettaglio), tecnica mista su tavola, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia


Storia


   

L'opera, destinata al convento di Sant'Antonio di Perugia venne cominciata poco dopo il rientro da Roma, verso il 1460. Come il Polittico della Misericordia si tratta di un'opera di impostazione arcaica, sicuramente su richiesta dei committenti, con le figure principali dipinte su un prezioso fondo d'oro bulinato, con un motivo che imita le stoffe preziose, forse ispirato a modelli iberici che l'artista poteva aver visto durante il soggiorno romano. Decisamente moderno è invece il riquadro superiore dell'Annunciazione. L'opera venne citata da Vasari.


Descrizione e stile


L'opera è composta da nove pannelli, con una compenetrazione tra i pannelli più unitaria della Pala della Misericordia, fosse solo per i santi disposti a coppie invece che isolati sotto il proprio arco. Le colonnette divisorie tortili in gesso vennero aggiunte solo in epoca tarda. Lo stile e le qualità dei vari scomparti non sono uniformi, con diverse parti stimate lavori di assistenti.


I pannelli principali

Il registro principale mostra la Vergine in trono col Bambino, al di sotto di una nicchia marmorea con cupoletta a cassettoni, che ricorda molto da vicino l'architettura che farà da sfondo alla Pala di Brera. Il Bambino è benedicente e reca in mano un fiore rosso, prefigurazione del sangue della Passione. La posizione della Vergine, leggermenete curva, e la solida fisicità del Bambino sembrano un omaggio all'arte di Masaccio, in particolare alla Madonna in trono con Bambino del Polittico di Pisa.

Ai lati si trovano due santi per lato, appoggiati su un gradino marmoreo che continua anche dietro il trono della Vergine. A sinistra sono presenti i Santi Antonio da Padova e Giovanni Battista, il primo riconoscibile dal saio francescano e dal libro che ricorda la sua familiarità con le Scritture, il secondo dalla capigliatura corvina, la barba, il vestito da eremita nel deserto, il bastone e il gesto che indica Gesù Bambino, come nel polittico della Misericordia. A destra si incontrano invece i Santi Francesco d'Assisi ed Elisabetta di Turingia: il primo mostra inequivocabilmente le stimmate e tiene in mano una croce incastonata di pietre come nella Pala di Brera; la seconda santa era figlia di Andrea II d'Ungheria e la sua leggenda narra che ella era solita portare del pane nascosto nel grembo ai bisognosi, contravvenendo a un divieto paterno, finché non venne scoperta da una guardia che le impose di mostrare il contenuto del grembo, ma miracolosamente ne uscirono solo rose.

Straordinariamente innovativa è la trattazione a specchio dei dischi scorciati delle aureole, dove si riflettono le teste dei santi.

 

 

 

   
   
L'Annunciazione


   

La cimasa è occupata dalla straordinaria Annunciazione, ambientata in una magnifica scatola prospettica. A sinistra si trova l'Angelo e a destra la Vergine al di sotto di un loggiato, mentre tra i due si aprono gli archi di un altro braccio del loggiato, che fuggono in prospettiva centrale, creando un lontano sfondamento prospettico che calamita l'occhio dello spettatore. La Vergine è colta nel momento dell'humiliatio, quando accetta il compito divino, mentre i raggi stanno raggiungendola dalla colomba dello Spirito Santo, posta in un quadrato di cielo in alto a sinistra. La sua collocazione nello spazio è molto complicata: guardando la sua testa essa sembra di fronte all'arco che la inquadra, guardando ai piedi invece si scopre come in realtà sia sotto la loggia; inoltre una ricostruzione in pianta dell'ambiente architettonico della scena ha dimostrato come sulla linea visuale tra l'Angelo e Maria si trovi una colonna (basta notare la griglia del pavimento e la sua corrispondenza con le colonne). La scena è inoltre inondata di una luce ultraterrena, direzionata da sinistra a destra, ma che assorbe incomprensibilmente le ombre delle colonne del loggiato al centro, le quali sfumano sul pavimento come mozziconi. La parte sinistra dell'ambientazione mostra un giardino al centro di un chiostro conventuale, una citazione dell'hortus conclusus che simboleggia la verginità di Maria.

Il salto stilistico tra l'Annunciazione e i pannelli inferiori ha fatto anche pensare che la prima sia frutto di un'aggiunta successiva.


I riquadri


 


Sotto i tre pannelli principali si trovano altrettanti riquadri con medaglioni al centro, ma solo quelli alle estremità sono decorati da pitture. A sinistra si trova la mezza figura di Santa Chiara, con l'abito delle Clarisse, il libro e il giglio della purezza, a destra Sant'Agata, con in mano un piatto coi seni che le vennero amputati durante il martirio, simboleggiato dal ramo di palma che tiene nell'altra mano.  
   
Santa Chiara
Sant'Agata
 

Predella


   
Particolare interesse rivestono i tre pannelli della predella, poiché sono gli unici riquadri di questo genere attribuibili a Piero della Francesca, sebbene con aiuti di assistenti. Da sinistra si trovano: Sant'Antonio resuscita un bambino, San Francesco riceve le stimmate e Sant'Elisabetta di Turingia salva un ragazzo caduto in un pozzo.

La scena del Miracolo di sant'Antonio (36x49 cm) è ambientata in un interno, dove Antonio, accompagnato da un altro eremita, riporta in vita con le sue preghiere un bambino morto, alla presenza della madre in lacrime. L'ambiente chiuso e finito richiama schemi tipici dell'arte italiana già usati ad esempio da Beato Angelico (per esempio la stanza della Guarigione del diacono Giustiniano), anche se in questo caso l'uso della luce è più articolato, con un'invisibile apertura che illumina solo metà del dipinto da sinistra verso destra. Notevole è poi la piccola ma curatissima natura morta dell'armadio a muro (come nella futura Madonna di Senigallia), con due pilastrini con capitelli scolpiti, un orciolo e una bottiglia panciuta di vetro.

La scena delle Stimmate di san Francesco (36 x 51 cm) è forse la più interessante delle tre per l'insolita ambientazione notturna, della quale aveva dato già prova nell'affresco aretino del Sogno di Costantino. Se la composizione è infatti abbastanza convenzionale, di derivazione giottesca, la scena si riscatta nel gioco di luci ed ombre notturne, così raro nell'arte del primo Rinascimento anche in artisti tecnicamente attrezzati.

L'ultima scena, con il Miracolo di sant'Elisabetta (39 x 49 cm) è ambientata in una via cittadina, dove un pozzo, al centro di una piazzetta tra case, ha perso un pezzo di balaustra facendovi cadere dentro un bambino, che probabilmente abita nella casa di fronte, come suggerirebbe la porta succhiusa. Due personaggi aiutano a contestualizzare la dinamica della scena: una donna che guarda giù nel pozzo e un uomo che accorre, dotato di corda con un rampino legato all'estremità. La madre allora si getta in ginocchio per pregare sant'Elisabetta, la quale appare in alto entro una nuvola, facendo tornare in superficie il bambino sano e salvo, che appare in primo piano inginocchiato a ringraziare la santa.



[1] Le notizie sulla vita di Piero di Benedetto dei Franceschi, più noto come Piero della Francesca, dal nome della famiglia, sono frammentarie. Per anni si è fissata la sua data di nascita al 1406, notizia desunta dal Vasari. Un documento del 1439 lo attesta, però, a bottega da Domenico Veneziano, dunque a lui sottoposto. Il fatto presuppone che Piero fosse molto giovane e porta a spostare la data di nascita a dopo il 1410. Il luogo natio è Borgo Sansepolcro, ma la formazione è in ambiente fiorentino. Proprio a Firenze, in quel 1439, Piero attende con il maestro Veneziano agli affreschi di Sant’Egidio. La sua presenza in città deve essere però precedente a questa data, poiché la sua conoscenza degli stilemi artistici fiorentini è piuttosto approfondita. Non è chiaro, dunque, dove egli abbia compiuto i suoi studi. E’ probabile che un ragazzo nato a Sansepolcro, borgo all’estremità della Toscana e confinante sia con l’Emilia sia con le Marche, si recasse spesso a Perugia ed a Firenze. Alla data del 1439, Piero conosce bene le nozioni prospettiche del Brunelleschi, le teorizzazioni dell’Alberti, forse anche lo studio della luce dell’Angelico e le geometrizzazioni di Paolo Uccello.
Poco dopo il 1440, lascia per sempre Firenze. Nel 1442 è a Borgo Sansepolcro, dove si candida alle elezioni come consigliere popolare. Lo stesso anno, la Confraternita della Misericordia gli commissiona un polittico da realizzare in tre anni: Piero, però, impiegherà ben tre lustri ad ultimarlo. Nel 1451 è a Rimini, ove lavora al Tempio malatestiano, realizzando l’affresco di Sigismondo Malatesta. L’anno seguente si reca ad Arezzo, su richiesta della famiglia Bacci. Dopo la morte del pittore Bicci di Lorenzo, la sua presenza è necessaria per portare a compimento gli affreschi del coro di San Francesco. Pochi anni dopo è ad Urbino, per attendere alla tavola con “La Flagellazione”. La datazione di quest’opera ha dato rilevanti problemi ed oscilla tra il 1445 e il 1459-60. Nel frattempo, a Perugia affresca una tavola del polittico di Sant’Antonio. Dal 1475 in poi la sua attività sembra arrestarsi. Ne è probabile causa una malattia agli occhi, che secondo Vasari lo conduce alla cecità totale. La notizia non troverebbe conferma nel testamento di Piero, datato al 1487, nel quale egli afferma di essere in piena salute. Agli anni Settanta appartengono una “Madonna” di Senigallia, una “Sacra conversazione” di Brera. Negli ultimi anni di vita Piero si dedica alla scrittura, lasciando ai posteri tre libri scientifici: “De corporibus regolaribus”, “Trattato d’abaco” e “De prospectiva pingendi”. Muore il 12 ottobre del 1492 nel suo paese natio.


Bibliografia

Pietro Allegretti (a cura di), Piero della Francesca, collana "I Classici dell'Arte", Milano, Rizzoli - Skira, 2003, pp. 102 - 103

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0

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Piero della Francesca | Opere


Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico
.


* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)


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Sansepolcro
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Siena, Piaza del Campo
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Le collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria sono ospitate dal 1878 ai piani superiori di Palazzo dei Priori, uno dei più interessanti esempi di edilizia civile gotica in Italia.
La raccolta museale è la più esaustiva e completa della regione, per la varietà e la molteplicità delle testimonianze artistiche pertinenti ad un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Parte dei lavori qui conservati costituivano il ricco patrimonio ad uso didattico dell’Accademia di Perugia, fondata nel 1573. Ad esse si aggiunsero opere donate da privati e quelle demanializzate dopo i provvedimenti di soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose, emanati prima dal governo napoleonico e in seguito dallo Stato italiano.
La consistenza numerica e il valore della raccolta portarono nel 1863 all’istituzione di una Pinacoteca Civica, intitolata a Pietro Vannucci. Nel 1918 fu ceduta allo Stato e assunse il nome di Regia Galleria Vannucci, poi Galleria Nazionale dell’Umbria.

Galleria Nazionale dell'Umbria | Corso Vannucci, 19 - 06121 PERUGIA | www.gallerianazionaleumbria.it

Orario:
8.30-19.30 da martedì a domenica
chiusura: tutti i lunedì, 1° gennaio, 1° maggio, 25 dicembre. - lunedì di apertura straordinaria -