Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 
Piero della Francesca, Tortura dell'ebreo (dettaglio), c. 1455, fresco, 356 x 193 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo
 
       
   

Piero della Francesca | Storie della Vera Croce, Tortura dell'ebreo, c. 1455


   
   
La Tortura dell'ebreo è un affresco (356x193 cm) di Piero della Francesca e aiuti, facente parte delle Storie della Vera Croce nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, databile al 1452-1466. In questo affresco in particolare si riconosce la mano secca e grafica di Giovanni da Piamonte (soprattutto nel trattamento dei riccioli delle capigliature), sebbene il disegno sia interamente imputabile a Piero.

Piero della Francesca, Tortura dell'ebreo (dettaglio), c. 1455, fresco, 356 x 193 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo



Descrizione e stile


   
La scena, che fa da pendant al Sollevamento della Croce sulla parte destra della parete (con un analogo gioco di linee oblique), è ambientata ai tempi del pellegrinaggio di sant'Elena Imperatrice in Terrasanta, che ha il suo culmine nella scena adiacente del Ritrovamento delle tre croci e verifica della Croce. Dopo la vittoria del figlio Costantino su Massenzio (scena della Battaglia sulla parete opposta), grazie alla visione della Croce di Cristo, Elena decide di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme per trovare la sacra reliquia e innalzarla di nuovo. In città nessuno è però al corrente di dove la Croce sia stata sepolta, tranne un ebreo di nome Giuda (un riferimento all'apostolo/giudeo traditore), che si rifiuta di rivelare l'informazione desiderata. Allora viene messo sotto tortura venendo calato in un pozzo, dal quale potrà uscire solo quando sarà disposto a parlare. L'affresco mostra proprio il momento della liberazione, quando due operai tirano fuori Giuda dal pozzo tramite funi legate a un argano con carrucola, mentre un funzionario lo afferra con disprezzo per i capelli. Il tema, che aveva un'evidente connotazione anti-giudaica, era tratto dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze.

L'ebreo conduce allora Elena e il suo seguito presso il tempio di Venere (scena successiva), dove vengono dissepolte le tre croci del Golgota, delle quali solo una ha poteri miracolosi, essendo la Vera Croce di Cristo.

La scena è composta sapientemente, con colori che si esaltano, per contrasto, a vicenda, riprendendo quelli delle scene vicine. Gli abiti dei personaggi sono quattrocenteschi e una giacca del tutto simile a quella nera si trova anche nella scena del Sollevamento. Sul cappello del funzionario è scritto il motto Prude[ntia] vinco ("Ti vincerò con la mia sagacia").

L'edificio sulla sinistra si ricollega in angolo con la casa scorciata dell'affresco contiguo, creando una sorta di unico edificio irregolare. Lo sfondo è semplificato dal piatto muro rossastro con merlatura, perpendicolare allo sguardo dell'osservatore, che mette in evidenza i personaggi in primo piano, secondo uno stratagemma compositivo già sperimentato da Beato Angelico. Il cielo si schiarisce verso l'orizzonte ed è chiazzato dalle nuvole chiaroscurate a cuscinetto, nel più tipico stile pierfrancescano.


 
Piero della Francesca, Tortura dell'ebreo (dettaglio), c. 1455, fresco, 356 x 193 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo
   
   

Piero della Francesca, Tortura dell'ebreo (dettaglio), c. 1455, fresco, 356 x 193 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo

 

 
   

Piero della Francesca
(Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)

   

Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. Piero della Francesca è senza dubbio uno dei più grandi pittori italiani del Quattrocento. La sua pittura spaziosa, monumentale e razionale rappresenta uno dei punti più alti degli ideali artistici del primo Rinascimento. L'assoluto rigore matematico delle sue creazioni contribuisce ad esaltare la qualità astratta ed iconica della sua pittura, conferendo ai suoi capolavori una potente valenza sacrale.

Piero nacque intorno al 1416 a Borgo San Sepolcro: il padre, Benedetto, era mercante di cuoiami e di lane, mentre la madre, Romana di Perino, era originaria del vicino borgo di Monterchi.
Le prime opere note di Piero della Francesca manifestano un'approfondita conoscenza dell'arte toscana del primo Quattrocento e fanno supporre un suo soggiorno a Firenze; la presenza dell'artista nel capoluogo toscano é documentata nel 1439, quando collabora con Domenico Veneziano alla realizzazione del perduto ciclo di affreschi nella chiesa di Sant'Egidio. Forte di queste esperienze fiorentine, il pittore esegue probabilmente intorno al 1440-1445 il Battesimo di Cristo (Londra, National Gallery). Nel 1445 gli viene commesso il Polittico della Misericordia per la cappella della Confraternita della Misericordia di Sansepolcro, terminato solo nel 1460 (Sansepolcro, Pinacoteca). Le scene della predella, probabilmente ideate da Piero, vennero eseguite dal monaco camaldolese fiorentino Giuliano Amedei.

A partire dal quinto decennio del Quattrocento la carriera di Piero si svolse alternando soggiorni presso le principali corti dell’Italia centro-settentrionale e nella città natale. Nella seconda metà degli anni quaranta dovrebbe collocarsi la sua attività a Ferrara, dove lavorò per il marchese Leonello d’Este, uno dei più raffinati mecenati del Rinascimento: purtroppo interamente perduti sono gli affreschi che Piero eseguì nel Castello estense e nella chiesa di Sant’Agostino.
Poi é a Rimini dove nel 1451 esegue l'affresco con Sigismondo Malatesta in ginocchio davanti a San Sigismondo, nel Tempio Malatestiano, rinnovato in forme rinascimentali da Leon Battista Alberti. Di questi anni sono probabilmente le due tavole con San Gerolamo (Venezia, Accademia e Berlino, Staatliche Museen) e la Flagellazione di Cristo (Urbino, Galleria Nazionale), nonché l'affresco della Madonna del Parto di Monterchi. Forse intorno al 1452, alla morte del pittore fiorentino tradizionalista Bicci di Lorenzo, Piero inizia a lavorare agli affreschi della Leggenda della Vera Croce nel coro della chiesa di San Francesco ad Arezzo. Il ciclo di Arezzo, certamente terminato entro il 1465 rimane una fulgida testimonianza dell’arte di Piero della Francesca nella fase centrale della sua attività ed uno dei maggiori cicli di pittura murale nell’Italia del Quattrocento.
Nel 1454 gli viene commesso dagli Agostiniani di Sansepolcro un polittico, terminato solo nel 1469, e ora smembrato tra vari musei e in parte perduto. Nel 1459 é documentato a Roma. Negli anni Sessanta lavora per Federico da Montefeltro, duca di Urbino, per il quale dipinge il dittico con Federico da Montefeltro e Battista Sforza (1465; Firenze, Uffizi), e, successivamente la Madonna di Senigallia (Urbino, Galleria Nazionale) e la Pala di San Bernardino (1472-74; Milano, Brera). L'ultima opera nota di Piero é probabilmente la Natività di Londra (National Gallery). A Urbino, inoltre, si dedica alla stesura di un trattato sulla pittura, il De prospectiva pingendi, nel quale l'artista propone in termini scientifici il legame armonico delle forme con lo spazio. Nel 1482 prende in affitto una casa a Rimini; nel 1487 detta il testamento. Muore cieco nel 1492.
Dopo la morte la sua opera venne ben presto dimenticata, se si eccettuano il profilo che gli dedicò Giorgio Vasari nelle due edizioni delle sue "Vite" e i ricordi per la sua attività di teorico della prospettiva contenuti in alcuni trattati cinquecenteschi di architettura.


 

 


Piero della Francesca, Tortura dell'ebreo (dettagli), c. 1455, fresco, 356 x 193 cm, Basilica di San Francesco, Arezzo



Piero della Francesca | Opere


Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0


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Vera Croce è il nome dato alla croce sulla quale, secondo i Vangeli, Gesù fu crocifisso. Secondo la tradizione cristiana, la Vera Croce venne ritrovata a Gerusalemme nel IV secolo e ivi conservata fino al 1187, quando se ne persero le tracce dopo la conquista della Città Santa da parte di Saladino.

Le Storie della vera Croce appartengono ad una serie di affreschi, iniziata da Bicci di Lorenzo e realizzata prevalentemente da Piero della Francesca nel periodo 1452 - 1466. Il ciclo murale, uno dei più significativi capolavori della pittura rinascimentale, è custodito ad Arezzo nella cappella maggiore della basilica di San Francesco.

La premessa alle storie raffigurate da Piero della Francesca viene così presentata nella "Legenda aurea": Giunti nella zona indicata da Giuda si sentono fortissimi odori di spezie, talmente intensi da far convertire l'ebreo che inizia all'istante a collaborare "francamente" al ritrovamento delle croci. Si scava nel terreno e, al raggiungimento dei "venti passi", le croci vengono riportate alla luce e quindi al cospetto di Sant'Elena che ne aveva fatta rischiesta. La scena del ritrovamento delle tre croci si svolge nella parte sinistra del dipinto, a cui viene integrata allo stesso tempo, anche la presentazione alla regina di Saba. L'Imperatrice attorniata dal suo seguito, tra cui anche un nano, segue attimo per attimo gli scavatori, dei quali su "Le Vite" del Vasari viene evidenziato quello alla destra del gruppo: "un villano che, appoggiato con le mani in su la vanga, sta con prontezza a udire parlare sant'Elena mentre le tre croci si dissotterrano, che non è possibile migliorarlo". Sullo sfondo collinare, come un improvvisa apparizione, spicca la città di Gerusalemme con caratteristiche aretine, nella quale domina in alto la facciata rossa della chiesa di San Francesco.
L'episodio della verifica della vera Croce viene raffigurato nella parte destra del dipinto: "E, non sappiendo discernere la croce di Cristo da quelle due de' ladroni, si (in riferimento all'Imperatrice Elena) le puose nel mezzo de la cittade aspettando ivi la gloria del Signore. Et eccoti ne l'ora de la terza, portandosi uno morto giovane a sotterrare. Giuda tenne mano al cataletto e puose la prima e la seconda croce sopra il capo del morto, ma neente risuscitoe; puosevi la terza croce: incontanente tornò a vita il morto".

Nella scena, in una luce mattutina, la regina e le proprie dame sono inginocchiate per venerare il sacro legno (alla stessa maniera in cui viene raffigurata la scena dell'affresco de '"L'adorazione del legno", ubicato frontalmente, dove invece le dame rimangono in piedi), osservate da tre personaggi con grandi e strani copricapi probabilmente di tipo orientale. Anche in questa composizione, come in quella de "L'incontro di Salomone con la regina di Saba" (stesso comparto de "L'adorazione del legno"), l'architettura con tutti i suoi elementi riveste un rilievo risolutivo nella semplicità costruttiva della composizione, qui ancora più libera e variata: un'architettura "di gusto albertiano che, da Rimini, trapasserà poco dopo a Venezia, quasi insieme con la pittura di Piero" (Longhi in "P" 1950).

 
Sullo sfondo collinare, come un improvvisa apparizione, spicca la città di Gerusalemme con caratteristiche aretine, nella quale domina in alto la facciata rossa della chiesa di San Francesco.



Siena, duomo
Massa Marittima
Firenze, Duomo
         
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