Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 
Piero della Francesca, Madonna del parto (dettaglio), 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
 
       
   

Piero della Francesca | Madonna del parto (1455-1465)

   
   
La Madonna del parto è un affresco (260x203 cm) realizzato da Piero della Francesca, databile al 1455-1465 circa, e conservato in un museo appositamente predisposto di Monterchi, proveniente dalla cappella di Santa Maria di Momentana.


Storia


Tradizionalmente l'affresco viene fatto risalire al 1459, quando l'artista visitò forse Monterchi in occasione dei funerali della madre, che era originaria del borgo. In ogni caso la datazione oscilla di solito negli studi agli anni sessanta del Quattrocento. L'affresco era destinato all'antica chiesa di Santa Maria di Momentana, già di Santa Maria in Silvis, località di campagna alle pendici della collina di Monterchi. Non si conoscono le ragioni per cui il pittore, già famoso, avesse dipinto un soggetto così impegnativo in una chiesetta di campagna e se ne ignora il committente. La destinazione originaria dell'affresco era la decorazione di un altare laterale, dedicato a sant'Agostino, di cui era titolare il vescovo di Sansepolcro. La Madonna del Parto era spesso visitata dalle partorienti per avere protezione durante il travaglio, le quali compivano un breve pellegrinaggio dal paese arroccato fino alla chiesa posta a valle.

Tra il 1784 e il 1786 il sito della chiesa venne scelto per la costruzione del cimitero di Monterchi, e la chiesa venne demolita per due terzi e riadattata a cappella funebre. In tale occasione l'affresco venne tagliato "a massello", cioè segnando il muro su cui era dipinto, e spostato entro una nicchia centinata sull'altare maggiore, l'unica zona superstite della costruzione originaria. Nel 1789 si verificò un terremoto che danneggiò la cappella.

L'opera rimase negletta fino alla riscoperta ad opera dell'erudito Vincenzo Funghini, che la visitò l'8 gennaio 1889 riconoscendola come opera di Piero della Francesca e ridestando l'interesse degli studiosi. Nel 1911 la Regia Soprintendenza ai Monumenti decise, per ragioni di tutela e conservazione, lo stacco dell'affresco dalla parete, che venne effettuato dal restauratore Domenico Fiscali, che ricollocò l'opera su un supporto di gesso e rete metallica. In quell'occasione venne anche scoperto sotto la Madonna un'altra frammentaria Madonna col Bambino della prima metà del Trecento (oggi nella chiesa di San Simeone di Monterchi).

Il violento terremoto del 26 aprile 1917 costrinse le autorità a mettere l'opera a riparo: prima in un deposito in località Le Ville, dove rimase fino al 12 giugno 1919, poi nel Museo Civico di Sansepolcro, dove fu esposta fino al 13 settembre 1922. In quella data l'opera di Piero tornò nella Cappella di Momentana.

Passata la seconda guerra mondiale, che lasciò la cappella indenne, tra il 1952 e il 1953 la Madonna del parto subì un restauro curato da Dino Dini. La chiesetta venne interessata da pesanti lavori di ristrutturazione nel 1956, che mutarono l'orientamento originario est-ovest in favore di un nuovo asse nord-sud, con la chiusura del vecchio ingresso settecentesco e l'apertura di uno nuovo sul lato meridionale. Qui l'affresco venne esposto sulla parete nord, in quello che era diventato l'altare maggiore.

Dal 16 marzo 1992 l'affresco, dopo il restauro effettuato in occasione del quinto centenario della morte di Piero della Francesca, venne "temporaneamente" ricollocato in una teca climatizzata visibile all'interno di un'esibizione speciale che ebbe sede, per tutto il 1993, nella ex-scuola media di via Reglia, un edificio di epoca fascista alle porta del borgo antico, che venne attrezzato come "museo" per una sola opera. Al termine della mostra si aprì però un contenzioso, tuttora in corso, tra il Comune di Monterchi, la Soprintendenza e la Diocesi, per il possesso dell'opera e la scelta della sua sede definitiva. Nel 1995 il Comune rivendicò la proprietà dell'affresco rifiutandosi di farlo ricollocare a Momentana, nonostante le minacce legali, sia del Ministero per i Beni Culturali, sia del Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Quest'ultimo indisse una causa nel 2002 per ottenere la restituzione dell'immagine, ma l'azione legale non ha avuto seguito, nonostante il ritrovamento di documenti che proverebbero la proprietà dell'affresco alla diocesi, anche per l'opposizione dei cittadini di Monterchi riuniti nel comitato "La Madonna dei monterchiesi". La cappella di Momentana, di fatto, dal 1996 è stata cinta da un nuovo blocco di loculi cimiteriali, che ne rendono estremamente improbabile l'uso culturale e turistico, anche per le precarie condizioni di conservazione della cappella. Tra le ipotesi di ricollocazione si è fatta avanti negli ultimi anni quella della chiesa di San Benedetto, posta di fronte alla scuola di via Reglia, che, pur essendo un luogo consacrato che restituirebbe l'immagine a una dimensione anche religiosa, ha ottenuto un parere negativo nel 1999 dalla Soprintendenza, per l'eccessive dimensioni architettoniche, non coerenti con l'affresco, e lo stato di conservazione precario dell'edificio. L'ipotesi della costruzione di un nuovo edificio, dove ospitare la Madonna, nei pressi del cimitero di Momentana (2005) ha pure incontrato l'opposizione dei cittadini del borgo, la cui economia è ormai fortemente legata al flusso di visitatori che si recano in paese per ammirare l'opera pierfrancescana. Nell'aprile del 2009 la soluzione della chiesa di San Benedetto, con il recupero anche degli ambienti dell'attiguo ex-monastero di benedettine, si è riaffacciata, grazie anche ad un accordo con la Diocesi, ma è attualmente in attesa dell'autorizzazione ministeriale.


Ipotesi di datazione


La datazione esatta dell'opera è incerta ed oscilla in genere tra il 1455 e il 1465, in contemporanea comunque con gli affreschi delle Storie della Vera Croce di Arezzo. Le teorie più accreditate vanno dall'ipotesi del 1450-1455 di Pietro Longhi, al 1460 proposta da Clark e De Vecchi, all'ipotesi tarda (dopo il 1475) di Battisti.

Per Antonio Paolucci potrebbe essere in contemporanea con l'Incontro fra Salomone e la Regina di Saba con il quale ha alcune analogie (come il trattamento dei tessuti dipinti), quindi intorno al 1455.


Piero della Francesca, Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi

Descrizione e stile


   
La Vergine non possiede attributi regali, non ha alcun libro in mano ed è colta nel gesto di puntare una mano sul fianco per sorreggere il peso del ventre. L'interesse di Piero per le simmetrie è particolarmente evidente in quest'opera, dove i due angeli che tengono i lembi del tendone discosti sono stati dipinti sulla base di un medesimo cartone rovesciato. Nei loro abiti e nelle ali i colori sono alternati: manto verde, ali e calzari bruni per quello di sinistra, viceversa per quello di destra. Gli angeli guardano verso lo spettatore, richiamando la sua attenzione, come se stessero spalancando un sipario proprio per lui.

La Madonna è in piedi, leggermente ricurva per il ventre gonfio, che accarezza con una mano, mentre con l'altra si dà sostegno all'altezza dei fianchi. Come nella Maria Maddalena sempre di Piero, lo sguardo è abbassato, come per dare un tono nobile e austero, e il ritratto incede su una dolce bellezza giovanile, sottolineata dalla postura fiera del collo e la fronte alta e nobile (secondo la moda del tempo che voleva le attaccature dei capelli rasate o bruciate con una candela).

L'ambientazione nella tenda ha come precedente la scena del Sogno di Costantino negli affreschi aretini e compare anche in numerosi esempi prima di Piero. La forma geometrica del tendaggio enfatizza volumetricamente i personaggi e la spazialità del dipinti, inoltre, da un punto di vista teologico, offre riparo e protezione come il ventre di Maria per Gesù: non è casuale che la veste della Vergine sia slacciata all'altezza del ventre rotondeggiante, come dischiusi sono i lati della tenda. Maurizio Calvesi lesse nella tenda una precisa illustrazione del tabernacolo dell'Arca dell'Alleanza, così come è descritto nell'Esodo in questo modo Maria sarebbe la nuova Arca dell'Alleanza, il cui pegno è Gesù. Per altri il padiglione rappresenta la chiesa e la Madonna, nel suo particolare stato, simboleggia il tabernacolo eucaristico in quanto contiene il corpo di Cristo. Thomas Martone, tenendo conto di un brano della Lettera agli Ebrei, e del fatto che la manna dell'Esodo è prefigurazione del corpo eucaristico del Cristo, scrisse che Piero "collocando la Vergine all'interno di una tenda formata con i materiali di quella dell'Antico Testamento, alludeva chiaramente alla natura eucaristica del corpo di Cristo contenuto nella Madonna-Ecclesia, che, come la manna, può essere vista solo con gli occhi della fede". Pertanto Martone rigetta quelle ipotesi che collegano l'affresco di Monterchi ad antichi riti pagani di fertilità o lo associano a un certo tipo di devozione pietistica, riservata alle donne incinte.

Il motivo della damascatura a melograni, presente anche nella veste di re Salomone nell'affresco della Leggenda della Vera Croce, rimanda simbolicamente alla fertilità, alla nobiltà della Vergine e alla Passione di Cristo. L'interno è invece foderato con una morbida trapuntatura.


 

Piero della Francesca, Madonna del parto (dettaglio)


Piero della Francesca, Madonna del parto (dettaglio), 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi

   
   
Piero della francesca, Madonna del Parto, 1455 ca. 10   Piero della francesca, Madonna del Parto, 1455 ca. 12   Piero della francesca, Madonna del Parto, 1455 ca., dettaglio della mano sinistra

Piero della Francesca, Madonna del Parto

 

  Madonna del Parto, dettaglio della mano sinistra   Madonna del Parto, dettaglio della mano destra
         
Le Madonne del parto


   
In Toscana già dalla prima metà del Trecento circolava la raffigurazione realistica della Vergine incinta. Questo soggetto iconografico venne chiamato "Madonna del parto" e rappresenta la Madonna da sola, in piedi, in posizione frontale e visibilmente incinta. Uno tra gli elementi che la distingue da una normale donna incinta è il libro chiuso appoggiato sul ventre, allusione al Verbo Incarnato; il libro infatti rappresenta l'Antico Testamento e dunque la parola di Dio che, attraverso la Vergine, si incarna e discende tra gli uomini. Artisti che si sono cimentati su questo tema sono Bernardo Daddi, il Maestro di San Martino alla Palma, Taddeo Gaddi [1], Nardo di Cione, Bartolo di Fredi, Rossello di Jacopo Franchi, ecc. Per Thomas Martone l'immagine fu ideata per mostrare che la natura umana del Cristo era veramente umana, e non creata prima in Paradiso, come sostenevano alcuni teologi eretici dei primi secoli e, successivamente, medievali.

La Madonna del Parto di Taddeo Gaddi, un affresco staccato attualmente conservata nella Chiesa di San Francesco di Paola (Firenze), proveniente dalla ex-chiesa di San Pier Maggiore, come dimostrato dal 1964 dal Soprintendente Ugo Procacci attraverso alcuni documenti. La Madonna incinta è una « tipologia » che viene fatta risalire alla cosiddetta icona bizantina della Maria platytera ( platytera significa più ampia, paragonata ai cieli ed il titolo ha una valenza cosmica) che « appare in piedi, con le mani in preghiera, sul petto un clipeo che contiene l' immagine del bambino benedicente, in posizione assiale con la Madre, senza rapporto organico con essa e a mezzo busto » .[1] Una simbologia di cui fanno parte anche il libro che la Madonna di Taddeo Gaddi tiene in mano (rappresenta la sapienza non ancora manifestata dei Templari) e i colori delle vesti della Vergine (il rosso e il bianco sono invece segno di distinzione dei Fedeli dell' Amore).

Le Madonne del parto si opposero quindi teologicamente alle raffigurazioni del Bambino che entra nel corpo della Vergine come un raggio di luce, come nel Trittico di Mérode di Robert Campin [2]. Entrambe le concezioni vennero però definitivamente dichiarate eretiche con il Concilio di Trento [3], dove anche altre immagini religiose finirono nel mirino degli inquisitori, quali la Madonna Platytera della Misericordia e la Donna dell'Apocalisse.


Il restauro

Durante il restauro del 1911 il professor Domenico Fiscali integrò, con questa lunetta a forma di cupola, la parte superiore della tenda, ad imitazione della ridipintura settecentesca. In seguito a successivi studi è poi emerso che la parte aggiunta tendeva ad intaccare l'assetto prospettico stesso dell'opera, che finiva così col risultare più schiacciata.
Proprio per questo motivo nell'intervento del 1992 fu rimossa lasciando il frammento originale inalterato. Togliendo poi la patina di muffe e i colori aggiunti nei restauri precedenti l'affresco ha riacquistato la sua fruibilità nella piena espressione della sua enigmatica prospettiva e nella brillantezza dei colori.

Nel 1785 il Comune di Monterchi, avendo necessità di costruire il nuovo cimitero, ottenne dal vescovo l'autorizzazione per la demolizione di parte della chiesa di Momentana a condizione che la comunità del paese ricostruisse e mantenesse a proprie spese una nuova cappella, notevolmente ridotta, sempre nello stesso luogo. L'affresco della Madonna partoriente rimase fortunatamente sulla parete di fondo di tale cappella e proprio qui l'opera, a lungo dimenticata, sarebbe stata "riscoperta" nel 1889 da Vincenzo Funghini.
Nel 1910 l'affresco fu staccato dalla parete e restaurato da Domenico Fiscali. L'opera quindi, inserita in una struttura di sostegno, fu ricollocata nella propria sede agli inizi del 1911.
Il terremoto che nel 1917 distrusse gran parte di Monterchi, lesionò gravemente la cappella ma risparmiò miracolosamente il prezioso affresco che, per questioni di sicurezza, fu tolto dalla chiesa e dato in custodia temporanea alla locale famiglia Mariani. Qui rimase fino al 1919 quando il capolavoro venne trasferito nella Pinacoteca di Sansepolcro per poi essere ricollocato a Monterchi nella sede originaria 3 anni dopo.

Nella 1944, per preservare l'affresco da eventuali danni bellici, venne fatta chiudere, con una parete di mattoni, la nicchia che lo conteneva. Finita la guerra, l'opera fu riportata alla luce, e da subito si constatò la necessità di un intervento di restauro. Per riparare ai danni fu chiamato nel 1950 il restauratore Dino Dini che intervenne eliminando la patina di muffa che si era creata in superficie.
Nel 1955, poiché ritenendo disdicevole accedere alla cappella attraverso il cimitero, si decise di trasformare in cappella la sacrestia settecentesca della chiesa, aprendo una porta sul muro esterno. Si venne così a cambiare completamente la spazialità dell'ambiente per il quale l'opera era stata concepita, alterando radicalmente anche il complesso architettonico. Nei primi anni '90. per migliorare la salvaguardia dell'affresco iniziò da parte della Soprintendenza di Arezzo un intervento di risanamento della cappella. Si rese quindi indispensabile l distacco della Madonna, trasferita quindi nella sede attuale (ex scuola elementare) per evitare ogni rischio e consentire, allo stesso tempo, il necessario restauro conservativo.
 


Taddeo Gaddi, Madonna del Parto, trasferita nella Chiesa di San Francesco di Paola (Firenze) nel Settecento

 


Pier Francesco Fiorentino, Angeli reggicortina, Certaldo, Ex chiesa dei Santi Tommaso e Prospero [4]
Affresco quattrocentesco distaccato, provenienza Palazo Pretorio, scuola Fiorentina del 1400.

 
   

Piero della Francesca
(Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)

Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità ed estetica.


Piero della Francesca | Opere

Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico.

* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)


[1] Riguardo alla interpretazione delle Madonne del Parto si vedano i recenti studi di A. M. Maetzke, Antonio Paolucci, Thomas Martone (catalogo Marsilio, 1993) Ermes Ronchi, Davide Maria Montagna (catalogo Libri Scheiwiller, 2000). Si veda poi l'esauriente articolo di M. Cesareo in Arte cristiana, 88, 2000: Arte e teologia nel Medioevo: l'iconografia della Madonna del Parto e l'opera di Richard Offner, A Critical and Historical Corpus of Florentine Paintings, sect. III, vol. III: The Works of Bernardo Daddi, New York, 1947, 28 e segg dove la fonte per l'iconografia è dimostrata nel brano di Apocalisse 12,1. Sulla Madonna invece col bambino che entra come un raggio di luce (si confronti il The Annuciation Triptych, Alterpiece, 1425 di Robert Campin al Metropolitan Museum, The Cloisters, di New York) si vedano gli studi di Panofsky (1953), Frinta (1966), Pacht (1956), Van Gelder (1967), Meiss (1971), Campbell (1974), Shapiro (1979) Marrow (1986), Lane (1988): le Madonne del parto sembrano opporsi teologicamente a questa concezione, che verrà definitivamente dichiarata eretica con il Concilio di Trento (Discorso intorno alle immagini di G. Paleotti, 1522-1597).
Sulla recente e dibattuta interpretazione esoterica (Manetti, 2005) è sufficiente leggere la recensione di Salvatore Mannino (La Nazione, 27/3/2005): Piero e il Codice da Vinci. Un guazzabuglio fra storia e fantasia. Al centro c’è la Madonna del Parto. Per chi vuole approfondire veda l'articolo di Giovanni Alpigiano, Madonna del parto e Girolamini. A proposito di un'ipotesi recente, in Vivens Homo. Rivista di Teologia e scienze religiose, XV, Bologna, set-dic.2005, 16/2, 415-429.
[2] Si vedano gli studi di Panofsky (1953), Frinta (1966), Pacht (1956), Van Gelder (1967), Meiss (1971), Campbell (1974), Shapiro (1979) Marrow (1986), Lane (1988).
Sulla recente e dibattuta interpretazione esoterica (Manetti, 2005) è sufficiente leggere la recensione di Salvatore Mannino (La Nazione, 27/3/2005): Piero e il Codice da Vinci. Un guazzabuglio fra storia e fantasia. Al centro c’è la Madonna del Parto. Per chi vuole approfondire veda l'articolo di Giovanni Alpigiano, Madonna del parto e Girolamini. A proposito di un'ipotesi recente, in Vivens Homo. Rivista di Teologia e scienze religiose, XV, Bologna, set-dic.2005, 16/2, 415-429.
[3] Discorso intorno alle immagini di G. Paleotti, 1522-1597.
[4] Un'ultima testimonianza è l'affresco staccato con gli angeli reggicortina della chiesa sconsacrata di San Tommaso e Prospero, attigua al Palazzo, realizzata entro il nono decennio del Quattrocento: è una palese derivazione della celebre Madonna del parto di Piero della Francesca, conservata a Monterchi e che il nostro pittore doveva aver visto per aver lavorato nel Valdarno, dipingendo una Madonna e Santi nella chiesa di San Francesco a Figline. La Madonna che doveva trovarsi al centro è andata perduta per l'inserimento in epoca successiva di un tabernacolo in muratura proprio al centro dell'affresco. L'opera viene datata entro il nono decennio del Quattrocento.
Annamaria Bernacchioni in Anna Padoa Rizzo (a cura di), Arte e committenza in Valdelsa e in Valdera, Firenze, Octavo, 1997, pp. 44 - 45
 

Piero della Francesca, Madonna del parto (dettaglio)


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007.

Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”. Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina. Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.
Museo Civico, Via Niccolò Aggiunti, 65, 52037 Sansepolcro Arezzo | www.museocivicosansepolcro.it

Sito ufficiale della Madonna del Parto - Monterchi Museum | www.madonnadelparto.it
Sito ufficiale della "Madonna del Parto" di Piero della Francesca, opera tra le più straordinarie ed enigmatiche del rinascimento conservata in Toscana, a Monterchi lo splendido borgo medioevale della provincia di Arezzo, paese nativo della madre dell'artista


Bibliografia

Parto tra doglie e voglie, articolo del Giornale dell'Arte, ottobre 2009, pp. 46-47.

Piero della Francesca. La Madonna del Parto. Restauro ed iconografia, Marsilio, catalogo della mostra Monterchi 10 luglio-31 ottobre 1993.

Roberto Longhi, Piero della Francesca, Roma, 1927

Anna Maria Maetzke, Un progetto per Piero della Francesca, Firenze, 1989

Guido Botticelli, Giuseppe Centauro, Anna Maria Maetzke, Il restauro della Madonna del parto di Piero della Francesca, Poggibonsi 1994.

Maurizio Calvesi, Nel grembo dell'Arca, in Art e Dossier, 33, marzo 1989

E. Battisti, Piero della Francesca, 2 voll., Milano,1971

Antonio Paolucci, Piero della Francesca, Firenze, 1989.

Ingeborg Zapperi Walter, Piero della Francesca, Madonna del parto: ein Kunstwerk zwischen Politik und Devotion, Frankfurt am Main, 1992.

Giulio Renzi, Gli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo e Monterchi: luogo teologico mariano, Introduzione di Giuseppe Centauro. Poggibonsi, 1994.

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007.

Riguardo alla interpretazione teologica delle Madonne del Parto si vedano i recenti studi di A. M. Maetzke, Antonio Paolucci, Thomas Martone (catalogo Marsilio, 1993) Ermes Ronchi, Davide Maria Montagna (catalogo Libri Scheiwiller, 2000). Si veda poi l'esauriente articolo di M. Cesareo in Arte cristiana, 88, 2000: Arte e teologia nel Medioevo: l'iconografia della Madonna del Parto e l'opera di Richard Offner, A Critical and Historical Corpus of Florentine Paintings, sect. III, vol. III: The Works of Bernardo Daddi, New York, 1947, 28 e segg dove la fonte per l'iconografia è dimostrata nel brano di Apocalisse 12,1.

Sulla recente e dibattuta interpretazione esoterica (Manetti, 2005) è sufficiente leggere la recensione di Salvatore Mannino (La Nazione, 27/3/2005): Piero e il Codice da Vinci. Un guazzabuglio fra storia e fantasia. Al centro c'è la Madonna del Parto. Per chi vuole approfondire veda l'articolo di Giovanni Alpigiano, Madonna del parto e Girolamini. A proposito di un'ipotesi recente, in Vivens Homo. Rivista di Teologia e scienze religiose, XV, Bologna, set-dic.2005, 16/2, 415-429.

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Le Opere di Piero della Francesca | Itinerario Sansepolcro Monterchi Arezzo

 

   

Piero Della Francescaè sicuramente uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, nato nel 1416 a Sansepolcro, in questa zona ha lasciato stupende testimonianze della sua attività artistica. L’itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro e Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.
L'Alta valle del Tevere, o Valtiberina, è il lembo più orientale della Toscana e trae il nome dal fiume che l'attraversa in tutta la sua lunghezza, fino al confine con l'Umbria. La Valtiberina fu confine e insieme punto d'incontro tra civiltà diverse, l'umbra e l'etrusca, la bizantina e la longobarda. Piero della Francesca, già nel natio Borgo San Sepolcro, intuì il segreto dello spazio e della luce e lo tradusse in pittura.
Il Museo Civico di Sansepolcro, città natale dell’artista, ospita quattro opere, il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico.
Lasciata Sansepolcro l’itinerario continua a Monterchi, nella Val Cerfone. Per questo borgo, adagiato su una collina al confine con l’Umbria, Piero della Francesca realizzò lo straordinario affresco della Madonna del Parto per l’antica chiesa di Santa Maria a Momentana.
L’itinerario nella terra di Piero prosegue e termina in Arezzo. Splendida città posta su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell’Appennino Tosco-Romagnolo, fu una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. Piero della Francesca lasciò in questa città una delle più alte testimonianze pittoriche dell’arte del Rinascimento. La Basilica di San Francesco ospita nella cappella Bacci il ciclo affrescato della Leggenda della Vera Croce, il capolavoro che l’artista eseguì per la chiesa francescana tra il 1452 e il 1466 circa e nel Duomo di Arezzo, in fondo alla navata sinistra, è collocato l’affresco raffigurante la Maddalena.

Sansepolcro

* Polittico della Misericordia, Museo Civico
* Resurrezione, Museo Civico
* San Giuliano, Museo Civico
* San Ludovico, Museo Civico

La cittadina di Sansepolcro, sviluppatasi intorno alla grande abbazia benedettina ha conservato quasi inalterato l'assetto urbanistico medioevale e si è, nei secoli, arricchita di pregevoli edifici rinascimentali e barocchi. Città natale di Piero della Francesca, conserva nel Museo Civico la memoria del maestro biturgense. Opere come la Resurrezione, complessa e simbolica, il Polittico della Misericordia, San Giuliano e San Ludovico testimoniano il genio dell'artista del primo rinascimento. Nella Cattedrale di notevole interesse è il "Volto Santo", crocifisso ligneo di epoca carolingia, il Polittico di Francesco di Segna e la tavola raffigurante l'Ascensione del Perugino. Accanto alla Cattedrale vi è il Palazzo delle Laudi, di forme manieristiche, oggi sede del Comune. Altre testimonianze artistiche della città sono visibili attraversando il suo centro storico: Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Chiesa di San Francesco. Da non perdere una visita alla Chiesa di San Lorenzo che ospita una tavola del Rosso Fiorentino raffigurante la Deposizione. Cuore del centro storico è la piazza Torre di Berta, nella quale, la seconda domenica di settembre si svolge il tradizionale Palio della Balestra - i costumi indossati dai figuranti sono ispirati ai dipinti di Piero della Francesca.

Monterchi

* Madonna del Parto, Museo Madonna del Parto

Il borgo medievale sorse su un luogo sacro per gli antichi romani, dedicato al culto di Ercole.
Incastonato tra due piccole valli, disegnate da colline rivestite di lecci, la Val Padonchia e la Val Cerfone, Monterchi rappresenta una tappa d’obbligo lungo il “sentiero dell’arte” pierfrancescana. Borgo natale della madre di Piero della Francesca, ospita, nel centro storico in un piccolo museo a Lei dedicato, il celebre affresco della Madonna del Parto, straordinario affresco nel quale l’artista ritrae la splendida figura della Vergine in stato di attesa.

Arezzo

* Leggenda della Vera Croce, Cappella Bacci, Basilica di San Francesco
* Santa Maria Maddalena, Duomo

Arezzo sorge su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell'Appennino Tosco-Romagnolo. Come testimonia l'architettura stessa della città, vanta un'origine antichissima che l'ha vista essere una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. La parte più elevata della città conserva uno spiccato aspetto medievale, dominata dalla Cattedrale e dalla Fortezza Medicea. La Cattedrale, che presenta nel suo aspetto tratti gotici, custodisce pregevoli opere d'arte tra le quali la Maddalena di Piero della Francesca e le vetrate istoriate di Guillaume de Marcillat. Al centro della città Piazza Grande dispiega una vera antologia di stili architettonici. Accanto alle torri medievali, si ergono l'imponente Loggiato Vasariano, una delle più interessanti opere architettoniche rinascimentali; il Palazzo della Fraternita dei Laici, bell'esempio di sintesi di architettura gotica e rinascimentale e l'abside della Pieve di Santa Maria. Piazza Grande, il penultimo sabato di giugno e la prima domenica di settembre, diventa lo scenario della Giostra del Saracino, torneo cavalleresco di origini medioevali. La stessa piazza e gran parte del centro storico ospitano, ogni prima domenica del mese ed il sabato precedente, la Fiera Antiquaria. La cappella Bacci nella Basilica di San Francesco accoglie lo straordinario ciclo di affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, una delle più alte testimonianze della pittura rinascimentale italiana. Nella Basilica di San Domenico, semplice costruzione a navata unica, si conserva la croce dipinta di Cimabue, opera giovanile dell'artista. Molte altre chiese e palazzi testimoniano con la loro bellezza e la loro originalità stilistica la civiltà aretina e la sua importanza nelle varie epoche storiche. Ricordiamo tra queste la Badia delle Sante Flora e Lucilla, la Chiesa della Santissima Annunziata, edifici come Palazzo Pretorio e Palazzo dei Priori, e a qualche minuto fuori le mura della città, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Pieve romanica di Sant'Eugenia al Bagnoro. I musei della città offrono ai visitatori la possibilità di ammirare una varietà di beni di inestimabile valore artistico: il Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate, il Museo Statale d'Arte Medioevale e Moderna, il Museo e Casa Vasari, la Casa Museo Ivan Bruschi.

Itinerario

L'itinerario alla scoperta delle opere di Piero della Francesca, nella provincia di Arezzo, si snoda tra la Valtiberina, toccando le località di Sansepolcro e Monterchi, borgo natìo della madre Monna Romana, e la città di Arezzo.
L'Alta valle del Tevere, o Valtiberina, è il lembo più orientale della Toscana e trae il nome dal fiume che l'attraversa in tutta la sua lunghezza, fino al confine con l'Umbria. La Valtiberina fu confine e insieme punto d'incontro tra civiltà diverse, l'umbra e l'etrusca, la bizantina e la longobarda. Piero della Francesca, già nel natio Borgo San Sepolcro, intuì il segreto dello spazio e della luce e lo tradusse in pittura.
Il Museo Civico di Sansepolcro, città natale dell'artista, ospita quattro opere, il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico.

Lasciata Sansepolcro l'itinerario continua a Monterchi, nella Val Cerfone. Per questo borgo, adagiato su una collina al confine con l'Umbria, Piero della Francesca realizzò lo straordinario affresco della Madonna del Parto per l'antica chiesa di Santa Maria a Momentana.

L'itinerario nella terra di Piero prosegue e termina in Arezzo. Splendida città posta su una collina nella Toscana orientale a ridosso dell'Appennino Tosco-Romagnolo, fu una delle maggiori città etrusche e successivamente una strategica città romana. Piero della Francesca lasciò in questa città una delle più alte testimonianze pittoriche dell'arte del Rinascimento. La Basilica di San Francesco ospita nella cappella Bacci il ciclo affrescato della Leggenda della Vera Croce, il capolavoro che l'artista eseguì per la chiesa francescana tra il 1452 e il 1466 circa e nel Duomo di Arezzo, in fondo alla navata sinistra, è collocato l'affresco raffigurante la Maddalena.

Mostra Piero della Francesca e le corti italiane

La mostra si estende ad un vero e proprio itinerario nel territorio che permetterà di conoscere le testimonianze dell’arte di Piero conservate nella Cappella Bacci della chiesa di San Francesco ad Arezzo, nel Duomo di Arezzo, nel Museo Madonna del Parto di Monterchi e nel Museo Civico di Sansepolcro.
Piero della Francesca e le corti italiane rappresenta un affascinante viaggio che, partendo dai luoghi d'origine dell'artista, accompagnerà il visitatore tra le corti del Rinascimento, ricostruendone clima, cultura, protagonisti, scambi e incontri, attraverso la figura del maestro e gli echi della sua arte.

Dalla casa a Sansepolcro alla corte dei Baglioni a Perugia, come collaboratore di Domenico Veneziano; dal soggiorno nella Firenze di Cosimo il Vecchio con la visione della corte bizantina, alla permanenza presso la corte estense di Ferrara, con la sua influenza su artisti coevi come i Lendinara e i maestri dello studio di Belfiore; dall'arrivo a Rimini alla corte dei Malatesta, al contatto diretto con Roma dove soggiorna tra il 1458-59 lavorando per Pio II in Vaticano. Il viaggio di Piero prosegue alla volta di Urbino, presso la corte dei Montefeltro, dove si dedica alla scrittura del trattato sulla prospettiva ed il cui passaggio lascerà riflessi nell'opera di Giovanni Santi, in quella del Laurana. Infine presso i della Rovere, ove dipinge la splendida Madonna di Senigallia.

Un artista itinerante Piero della Francesca; la Mostra ne ricostruisce quindi il viaggio grazie ad opere straordinarie come il Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, il San Girolamo con Girolamo Amadi, il Dittico dei duchi d'Urbino, la Madonna di Senigallia, e a dipinti e tavole di artisti a lui coevi come Pisanello, Rogier van der Weyden, Domenico Veneziano, Fra Carnevale, Luca Signorelli.
Arezzo offre inoltre la possibilità di ammirare, nel Duomo e nella Basilica di San Francesco, altri celebri capolavori dell'artista come la Maria Maddalena e il ciclo della Leggenda della Vera Croce.

Piero della Francesca sentiva un profondo e intenso legame con le sue terre, ove tornò più volte lasciando alcuni dei suoi più importanti capolavori. Dopo Arezzo l'itinerario si dipana quindi nella valle superiore del Tevere, a Sansepolcro ed a Monterchi, il primo, borgo natale del Maestro che custodisce il Polittico della Misericordia, la Resurrezione, il San Giuliano e il San Ludovico, il secondo, piccolo centro che serba un altro straordinario affresco di Piero della Francesca, la Madonna del Parto.

Colori e ritmi delle terre di Arezzo rivivono nelle opere del maestro e solo in questi luoghi possono essere pienamente comprese.

[Fonte: www.mostrapierodellafrancesca.it]

 

San Giuliano, Sansepolcro, Museo Civico (frammento)

Madonna del parto, Museo Madonna del Parto a Monterchi

Cappella Maggiore di San Francesco ad Arezzo


Piero della Francesca, Storie della Vera Croce: Battaglia di Eraclio e Cosroe, c. 1466, affresco, 329 x 747 cm, Ubicazione basilica di San Francesco, Arezzo

Santa Maria Maddalena, Duomo, Arezzo

 

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