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Fra Angelico, Cappella Niccolina, 1446-1448 circa, affreschi, Cappella Niccolina (Palazzo Apostolico), Città del Vaticano

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Fra Angelico | Cappella Niccolina, 1446-1448 circa, affreschi, Palazzo Apostolico, Roma

   
   

La Cappella Niccolina è un ambiente affrescato nel palazzo Apostolico in Vaticano da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli), tra il 1447 e il 1448 circa. Si trova nella parte più antica del palazzo, nella torre di Innocenzo III, vicino alle Stanze di Raffaello, ed era la cappella privata degli appartamenti di Niccolò V.[1]


Storia

Beato Angelico venne chiamato a Roma nel 1445 da papa Eugenio IV, che lo aveva conosciuto personalmente nei suoi nove anni di soggiorno a Firenze. Del periodo tra il 1445 e il 1446 non restano tracce documentarie del lavoro dell'artista, che dovette riguardare una cappella nell'antica basilica di San Pietro, poi distrutta.

Con l'elezione al soglio pontificio di Niccolò V (6 marzo 1447) sono registrati tre ordini di pagamento (datati dal 9 maggio al 1 giugno 1447) relativi agli affreschi della cappella privata del papa, forse iniziati già sotto Eugenio IV.

Nell'estate del 1447 l'Angelico e il suo team ricevettero una dispensa per recarsi temporaneamente a lavorare ad Orvieto, nella Cappella di San Brizio, dove lasciarono due affreschi in altrettanti spicchi della volta, per fare ritorno a Roma a metà settembre. entro la fine del 1448 la decorazione della cappella doveva essere terminata e il 1 gennaio 1449 l'Angelico ricevette la commissione di un nuovo lavoro, la decorazione del perduto studio-biblioteca di Niccolò V, che forse era attiguo alla cappella e che era probabilmente opera meno estesa e impegnativa, terminata entro il ritorno dell'artista a Firenze, nei primi mesi del 1450.

 

Fra Angelico, Santo Stefano riceve il diaconato (dettaglio ), Cappella Niccolina (Palazzo Apostolico), Città del Vaticano
   
   
Descrizione

La Cappella Niccolina è a pianta rettangolare e consta di tre pareti, decorate ciascuna nel registro superiore da un grande lunettone con un affresco unico composto da due Storie di santo Stefano; il registro mediano è invece composto da due scene separate per parete con Storie di san Lorenzo, tranne la parete sinistra, con le finestre, che contiene una sola storia; il registro inferiore, dove si aprono alcune porte, è infine decorato da una finta tappezzeria verde, oggi in larga parte ridipinta successivamente con una predominanza di colori rosso e oro.

Le pareti sono di dimensioni uguali, ma l'arcone di entrata e quello che incornicia la parete centrale hanno uno spessore voltato a botte che dà origine alla forma rettangolare del pavimento; qui si trovano affrescati a grandezza naturale otto Padri della Chiesa sotto nicchioni architettonici dipinti (Tommaso d'Aquino, Ambrogio, Agostino e Bonaventura/Girolamo), mentre nel sott'arco sotto l'altare si trovano i santi Atanasio, Leone Magno, Gregorio Magno e Giovanni Crisostomo. Negli sguanci delle finestre sono inseriti rosoni e medaglioni con santi, di mano di aiuti. Nella volta infine si trovano i quattro Evangelisti, seduti su nubi su sfondo azzurro stellato.

Il Vasari descrive anche come sull'altare si trovasse una pala con la Deposizione, ma non si hanno tracce di quest'opera oltre la sua menzione.


Stile

Gli affreschi della Cappella Niccolina sono caratterizzati da figure solide, gesti pacati e solenni, e un tono generale più aulico dell'abituale sinteticità meditativa dell'artista. Essi sono profondamente diversi da quelli del convento di San Marco a Firenze (1440-1445 circa), per via della ricchezza di dettagli, di citazioni colte e di motivi più vari ispirati a principi di ricchezza, complessità compositiva e varietà.

Come è stato acutamente fatto notare da studiosi come Pope-Hennessy, le differenze non sono però da imputare a uno sviluppo nello stile dell'autore, quanto piuttosto alla diversa destinazione della decorazione: in San Marco gli affreschi dovevano accompagnare ed aiutare la meditazione dei monaci, mentre in Vaticano essi dovevano celebrare la potenza e la vastità degli orizzonti intellettuali del papato, nell'impresa di rinnovare i fasti dell'antica Roma dopo il disastroso abbandono della città durante la cattività avignonese.

Lo stile della cappella Niccolina sembra dopotutto preannunciarsi nelle vivaci narrazioni della predella della Pala di San Marco (1440-1443 circa) o in altre opere anteriori, magari predelle o opere minori, dove l'artista aveva potuto dare un più libero sfogo al proprio estro creativo.

Affreschi sulla parete ovest della Cappella Niccolina

Affreschi sulla parete nord della Cappella Niccolina

Affreschi sulla parete est della Cappella Niccolina

 

 
   
Parete sinistra

  Parete centrale
 

Parete destra


Nelle lunette si trovano (da sinistra):

* Santo Stefano riceve il diaconato e distribuisce le elemosine
* Predica di santo Stefano e disputa nel sinedrio
* Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano

Nel registro mediano si trovano (da sinistra):

* Consacrazione di san Lorenzo come diacono
* San Lorenzo riceve i doni della Chiesa
* San Lorenzo distribuisce le elemosine
* San Lorenzo davanti a Valeriano
* Martirio di san Lorenzo

Esiste una precisa corrispondenza tra le storie delle lunette e quelle nel registro sottostante, che introducono un confronto diretto tra le vicende dei due santi diaconi.


 
Affreschi sulla parete ovest della Cappella Niccolina



Santo Stefano riceve il diaconato e distribuisce le elemosine


Fra Angelico, Santo Stefano riceve il diaconato e Distribuisce le elemosine, Cappella Niccolina (Palazzo Apostolico), Città del Vaticano


L'affresco Santo Stefano riceve il diaconato e distribuisce le elemosine occupa la lunetta della parete di sinistra e da qui iniziano le Storie di santo Stefano.

Beato Angelico lavorò alla Cappella Niccolina durante il suo soggiorno romano tra il 1445 e il 1450. I primi documenti che attestano gli affreschi sono datati tra il 9 maggio e il 1 giugno 1447, durante il pontificato di Niccolò V, ma è possibile che fossero già stati avviati nei due anni precedenti, sotto Eugenio IV.

Gli affreschi di quella che era la cappella privata del papa dovevano essere terminati, dopo una pausa nell'estate 1447 quando il pittore si recò a Orvieto, entro la fine del 1448. Il 1 gennaio 1449 l'Angelico riceveva infatti la commissione per un nuovo lavoro.

La lunette del registro superiore sono divise in due episodi tramite l'espediente di un muro di separazione verticale al centro, ma l'ambientazione generale è la medesima. In questa doppia scena ad esempio sia la piattaforma rialzata delle chiesa (a sinistra) e del suo sagrato (a destra), sia il cielo sono in comune. La lunetta ha una precisa corrispondenza con le scene delle Storie di san Lorenzo del registro inferiore, in particolare la Consacrazione di san Lorenzo come diacono, sotto questa lunetta, e San Lorenzo distribuisce le elemosine nella parete successiva.

La prima scena della Consacrazione di santo Stefano si svolge in una basilica scoperchiata, dalla nitida architettura che lega elementi paleocristiani (le colonne con architrave della navata centrale) con elementi gotici (il transetto con le volte a crociera), sapientemente illuminata da sinistra verso destra: evidente è il carattere romano dell'architettura, che dimostra l'avvenuta assimilazione delle caratteristiche locali da parte del pittore fiorentino. Il disegno delle lastre del paivimento indica gli assi della scena. Al centro della scena santo Stefano è inginocchiato mentre san Pietro, in piedi davanti all'altare con ciborio (un altro elemento tipico delle basiliche romane), gli sta consegnando la pisside e la patena durante la consacrazione come diacono. La figura curva di san Pietro e quella di santo Stefano sono isolate in primo piano, mentre dietro di loro otto apostoli assistono alla scena, con pose elganti e sciolte che ricordano altre opere dell'Angelico come la Pala di Annalena.

Il lato destro mostra invece la Distribuzione delle elemosine, ambientata sul sagrato della stessa chiesa, che vede santo Stefano mentre dà, attingendo a una bisaccia, alcune monete agli astanti, tra cui una donna e un bambino con la mano tesa. Tra i personaggi si vedono un frate che controlla la lista delle elemosine, un uomo che prega, un povero pellegrino che accorre (tipico è il bastone - detto bordone - e il cappello a falde larghe) ed altri personaggi (un artigiano, una donna con un paniere) che se ne vanno dopo aver ricevuto l'aiuto. Sullo sfondo si vede una via scorciata verso l'ipotetico punto di fuga centrale della lunetta, dove si affaccia un giardino murato e varie abitazioni, mentre in alto si levano suggestive torri e campanili. La scena in una via esterna ricorda l'importazione di alcune opere dell'Angelico immediatamente precedenti al viaggio a Roma, come la Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, dalla predella della Pala di San Marco.

 

Fra Angelico, Santo Stefano riceve il diaconato (dettaglio), Cappella Niccolina, Palazzo Apostolico, Vaticano


Gli affreschi della Cappella Niccolina sono profondamente diversi da quelli del convento di San Marco a Firenze (1440-1445 circa), per via della ricchezza di dettagli, di citazioni colte, di motivi più vari, ispirati a principi di ricchezza, complessità compositiva e varietà. Come è stato acutamente fatto notare da studiosi come Pope-Hennessy, le differenze non sono però da imputare a uno sviluppo dello stile dell'autore, quanto piuttosto alla diversa destinazione della decorazione: in San Marco gli affreschi dovevano accompagnare ed aiutare la meditazione dei monaci, mentre in Vaticano essi dovevano celebrare la potenza e la vastità degli orizzonti intellettuali del papato nell'impresa di rinnovare i fasti dell'antica Roma dopo il disastroso abbandono della città durante la cattività avignonese. Lo stile della cappella Niccolina sembra dopotutto preannunciarsi nelle vivaci narrazioni della predella della Pala di San Marco (1440-1443 circa) o in altre opere anteriori, magari predelle o opere minori, dove l'artista aveva potuto dare un più libero sfogo al proprio estro creativo.
 

Distribuisce le elemosine


   
Fra Angelico, Distribuisce le elemosine ( dettaglio), Cappella Niccolina, Palazzo Apostolico, Vaticano



Consacrazione di san Lorenzo diacono da parte di Sisto II


Fra Angelico e Benozzo Gozzoli, San Lorenzo consacrato diacono, cm. 271 x 197, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano


L'affresco San Lorenzo consacrato diacono occupa il riquadro tra due finestre del registro mediano della parete sinistra ed è il primo episodio delle Storie di san Lorenzo.

La scena della Consacrazione di san Lorenzo è l'unica del ciclo a non essere affiancata a un'altra nella medesima parete, ma, per via della disposizione delle finestre, si erge isolata al centro. Essa è comunque da mettere in diretta relazione con l'episodio della lunetta soprastante con Santo Stefano riceve il diaconato da san Pietro.

Entrambe le scene sono infatti rappresentate in una basilica e mostrano un papa che consegna la pisside e la patena nella cerimonia del conferimento del diaconato. In questo caso però la navata della chiesa è rappresentata di scorcio, in un'ardita costruzione prospettica con cinque colonne per lato che sorreggono un architrave (riferimento all'architettura paleocristiana delle basiliche romane), recedendo fino a una nicchia centrale. Le figure non occupano esattamente il centro, ma il solo elemento in primo piano che si trovi sulla verticale di fuga è il calice che Sisto II sta porgendo a Lorenzo. La prospettiva centrale venne introdotta a Roma proprio dall'Angelico e la rappresentazione di una fuga prospettica di colonne all'interno di una basilica, ripresa poco dopo anche nell'affresco di San Lorenzo che distribuisce le elemosine, è usata qui per la prima volta su scala monumentale, dopo alcuni esperimenti in opere di piccolo formato come la Presentazione al tempio della predella dell'Annunciazione di Cortona (anni 1430) o l'Apparizione dei santi Pietro e Paolo a Domenico della predella dell'Incoronazione della Vergine del Louvre (1434-1435 circa).

Attorno a queste figure si dispongono a semicerchio altri sacerdoti, diaconi e religiosi vari, ciascuno caratterizzato da vesti ricche di dettagli dorati, oggetti preziosi tenuti in mano o comunque evocativi, come il velo trasparente, reso con grande maestria, del prelato dietro al papa. Nelle cui fattezze del papa si cela un ritratto di Niccolò V (espediente qui sperimentato per la prima volta, che venne ampiamente riutilizzato in seguito). Particolarmente preziosa è il triregno che indossa, con perle, smalti e pietre preziose, e di grande pregio è anche il suo seggio, decorato da borchie e incisioni.

Come nelle altre opere dell'Angelico, elemento centrale della pittura è la luce chiara e diffusa.

 

Fra Angelico e Benozzo Gozzoli, San Lorenzo consacrato diacono


Lunette


Fra Angelico, Predica di santo Stefano e disputa nel Sinedrio, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano

 

The Sermon of St Stephen


Fra Angelico, Predica di santo Stefano, Cappella Niccolina,palazzo Apostolico, Vaticano

Predica di santo Stefano e Disputa nel Sinedrio è un affresco da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli). L'affresco occupa la lunetta della parete centrale e ritrae il terzo e quarto episodio delle Storie di santo Stefano.

La lunette del registro superiore sono divise in due episodi tramite l'espediente di un muro di separazione verticale al centro, ma l'ambientazione generale è la medesima. In questa doppia scena ad esempio una fila continua di torri e case è il medesimo sfondo nella parte superiore.

La prima scena della Predica di santo Stefano si svolge in una piazza con edifici arditamente scorciati. A destra (il centro della lunetta) si trova santo Stefano su di un gradino, che spiega con tanto di gesti la parola di Cristo, riferendosi forse, nelle dita che indicano il numero 2, al duplice comandamento dell'amore a Dio e al prossimo (Mt22,35-40;Mc12,28-31). Davanti a lui siede una folla di donne sedute (una con il bambino), mentre alcuni uomini stanno in piedi sullo sfondo. Originale è l'uso di tutta la profondità dell'affresco per la disposizione dei personaggi.
 
 

Dispute before Sanhedrin


Fra Angelico, Disputa nel Sinedrio, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano


Il lato destro mostra invece la Disputa nel Sinedrio, ambientata in una stanza, descritta esteriormente da un pilastro scanalato (con l'originale motivo del fiore rampicante scolpito sopra, un'invenzione dell'Angelico presente anche in altri episodi del ciclo, che non ha riscontri nell'architettura reale) che regge un architrave, mentre all'interno un pavimento con lastre di marmo in prospettiva (il punto di fuga) porta al centro della lunetta) conduce l'occhio dello spettatore verso il seggio del Sommo Sacerdote, posto davanti a una parete coperta da un ricco drappo dorato. La sala bassa e scura contrasta fortemente con la scena profonda e aperta della metà sinistra. Santo Stefano sta spiegando, alla presenza di altri sacerdoti, la sua difesa dalle accuse di blasfemia e fomentazione di disordini, tramite un lungo discorso riportato negli Atti degli apostoli (At, 7). La sua figura si staglia monumentale grazie all'uso della luce e del chiaroscuro, che la fanno apparire rotonda e plastica come una statua dipinta. Il gesto della sua mnao destra alzata è rafforzato dalle linee parallele del pavimento.

 
   

San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa


Fra Angelico, San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano


San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa fa la carità è un affresco da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli). L'affresco occupa il riquadro sinistro del registro mediano della parete centrale ed è il secondo episodio delle Storie di san Lorenzo.
San Lorenzo era un diacono romano ai tempi di Sisto II, in un periodo di intense persecuzioni dei Cristiani perpetrate dall'imperatore Valeriano. Qui si mostra il santo che riceve i tesori della Chiesa da Sisto. La vita del santo viene rappresentata in cinque scene, quattro delle quali sono accoppiate all'interno dell'affresco stesso, ma non legate dal punto di vista della composizione. L'immagine del Papa e del santo vengono attentamente illuminate, mentre i soldati romani, che battono ripetutamente alla porta, sono anonime figure minacciose. Nell'altra scena Lorenzo distribuisce l'elemosina della chiesa ai malati ed ai bisognosi.

La scena di San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa è accanto a quella di San Lorenzo distribuisce le elemosine, dalla quale è separata da una cornice.

L'episodio è ambientato in un edificio dall'architettura rinascimentale, divisibile idealmente in due parti: a sinistra si vede l'esterno, con la porta d'ingresso sbarrata dove picchiano minacciosi i soldati dell'imperatore Valeriano; la parte sinistra invece mostra uno spaccato interno dell'edificio (così va inteso, pur non essendoci elementi che dimostrino la sezione) dove Sisto II sta affidando i tesori della Chiesa a san Lorenzo inginocchiato e lo benedice mentre un servo gli sta portando uno scrigno e un vassoio colmo di argenterie. Questa seconda parte pare ambientata in un cortile porticato, con massicce colonne corinzie sulla sinistra a cui corrispondono esilissime colonnine sullo sfondo (un errore prospettico dovuto forse alla mano di allievi); più convincente è la porta aperta su un chiostro interno, dove si intravede uno zoccolo in primo piano su cui poggiano le colonnine e sullo sfondo il lato opposto in lontananza. Le linee scure verticali al centro del chiostro non sono altro che i tronchi dei cipressi che spuntano dal soffitto. Essi sono rappresentati lungo una linea prospettica di fuga, come accade anche nella lunetta del Martirio di santo Stefano.

Altri elementi architettonici della scena sono l'altana che si affaccia in alto e la bella decorazione del portale, con un timpano decorato da un Redentore entro una forma a conchiglia e due medaglioni in lato con testine di fanciulli. Il fregio con le foglioline è un'invenzione dell'Angelico che ricorre anche in altri affreschi della Cappella Niccolina e che non ha analogie né con l'architettura classica né con quella rinascimentale del secondo quarto del XV secolo. L'architettura è resa inoltre irrealmente idealizzata dalla colorazione, che sfrutta intensi passaggi di rosa, mentre la visione del chiostro oltre l'arco è più veridica, secondo la maniera più tipica dell'Angelico.

Per quanto riguarda i personaggi della scena, grande cura è dedicata sia alle figure delle guardie in primissimo piano, dall'eccezionale rilievo plastico e con esperimenti di lustro metallico sulle armature. Il gruppo a destra invece è dominato dalla figura di papa Sisto, dal prezioso mantello damascato e dal ricco triregno tempestato di perle, smalti e pietre preziose, nelle cui fattezze si cela un ritratto del pontefice Niccolò V, secondo un uso inaugurato dall'Angelico che divenne in seguito comune per gli artisti impiegati alla corte papale. Il suo viso è in un serrato contatto visivo con san Lorenzo inginocchiato, con la dalmatica caratterizzata da tenui giochi di luce e colore basati sugli accordi del rosa e dell'oro. Tra i personaggi di complemento spicca quello a sinistra, che sembra preoccupato per l'assalto dei soldati alla porta, verso la quale rivolge uno sguardo timoroso.

 

San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa

 

 


St. Lawrence giving alms


Fra Angelico, San Lorenzo distribuisce le elemosine (dettaglio), Cappella Niccolina, Palazzo Apostolico, Vaticano

San Lorenzo distribuisce le elemosine è un affresco da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli). L'affresco occupa il riquadro destro del registro mediano della parete centrale ed è il terzo episodio delle Storie di san Lorenzo.
La scena di San Lorenzo distribuisce le elemosine è accanto a quella di San Lorenzo riceve i tesori della Chiesa, dalla quale è separata da una cornice. La scena che rappresenta è tratta dalla leggenda di san Lorenzo, descritta ad esempio da sant'Ambrogio. Lorenzo, ricevuti i beni da papa Sisto II prima di essere ucciso, li distribuisce ai poveri prima che gli vengano requisiti dall'imperatore Valeriano.

L'episodio è ambientato in un maestoso edificio dall'architettura rinascimentale, che è una versione dalla veduta in prospettiva della scena di Santo Stefano che distribuisce le elemosine, nella lunetta della parete sinistra. Anche in questo caso infatti il diacono è rappresentato sul sagrato di una basilica, ma è visibile dietro di lui, attraverso l'audace rettangolo del portale, la fuga prospettica di tutta la navata in stile paleocristiano, con colonne che reggono architravi ed una grande abside centrale, che enfatizza la figura di san Lorenzo. La prospettiva centrale venne introdotta a Roma proprio dall'Angelico e la rappresentazione di una fuga prospettica di colonne all'interno di una basilica, usata poco prima anche nell'affresco della Consacrazione di san Lorenzo come diacono, è usata qui per su scala monumentale, dopo alcuni esperimenti anteriori in opere di piccolo formato come la Presentazione al tempio della predella dell'Annunciazione di Cortona (anni 1430) o l'Apparizione dei santi Pietro e Paolo a Domenico della predella dell'Incoronazione della Vergine del Louvre (1434-1435 circa).

In primo piano il portale è decorato da paraste corinzie con insoliti motivi vegetali, che si ritrovano anche in altri affreschi della cappella, ma che non hanno analogie né con l'architettura classica né con quella rinascimentale del secondo quarto del XV secolo.

Lorenzo è accerchiato da una variegata moltitudine di bisognosi: uno zoppo, un uomo privo delle gambe che si muove strascicandosi con appigli di legno, un cieco, un pellegrino, un mendicante, due madri coi figli, due piccoli orfani coi vestiti laceri. Nonostante i riferimenti realistici ai poveri e ai malati che ricevono l'elemosina, il senso che prevale nell'affresco è quello di ordine e armonia generale.

 

Fra Angelico, San Lorenzo distribuisce le elemosine


Affreschi sulla parete est della Cappella Niccolina



 

Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano


Fra Angelico, Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano


L'affresco Santo Stefano condotto al martirio e lapidazione di santo Stefano occupa la lunetta della parete destra e ritrae il quinto e sesto (nonché ultimo) episodio delle Storie di santo Stefano.
La lunette del registro superiore sono divise in due episodi tramite l'espediente di un muro di separazione verticale al centro, ma l'ambientazione generale è la medesima. In questa doppia scena ad esempio una singola striscia di paesaggio, condotto molto in profondità, fa da medesimo sfondo e le mura della città di Gerusalemme sembrano realmente attraversate dai personaggi: non a caso le condanne a morte si svolgevano sempre fuori dai recinti cittadini. I due episodi si svolgono esclusivamente in primo piano. Il paesaggio ricorda quello di altre opere dell'Angelico, come la Deposizione, che è però meno panoramico e più intimo, oppure la scena della Visitazione nella predella dell'Annunciazione di Cortona.

La prima scena di Santo Stefano condotto al martirio si svolge all'interno delle mura, con alcune figure minacciose che con prepotenza spingono e tirano il santo fuori dalla città. Un uomo sulla sinistra, con passo veemente, tiene già in mano una pietra per la lapidazione.

Il lato destra mostra invece la Lapidazione di santo Stefano, ambientata appena fuori dalle mura, col santo inginocchiato di spalle, rivolto all'estremità destra, che subisce impassibile in martirio durante la preghiera. I carnefici hanno vesti simili a quelle dei personaggi nel lato sinistro, ma non sono i medesimi. In primo piano al centro si trova un giovane riccamente abbigliato, che probabilmente rappresenta Paolo di Tarso prima della conversione, che secondo gli Atti degli Apostoli assistette alla scena. L'uso degli alberi per indicare la linea prospettica sulla destra è in qualche modo debitrice dello sfondo del Tributo di Masaccio, ripreso anche da Donatello nella Sagrestia Vecchia (tondo di San Giovanni Evangelista a Patmos). La visione della città "cosmica" sulla collina a destra richiama l'affresco con la Crocefissione di Masolino in San Clemente.

 


Santo Stefano condotto al martirio


Fra Angelico, Santo Stefano condotto al martirio, Cappella Niccolina, Palazzi Pontifici, Vatican

 

Lapidazione di santo Stefano


Fra Angelico, Lapidazione di santo Stefano, Cappella Niccolina, Palazzi Pontifici, Vatican

 

San Lorenzo davanti a Valeriano



Fra Angelico, San Lorenzo davanti a Valeriano, Cappella Niccolina, Palazzi Pontifici, Vaticano


San Lorenzo davanti a Valeriano è un affresco (271x235 cm) della Cappella Niccolina, decorata nel palazzo Apostolico in Vaticano da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli) tra il 1447 e il 1448 circa. L'affresco occupa il riquadro sinistro del registro mediano della parete destra ed è il quarto episodio delle Storie di san Lorenzo.

La scena di Valeriano che condanna san Lorenzo è accanto a quella del Martirio di san Lorenzo, alla quale è legata senza interruzioni tramite un personaggio che sporge oltre il confine rappresentato dal variare degli edifici. Nonostante questo collegamento e la cornice unica che circonda le due scene, l'Angelico non sfruttò in maniera soddisfacente le possibilità di unificazione spaziale, come avviene ad esempio nelle lunette.

San Lorenzo era diacono di Sisto II che, durante la persecuzione di Valeriano, ebbe l'incarico di prendere i beni della Chiesa e di distribuirli ai poveri. Così, quando l'imperatore venne a chiedere le ricchezze dei cristiani, Lorenzo poté rispondere portando un gruppo di poveri, che erano la vera ricchezza della Chiesa. Nella scena dipinta dall'Angelico è omessa la presenza dei poveri e tutto si focalizza sul processo a Lorenzo tenuto dall'imperatore, in trono al centro della scena, alla presenza dei suoi soldati e di vari funzionari e figure secondarie. L'imperatore indica a Lorenzo minaccioso gli strumenti di tortura che si trovano ai suoi piedi.

L'elemento più interessante della scena è probabilmente l'architettura dello sfondo, impostata a una sfarzosa policromia che ricorda i fasti dell'antica Roma che il papato di Niccolò V si proponeva di ricreare. Il trono dell'imperatore, rialzato di alcuni gradini sui quali si legge l'anno 253, è posto sotto una nicchia dorata, affiancata da paraste rosate con motivi vegetali (un'invenzione dell'Angelico presente anche in altri episodi del ciclo, che non ha riscontri né nell'architettura classica né in quella rinascimentale del secondo quarto del XV secolo) e sormontata da un attico con una ghirlanda che incornicia l'aquila imperiale e girali di acanto. La parete è poi composta da pilastri tra specchiature marmoree, nascoste da un prezioso drappo dorato, appeso ai capitelli, mentre in alto si vedono alcuni vasi poggiati sulla trabeazione e ciuffi d'alberi che spuntano (tra cui una palma, simbolo del martirio imminente). Uno sfondo del genere si trova anche, con alcune varianti, anche in opere su tavola dell'Angelico, come la Pala di Annalena, la Pala di San Marco lo scomparto di predella dei Santi Cosma e Damiano davanti a Lisia (dove manca però il drappo). Sulla nicchia, sotto la semicupoletta a conchiglia, si trova un'iscrizione che ricorda il nome dell'imperatore.
 
 

Martirio di san Lorenzo



Fra Angelico, The Martyrdom of St Lawrence, Cappella Niccolina, Palazzi Pontifici, Vatican

Il Martirio di san Lorenzo è un affresco della Cappella Niccolina, decorata nel palazzo Apostolico in Vaticano da Beato Angelico e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli) tra il 1447 e il 1448 circa. L'affresco occupa il riquadro destro del registro mediano della parete destra ed è il quinto e ultimo episodio delle Storie di san Lorenzo.

La scena del Martirio di san Lorenzo è la più danneggiata della serie, ed è collegata a sinistra con San Lorenzo davanti a Valeriano e idealmente anche con la scena nella lunetta sopra del Martirio di santo Stefano. La scena è legata a quella precedente senza interruzioni tramite un personaggio che sporge oltre il confine rappresentato dal variare degli edifici. Nonostante questo collegamento e la cornice unica che circonda le due scene, l'Angelico non sfruttò in maniera soddisfacente le possibilità di unificazione spaziale, come avviene ad esempio nelle lunette. Questo effetto di separazione è accentuato anche dall'inserimento di una scena-cuscinetto che avviene nelle carceri, visibile da una finestrella con grata: San Lorenzo che converte il carceriere Ippolito.

La scena del martirio è organizzata in maniera piuttosto tradizionale, con in primo piano la graticola e i carnefici tutt'attorno che attizzano le fiamme e tengono fermo con la forza il santo bloccandolo al collo. In alto si trova la tribuna da cui assiste Valeriano, affiancato dai suoi funzionari, uno schema compositivo già usato nel pannello di predella della Condanna al rogo dei santi Cosma e Damiano.

Con particolare insistenza, rispetto alle altre opere dell'Angelico, si insiste qui sulla ricchezza in particolare dell'architettura, come testimonia la fila di nicchie con statue. L'edificio è più ideale che realistico e forse evidenzia un'influenza da parte degli scritti di Leon Battista Alberti.

 

Fra Angelico, The Martyrdom of St Lawrence

La volta con i quattro Evangelisti


Fra Angelico, La volta con i quattro Evangelisti, Cappella Niccolina, Palazzi Pontifici, Vatican
   

Address: Viale Vaticano, Roma
Metro stop: Ottaviano or San Pietro 00193 Vatican City
Visit the Niccoline chapel by special request. The Niccoline chapel is not generally open to the public.


 
   
   
[1] I Palazzi Apostolici, detti anche Palazzi Papali, Palazzi Pontifici o Palazzi Vaticani, sono la residenza ufficiale del Papa nella Città del Vaticano.

Il palazzo è un complesso di costruzioni realizzate tra il XII secolo e il XIX secolo, che comprende l'Appartamento Papale, gli Uffici del governo della Chiesa cattolica (Segreteria di Stato), l'Appartamento del Cardinale Segretario di Stato e quello dell'Arcivescovo Sostituto, la Prefettura della Casa Pontificia, l'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana e l'Archivio Segreto Vaticano, oltre a più di 1.000 stanze tra le quali la Cappella Sistina, la Scala Regia, la Sala Regia, la Sala Ducale, la Cappella Paolina, le Stanze e le Logge affrescate da Raffaello Sanzio, la Stufetta del cardinal Bibbiena.

La Cappella Niccolina è situata nella parte più antica del Palazzo Apolistico, nella torre di Innocenzo III, vicino alle Stanze di Raffaello. Era la cappella privata degli appartamenti di Niccolò V, ha pianta rettangolare ed costituita da tre pareti aventi uguali dimensioni. Gli affreschi presenti sono stati realizzati dal Beato Angelico tra il 1447 e il 1448 circa.

Niccolò V, al secolo Tomaso Parentucelli (1397 – 1455), fu il 208º papa della Chiesa cattolica dal 1447 alla morte.
Niccolò V introdusse a Roma il nuovo spirito del Rinascimento. Il suo progetto era quello di abbellire la città con nuovi monumenti degni della capitale del mondo cristiano. La sua prima preoccupazione fu pratica: rinforzare le mura della città, ripulire e pavimentare le strade principali e ripristinare le forniture d'acqua (la fine della Roma antica viene talvolta datata alla distruzione dei suoi magnifici acquedotti da parte degli invasori del VI secolo). Nel medioevo i romani dipendevano per la fornitura d'acqua da pozzi e cisterne, mentre i poveri sfruttavano le acque gialle del Tevere.
I lavori a cui dedicò particolarmente la sua attenzione furono la ricostruzione del Vaticano e della Basilica di San Pietro, dove si sarebbero concentrate le glorie rinate del papato. Si spinse fino a far abbattere parti dell'antica basilica, e apportò alcune modifiche, di cui sono testimonianza alcuni affreschi del Beato Angelico (Cappella Niccolina). Per provvedere i materiali di costruzione, Niccolò non esitò a spogliare le costruzioni di Roma antica, asportando, per esempio, le decorazioni dalla basilica di Nettuno.
 
Niccolò V ritratto da Beato Angelico come Sisto II (Consacrazione di san Lorenzo come diacono, cappella Niccolina)
Sotto il generoso patronato di Niccolò fece progressi anche l'umanesimo. Infatti fino al suo pontificato, i nuovi studi umanistici erano stati guardati con sospetto a Roma, come possibili fonti di scismi ed eresie, per il loro sospetto ed insano interesse verso il paganesimo. Niccolò invece impiegò Lorenzo Valla come notaio e tenne numerosi copisti e studiosi con lo scopo preciso di una traduzione integrale in latino delle opere greche, sia pagane che cristiane, arrivando a pagare diecimila fiorini per la traduzione metrica di Omero. Questa impresa, avviata poco prima della nascita della stampa, contribuì enormemente all'espansione dell'orizzonte intellettuale. Niccolò fondò una biblioteca con novemila volumi. Egli stesso fu uomo dalla vasta erudizione, e il suo amico Enea Silvio Piccolomini (il futuro Papa Pio II) disse di lui: "ciò che non sa è al di fuori del campo della conoscenza umana". Fu però anche costretto ad aggiungere che il lustro del suo pontificato sarebbe stato per sempre offuscato dalla caduta di Costantinopoli, che i Turchi presero nel 1453. Il Papa sentì amaramente questa catastrofe come un doppio colpo alla Cristianità e alla letteratura greca. "È una seconda morte," scrisse Piccolomini, "per Omero e Platone".


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Beato Angelico | L’alba del Rinascimento | Palazzo Caffarelli | 8 Aprile - 5 Luglio 2009
La più grande mostra dedicata al Beato Angelico in Italia, dopo quella del 1955 in Vaticano e a Firenze, presenta un’esauriente selezione di opere dai più importanti musei italiani e stranieri, alcune delle quali mai esposte in passato, che documentano la lunga e feconda attività dell’artista a conclusione delle celebrazioni per il 550° anniversario della sua morte.

Catalogo | Alessandro Zuccari, Giovanni Morello, Gerardo De Simone, Beato Angelico : l'alba del Rinascimento, Musei capitolini (Rome, Italy), Milano : Skira, 2009.


Bibliografia

John Pope-Hennessy, Beato Angelico, Scala, Firenze 1981.

Guido Cornini, Beato Angelico, Giunti, Firenze 2000 ISBN 88-09-01602-5

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999.

D. E. Cole, Fra Angelico: His Role in Quattrocento Paintings and problems of Chronology, Diss, Univ of Virginia, 1977, pp. 95-96.



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