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Filippino Lippi (attr.), 1485 circa, affresco staccato, Galleria degli Uffizi, Firenze
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Filippino Lippi | Autoritratto

   
   

L'Autoritratto di Filippino Lippi è un affresco staccato su embrice di terracotta (50x31 cm), databile al 1485 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
L'opera è di attribuzione molto incerta, come ha sottilineato Luciano Berti, che parlò di un falso sei-settecentesco. L'effigiato è mostrato col busto di tre quarti voltato a sinistra, appena sbozzato dalle pennellate, e la testa ruotata verso lo spettatore, con uno sguardo diretto. Ha i capelli lunghi che escono dalla berretta, gli occhi leggermente infossati, il naso dritto, la bocca molto carnosa e leggermente dischiusa. Alcuni dettagli sono piuttosto inconsueti, come l'orecchio che sporge dalla capigliatura. Le fattezze sono molto simili all'autoritratto più sicuro di Filippino, quello nell'affresco della Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro nella Cappella Brancacci a Firenze.

 

   
   

   
   

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Filippino Lippi, Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro (particolare), 1424-26 e 1489-91, affresco, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze

Filippino Lippi, Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro (particolare), 1424-26 e 1489-91, affresco, Cappella Brancacci, Santa Maria del Carmine, Firenze

 

 

La decorazione della Cappella Brancacci rimase incompiuta probabilmente per la partenza di Masaccio per Roma nel 1427, dove trovò la morte. Inoltre l'esilio del committente Felice Brancacci nel 1436 bloccò qualsiasi possibilità di completamento da parte di altri artisti, anzi è probabile che alcune parti già dipinte da Masaccio vennero martellate via in una sorta di damnatio memoriae poiché contenenti ritratti dei Brancacci.

Solo con la riammissione della famiglia in città nel 1480 si potette procedere al completamento, affidando il compito all'artista tutto sommato più fedele alla tradizione di Masaccio, Filippino, figlio di Filippo Lippi, primo allievo del grande innovatore della pittura fiorentina.

Si ritiene che Masaccio avesse già dipinto una Crocifissione di san Pietro dietro l'altare, che venne smantellata verso il 1458 quando la cappella venne ridedicata alla Madonna del Popolo, nome di una tavola duecentesca che ancora vi si trova, richiedendo la risistemazione della parete retrostante.

L'intervento del Lippi non è esattamente documentato, ma databile grazie ad alcuni indizi citati dal Vasari al 1485 circa, anni in cui il pittore, allora venticinquenne, iniziava a ricevere commissioni personali importanti.

La Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro è un affresco di Filippino Lippi che decora la Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. L'opera (230x598 cm) è databile al 1482-1485 circa.
La grande scena della Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro occupa il registro inferiore della parete destra. Fuori dalle mura della città (Roma, riconoscibile dalla piramide di Caio Cestio sulle Mura aureliane e dagli edifici che spuntano oltre la merlatura) si vede a destra la disputa tra Simon Mago e i santi Pietro e Paolo davanti a Nerone. Ciò è dovuto alla sfida che Pietro propose al mago, di indovinare il suo pensiero alla presenza dell'imperatore; il gesto di condanna grave ed eloquente di quest'ultimo, con l'idolo pagano abbattuto ai suoi piedi, testimonia la sconfitta di Simone.

A sinistra invece ha luogo la crocifissione del santo che sta per venire appeso a testa all'in giù per il suo rifiuto di essere crocifisso come il Cristo. Il corpo del santo dimostra la straordinaria capacità di resa anatomica ormai acquisita all'epoca di Lorenzo il Magnifico.

La scena è ricca di ritratti. Il giovane col berretto all'estrema destra è l'autoritratto di Filippino. Il vecchio col berretto rosso nel gruppo vicino a San Pietro e Simon Mago è Antonio del Pollaiolo. Il ragazzo che invece sta sotto l'arco e guarda verso lo spettatore è il ritratto di Sandro Botticelli, amico e maestro di Filippino. [1] Nella figura di Simon Mago alcuni hanno voluto leggere un ritratto di Dante Alighieri, celebrato come creatore del volgare illustre col quale componevano Lorenzo il Magnifico e Agnolo Poliziano.

 

 


Sandro Botticelli

Filippino Lippi, Disputa di Simon Mago e crocifissione di san Pietro, 1482-1485 circa, affresco, Basilica di Santa Maria del Carmine (Cappella Brancacci), Firenze

 
   


[1] Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del '400, a cura di Alessandro Cecchi.
5 ottobre 2011 - 15 gennaio 2012, Scuderie del Quirinale, Roma.
'Nato a Prato verso il 1457 dalla relazione clandestina di Fra Filippo Lippi con la monaca Lucrezia Buti, Filippo, chiamato Filippino per distinguerlo dal padre, pittore dei più famosi e apprezzati del suo tempo, divenne a sua volta un artista di primissimo livello, cui il Vasari riserva parole di elogio per il "tanto ingegno" e la "vaghissima e copiosa invenzione".
Fin dalle sue prime prove giovanili, attribuite dal grande storico dell'arte Bernard Berenson ad un fantomatico "Amico di Sandro", le sue guizzanti figurine colpiscono per una grazia malinconica, un'inquietudine capricciosa che le differenziano dallo stile del Botticelli. Di quest'ultimo non fu un semplice garzone di bottega ma un collaboratore alla pari, per divenirne poi un rivale temibile nell'ultimo ventennio del quattrocento, apprezzato sempre più dai Medici e dai loro sostenitori come dai seguaci del Savonarola e i repubblicani. Si spiega così perché sia stato chiamato proprio Filippino negli anni ottanta a completare gli affreschi della cappella Brancacci al Carmine, opera di Masolino e Masaccio, pittori venerati, ammirati e studiati da tutti gli artisti allora e nei secoli a venire, oppure gli siano state affidate importanti commissioni disattese da Leonardo come la Pala degli Otto in Palazzo Vecchio (1486) e l'Adorazione dei Magi di San Donato a Scopeto (1496), entrambe oggi agli Uffizi, o, ancora la commissione, nel 1498, più prestigiosa della Repubblica, la Pala della Signoria per la Sala del Maggior Consiglio repubblicano cui, però, non avrebbe dato seguito per i molti impegni e il sopravvenire della morte nel 1504.
Filippino seppe, dunque, essere artista eclettico e versatile più di ogni altro, con commissioni a Firenze e nel suo territorio, ma anche a Lucca, a Genova, a Bologna e a Pavia. Fu inoltre particolarmente innovativo nel campo decorativo e delle arti applicate, come attestano gli affreschi della Cappella Carafa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma e della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze, cicli pittorici in cui la sua fantasia sbrigliata e capricciosa emerge sicura, tanto da farne un maestro di grande modernità.'

Bibliografia

Giulia Cosmo, Filippino Lippi, serie Art dossier, Giunti, Firenze 2001. ISBN 88-09-02031-6



Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Filippino Lippi

Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Masaccio | Pittore Fiorentino


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