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Fra Angelico, Giudizio Universale, 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

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Fra Angelico | Giudizio Universale, 1431 circa

   
   

Il Giudizio Universale è un'opera di Beato Angelico, conservata nel Museo nazionale di San Marco a Firenze. Si tratta di una tempera su tavola (105x210 cm) databile al 1431 circa. La forma insolita del pannello deriva dalla singolare destinazione dell'opera, usata per decorare la cimasa del seggio del coro.

L'opera proviene dallo scomparso convento di Santa Maria degli Angeli a Firenze. Dipinto probabilmente verso il 1431, doveva essere originariamente destinato all'oratorio degli Scolari, a lato del convento. Alcune parti del dipinto, come gli angeli, sono opera di una mano meno raffinata del maestro. Il ricorso a collaboratori in un'opera così grande e importante ha fatto supporre che il maestro fosse nel frattempo impegnato in altre commissioni, probabilmente l'Annunciazione di Cortona.

Il Giudizio Universale è un'opera complessa, intessuta di riferimenti alle dottrine colte che circolavano negli ambienti dell'osservanza fiorentina. In particolare la pala è stata messa in relazione con il pensiero teologico di Ambrogio Traversari, monaco camaldolese, priore di Santa Maria degli Angeli, con interessi documentati nel campo dell'arte e della patristica orientale.

Nel corso del XIX secolo pervenne a San Marco, che si andava allora costituendo come museo del Beato Angelico.

 

 

Fra Angelico, Giudizio Universale (Inferno), 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze

   
   
Al centro del pannello, nella cuspide, si vede Cristo giudice entro una mandorla di luce, circondato da una fitta schiera di angeli disposti tutto intorno ciascuno con una posizione coerente con la posizione che occupa. La pittura di queste figure è attribuita a un aiuto, magari il collaboratore del messale 558 (Zanobi Strozzi?).

Alla sinistra di Cristo si trova la Vergine ed alla destra san Giovanni Evangelista, affiancati entrambi da una doppia tribuna di santi e apostoli. Inconsueto è l'inserimento di figure del Vecchio Testamento in posizione preminente (Abramo, Mosé...), ai fianchi del Cristo, che riflette probabilmente le concezioni ecumeniche del Traversari.

Nel bordo inferiore del coro angelico si trovano un angelo con la croce e due angeli dell'Apocalisse che suonano le trombe, al cui suono si sono risvegliati i morti, lasciando scoperti i sepolcri. La fila di sepolcri al centro ed il sarcofago vuoto sono un saggio di magnifico dominio dello spazio prospettico, che guida lo sguardo dello spettatore in profondità, verso un orizzonte azzurro sfumato in lontananza, come nelle miniature francesi. La luce chiara e distillata simboleggiava anche il "lumen" divino che, secondo la filosofia di san Tommaso d'Aquino, riluce nell'ordine "geometrico" della creazione. Gli angeli e i diavoli si sono appena spartiti i corpi risorti: a sinistra i beati, che pregano e ringraziano il Signore, a destra i dannati, che sono tormentati dai demoni che li conducono nell'inferno.


 

 

A sinistra si trova l'idilliaca rappresentazione del Paradiso, dove in un magnifico giardino, dipinto nei minimi particolari, un gruppo di angeli raffinati e bellissimi si dedica a un sereno girotondo. L'episodio sembra tratto da un passo della Repubblica di Platone, in particolare nel IX libro, dove si parla di immortalità dell'anima, del premio riservato ai giusti e dell'"abbraccio gioioso dei beati che danzano in cerchio sulla musica delle sfere" (614b-617). A quel tempo si credeva infatti che il movimento delle sfere celesti generasse un'armonia complementare a quella dell'anima, secondo una teoria espressa già da Pitagora nel IV secolo a.C. e ripresa da sant'Agostino, Clemente Alessandrino e Boezio. La stessa convinzione che gli intervalli della scala musicale dipendessero da una ratio (in greco logos), aveva finito per assumere un significato del tutto particolare poiché con la stessa parola ("logos") Giovanni indica Dio nel prologo al suo Vangelo (I, 1). Quindi la musica, la matematica e la numerologia erano visto come una chiave nascosta per avvicinarsi a Dio e al mistero del Creato. Lo stesso numero dei sepolcri scoperchiati è legato alla simbologia del dieci (numero pitagorico perfetto) e del nove (della nona sfera celeste).

Sullo sfondo si vede la porta del paradiso, dove due beati sono accolti dalla Grazie divina, simboleggiata dai raggi di luce.

All'estrema destra fa da contr'altare la rappresentazione dell'inferno, che riprende opere come l'Elucidarium di Onorio di Autun, discostandosi da fonti più popolari come i cerchi danteschi. I diavoli vi cacciano con la forza i dannati, che vengono poi smistati nelle rispettive nove gironi, dove subiscono pene secondo il contrappasso: accidia, con i dannati immobilizzati da serpenti, lussuria, dove serpenti e rospi mordono i genitali dei colpevoli, ira, dove ci si morde e ferisce a vicenda, gola, dove i peccatori sono costretti ad astenersi dal cibo, nonostante le pietanze immonde, avarizia, con i dannati costretti a ingoiare oro fuso, ecc. Il tutto è condito da fiamme ovunque e diavoli che trafiggono coi loro tridenti. In basso si trova Satana, con al triplice testa che mastica tre dannati.

In ciascuno dei due gruppi si trovano persone di tutte le classi sociali: re, papi, principi, vescovi, monaci, aristocratici o semplici popolani.

 

Il Paradiso

Stile


Fra Angelico, Giudizio Universale (Il Paradiso), 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze


L'opera è legata stilisticamente ai modi di Lorenzo Monaco, ma possiede una scansione dei piani in prospettiva che dimostra un precoce interesse per un'impostazione rinascimentale dello spazio.

La composizione con la fuga prospettica al centro pare ispirata a Lorenzo Ghiberti, anche se non si conosce un'opera in particolare da cui l'Angelico abbia attinto (forse il rilievo del Miracolo di San Zanobi sull'arca di San Zanobi, 1429-1436). Anche le scene di azione violenta dei dannati richiamano alcuni stilemi ghibertiani, come nella Cacciata dei mercanti dal tempio, nella porta Nord, o nella Cattura del Battista sulla fonte battesimale di Siena.
   
Fra Angelico, Giudizio Universale, 1431 circa, tempera su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze



Giorgio Vasari | Lives of the Most Eminent Painters Sculptors and Architects, Fra Angelico | Detailed biography of the artist

Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Fra Giovanni da Fiesole (Fra Angelico)


[1] Beato Angelico è il soprannome di fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro nato a Vicchio, Firenze verso il 1400 ca. e morto a Roma nel 1455. Poco o nulla si sa della sua formazione. Partito dal gotico approdò efficacemente alle nuove idee del Rinascimento fiorentino, che volevano aprire nuovi orizzonti non solo all'arte ma anche all'animo umano. Prima della realizzazione degli affreschi del convento di San Marco a Firenze che avvenne tra il 1438-1446, l'Angelico esegue alcune opere considerate suoi capolavori: L'incoronazione che oggi si trova al Louvre, la Deposizione di Santa Trinità e il Trittico di Perugia, questi ultimi oggi al museo di San Marco. Nell'Incoronazione sono rappresentate una serie di figure inginocchiate davanti ad una scala, in cima alla quale avviene la rappresentazione dell'incoronazione, che danno profondità all'intera scena, alcune di queste figure sono poste di spalle e questo rappresenta una novità per la pittura del tempo dove prima di lui solo Masaccio, nel dipinto della Crocifissione, rappresenta la Maddalena posta di spalle. Nella Deposizione di Santa Trinità, nonostante la cornice ancora gotica egli realizza un paesaggio nel quale immette i suoi personaggi ordinati secondo una composizione studiata ed equilibrata. Sullo sfondo c'è la rappresentazione di una città entro le sue mura forse identificata con la città di Cortona. Nella predella del Trittico di Perugia del 1437, sono visibili alcune delle più belle scene rappresentate dall'artista come per esempio nella Nascita e Vocazione del Santo, nelle quali è evidente il gusto per il racconto fiabesco e fantastico. Tra il 1438 e il 1446 realizza gli affreschi per il convento di San Marco che aprono una nuova fase nello sviluppo del suo stile pittorico, caratterizzata da un maggiore austerità e un maggiore misticismo delle atmosfere nelle sue pitture, avvalendosi di composizioni semplificate, esemplare è la tavola rappresentante il Giudizio Universale. Tra gli affreschi del convento vi sono: Il Crocifisso la Trasfigurazione e San Domenico che si trova nel chiostro e la bellissima Annunciazione all'entrata del dormitorio. L'atmosfera che pervade questo celebre dipinto è serena, pacata, dolce, le figure dell'angelo e della Vergine sono ambientate in un porticato che richiama evidentemente quello del convento stesso, non aderendo però fino in fondo al realismo masaccesco, prediligendo la contemplazione divina piuttosto che la rappresentazione delle cose terrene. L'artista nel 1446 è a Roma dove per Papa Eugenio IV affresca una cappella in Vaticano che oggi è andata perduta, successivamente a Orvieto inizia la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo, ancora dopo verrà richiamato a Roma dove decora per Papa Niccolò V la cappella Niccolina raffigurando le Storie di Santo Stefano e San Lorenzo. Prima del 1449 esegue anche i dipinti per gli sportelli degli armadi della Santissima Annunziata che oggi si trovano al museo di San Marco. Il Beato Angelico morì a Roma nel 1455. L'arte dell'Angelico appare isolata rispetto alle mode fiorentine dell'epoca, proponendosi come una alternativa indirizzata alla cromaticità più che alla forma. Fu maestro nel creare figure monumentali e dotate di movimento. Beato Angelico cercò di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce.

 
   

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Podere Santa Pia
 
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Vini in Toscana
         
Siena, Duomo

Piazza della Santissima Annunziata, Firenze
San Gimignano
         
San Marco a Firenze
Piazza della Santissima Annunziata, Firenze
Tramonto splendido

 

Museo di San Marco

       
Il museo occupa una vasta area del convento domenicano di San Marco e ne conserva intatta l'atmosfera.

Fondato nel 1436 e realizzato su progetto dell'architetto Michelozzo, il convento ebbe un ruolo importante nella vita religiosa e culturale della città come testimonia anche la vicenda di frate Gerolamo Savonarola. La fama del museo è dovuta soprattutto ai dipinti di Beato Angelico, uno dei massimi pittori del Rinascimento, che affrescò molti ambienti del convento. Altri dipinti dell'Angelico, di varia provenienza, vi sono stati raccolti nel Novecento, pertanto il museo offre una straordinaria documentazione dell'attività del pittor. eVi sono anche importanti esempi di pittura cinquecentesca, come testimoniato dalle numerose opere di Fra Bartolomeo.

Museo di San Marco
Piazza di San Marco, 1
50121 Firenze


Apertura:

Dal lunedì al venerdì: ore 8,15 – 13,50
La biglietteria chiude alle 13,20

Sabato, Domenica e festivi: 8,15 - 16,50
La biglietteria chiude alle ore 16,20

Chiusura: 1a, 3a, 5a domenica e il 2° e 4° lunedì di ogni mese; Natale, Capodanno, 1° Maggio.


 

San Marco a Firenze


Questo articolo è basato sulgli articoli Beato Angelico e Giudizio Universale (Angelico) dell' enciclopedia Wikipedia ed è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License.
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