Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (dettaglio), Museo di San Marco, Firenze
   
 

Fra Angelico | Tabernacolo dei Linaioli, 1433

 
 

Il Tabernacolo dei Linaioli è un tempietto marmoreo di Lorenzo Ghiberti con pitture di Beato Angelico (tempera su tavola 260x330 cm). L'opera, conservata nel Museo nazionale di San Marco di Firenze, risale al 1432-1433. [1]

La commissione di un tabernacolo esterno per la sede dell'Arte dei Linaiuoli in Mercato Vecchio (nell'allora piazza Sant'Andrea) a Firenze risale all'ottobre del 1432, quando al legnaiolo Jacopo di Bartolomeo detto il Papero fu allogata la parte di carpenteria, mentre le parti marmoree furono scolpite da Simone di Nanni da Fiesole, su disegno di Lorenzo Ghiberti. Il contratto destinato all'Angelico per dipingere "di dentro e di fuoi co' colori oro et azzurro et arieto, de' migliori et più fini che si truovino" è datato 2 luglio 1433, con un compenso pattuito di 190 fiorini d'oro. La predella viene in genere datata al 1434-1435. Non si conosce la data esatta dell'installazione del tabernacolo sulla facciata del palazzo.

L'opera è di misure eccezionali, paragonabile, nel panorama della pittura fiorentina, solo alla Maestà di Santa Trinita di Cimabue o alla Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna. Più che un tabernacolo assomiglia a un portale monumentale. Forse le misure e la forma furono dovute a una tavola o un affresco duecentesco già presente, che venne rimpiazzato, o più probabilmente si voleva eguagliare con la pittura la maestosità delle statue nelle nicchie di Orsanmichele.

Già nel 1777 l'opera era stata ricoverata nel palazzo della Borsa, dove erano confluiti alcuni beni delle Arti di Firenze, e in quell'anno l'opera venne trasferita agli Uffizi. Nel 1924 fu destinata al Museo di San Marco.

Con la distruzione del Mercato Vecchio per fare spazio al "Risanamento" cittadino, venne distrutta la sede originale dell'Arte dei Linaiuoli, dove esisteva ancora lo spazio che un tempo accoglieva il tabernacolo.

Il tabernacolo è stato oggetto di un capillare restauro concluso nel 2010, al termine del quale è stato esposto nella biblioteca di Michelozzo nel Museo di San Marco.

 

 
 
 
Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (dettaglio, angelo), Museo di San Marco, Firenze

 

 

Descrizione


Il tabernacolo è composto da una struttura marmorea rettangolare con cuspide triangolare, ove si trova una mandorla col Cristo benedicente e Angeli cherubini. Al centro, entro un 'apertura ad arco, di trova la tavola dell'Angelico, con la Maestà incorniciata da una fascia con dodici angeli musicanti. Davanti si trovano due sportelli mobili dipinti su entrambi i lati con santi a tutta figura: all'esterno, visibili quando il tabernacolo è chiuso, si trovano San Marco Evangelista (sinistra) e San Pietro (destra); all'interno San Giovanni Battista (sinistra) e San Giovanni Evangelista (destra). La pala è completa di predella, divisa in tre pannelli con: San Pietro detta il Vangelo a san Marco, Adorazione dei Magi e Martirio di san Marco. La figura di Marco ricorre perché era il protettore della corporazione.

Il pannello centrale, sebbene fortemente danneggiato, presenta uno stile coerente con le prime opere dell'Angelico, con un gradino marmoreo sul quale si trova il seggio; oltre due drappi di tendaggi (richiamo all'attività tessile della corporazione?) si vede un soffitto dipinto come un cielo stellato (richiamo all'Annunciazione di Washington di Masolino) dove vola la colomba dello Spirito Santo.


Stile

Le figure del tabernacolo sono caratterizzate dall'assialità prospettica e dalla centralità. La Madonna è incorniciata da una profusione di broccati e tendaggi dorati, che le donano un'aurea di preziosità e sospensione paragonabile alle icone. L'importanza data alle stoffe può essere legata a motivi contingenti per l'attività della corporazione, ma la loro presenza amplificano anche la luce, i volumi e i colori della Vergine col Bambino.

I santi, nonostante la dimensione che li rendeva i più grandi di qualsiasi altro pannello fiorentino dell'epoca, vennero rappresentati con estrema perizia e forse nel disegno venne in aiuto Lorenzo Ghiberti, come sembra suggerire un passo dei Commentari e alcune somiglianze con le sue statue per Orsanmichele (in particolare il San Matteo e il Santo Stefano, dei quali i dipinti sulle ante sembrano le trasfigurazioni pittoriche). Le figure maestose del Tabernacolo vennero probabilmente create per compartecipare a pieno titolo proprio con i tabernacoli di Orsanmichele, dove le altre Arti avevano le statue dei loro santi protettori.

I santi sono dipinti con una calcolata tridimensionali e sembrano bucare la superficie pittorica, come statue appunto: San Giovanni Battista tiene la croce in avanti rispetto al corpo; San Giovanni Evangelista, ha la mano destra tesa in segno di benedizione e il libro voltato verso lo spettatore; San Marco, protettore dei Linaioli, ha una posa organizzata sulle linee diagonali e un libro un prospettiva; San Pietro infine tiene con le due mani il volume delle Epistole ed ha la mano destra lievemente più avanti del corpo e la sinistra spinta fuori da sotto il mantello.

Gli angeli musicanti della cornice sono disegnati con grande libertà, maggiore che in opere anteriori, e forse intervenne nel loro disegno Ghiberti, anche se lo stato di conservazione non permette di giudicare se furono effettivamente dipinti dall'Angelico o da un collaboratore.

 

 


Liniauoli Tabernacle, aperto

 

 

 

Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (angeli), Museo di San Marco, Firenze

   
Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (dettaglio, angelo), Museo di San Marco, Firenze


Predella


   


San Pietro che detta il Vangelo a san Marco


Fra Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (predella, San Pietro che detta il Vangelo a san Marco), Museo di San Marco, Firenze


Il primo pannello della predella mostra San Pietro che detta il Vangelo a san Marco. Vi si vede il primo apostolo che da un pulpito ligneo a base esagonale predica alla folla mentre a sinistra san Marco seduto sta scrivendo, con l'aiuto di un novizio inginocchiato che gli regge il calamaio. Partecipano alla scena numerosi personaggi abbigliati secondo la moda dell'epoca, mentre lo sfondo è composto da una serie di edifici in prospettiva, che ricordano, più o meno fedelmente, scorci dell'architettura fiorentina dipinti con notevole rifinizione (il campanile della Badia, palazzo Vecchio, ecc.). La forma della figura di san Pietro e la composizione con i personaggi di profilo e di spalle ricordano alcuni affreschi della Cappella Brancacci, in particolare la Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra di Masaccio. La profondità spaziale è maggiore che in scene dipinte precedentemente.

Adorazione dei Magi



Fra Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (predella, Adorazione dei Magi), Museo di San Marco, Firenze

Il pannello centrale presenta un'innovativa Adorazione dei Magi, dove al posto del tradizionale corteo disposto orizzontalmente come un fregio (come nell'Annunciazione di Cortona) si trova una composizione di tipo circolare. La Vergine col Bambino è sempre seduta sulla destra a ricevere l'omaggio di due Magi, mentre il resto del corteo è disposto su una fila parallela in secondo piano, con il terzo magio occupato a parlare con san Giuseppe. Nella testa del giovane tra i due cavalli, dipinta con una tecnica pointillista, si è voluta riconoscere la mano del giovane Piero della Francesca.


Martirio di san Marco



Fra Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, 1433, (predella, Martirio di san Marco), Museo di San Marco, Firenze

La terza scena mostra il Martirio di san Marco: il corpo del santo, trascinato per le via di Alessandria, viene colto da una grandinata prodigiosa che mette in fuga gli aguizzini. La parte destra è occupata dalla rappresentazione della tempesta dalla quale fuggono concitatamente i personaggi, con azioni eloquenti che nell'opera dell'artista si ritrovano solo nelle scene della Vita dei santi Cosma e Damiano della pala di San Marco. La rappresentazione atmosferica della tempesta richiama il Miracolo della Neve del Sassetta a Siena, ma non trova riscontro nella pittura fiorentina.

 

 
 
 

   
[1] Fra Giovanni Da Fiesole, detto Beato Angelico
Angelico, soprannome di Guidolino di Pietro, si formÚ probabilmente come miniatore, alla scuola di Lorenzo Monaco.

L'Angelico era entrato giovanissimo nel convento di San Domenico di Fiesole, e per questo convento eseguì il lavoro di miniatura del Graduale, il libro che raccoglie tutte le parti della Messa. La pittura dell'Angelico ha la tipicità di presentare spesso le caratteristiche della miniatura. Abbandonò lo stato laicale tra il 1418-1420. Sin dalle prime opere si può notare l'apporto della lezione di Brunelleschi e Masaccio, unito all'uso tardo-gotico di colori puri e luminosissimi. Nell'evoluzione della sua arte scelse una definizione della forma più cromatica che plastica, favorita dall'uso di una luminosità chiara e diffusa. Entro il 1429 l'angelico si trovava nel convento di San Domenico a Fiesole. Riguardo alla produzione artistica, tra gli anni venti e gli anni trenta del Quattrocento si dedicò ad alcune grandi pale per la chiesa di San Domenico, che gli valsero una notevole fama e spinsero altri istituti religiosi a commissionargli repliche e varianti. Tra il 1424-1425 circa eseguì la prima delle tre tavole per gli altari della chiesa di San Domenico: la cosiddetta Pala di Fiesole (opera rimaneggiata da Lorenzo di Credi nel 1501, che rifece lo sfondo) tra le prime opere certe dell'artista.

Dopo il 1436 ebbe inizio la decorazione ad affresco di San Marco a Firenze, per la quale eseguÏ opere di estrema semplificazione delle forme, ad imitazione della visione contemplativa tipica delle esperienze mistiche.
Tra il 1446 ed il 1447 affrescò in Vaticano, per papa Niccolò V, scene della vita dei santi Stefano e Lorenzo. Dopo il 1447 fu ad Orvieto, dove decorò la volta della cappella di San Brizio nella cattedrale e gli sportelli per l'Armadio degli Argenti nella chiesa della Santissima Annunziata (oggi al Museo San Marco). La qualifica di beato, insieme a quella di patrono degli artisti, gli Ë stata ufficialmente conferita nel 1984 da papa Giovanni Paolo II.
 

Giorgio Vasari, Fra Giovanni da Fiesole


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Siena
 
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Santa Trinita a Firenze
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Museo di San Marco

       
Il museo occupa una vasta area del convento domenicano di San Marco e ne conserva intatta l'atmosfera.

Fondato nel 1436 e realizzato su progetto dell'architetto Michelozzo, il convento ebbe un ruolo importante nella vita religiosa e culturale della città come testimonia anche la vicenda di frate Gerolamo Savonarola. La fama del museo è dovuta soprattutto ai dipinti di Beato Angelico, uno dei massimi pittori del Rinascimento, che affrescò molti ambienti del convento. Altri dipinti dell'Angelico, di varia provenienza, vi sono stati raccolti nel Novecento, pertanto il museo offre una straordinaria documentazione dell'attività del pittor. eVi sono anche importanti esempi di pittura cinquecentesca, come testimoniato dalle numerose opere di Fra Bartolomeo.

Museo di San Marco
Piazza di San Marco, 1
50121 Firenze


Apertura:

Dal lunedì al venerdì: ore 8,15 – 13,50
La biglietteria chiude alle 13,20

Sabato, Domenica e festivi: 8,15 - 16,50
La biglietteria chiude alle ore 16,20

Chiusura: 1a, 3a, 5a domenica e il 2° e 4° lunedì di ogni mese; Natale, Capodanno, 1° Maggio.


 

San Marco a Firenze

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