Andrea Mantegna


Elenco opere in ordine cronologico

Il Polittico di San Luca, 1453-1455

Presentazione al Tempio, 1455

Cappella Ovetari, 1448-1457
      L'Assunzione della Vergine, 1448-1457

Orazione nell'orto, 1458-60 circa

Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan, 1459-1460

Ritratto di Carlo de' Medici, 1466 circa

La Camera degli Sposi (1465-1474)

Parnaso, 1497

Ecce Homo, 1500 circa

San Sebastiano, 1481

Il Trionfo della Virtù, 1502 circa

Giorgio Vasari | Le vite | Andrea Mantegna







 





 

             
 
Andrea Mantegna, Parnaso, 1497, tempera on canvas, 160 x 192 cm, Musée du Louvre, Parigi
 
       
   

Andrea Mantegna | Parnaso

   
   

Il cosiddetto Parnaso è un dipinto tempera su tela di Andrea Mantegna [1], risalente al 1497 e conservato oggi al Louvre di Parigi.
La tela fu la prima della serie di decorazioni pittoriche per lo studiolo di Isabella d'Este nel Castello di San Giorgio a Mantova [2]. Esiste una documentazione che il maestro ricevette la vernice per completare l'opera nel 1497 e in quello stesso periodo Alberto da Bologna spediva una lettera a Ferrara, alla marchesa Isabella in viaggio, informandola che al suo rientro avrebbe trovato l'opera terminata e completata già di cornice.

Il complesso programma iconografico, ricco di valori allegorici, venne forse fornito dal poeta e consigliere di Isabella Paride da Ceresara.

Dopo la morte dell'artista (1506), forse in concomitanza con il trasferimento dello studiolo nei nuovi appartamenti della marchesa (1523), il Parnaso venne in parte ridipinto per aggiornare i colori alla tecnica a olio e lo stile al colorismo allora dominante. Tale intervento venne forse effettuato da Lorenzo Leonbruno e riguardò ampie zone, in particolare le teste delle Muse, di Apollo, di Venere e il paesaggio visibile oltre l'arco roccioso.

La tela, con le altre dello studiolo, venne donata verso 1627 al cardinale Richelieu venendo trasferita a Parigi, dove al tempo di Luigi XIV entrò nelle collezioni regali. Da lì, dopo la rivoluzione francese, è confluita nel museo del Louvre.

   
   

Descrizione e stile

L'interpretazione tradizionale si basa su un poemetto di Battista Fiera della fine del XV secolo, dove si identificava il quadro come una rappresentazione del Parnaso, culminante nell'allegoria di Isabella come Venere e suo marito Francesco Gonzaga come Marte, sotto il cui regno fioriscono le arti simboleggiate da Apollo e le Muse.

In generale l'opera mostra l'amore adulterino tra Venere e Marte, rappresentati su un arco naturale di roccia davanti a un letto simbolico, sullo sfondo la vegetazione ha molti frutti nella parte sinistra (maschile) e uno solo nella parte destra (femminile), simboleggiando la fecondazione. La posa di Venere è ripresa dalla statuaria antica, ma in generale essa appare come una donna reale, in tutta la sua voluttuosa bellezza: la candida pelle della sua nudità risalta specialmente dall'accostamento all'armatura di Marte. Assieme a loro sta Anteros o l'Amore celeste, che benedice la loro unione. Venere tiene in mano la freccia d'oro di Cupido disarmato, con la quale genera amore. Si tratta di un'esaltazione dell'amore divino, opposto a quello carnale, che genera Armonia. Quest'ultimo, con in mano ancora l'arco, ha una lunga cerbottana con la quale mira ai genitali di Vulcano, marito di Venere, che è raffigurato nella sua fucina nella grotta, intento a forgiare nuove frecce. Alle sue spalle si trova dell'uva, simbolo forse dell'intemperanza degli ubriachi.

Nella radura sotto l'arco Apollo (a sinistra, già scambiato per Orfeo nell'inventario del 1542) suona la cetra e le nove Muse danzano beatamente simboleggiando l'armonia universale: notevole fu la capacità di Mantegna nell'orchestrare i movimenti del nutrito gruppo danzante, i cui abiti fluenti creano un ritmo lineare di grande raffinatezza. Secondo la mitologia il canto delle nove sorelle provocava eruzioni vulcaniche e altri cataclismi, simboleggiati nelle montagne crollanti in alto a sinistra. A tali disastri poneva rimedio Pegaso battendo il proprio zoccolo: esso si trova infatti raffigurato in primo piano a destra, di dimensioni quindi leggermente maggiori, ingioiellato e nell'atto di alzare la zampa. Il suo tocco di zoccolo fece anche scaturire la fonte Ippocrene che alimentava le cascate del monte Elicona, visibili sullo sfondo: le Muse danzavano proprio in un boschetto di questo monte, per cui la titolazione tradizionale come "Parnaso" sarebbe incorretta.

Accanto a lui si trova Mercurio colto in posa contemplativa e vestito dei suoi tipici attributi quali il cappello alato, il caduceo (bastone con le serpi intrecciate) e i calzari da messaggero degli dei. La sua presenza era dovuta alla protezione che assicurò alla coppia adultera.


 

Vulcano

 
   
Bibliografia

Alberta De Nicolò Salmazo, Mantegna, Electa, Milano 1997.

Tatjana Pauli, Mantegna, serie Art Book, Leonardo Arte, Milano 2001. ISBN 9788883101878

Ettore Camesasca, Mantegna, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2007. ISBN 888117099X
[1] Andrea Mantegna, uno dei principali artisti rinascimentali attivi nel nord Italia. Nacque a Isola di Carturo (dal 1963 Isola Mantegna) verso la fine del 1430, inizi del 1431. Nel 1460 Andrea Mantegna fu invitato da Ludovico Gonzaga a Mantova dove diventerà artista di corte. Qui Mantegna lavora alla decorazione della Camera degli sposi nel Palazzo Ducale, per la quale idea una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale, terminando gli affreschi presumibilmente nel 1474.
Di ritorno a Mantova da Roma, dove aveva passato due anni al servizio di Innocenzo VIII, Mantegna collabora alla decorazione dello studiolo che la giovane moglie di Francesco Gonzaga, Isabella d’Este, stava progettando nel castello di San Giorgio già dal 1491. Il dipinto di Mantegna, terminato nel 1497, fu il primo a essere collocato nello studiolo, cui si aggiunsero più tardi il Trionfo della Virtù, sempre di Mantegna, la Lotta di Amore e Castità, del Perugino, l’Allegoria di Isabella d’Este di Lorenzo Costa e Il mito del dio Como, commissionato al Mantegna ma eseguito dopo la sua morte dal Costa. Le due opere di Mantegna furono cedute tra il 1627 e il 1629 al cardinale Richelieu per il suo castello di Poitou, da dove furono prelevate nel 1800 per il Musée Napoleon di Parigi. Il Parnaso, le cui interpretazioni simboliche sono molteplici, mostra al centro, su di un arco roccioso, Marte e Venere abbracciati davanti a un letto, mentre Cupido colpisce con una cerbottana il legittimo consorte della dea, Vulcano, rappresentato nella sua fucina. A destra appare Mercurio con Pegaso, il cavallo alato, mentre le nove Muse danzano alla musica della lira di Apollo. Il dipinto esalta chiaramente gli ideali di Isabella, tesa a coltivare e promuovere le arti liberali.
[2] Lo Studiolo di Isabella d'Este nel Palazzo Ducale di Mantova
Lo studiolo di Isabella d'Este (1474-1539), sorella di Alfonso signore di Ferrara e moglie di Francesco II Gonzaga, si trovava originariamente nella torre Nord-Est del Castello di San Giorgio a Mantova; in seguito alla morte di Francesco nel 1519, venne trasferito nel 1522 nel palazzo di Corte Vecchia, insieme alle collezioni di quadri e di antichità, disposti rispettivamente nello Studiolo e nella Grotta. Dopo una primitiva decorazione costituita essenzialmente da imprese e divise, infatti, intorno al 1495 la marchesa aveva concepito un nuovo progetto decorativo, aggiornato sulla sua passione per l'antichità classica, la tematica amorosa e quella musicale, commissionando dunque, tra 1496 e 1505-06, vari dipinti a Andrea Mantegna, Perugino, Lorenzo Costa e Giovanni Bellini.
Arte in Toscana | Lo Studiolo di Isabella d'Este
 
Leonardo Da Vinci, cartone per il ritratto di Isabella d'Este, Museo del Louvre, Parigi


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Andrea Mantegna

Mantegna exhibition at Musée du Louvre, Hall Napoléon | From September 26, 2008 to January 5, 2009 | www.mini-site.louvre.fr/mantegna
The French collections, starting with that of the Louvre, house a noteworthy ensemble of Mantegna's works which were completed by some exceptional loans, from all over the world.




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Lo Studiolo di Isabella d'Este

Lo Studiolo era un ambiente privato di Isabella d'Este nel Palazzo Ducale di Mantova. Situato inizialmente al piano nobile del castello di San Giorgio, venne trasferito nel 1523 negli appartamenti di Corte Vecchia. Isabella fu l'unica nobildonna ad avere uno studiolo, a riprova della sua fama di dama colta del Rinascimento, che preferiva gli interessi intellettuali e artistici a uno stile di vita frivolo.

Il primo studiolo

   
Isabella, nata a Ferrara ed educata da alcuni dei più colti umanisti dell'epoca, andò in sposa a Francesco II Gonzaga nel 1490 a soli sedici anni, arrivando a Mantova il 12 febbraio di quell'anno. Si sistemò negli appartamenti al piano nobile del castello di San Giorgio, poco distante dalla Camera degli Sposi. Poco dopo il suo arrivo fece organizzare due piccoli ambienti del suo appartamento, scarsamente illuminati e senza camini, come stanze ad uso personale: lo "studiolo", situato nella torretta di San Niccolò, e la "grotta", un ambiente voltato a botte al di sotto dello studiolo, al quale si accedeva tramite una scala e un portale decorato in marmo. L'idea le era probabilmente partita sia dalla conoscenza dello Studiolo di Belfiore di suo zio Leonello d'Este, sia attraverso la conoscenza della cognata Elisabetta Gonzaga, maritata Montefeltro, con la quale aveva un particolare sentimento di amicizia, che le mostrò gli studioli di Urbino e di Gubbio.

Nello studiolo Isabella si ritirava per dedicarsi ai suoi passatempi, alla lettura, allo studio, alla corrispondenza. Inoltre vi radunò i pezzi più pregiati delle sue collezioni, che inizialmente contenevano solo pezzi di archeologia e poi accolsero anche opere contemporanee, secondo quel confronto tra "antichi e moderni" che all'epoca dominava le speculazioni in campo artistico. Amava ritenersi ispiratrice di poesia, musica e arte, tanto che si guadagnò il soprannome di "decima Musa", e le rappresentazioni di Muse infatti abbondavano nello studiolo, sia nella tela di Mantegna che nei rilievi sul portale che portava alla grotta.

La grotta conteneva la collezione di antichità, mentre per lo studiolo elaborò almeno dal 1492 un programma decorativo basato su una serie di dipinti commissionati ai più illustri artisti dell'epoca, su temi mitologici, allegorici desunti dalla letteratura e celebrativi di se stessa e della sua casata, che venivano suggeriti dai suoi consiglieri, tra cui primeggiava Paride da Ceresara. Il progetto di Isabella, piuttosto originale, sarebbe stato quello di mettere in competizione (in "paragone") i vari artisti su dipinti di identiche dimensioni, tutti su tela, con la medesima direzione della luce, che riprendeva quella naturale della stanza, e con le figure in primo piano di stessa grandezza. Queste condizioni si rivelarono tutt'altro che semplici da comunicare ai vari artisti, specie se lavoravano fuori Mantova, per i diversi strumenti di misura da città a città e per una certa confusione che generò la stessa Isabella, variando e revocando spesso gli ordini dati su soggetti e composizioni, sbagliandosi almeno una volta sulla direzione della luce. Inoltre non tutti gli artisti avevano familiarità con i temi mitologici ed allegorici, e in alcuni casi erano inibiti dal confronto con Mantegna, colui che iniziò la serie, il quale eccelleva in tali temi. Emblematico è il caso di Giovanni Bellini, che pur lasciato libero di scegliersi un tema, alla fine declinò poiché non abituato ad essere legato a richieste dettagliate.

Una fitta corrispondenza resta tra Isabella e il Perugino, attivo allora a Firenze, per la creazione della Lotta tra Amore e Castità che permette di ricostruire il metodo di ordinazione di un dipinto per lo studiolo. Il tema letterario, specificato in tutte le parti, era incluso addirittura nel contratto notarile e comprendeva un disegno su cui il pittore doveva basarsi. Il pittore poteva omettere qualche episodio secondario nel dettagliatissimo programma, ma gli era assolutamente proibito di aggiungere figure di sua invenzione o di fare modifiche: quando dipinse una Venere nuda anziché vestita la marchesa, tramite i suoi consulenti che continuamente visitavano lo studio dell'artista, protestò vigorosamente. Nel 1505, alla consegna del dipinto, Isabella non ne rimase pienamente soddisfatta: disse che le sarebbe piaciuto di più se fosse stato a olio, quando invece era stato fatto a tempera su sue esplicite istruzioni per seguire lo stile di Mantegna. Il tutto per 100 ducati, ben sudati.

Studiolo e grotta divennero presto uno dei luoghi più interessanti da mostrare ai dignitari in visita nella città, con le dovute cautele, dovuta alle piccole dimensioni e alle tentazioni in cui poteva cadere anche l'ospite migliore: dopo una vista della scorta del duca di Borbone, nel 1509, mancarono infatti all'appello alcuni argenti di valore.


Il secondo studiolo

Tra il 1519 e il 1522, dopo la morte del marito, Isabella si trasferì in un nuovo appartamento nell'ala detta "Corte Vecchia". In quell'occasione lo studiolo venne smantellato e rimontato in un altro ambiente. Questa volta le stanze si trovavano tutte in piano e si accedeva alla nuova grotta, l'ambiente più sacro, da un'apertura diretta nello studiolo. Attorno al 1531 si aggiunsero alla collezione di dipinti due allegorie di Correggio: l'Allegoria della Virtù e quella del Vizio. Resta un inventario del 1542 che permette di farsi un'idea della disposizione finale degli oggetti, che doveva risultare molto affollata ma calcolata su principi di simmetria e armonia del decoro interno.


Dispersione

Caduto in disuso dopo la morte della marchesa, le pitture vennero traslocate in un'altra zona del palazzo nel 1605. Nel 1627 circa le tele vennero donate da Carlo I Nevers al cardinale Richelieu portandole a Parigi per confluire poi nelle collezioni reali di Luigi XIV e, dopo la rivoluzione francese, nel nascente Museo del Louvre. Gli altri arredi vennero tutti venduti e dispersi e quelli riconosciuti si trovano oggi sparsi in più musei.

Pitture

La decorazione dello studiolo avviò nel 1497 con il cosiddetto Parnaso di Mantegna e proseguì nel 1499-1502 con il Trionfo della Virtù dello stesso autore. Mantegna vi aveva dipinto anche due finti rilievi di bronzo, esistenti ancora nel 1542 e poi scomparsi.

Il programma decorativo proseguì poi con opere dei più quotati artisti attivi allora in Italia, come la Lotta tra Amore e Castità di Pietro Perugino (1503) che però non riscosse il pieno consenso della marchesa, e due tavole di Lorenzo Costa il Vecchio: Isabella d'Este nel regno di Armonia e il Regno di Como, quest'ultima avviata a partire da un disegno incompleto di Mantegna che morì nel 1506. Isabella non riuscì mai invece ad avere un dipinto da Giovanni Bellini, il quale viste le difficoltà del rigido schema di personaggi e figure richieste dalla committenza finì per declinare la commissione (1501), né di Giorgione, morto troppo presto, né di Leonardo da Vinci, nonostante le ripetute richieste. Botticelli si era dimostrato disponibile a dipingere per lo studiolo, ma su consiglio di Gian Cristoforo Romano e Lorenzo da Pavia, la sua scelta cadde poi sul Perugino.

A queste opere si aggiunsero dopo il trasloco altre due di Correggio (Allegoria della Virtù e Allegoria dei Vizi).
 


Andrea Mantegna, Ritratto di f Francesco Gonzaga, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

Isabella d'Este, ritratto di TizianoIsabella d'Este, ritratto di Tiziano


Bartolomeo Veneto o Bartolomeo Veneziano (1502 – 1555), Lucrezia Borgia

     
Andrea Mantegna | Dipinti sotto Ludovico Gonzaga

 
Trionfi di Cesare, 1485-1505 circa, tempera su tela, 268x278 cm ciascuno, Londra, Hampton Court
Trombettieri e portatori di insegne
Carri trionfali, trofei e macchine belliche
Carro con trofei e portatori di bottino
Portatori di vasi, tori sacrificali e trombettieri
Trombettieri, tori sacrificali ed elefanti
Portatori di corsaletti, di trofei e di armature
Prigionieri, buffoni e un portainsegna
Musici e portainsegne
Giulio Cesare sul carro trionfale
Madonna col Bambino e un coro di cherubini, 1485 circa, tempera su tavola, 88x70 cm, Milano, Pinacoteca di Brera
Madonna delle Cave, 1488-1490, tempera su tavola, 29x21,5, Firenze, Galleria degli Uffizi
Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e Giovanni Battista, 1490 circa, tempera su tela, 62,9x51,3 cm, Fort Worth, Kimbell Art Museum
Madonna con Bambino addormentato, 1490-1500 circa, tempera su tela, 43x35 cm, Milano, Museo Poldi Pezzoli
Madonna col Bambino, 1490-1500 circa, tempera su tavola, 43x31 cm, Bergamo, Accademia Carrara
Madonna col Bambino, due santi e una santa, 1490-1500 circa, tempera su tela, 57x42 cm, Parigi, Museo Jacquemart-André
Cristo in pietà sorretto da due angeli, 1490-1500, tempera su tavola, 78x48 cm, Copenaghen, Statens Museum for Kunst
Sacra Famiglia con Gesù come Imperator mundi, 1500 circa, tempera su tela, 71x50,5 cm, Parigi, Petit Palais
Discesa al Limbo, 1492 circa, tempera su tavola, 38,6x42 cm, Princeton, Barbara Piasecka Johnson Collection
Cristo Redentore, 1493, tempera su tavola, 53x43 cm, Correggio, Pinacoteca civica
Giuditta e l'ancella con la testa di Oloferne, 1495, tempera su tavola, Washington, National Gallery of Art
Giuditta con la testa di Oloferne, 1495 circa, tempera su tela, 48,1x36,7 cm, Dublino, National Gallery of Ireland
Sacra Famiglia con sant'Anna e san Giovannino, 1495-1505, tempera su tela, 75x62 cm, Dresda, Gemäldegalerie
Madonna Altman (Sacra Famiglia con Maria Maddalena), 1495-1505 circa, tempera a colla e oro su tela, 57,2x45,7 cm, New York, Metropolitan Museum
Sacra Famiglia con una santa, 1495-1505 circa, tempera su tela, 76x55,5 cm, Verona, Museo di Castelvecchio
Sansone e Dalila, 1495-1500, tempera su tela, 47x37 cm, Londra, National Gallery
Sibilla e profeta, 1495-1500, tempera su tela, 58,4x51,1 cm, Cincinnati, Cincinnati Art Museum
Sofonisba, 1495-1506 circa, tempera su tela, 72,5x23 cm, Londra, National Gallery
Didone, 1495-1506 circa, tempera a colla e oro su tela, 65,3x31,4 cm, Montreal, Montreal Museum of Fine Arts
Giuditta, 1495-1506 circa, tempera a colla e oro su tela, 65,3x31,4 cm, Montreal, Montreal Museum of Fine Arts
Tuccia, 1495-1506 circa, tempera su tela, 72,5x23 cm, Londra, National Gallery
Madonna della Vittoria, 1496, tempera su tela, 280x166 cm, Parigi, Musée du Louvre
Pala Trivulzio, 1497, tempera su tela, 287x214 cm, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco
Parnaso, 1497, tempera su tela, 160x192 cm, Parigi, Musée du Louvre
Adorazione dei Magi, 1497-1500 circa, tempera su tavola, 54,6x70,7 cm, Los Angeles, Getty Museum
Trionfo della Virtù (Minerva caccia i Vizi dal giardino delle Virtù), 1499-1502, tempera su tela, 160x192 cm, Parigi, Musée du Louvre
Occasio e poenitentia (scuola di Mantegna), 1500 circa, affresco, Mantova, Palazzo Ducale
Ecce Homo, 1500 circa, tempera e olio su tavola, 54x42 cm, Parigi, Musée Jacquemart-André
Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena, 1500 circa, tempera su tela, 139,1x116,8 cm, Londra, National Gallery
Madonna col Bambino e santi, 1500 circa, tempera su tavola, 61,5x87,5 cm, Torino, Galleria Sabauda
Sacra Famiglia con san Giovannino, 1500 circa, tempera su tela, 71x50,5 cm, Londra, National Gallery

 

 

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