Piero della Francesca

Giorgio Vasari | Le vite | Piero della Francesca


Opere in ordine cronologico


Polittico della Misericordia

Battesimo di Cristo

San Girolamo penitente


San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi,


Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo

Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta,

Storie della Vera Croce
       Morte di Adamo
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con        la Regina di Saba
       Sollevamento del legno della Croce
       Annunciazione
       Vittoria di Costantino su Massenzio
       Tortura dell'ebreo
       Ritrovamento e verifica della vera Croce
       Battaglia di Eraclio e Cosroè
       Profeta Geremia
       Angelo

Maria Maddalena

Polittico di Sant'Agostino


San Giuliano

Madonna del parto

Resurrezione

San Ludovico di Tolosa

Polittico di Sant'Antonio

Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza

Pala di Brera

Flagellazione di Cristo

Ercole

Madonna di Senigallia

Natività

Madonna col Bambino e quattro angeli






 





 
Arte in Toscana
             
 
Piero della Francesca, Esaltazione della Croce, 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo
 
       
   

Piero della Francesca | Storie della Vera Croce, Esaltazione della Croce


   
   
L'Esaltazione della Croce è un affresco di Piero della Francesca e aiuti, facente parte delle Storie della Vera Croce nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, databile al 1458-1466. Si tratta della scena conclusiva del ciclo, dipinta nella lunetta superiore sinistra, sul lato opposto della lunetta della Morte di Adamo da cui il ciclo comincia.


Piero della Francesca, Esaltazione della Croce, 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo


Descrizione e stile


   
La scena che chiude le Storie mostra la finale esaltazione delle Croce, cioè il suo rientro a Gerusalemme dove può essere issata di nuovo per la devozione. L'imperatore Eraclio I (la sua figura è perduta) dopo aver ripreso la Croce a Cosroè (scena precedente) si appresta a riportarla in città, ma un angelo lo interrompe sulla via e ferma la sue parata trionfale: il vescovo Zaccaria lo esorta allora a un atteggiamento d'umiltà, infatti solo entrando scalzo, come Cristo sul Golgota, l'imperatore può riportare la Croce a Gerusalemme. [1]

L'affresco mostra quindi la parata del rientro della Croce, mentre dalla città un gruppo di fedeli si fa incontro e si inginocchia in adorazione. Questo episodio era ricordato dalla cerimonia religiosa dell'Esaltazione. Dietro l'imperatore si trovano una serie di dignitari con vesti e mantelli all'antica e con vistosi cappelli che erano in uso nella corte bizantina e che vennero visti da Piero e da altri artisti durante il concilio di Ferrara-Firenze (1438-1439). Il secondo dopo Eraclio, con la mitria di profilo, è il vescovo Zaccaria.


 

Piero della Francesca, Esaltazione della Croce, 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo


Piero della Francesca, Esaltazione della Croce (dettaglio), 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo


La parte destra, all'ombra delle imponenti mura della città dove si levano due torri fortificate, ha il carattere di un'istantanea, infatti non tutti i personaggi sono arrivati: alcuni sono già inginocchiati, con al testa fasciata come si usava portare sotto i copricapo, uno si sta per inginocchiare togliendosi il vistoso cappello alla bizantina (un motivo essenzialmente geometrico), mentre un altro sta accorrendo (la sua fisionomia di anziano col naso schiacciato è frequente in Piero e si trova in altre scene degli affreschi, come l'Annunciazione e la Battaglia di Eraclio e Cosroè). L'allineamento degli oranti o dei partecipanti alla processione convoglia l'attenzione dello spettatore sui singoli volti, che sono ritratti con varie inclinazioni in ossequio al principio della Varietas. Ad esempio tra le figure inginocchiate una barbuta è vista dal basso con la testa inclinata a sinistra, secondo uno schema che Piero studiò nel trattato De prospectiva pingendi.

Gli alberi sul fondale riempiono la parte verticale della lunetta e si ricollegano all'altra lunetta con la Morte di Adamo, ambientato in uno scenario simile all'aperto. Le nuvole sfumate a cuscinetto sono una caratteristica tipica dell'arte di Piero della Francesca. Un tramonto, tenuemente sfumato all'orizzonte, chiude il ciclo sullo sfondo.

 
   
   
Piero della Francesca, Esaltazione della Croce (dettaglio), 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo


 
   

Piero della Francesca | (Sansepolcro, 1416-1417 circa – Sansepolcro, 12 ottobre 1492)

Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro, 1 giugno 1414 - Arezzo, 12 ottobre 1492) fu un pittore e matematico italiano la cui opera pittorica - centrata quasi esclusivamente su temi di carattere religioso - servì come punto di riferimento per molti artisti rinascimentali, primo fra tutti l'altro grande maestro della prospettiva nel Quattrocento, Melozzo da Forlì.
Fin dalle prime opere note si evidenziarono le caratteristiche di Piero: estrema attenzione all'organizzazione prospettica e ritmica, semplicazione geometrica dei volumi, accordo tra immobilità cerimoniale e verità umana, luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori.

Nacque da Benedetto de' Franceschi, calzolaio e conciatore, e da Romana di Perino da Monterchi. La data esatta della nascita è stata ricostruita dalla data di commissione del dipinto il Battesimo di Cristo da parte di Baldaccio Bruni di Anghiari, in concomitanza delle sue nozze nel 1438).
Piero lavorò come garzone di bottega, insieme al padre Benedetto e al pittore Antonio di Anghiari al battistero di Anghiari, edificato a spese di Baldaccio Bruni per la sua terra natia, come sembra provato dall'esame della parete del battistero.
La sua formazione avvenne nella bottega di Domenico Veneziano a Firenze e a contatto con il Beato Angelico, suo mediatore verso Masaccio e Brunelleschi. Insieme al primo dipinse gli affreschi, oggi perduti, per il coro della chiesa di Sant'Egidio a Firenze.
Nel 1442 ritornò a Borgo Sansepolcro dove, tre anni più tardi ricevette la commissione del polittico per l'altare della chiesa della Misericordia.

Nel 1447 la famiglia aretina Bacci affidò a Bicci di Lorenzo l'incarico di decorare la Cappella Maggiore della chiesa di San Francesco, allora sotto il loro patronato. Nel 1452, alla morte del pittore, erano stati dipinti, nella grande volta a crociera, soltanto i quattro Evangelisti, il prospetto dell’arco trionfale con il Giudizio Universale e due Dottori della Chiesa nell’intradosso dell’arco. Piero della Francesca ha proseguito i lavori, iniziando dalla parte interrotta. Il tema del ciclo è tratto dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine. Come risulta da un documento notarile, i lavori, interrotti negli anni 1458-1459, risultano terminati nel 1466. Gli affreschi sono posti sulle pareti laterali su tre livelli e sul fondo sempre in tre livelli; Piero non si cura dell'andamento cronologico ma crea rispondenze simmetriche fra i tipi di scene dipinte, in alto sia nella parete sinistra che in quella di destra c'è una scena all'aperto, nel registro mediano una scena di corte, e in fondo una scena di battaglia.

A Ferrara nel 1449 lavorò nel Castello Estense e nella chiesa di Sant'Agostino (affreschi perduti). Negli anni Quaranta del Quattrocento dipinse il "Battesimo di Cristo" e i pannelli con "Crocefissione e i santi Sebastiano e Giovanni Battista" per il "polittico della Misericordia".
Nel 1451 fu a Rimini, chiamato da Sigismondo Pandolfo Malatesta a lavorare al Tempio Malatestiano dove lasciò l'affresco votivo raffigurante Sigismondo in ginocchio davanti a san Sigismondo. Qui conobbe Leon Battista Alberti, e si spostò ancora ad Ancona, Pesaro e Bologna.
Nel 1452 fu chiamato a sostituire Bicci di Lorenzo negli affreschi di San Francesco ad Arezzo.

Nel 1453 ritornò ancora a Borgo San Sepolcro, dove, nell'anno successivo stipulò il contratto per il polittico dell'altare maggiore della chiesa di Sant'Agostino. Poco dopo, chiamato da papa Niccolò V, si recò a Roma, dove eseguì affreschi per la basilica di Santa Maria Maggiore (dei dipinti restano solamente alcuni frammenti). In un secondo viaggio a Roma nel 1455 lavorò ad affreschi oggi perduti nei Palazzi Vaticani. A questo periodo si possono far risalire il "Battesimo di Cristo", la "Flagellazione", la "Madonna del parto" e la "Resurezione".
Fu quindi a Urbino alla corte di Federico da Montefeltro dove entrò in contatto con Melozzo da Forlì e con Luca Pacioli. Dipinse il "dittico" con le immagini del duca e di sua moglie, la "Sacra Conversazione", la "Madonna di Senigallia" e la "Natività".
Documentato a Rimini nel 1482, fece testamento nel 1487 e morì a Sansepolcro il 12 ottobre 1492.

Alla sua bottega studiarono fra gli altri Luca Signorelli e Pietro Perugino. Negli ultimi anni scrisse De Perspectiva Pingendi, De quinque corporibus regularibus e un manuale di calcolo De Abaco. I due libri di geometria e matematica dimostrano l'ottima conoscenza che Piero aveva della materia.
[Quartiere di Porta Crucifera - Giostra del Saracino Arezzo | Piero della Francesca]



Piero della Francesca | Opere


Lista di opere (dipinti su tavola e affreschi) in ordine cronologico
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* Madonna col Bambino, 1440 circa, tempera su tavola, 53x41 cm, collezione privata, Italia
* Polittico della Misericordia, 1444-1465, tecnica mista su tavola, 273x330 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Battesimo di Cristo, 1440-1460 (datazione incerta), tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra
* San Girolamo penitente, 1450, tempera su tavola, 51x38 cm, Gemäldegalerie, Berlino
* San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi, 1450 circa, tempera su tavola, 49x42 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
* Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, 1451, affresco, 257x345 cm, Tempio Malatestiano, Rimini
* Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1451-1460, tecnica mista su tavola, 44,5x34,5 cm, Louvre, Parigi
* Storie della Vera Croce, 1452-1466, affreschi, Basilica di San Francesco, Arezzo
       Morte di Adamo, 390x747 cm
       Adorazione del sacro legno e incontro di Salomone con la Regina di Saba, 336x747 cm
       Sollevamento del legno della Croce (esecuzione di Giovanni da Piamonte), 356x190 cm
       Annunciazione, 329x193 cm
       Vittoria di Costantino su Massenzio, 322x764 cm
       Tortura dell'ebreo (con Giovanni da Piamonte), 356x193 cm
       Ritrovamento e verifica della vera Croce, 356x747 cm
       Battaglia di Eraclio e Cosroè, 329x747 cm
       Eraclio riporta la Vera Croce a Gerusalemme, 390x747 cm
       Profeta Ezechiele (esecuzione di Giovanni da Piamonte), base 193 cm
       Profeta Geremia, 245x165 cm
       Angelo, frammento, base 70 cm
       Cupido, base 70 cm
* Polittico di Sant'Agostino, 1454-1469, tecnica mista su tavola, smembrato e parzialmente disperso
       Sant'Agostino, 133x60 cm, Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
       San Michele Arcangelo, 133x59,5 cm, National Gallery, Londra
       San Giovanni Evangelista, 131,5x57,8 cm, Frick Collection, New York
       San Nicola da Tolentino, 136x59 cm, Museo Poldi Pezzoli, Milano
       Santa Monica, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Santo agostiniano, 39x28 cm, Frick Collection, New York
       Sant'Apollonia, 39x28 cm, National Gallery of Art, Washington
       Crocifissione, 37,50x41 cm, Frick Collection, New York
* San Giuliano, 1454-1458, affresco frammentario staccato, 130x80 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Maria Maddalena, 1460-1466, affresco, 190x105 cm, Duomo, Arezzo
* Madonna del parto, 1455-1465, affresco staccato, 260x203 cm, Museo della Madonna del Parto, Monterchi
* Resurrezione, 1450-1463, affresco, 225x200 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* San Ludovico di Tolosa, 1460, affresco frammentario staccato, 123x90 cm, Museo Civico, Sansepolcro
* Polittico di Sant'Antonio, 1460-1470, tecnica mista su tavola, 338x230 cm, Galleria nazionale dell'Umbria, Perugia
* Doppio ritratto dei Duchi di Urbino, sul verso Trionfo di Federico da Montefeltro e di Battista Sforza, 1465-1472 circa, olio su tavola, 47x33 cm ciascun pannello, Uffizi, Firenze
* Pala di Brera, 1469-1474, tecnica mista su tavola, 248x170 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
* Flagellazione di Cristo, 1470 circa, tecnica mista su tavola, 58,4x81,5 cm, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
* Ercole, 1470 circa, affresco staccato, 151x126 cm, Isabella Stewart-Gardner Museum, Boston
* Madonna di Senigallia, 1470-1485, olio su carta riportata su tavola, 61x53,5 cm, Galleria nazionale delle Marche, Urbino
* Natività, 1470-1485, olio su tavola, 124x123 cm, National Gallery, Londra
* Madonna col Bambino e quattro angeli, 1475-1482, tecnica mista su tavola, 107,8x78,4 cm, Clark Art Institute, Williamstown (Massachusetts)

Piero della Francesca, Esaltazione della Croce (dettaglio), 1458-1466, affresco, (390 x 747 cm), Basilica di San Francesco, Arezzo

[1] Flavio Eraclio, meglio noto come Eraclio I (latino: Flavius Heraclius; Cappadocia, 575 – Costantinopoli, 11 febbraio 641), è stato un imperatore bizantino dal 5 ottobre 610 fino alla morte.
Eraclio I, figlio dell’esarca d’Africa, nel 610, deposto Foca, salì al trono d’Oriente. La situazione dell’Impero era disastrosa per via della rivolta dei monofisti che aggravavano le condizioni difensive dei confini. I Persiani, condotti da Cosroe II Parviz, infatti, conquistarono Antiochia (611) e Gerusalemme (614), che, dopo essere stata assediata per tre settimane e profanata per tre giorni, fu rapinata di “tutte le più venerate Reliquie del primo Cristianesimo”.
Quando gli Avari entrarono in Costantinopoli, saccheggiandola, Eraclio trasferì la capitale nell’Africa bizantina trasportandovi il tesoro della Chiesa datogli in prestito dal patriarca Sergio.
L’imperatore, mentre il nemico era sicuro in Asia Minore e in Egitto, ebbe modo di riorganizzare l’esercito; quindi sbarcato in Nicomedia (622), attaccò i Persiani respingendoli prima sull’Eufrate e annientandoli poi a Ninive.
L’anno successivo, con la occupazione di Dastagerd, provocò una rivolta tra i Persiani ed il conseguente rovesciamento del re Cosroe II Parviz.
Il successore di questi, Kavadh Shiroe fu costretto alla restituzione dei territori e delle sacre Reliquie trafugate a Eraclio, il quale riportò trionfalmente la Croce a Gerusalemme consegnandola al patriarca Zaccaria.


Giorgio Vasari | Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri | Piero della Francesca
Art in Tuscany | Giorgio Vasari's Lives of the Artists | Piero della Francesca

Birgit Laskowski, Piero della Francesca, collana Maestri dell'arte italiana, Gribaudo, Milano 2007. ISBN 978-3-8331-3757-0

Attilio Brilli, Borgo San Sepolcro. Viaggio nella città di Piero, Città di Castello, Tibergraph Editrice, 1988.

Luca Madrignani (21-10-2007). Insurrezione e lotta armata a Sansepolcro. Patria Indipendente: pp. 25-27

Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”. Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina. Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.
Museo Civico, Via Niccolò Aggiunti, 65, 52037 Sansepolcro Arezzo | www.museocivicosansepolcro.it



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